Roma è una città difficile. Difficilissima. Per
stratificazioni storiche, archeologiche, sociali e pratiche, potrebbe essere,
se non la più difficile, fra le più difficili al mondo da amministrare.
Brevemente: un paio abbondanti di millenni di storia che
hanno lasciato tracce in ogni dove. Una dimensione che la rende seconda solo
alla Grande Londra ma disomogenea come poche. Una composizione sociale
complessa, in cui puoi trovare la periferia dietro l'angolo del centro e il
centro nella parallela della periferia. E, ancora: un'estrema varietà di
tipologie di abitazione cui si abbina un panorama variegato di socializzazioni.
E mille problemi: strade piccole, trasporti pubblici di massa insufficienti e,
nella loro insufficienza, assolutamente inefficienti. Raccolta dei rifiuti che
vive di statistiche ma che lascia le strade sudicie e i cassonetti non
svuotati.
Infine, ma certo non ultimo: non ci sono soldi.
I bilanci annuali del Comune sono impegnati per percentuali enormi per i prossimi 20 anni. E i tagli reiterati e continui dei trasferimenti
dallo Stato al Comune, dallo Stato alla Regione e dalla Regione al Campidoglio
li striminziscono ogni anno di più.
Questo è il panorama con cui la prossima maggioranza in Aula
Giulio Cesare dovrà confrontarsi.
Il prossimo Sindaco - a qualsiasi schieramento appartenga -
avrà bisogno di tanto coraggio, in primo luogo, di idee concrete, poca sindrome
del Faraone, pragmatismo.
Innanzitutto, il problema del consenso.
Il romano, quasi antropologicamente, è molto incline a
lamentarsi tanto e assai poco a darsi da fare concretamente. Per uno, si chiami
Gassman o Rossi, che si impegna per "fare qualcosa" ce ne sono dieci
che si fermano a guardare gli altri, scuotono la testa, si lamentano che
"così non va" e niente di più.
Quando lo stesso romano non contribuisce direttamente in
prima persona - vedasi l'annosa questione rifiuti - ad incrementare il
problema.
Quindi, se il prossimo Sindaco pensa di poter governare
avendo il consenso "dei romani" già parte col piede sbagliato. Se è
fortunato, avrà il dissenso solo di alcune parti e non di tutte. E alla fine,
dal punto di vista "unanimismo" dovrà lavorare su questo: non alla
ricerca del consenso ma alla limitazione del dissenso. Scordati di ricevere quegli appellativi propri dei Re del passato: il Giusto, l'Onesto, il Beneamato, il Grande. Stanno solo nei libri di Storia.
Anche perché, nelle ultime due consiliature, abbiamo
registrato candidati, poi eletti, che giocavano a "chi la spara più
grossa". Esempi: uno con la sicurezza, dimenticandosi che l'ordine
pubblico non è una competenza del Primo Cittadino; l'altro con l'onestà,
dimenticandosi che questa, da sola, non basta per niente.
Il punto numero 1, quindi, è: governa (bene) con pragmatismo e parla poco.
Anche perché una volta le cosiddette lune di miele, vale a
dire il periodo di tempo in cui al sindaco gli si passava tutto sia da parte
dei romani che della stampa, durava quasi un anno. Via via, complici sindaci
spendaccioni di chiacchiere e generosi di promesse irrealizzabili, esso si è
ridotto sensibilmente a poche settimane dopo il varo della Giunta. E' come se
gli ultimi Sindaci avessero intaccato quel patrimonio di credibilità dei romani
verso la figura del Sindaco.
La stampa, poi.
Altro tema da non sottovalutare. I detrattori: tanto i
giornali non li legge nessuno. I sostenitori: fa' quello che dice il giornale
X.
Insomma, occhio: ci sono giornali schierati
"contro" a prescindere. E giornali schierati "a favore" a prescindere. Potrai essere il Petroselli del terzo
millennio ma se sei espressione di uno schieramento politico sgradito, avrai i
cannoni sempre puntati contro. Oppure potrai essere il coglione dei coglioni,
ma per qualche giornale sarai sempre un figo, purché tu provenga dalla parte
giusta.
Detto questo, quindi: leggili i giornali e il giorno
successivo usali per pulirci i vetri o incartarci le uova. Ma il giorno dopo.
La mattina, mentre fai colazione, anche a rischio di un travaso di bile, leggi
con attenzione le cronache di Roma dei quotidiani. Anche e soprattutto di
quelli schierati pregiudizialmente contro. Non è detto che non contengano verità.
Dopo che li hai letti, ne hai preso coscienza, li hai
digeriti, non farti dettare la linea da loro.
Il Sindaco che passasse il tempo a inseguire le emergenze
della carta stampata non avrebbe più il tempo per governare e sarebbe
politicamente un cadavere.
Anche perché, alla fin fine, tre quarti delle emergenze sono
sempre le stesse: buche, manutenzione del verde, rifiuti, sporcizia, trasporto
pubblico. Un giorno l'una, uno l'altra. Quindi, se avrai programmato interventi
seri - ma seri e non lo spot degli spot - immagina che quell'emergenza sia solo
un'onda anomala e non farti condizionare dai titoli a nove colonne. Altrimenti
ne sarai travolto.
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Luigi XV |
Il punto numero 2 è: non sei Luigi XV e dopo di te non ci
sarà il diluvio. Ma non c'è stato nemmeno prima di te.
Non pensare che, siccome
quell'idea o quella proposta vengono da un Alemanno o un Marino qualsiasi, essa
sia per forza da cancellare. Non partire col presupposto che la Teca di Meier o
la pedonalizzazione dei Fori Imperiali (per quanto possano essere brutta l'una
e inutile e parziale l'altra) siano da azzerare.
Tieni per buono quel che di buono, poco o tanto che sia, hai
trovato fatto dai tuoi predecessori. Anche per evitare alla città lo strazio di
dover ricominciare da capo e di riabituarsi a nuovi/vecchi cambiamenti.
E sii anche un signore: se mai un giorno avrai la fortuna di
inaugurare un'opera iniziata da chi ti ha preceduto, invitalo e rendigli il
giusto onore.
E' onestamente fastidioso dover ammirare gli ex Presidenti
degli Stati Uniti che si mettono al servizio del nuovo inquilino della Casa
Bianca anche se non è del loro partito mentre i nostri sindaci parlano sempre e
solo male dei loro predecessori, attribuendo loro ogni male, assegnando a se
stessi ogni merito e, magari, chiudendo gli occhi sulle malefatte di
predecessori più antichi solo per non incorrere nelle ire del proprio partito
di riferimento.
Perché i partiti potranno anche essere diversi, ma la città è
unica. E di tutti.
Punto 3: proprio per la difficoltà della città, studia. Studia,
studia. E circondati non di bei papaveri scelti per la loro capacità di
controllare pacchetti di voti ma di gente seria per la sua conoscenza della città e dei suoi problemi, prima
ancora che per mera e asettica competenza teorica.
Fare il Sindaco è un mestieraccio. Saranno più le volte che
ti fischieranno che quelle che ti applaudiranno. E troverai sempre un solone
più solone degli altri che, scuotendo la testa, ti dirà: "eh no, caro
Sindaco, si poteva fare meglio". E studiare non solo ogni dossier con
estrema attenzione ma anche le norme che vi sono dietro. Per non incorrere nel
rischio di doversi fidare solo del tecnico di turno. E, possibilmente, andando
(senza scorta, segreterie, portaborse, uffici stampa, fotografi, nani e
ballerine) di persona a vedere e sentire. L'ascolto è fondamentale. Se insorge
un problema con gli autisti dell'Atac, parla con loro. Prima che con i
sindacati. Se hai un problema con le maestre d'asilo, parla con loro (e con le
mamme), piuttosto che con i sindacati.
Punto 4: esiste, purtroppo, un Consiglio comunale. Ci sono 48
pisquani che sono i tuoi consiglieri. Ricordati che senza di loro, e men che
mai contro di loro, non si governa. Quanto meno il bilancio di previsione è
obbligatorio che te lo approvino.
Sennò vai a casa.
Quindi, la poltrona
dell'ufficio con affaccio sui Fori non ti consegna 24 littori ma 48 pisquani.
Tienine conto. Anche perché - e se studi lo saprai presto - non c'è solo il
bilancio, ma ci sono molte altre materie di consiglio. E quando i consiglieri
ti rivolgono quelle rotture di palle inenarrabili della interrogazioni,
rispondi. Possibilmente in Aula, dato che tu sei il primo dei consiglieri. E
obbliga i tuoi assessori a non disertare sistematicamente il Consiglio. Anche
perché non è che se parliamo di trasporti, l'urbanistica non c'entri proprio
nulla.
Infine, una preghiera: scrollati di dosso la maledizione di
quella fascia tricolore, quella che è la sindrome del Faraone.
Dopo aver ben
commisurato le tue promesse elettorali ai bilanci e alle tue capacità di spesa,
ricorda che, alla fin fine, i romani non chiedono tanto al loro Sindaco.
Solo
che le strade siano decentemente sistemate, non perfette ma nemmeno una
sequenza ininterrotta di crateri, voragini e fratture. Che le strade siano
decentemente pulite e i rifiuti rimossi. Che gli autobus passino. Regolarmente.
Se c'è scritto che parte alle 22.43, deve partire a quell'ora. Caschi il mondo.
Non ti chiedono di farne partire uno alle 22.43 e uno alle 22.44, ma solo che
non parta random.
Che i Vigili urbani siano urbani, sanzionino quel che c'è da
sanzionare ma siano i primi a dare l'esempio. Non posso, io lamentoso cittadino
romano, ritenere giusta una multa per divieto di sosta se il Vigile che me la
fa ha parcheggiato l'auto di servizio sulle strisce pedonali e davanti a uno
scivolo per portatori di handicap solo per andare al bar a prendere un caffè.
Fatto questo, alla fine, i romani hanno abbastanza monumenti
per non aver bisogno che tu ne costruisca altri. Quindi, togli pure dalla tua
capoccia la corona dell'Alto e Basso Egitto e non pensare che passerai alla
Storia per aver abbattuto e ricostruito un quartiere intero, per aver
pedonalizzato un'area intera della città, per aver chiamato l'architetto
spagnolo di grido che poi ci molla 'ste cazzo di vele in mezzo al nulla,
insomma per aver, emulo di Cheope, costruito una qualche piramide.
Concentrati su poche cose e portale in fondo. A partire dalle
metropolitane. Sono due (e due pezzetti), funzionano poco e male. La terza in
costruzione. Senza i motori moderni, per fare il Colosseo ci misero 8 anni. Io
ne avevo 20 quando iniziarono le polemiche sulla metro C. Ne ho 42 e inizio a
dubitare di riuscire a vederla arrivare a piazza Venezia.
Ecco, se davvero vuoi passare alla Storia con la
"s" maiuscola, lavora per finire la metro C. E non a San Giovanni ma,
almeno, a piazzale Clodio, se non fino a Grottarossa.
Sarà uno strazio
quotidiano ma sarà davvero quello che farà segnare un cambio di passo.
E non
dico di aggiungere la soluzione per la Roma-Lido, il prolungamento della B a
Casal Monastero e della B1 a Porta di Roma, della A a Torrevecchia, e della metro leggera
Anagnina-Pantano. Questo sarebbe un miracolo. Ma tieni presente che il project
financing non funziona con tutto!
Questo - metropolitane e servizi ordinari - farà di te il Petroselli del terzo millennio. Non l'onestà sbandierata come un mantra dietro cui si cela il vuoto. Non i proclami dal balconcino dei Fori, in chiave minore del più noto Balcone.
Abbiamo già dato con gli inconcludenti. Occorre gente semplice, di buon senso, che si assuma le proprie responsabilità.
Altrimenti, invece di candidarti, resta pure a fare quello che fai ora.