*****************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************

In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

*****************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************

martedì 19 maggio 2020

MASCHERINE FANTASMA: NON C'È SOLO ECO TECH. TUTTI I "BUCHI" DELLE CONSEGNE ALLA REGIONE

Non c’è solo il caso Eco Tech. Le forniture di mascherine commissionate dalla Regione Lazio sono quasi tutte in ritardo e spesso incomplete.
I dati reali, quelli basati sulle bolle di consegna, non lasciano margini a dubbi: la Regione Lazio e la sua Protezione Civile non hanno saputo gestire in modo oculato la fornitura di mascherine durante la fase acuta dell’emergenza: sono stati spesi centinaia di milioni di euro, con affidamenti diretti, a società sovente quanto meno improbabili, per comprare mascherine. Il prezzo spesso decisamente elevato era motivato dalla necessità di un rapido approvvigionamento. Che non c’è stato: settimane di ritardo sulle scadenze previste e spesso le forniture risultano incomplete.

ACCESSO AGLI ATTI DELLA LEGA
Le prove le ha ottenute Orlando Tripodi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, che, pochi giorni dopo il 20 aprile – data dell’audizione del vicepresidente della Giunta, Daniele Leodori, di fronte le commissioni Bilancio e Protezione civile riunite in forma congiunta – ha fatto un accesso agli atti, chiedendo copia di tutte le bolle di accompagnamento e di tutti i certificati di conformità.

ECCO GLI ATTI

SHOPPING CON IL BANCOMAT DI PAPÀ
Fra tutti i vari affidamenti, ce ne sono alcuni che spiccano più di altri.
Come oramai noto, aziende che mai sarebbero state accettate a un tavolo simile dalla Regione, nei giorni fra il 2 marzo e l’8 aprile, ricevono laute commesse per comprare mascherine. Per molte di loro non solo vengono accettate promesse di forniture molto impegnative per milioni di pezzi, non solo a prezzi decisamente sostenuti, ma vengono anche pagati dalla Pisana bei soldi di acconto (spesso il 50% del valore della fornitura, altre volte il 20%) e, almeno fino al 20 marzo, non viene neanche richiesta la presentazione di una polizza a garanzia delle somme versate come anticipi. Unica concessione al rigore contabile: in caso di ritardi, nelle determine, è prevista una penale di 10mila euro per ogni giorno di mancata consegna.
Insomma, la Regione paga, paga in anticipo e pure bendata.
Vero è che non sono mica soldi del bilancio regionale. Lo spiega Daniele Laodori: “sono fondi dello Stato centrale”. Insomma, si fa shopping con il bancomat di papà.

WORLDWIDE LUXURY CORNER
Una delle società che ha destato l’attenzione di Consiglieri e stampa è la Worldwide Luxury Corner, società con sede a Ostia, di proprietà di Patrizia Colbertaldo, naturopata, già candidata nel 2008, alle elezioni per il Municipio lidense, in una lista civica a sostegno di Paolo Orneli, allora candidato minisindaco e oggi assessore allo Sviluppo economico della Giunta Zingaretti.
La Worldwide è inattiva dal 2017. Così certifica la Camera di Commercio e conferma la stessa Colbertaldo.
Vuol dire che l’ultimo bilancio utile è (almeno) del 2016.
Nonostante questo, la Worldwide riceve una commessa per reperire:
  • 2 milioni di mascherine chirurgiche monouso 2 grammi a 0,87€ al pezzo
  • 1 milione di mascherine chirurgiche 3 strati a 0,11€ al pezzo
  • 500mila maschere antiparticolato N95 a 3,06€ al pezzo
  • 2mila tute con copriscarpe, cuffia, polsini ed elastico in vita a 26,16€ al pezzo
  • 10mila occhiali medici trasparenti in policarbonato a 7,94€ al pezzo


Totale dell’affidamento: 4 milioni 284mila 298 euro
Anticipo: € 2.142.149,20 (50% del valore) senza polizza
Consegna entro il 27 marzo

Stando alle bolle esibite alla Lega, vengono portate alla Protezione civile con 9 diverse consegne un totale di 1.350 tute. Mancano all’appello 650 tute, tutte le mascherine e gli occhiali: quanto meno, di queste merci non c’è traccia nei documenti.






Non solo: ma i ritardi sono clamorosi: la prima consegna è del 20 aprile, 24 giorni dopo la scadenza dell’affidamento, per 450 tute. Seguono altre 8 consegne: 21, 22, 24, 27, 28, 29 aprile e poi ancora, 5 e 6 maggio. L’ultima bolla ha addirittura 40 giorni di ritardo sulla scadenza iniziale. In media, quindi, una fornitura di solo il 67,5% delle tute ha accumulato una media di 31 giorni di ritardo.
Non c’è traccia, nei documenti consegnati, di tutte le altre mercanzie.


In audizione il 20 aprile, Leodori dichiarò che la Regione aveva già “ricevuto parte della merce” e che erano in possesso di “altri nove AVB che sono i codici dei voli aerei”.

EUROPEAN NETWORK TLC
Altra società finita nel mirino della stampa è la European Network Tlc, di Andelko Aleksic, editore di una serie di riviste fra le quali spicca Novella3000.
Alla European la Regione affida con due determine di procurare 5milioni di mascherine FFP2 (il 19 marzo) e 430mila camici (il 25 marzo).
Valore totale della commessa: 26milioni 596mila euro.
Anticipi: €8.750.000 per le mascherine (50%) coperti con polizza Royal Mutua; e 2.150.000 € (50%) per i camici coperti con polizza Finapi.
Date di consegna: entro 10 giorni dal ricevimento degli anticipi, quindi, presumibilmente, il 29 marzo per le mascherine e il 5 aprile per i camici.
In realtà, dalle bolle di consegna risultano nominalmente consegnate 4.213.342 mascherine FFP2. Dopo i controlli, dato che molti colli erano aperti e danneggiati, i file della protezione civile riportano come effettivamente consegnati 4.199.914 pezzi. Mancherebbero, quindi, 800.086 pezzi.
Le consegne partono dal 30 marzo (un giorno di ritardo) e con altre 9 bolle, arrivano fino al 17 aprile. Ritardo medio di 18 giorni.

Il riepilogo delle bolle di consegna della European Network TLC


Per i camici, l’ordine era di 430mila pezzi ma ne vengono consegnati da bolle solo 381.300. Ne mancano 48.700.
La prima consegna è in netto anticipo di 4 giorni sulla scadenza e la seconda è con 13 giorni di ritardo (18 aprile) con un ritardo medio, quindi, di 5 giorni.

In audizione, il 20 aprile, Leodori disse: “tutto il materiale ordinato è stato completamente consegnato

PIO MACARRA
Società di proprietà di Luca e Federica Macarra, con sede centrale a Palestrina, riceve il 23 marzo una commessa dalla Regione per 1 milione di mascherine FFP2 per un valore totale di 3.599.000€
Anticipo pari al 50% per 1.799.500 € e data di consegna ultima entro il 3 aprile.
Le prime due consegne sono del 17 aprile (14 giorni di ritardo) per proseguire il 20, 21, 27 e 30 aprile (27 giorni di ritardo sulla scadenza) accumulando una media di 22 giorni di ritardo sulla data inizialmente prevista.


Il riepilogo delle bolle di consegna della Pio Macarra

Del milione di mascherine, le bolle di consegna ne dichiarano recapitate formalmente 989mila ma dopo il controllo della Protezione civile ne risultano solo 987.730: ne mancano, dunque 12.270 sulla fornitura comandata.

Il 20 aprile, in audizione, Leodori disse: “ne sono arrivate già per 505mila euro quindi per il 50% di ciò che avevamo anticipato (ndr: 1.799.500 diviso 2 = 899.750 €) e il residuo arriverà entro il 30 aprile”.

INTERNAZIONALE BIOLIFE
Società di Taranto, di proprietà di Giacomo De Bellis (45%), Antonio Formaro (45%) e della Advance Italian Technology srl (10%) che, contrariamente al nome, è una società bulgara con sede a Chirpan, in Bulgaria, nella provincia di Stara Zagora.
Riceve dalla Regione due commesse.
Il 27 marzo per fornire 3 milioni di FFP2 a 3 € al pezzo e 3 milioni di chirurgiche a 60 centesimi al pezzo. Spesa totale: 13milioni 176mila euro, con anticipo del 20% per 2.160.000€ e consegna entro il 30 aprile a Fiumicino aeroporto.
La seconda è del 1 aprile: 1 milione di camici impermeabili idrorepellenti con maniche lunghe al costo di 6 euro al pezzo e 1 milione di tute isolanti in TNT a 8 euro al pezzo per una spesa totale di 17.080.000 € con anticipo del 20% della somma per 2.800.000 euro e consegna entro l’8 aprile a Fiumicino aeroporto.
Nessuno dei due anticipi è coperto da polizza.
Il 20 aprile in audizione, Leodori disse che le mascherine erano in consegna “per oggi o domani”, cioè per il 20 o il 21 aprile e per i camici “consegna entro questa settimana ma sulle quali abbiamo un blocco doganale in Turchia documentato dai passaggi aerei del materiale”.

Al 7 maggio, data di consegna degli atti dalla Protezione civile alla Lega, non risulta consegnato ancora nulla.

WISDOM GLORY HOLDINGS
È una delle società dei Panama Papers, ovvero quelle scatole cinesi di società spesso fittizie con sedi che rimbalzano da un paradiso fiscale all’altro.
Nello specifico, questa società, stando ai documenti forniti dalla protezione civile, ha sede in Hong Kong, nel Kalok Building al 720 di Nathan Road, Kowloon indirizzo al quale fa riferimento Shi Guozhong il quale controlla il Great Leading Group limited con sede nelle Isole Vergini Britanniche che è intermediario del Kelsion Secretarial & Consultants limited che è sua volta intermediario di ben 26 diverse società, 25 delle quali con sede sempre nelle Isole Vergini Britanniche e due a Niue nell’arcipelago di Tonga. Tutte e 26 hanno come agenti lo studio legale Mossack Fonseca, quello dei Panama Papers. Di queste 26 società, solo 3 risultano ancora attive e tutte con sede nelle Isole Vergini Britanniche. Tutte le altre risultano fallite dopo lo scandalo Panama Papers.
La Wisdom Glory risulta fondata il 29 giugno 2019 e diretta da Gil Moche Back, cittadino israeliano residente a Raanana in Israele che divide le 38 quote societarie con Sylvia Beck.
La Wisdom Glory – stando alla documentazione consegnata dalla Protezione civile al presidente della Commissione Protezione civile Sergio Pirozzi - viene introdotta in Regione Lazio direttamente dall’ex presidente della Comunità Ebraica romana, Riccardo Pacifici, con un’email del 20 marzo diretta al vicepresidente, Daniele Leodori. Nel testo si legge: “Caro Daniele, scusami se ti scrivo solo adesso ma l'email era andata a finire nello spam e l'ho vista solo adesso punto come da richiesta di Nicola Zingaretti mi sono attivato per far fronte alle richieste di aiuto per la Regione Lazio […]. Beck Gil è un mio carissimo amico israeliano di Raanana che vive in Cina il quale opera nel settore di forniture sanitarie. Ho messo in copia conoscenza lo stesso Gil di cui ti do anche il suo cellulare e whatsapp [segue numero] affinché nella massima trasparenza possiate coordinare il tutto per acquisto diretto e senza importatori che possono far lievitare inutilmente i prezzi […]”.



Alla Wisdom Glory viene affidata una commessa per fornire 2 milioni di FFP2 a 2,30€ al pezzo per 4milioni 600 mila euro, esenti Iva, con un anticipo del 50% della somma per 2.300.000 € non coperti da polizza (ennesima dimostrazione di superficialità da parte della Regione che accorda un anticipo senza cautelarsi a una società che ha sede nei paradisi fiscali). Consegna che deve essere spedita entro e non oltre il 6 aprile.

Il riepilogo della bolla di consegna della Wisdom Glory

La dogana italiana accetta la spedizione il 15 aprile e all’apertura delle scatole, invece dei due milioni di pezzi ordinati se ne trovano dentro solo 1.744.800: mancano all’appello 255.200 mascherine. In aggiunta, nei documenti doganali forniti alla Lega, viene riportato il valore della spedizione come pari a € 3.786.216 contro i 4.600.000 dichiarati in determina per una differenza di oltre 813mila euro.

GOLDBEAM COMPANY
Società cinese che, dal Certificato di Registrazione numero 10921650-000-04-20-7 consegnati alla Lega, risulta aver iniziato la propria attività l’8 aprile 2020. Eppure il 1 aprile 2020 riceve una commessa dalla Regione per acquistare 2 milioni di FFP2 (nella versione cinese marcata KN95) e 2 milioni di chirurgiche. Le prime a 2 euro e 60 centesimi al pezzo e le seconde a 36 centesimi al pezzo. Valore totale dell’affidamento: 5 milioni e 920mila euro.
Anticipo pari al 50% per 2milioni e 960 mila euro senza polizza assicurativa a garanzia. +Spedizione da effettuarsi da Shangai entro il 7 aprile.
Al netto delle certificazioni allegate scritte tutte in cinese, al 7 maggio non risultano registrate e esibite alla Lega bolle di consegna della Protezione civile.

ECO TECH
Il caso più famoso è quello di Eco Tech: piccola società di vendita di lampadine a led, una sede ai Castelli, un bilancio di meno di 50mila euro, riceve con 3 determine – due del 16 marzo e una del 23 marzo – un affidamento per comprare 9 milioni e mezzo di mascherine: 2 milioni di chirurgiche; 3,5 di FFP2 e 4 di FFP3. Formalmente nelle determine di affidamento c’è scritto che saranno tutte di marca 3M. Si scoprirà dopo che solo le FFP2 e le FFP3 sono 3M. Le chirurgiche no.
Valore globale degli affidamenti: 35 milioni 823mila 950 euro. Anticipi versati: 13 milioni e 520mila euro senza polizze a garanzia.
Scadenza iniziale delle consegne: il 23 marzo, il 30 e il 6 aprile.

Nella documentazione consegnata dalla Protezione civile al presidente della Commissione Protezione civile Sergio Pirozzi, risulta che la prima offerta perviene dalla Eco Tech alla Regione il 13 marzo e sarà poi formalizzata nella determina G03089 del 23 marzo e fa riferimento a 2 milioni di FFP2 tipo 8210 N95 e 1 milione di pezzi per le FFP3 9932 della 3M. Il 15/03 giunge la seconda offerta poi finalizzata nella prima determina di affidamento, la G02801, per un milione e mezzo di FFP2 8210 N95 e un milione di FFP3 9332 della 3M. Infine, al protocollo regionale, il 16 marzo, viene registrata la terza offerta Eco Tech per 1 milione di FFP2 8210 N95, un milione di FFP3 9332 della 3M e 2 milioni di chirurgiche triplo strato, che troverà poi consacrazione nella seconda determina, la G02802, del 16 marzo stesso.
Tutte e tre le proposte Eco Tech sono firmate da Riccardo Mondin e non dall’amministratore unico della società, Anna Perna (moglie di Mondin).

Trascorse le scadenze senza che arrivi nulla, la Regione procede all’annullamento in autotutela di due determine su 3 (quella non annullata è quella con la data di scadenza più lontana), cosa che avviene fra il 29 marzo e il 2 aprile.

Questo è il certificato SGS esibito alla Regione per attestare l'esistenza della partita di mascherine

L’8 aprile, dopo una serie di colloqui con l’avvocato dell’azienda, la Eco Tech esibisce dei certificati SGS (la SGS è una società svizzera che certifica l’esistenza reale di merci) e si offre di garantire gli anticipi con polizze. La Regione accetta ad occhi chiusi e il 10 aprile emette una “novazione” delle due determine che erano state precedentemente annullate.
Nuove scadenze per tutte le consegne: il 17 aprile.

Solo che i certificati SGS sono falsi: abbiamo chiesto personalmente alla SGS il controllo e l’email di risposta non lascia adito a dubbi: “We regret to inform you that this is not an original SGS document. This document is thus of no value whatsoever and we advise you not to rely on it for any purpose” ovvero: “ci spiace informarti che questo non è un document SGS originale. Questo documento non ha alcun valore e ti suggeriamo di non farvi affidamento per nessuno scopo”.
Un controllo eseguito dalla SGS in meno mezza giornata e che la Regione pare non aver fatto visto che ha accettato supinamente l’esibizione dello stesso da parte di chi non si era già dimostrato affidabile.
L'email della SGS che attesta la falsità del certificato esibito alla Regione.
Sono state necessarie alla SGS 12 ore e 30 minuti per la verifica 


Al momento, impossibile sapere “chi” ha effettivamente creato questo falso certificato e quindi chi, Regione a parte, è il truffato e chi il truffatore.
Certo è che chi lo ha ricevuto non ha comunque pensato di controllarlo.
E se la buona fede può essere un valido motivo di giustificazione per le aziende non lo è di certo per la Regione che, con la diligenza del buon padre di famiglia, avrebbe comunque dovuto fare un controllo facile e veloce.
Fatto sta che le determine annullate vengono rinnovate grazie, appunto, al certificato SGS e alla promessa di polizza.

Passa anche il 17 aprile e solamente i due milioni di mascherine chirurgiche vengono consegnati: l’11 aprile 800mila pezzi, il 15 aprile 650mila pezzi e il 19 aprile 346mila pezzi. In totale, la Protezione civile riceve 1 milione 796mila mascherine chirurgiche 3 strati.
Ritardo a parte (dovevano arrivare entro il 6 aprile) ne mancano comunque 204mila.

Per le FFP2 e FFP3 la Regione, magnanimamente, concede senza nessun atto scritto, un’altra settimana di tempo e la nuova scadenza è fissata arbitrariamente al 24 aprile.
La motivazione è sempre l’esistenza del certificato SGS anche se le polizze promesse ancora non ci sono e l’impegno che il 23 aprile sarebbe partito il cargo alla volta dell’Italia, almeno così certifica il Consolato italiano a Shanghai il 20 aprile.

20 aprile che è anche la data dell’audizione di Leodori di fronte le Commissioni consiliari. Si va in scena e le polizze ancora non ci sono.
Un fitto scambio di email fa capire come la Regione prema per averle, tanto che Leodori in Commissione (che è atto pubblico) si azzarderà a dire che le polizze ci sono e sono della ITC Brokers, ma che fra gli assicuratori ci sia un gioco a rimpiattino.
Fatto sta che alla fine due polizze, per una copertura totale di 14 milioni di euro, saltano fuori: le emette la SEGUROS DHI-Atlas, società della Repubblica dominicana con sede a Londra e di proprietà di un italiano, Andrea Battaglia Monterisi, sotto processo a Benevento con l’accusa “di aver reimpiegato nella Puntofin SpA i proventi economici dell’attività delittuosa del clan Pagnozzi con l’aggravante di aver commesso il fatto nell’esercizio di un’attività professionale consistita nell’attività di garanzia espletata mediante il rilascio di polizze fidejussorie al fine di agevolare il clan camorristico Pagnozzi”.
Solo che la Regione, al netto del cambio di broker che le ha emesse, acquisisce al protocollo le due polizze SGUROS solo il 21 aprile, quindi dopo la seduta di Commissione durante la quale, quindi, contrariamente a quanto dichiarato da Leodori, la Giunta in mano non aveva nulla.
Le due polizze emesse dalla SEGUROS DHI-Atlas. In altro, le date
e i numeri del protocollo con cui la Regione le ha acquisite

Passa il 24, l’aereo non arriva e il 25 finalmente si revocano gli affidamenti e si chiedono indietro i soldi.
La Eco Tech, a dimostrazione della propria buona fede, propone alla Regione un piano di restituzione dei soldi degli acconti che la Regione, magnanimamente, accetta. E intanto, dice Zingaretti in Consiglio regionale, fa partire le pratiche per escutere le due polizze. Che, entro il 15 maggio, dovrebbero essere state pagate. Ovviamente, silenzio totale sul fatto.  



POLITICA: A SINISTRA DALLE MINACCE DI QUERELA ALLA CACIARA; A DESTRA FUOCO INCROCIATO
Il caso “mascherine fantasma” nasce il 7 aprile quando Il Messaggero si accorge che una delle comande della Protezione civile per l’acquisto di mascherine era saltata nonostante il pagamento di un sostanzioso anticipo, 11 milioni di euro. È il caso Eco Tech.



Subito dopo, la consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo, inizia la battaglia per avere chiarezza. Via via, si uniscono anche altri consiglieri di opposizione: Tripodi, Daniele Gannini e Laura Corrotti (Lega); Sergio Pirozzi, Giancarlo Righini e Fabrizio Ghera (FdI); Francesca De Vito (M5S). Il caso finisce alla Camera, con Fabio Rampelli e Francesco Lollobrigida (FdI) e con Roberta Angelilli; e pure all’Europarlamento, con la deputata leghista Laura Baldassarre.
Dalla maggioranza di centrosinistra, supportata anche dagli organi di comunicazione istituzionale della Giunta, partono accuse di sciacallaggio, di propalazione di fake news e minacce di querela.
L’inchiesta, però, va avanti: prima la Corte dei Conti, poi la Procura di Roma aprono due fascicoli e, anche grazie ad alcuni giornali – Il Tempo, La Verità, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Etruria News (Repubblica è il grande assente: non una sola riga è stata scritta neanche il giorno delle perquisizioni dei finanzieri in Regione) – la maggioranza deve arrendersi: dalle minacce di querela per fake news si passa alle ammissioni di colpa ma “in buona fede” con un disperato tentativo di minimizzare il tutto e spostare l’attenzione sui numeri relativamente contenuti della pandemia come prova che tutto è stato comunque tenuto sotto controllo.

Nessun commento:

Posta un commento