La spettacolare vita amministrativa che Virginia Raggi
e la sua sgangherata maggioranza stanno regalando in questo periodo a Roma
merita una particolare attenzione.
Non appena si è diffusa la notizia della duplice sconfitta nei voti sulla discarica di Monte Carnevale, si sono materializzate decine di domande sul futuro della Giunta e del progetto Stadio.
LA RAGGI TIENE?
A quanti (pochi) che hanno espresso preoccupazioni politiche sul proseguimento e la tenuta futura dei 5Stelle a Palazzo Senatorio, rivolgo un invito alla calma.
Come tutte le cose, occorre tempo
per fare valutazioni.
Ad esempio: che il fedelissimo della Raggi, il
capogruppo Giuliano
Pacetti, non abbia preso parte al voto pur
essendo in Aula, che significato ha? Solo un tentativo di non esporsi e
salvaguardare la terzietà del ruolo di capogruppo? Oppure una presa di distanze
dai contestatori? O dalla Raggi?
Ora, che una parte dei grillini possa votare contro se
stessa ci può anche stare. Del resto, la questione discarica simboleggia il fallimento più totale e inappellabile della vulgata
grillina del rifiuto zero, del prima c’era Mafia Capitale
ora arriviamo noi honesti e vi facciamo vedere, non servono i signori
della mondezza, le discariche non ci servono, i termovalorizzatori
neppure. E così via. La nemesi è il crollo finale del consenso proprio su
ciò che forse più di tutto aveva contribuito
a creare il mito del grillismo antisistema.
Però, non sappiamo se questa lacerazione sia
solo temporanea e puntuale su questo singolo provvedimento oppure se
sia strutturale. Certo, quanto avvenuto in occasione del bilancio e
del riordino delle
partecipate (maggioranza sfilacciata, niente
numero legale e Raggi in Aula per non andare sotto) non è esattamente di buon
auspicio, ma è necessario aspettare. Aspettare prima di vedere i grillini in
fila dal notaio. O di vedere la Raggi andare in Aula e rassegnare le proprie
dimissioni. Due ipotesi che oggi non sono neanche di scuola ma
appartengono al mondo dell’irrealtà e della mera potenza.
Quindi, calma.
STADIO: COSCIENZA DEL CAOS
E veniamo allo Stadio.
Altro provvedimento certamente non amato dal mondo pentastellato. Anzi.
Anche i grillini meno svegli si sono resi conto che
la favoletta del progetto migliorato va
bene per chi ha un QI con i numeri negativi. Hanno perfettamente compreso l’immane
idiozia di peggiorare un buon progetto invece
di sfruttarne i margini di miglioramento.
Non credo che abbiano ancora compreso quanto la Roma sarebbe stata disposta a cedere, a pagare, pur di portare a casa Tor di Valle. E che hanno
preferito un hashtag
facile (“#unostadiofattobene”) a un fatto vero: potevano cambiare in meglio e
segnare una stagione nuova. Hanno perso il treno.
Indietro, però,
non possono più tornare.
Non potevano farlo prima - checché ne dica qualche
mente naïf, soprattutto fra quelli che mai
saranno chiamati a risponderne davanti ai giudici contabili - e men che meno
possono farlo ora. Il
peso da pagare in termini di risarcimento sarebbe immenso.
Quindi, devono
andare avanti.
Al momento una sola cosa li salva dal doversi contare
e votare: le carte non
sono ancora definite. Mancano gli ultimi
pezzetti. E mancano su richiesta dei proponenti. Stravolta il Campidoglio non
c’entra, anche se a Palazzo Senatorio hanno accolto con gioia la
richiesta di Eurnova di posticipare la conclusione dei lavori
preparatori al passaggio di proprietà fra Luca Parnasi e Radovan Vitek.
Ora, per
fine mese sono attese novità:
la conclusione formale della compravendita. Completato il passaggio di
proprietà, il Campidoglio, Vitek e la Roma torneranno a riunirsi. E - da quanto
risulta a chi scrive - non
dovrebbe volerci molto.
Anche perché gli emissari di Vitek, nel primo incontro formale con i più alti
funzionari capitolini, hanno espresso il desiderio di concludere presto...
senza badare troppo a spese. (Troppo, non senza e basta)
QUANDO FINIRÀ L’ODISSEA?
Legittimo, quindi, attendersi una conclusione degli atti a giro stretto. Quanto stretto? Non lo so. E questa vicenda dimostra
la pericolosità delle previsioni temporali. “Poco” è sicuro. Quantificare questo poco, è arte
ardua. Ma, soprattutto, è un giochino da quiz tv che non porta molto lontano:
finisce solo per alzare il livello dell’ansia da prestazione.
VOTO: COSA E COME SI VOTA
Completati i passaggi, si deve andare al voto.
Ci sono procedure specifiche che possono portare via da 15 giorni a un mese e mezzo. Dipende da una serie di fattori.
Gli atti da votare sono 5: la variante
urbanistica che si compone della variante, delle
proposte di modifica (cosiddette “osservazioni”) presentate da cittadini
e associazioni (sono 60) e, per ciascuna osservazione, una relazione (cosiddetta
“controdeduzione”) degli uffici che esprima accolga l’osservazione o la
respinga con motivazione espressa. Alla variante, poi si sommano 4 Convenzioni: una subconvenzione fra Comune e Regione per la Roma-Lido,
un’altra subconvenzione fra Comune e Città Metropolitana per la via del Mare/Ostiense, una terza subconvenzione fra Acea e proponenti per
il depuratore e, infine, la convenzione madre fra Comune e proponenti di cui le tre
subconvenzioni saranno parte integrante.
Le procedure di votazione prevedono per ciascun atto
che compone il pacchetto: adozione in Giunta comunale,
invio alle Commissioni competenti (Urbanistica, Lavori pubblici, Ambiente,
Trasporti, Commercio) e al Municipio IX per l’espressione dei pareri obbligatori
ma non vincolanti e, infine, il voto in
Consiglio comunale.
Per prima si voterà la Variante: specificamente si vota su ogni singola osservazione.
In pratica i consiglieri saranno chiamati a esprimere un voto su ciò che dicono
gli uffici, se accogliere o respingere l’osservazione presentata. Poi si vota
il testo finale.
Dopo di che si passa alle convenzioni.
Prima si votano le subconvenzioni e, dopo, la convenzione madre.
Tecnicamente il voto richiederà più giorni di seduta
ma da un punto di vista amministrativo sarà come fossero una unica seduta.
Quel che accadrà dopo il voto in Consiglio ora non ci
interessa.
Ci interessa capire: se la Raggi cadesse? Cosa
accadrebbe?
E SE LA RAGGI CADE?
Se la Raggi cadesse e le carte preparatorie non fossero ancora pronte, la
questione andrebbe comunque avanti.
Arriva il Commissario straordinario, gli uffici proseguono a lavorare con i proponenti
fino alla conclusione dei testi. A quel punto, occorrerebbe capire due
elementi: chi sarebbe il Commissario e quanto tempo avrebbe davanti. Un
Commissario con una forte
personalità e tanto tempo davanti
a sé (6/10 mesi) potrebbe approvare da solo tutto. La legittimazione politica
l’avrebbe ricevuta da due
delibere, quella Marino e quella Raggi sul
pubblico interesse.
Un Commissario più docile o con meno tempo davanti
a sé potrebbe attendere e demandare tutto alla prossima
Amministrazione.
Sono ipotesi impossibili da prevedere. Almeno
oggi.
Se la Raggi cadesse durante l’iter che porta alla votazione, il Commissario
dovrebbe solo completare il lavoro oramai iniziato. Lì sarebbe difficile
invocare l’attesa della nuova Amministrazione.
LA RAGGI NON CADE MA I 5STELLE VOTANO CONTRO
Altra ipotesi che viene prospettata: la Raggi non cade
ma la sua maggioranza boccia la delibera.
Dio ci salvi da un’ipotesi del genere perché se come
tifosi potremmo pensare di fare festa per il risarcimento, siamo prima di tutto
cittadini romani e questa sarebbe la
più grave sciagura che possa succedere alla nostra città.
E non ci sono simpatie politiche o colori di maglia
che devono guidarci in questa analisi.
Perché quando la delibera Stadio arriverà in Aula,
i diritti dei proponenti si sono ben più che consolidati. La stessa ragione
che impedisce ai Consiglieri di accogliere emendamenti di qualsiasi genere
(comprese le osservazioni che fossero bocciate dagli uffici) impedisce loro a
maggior ragione di votare contro i provvedimenti. Che sono frutto di un accordo commerciale tra le parti, accettato e
condiviso e, soprattutto, autorizzato politicamente con la delibera di pubblico
interesse Raggi.
Una simile ipotesi aprirebbe un tale contenzioso fra
il Campidoglio e i proponenti che svuoterebbe per decenni le casse del
Comune.
UNA POSTILLA: UN VOTO “OBBLIGATO”
Già che siamo in argomento, credo sia il caso di
specificare un passaggio complesso ma importante. Semplificando un po’, tutti
quei consiglieri comunali che, a giugno 2017, votarono a favore della Delibera
di pubblico interesse proposta dall’Amministrazione Raggi dovranno votare a
favore del pacchetto Stadio (variante+convenzioni) che, di quella delibera,
è figlio unigenito e diretto.
Guardando l’esito delle votazioni di allora, si
espressero a favore del pubblico interesse alla versione Raggi del progetto
Stadio i consiglieri:
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Virginia Raggi
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Alessandra Agnello
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Nello Angelucci
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Annalisa Bernabei
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Davide Bordoni
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Pietro Calabrese
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Maria Agnese Catini
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Andrea Coia
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Marcello De Vito
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Roberto Di Palma
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Daniele Diaco
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Angelo Diario
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Simona Donati
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Paolo Ferrara
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Simona Ficcardi
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Eleonora Guadagno
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Donatella Iorio
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Alisia Mariani
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Giuliano Pacetti
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Cristiana Paciocco
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Carola Penna
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Sara Seccia
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Enrico Stefàno
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Angelo Sturni
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Marco Terranova
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Fabio Tranchina
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Valentina Vivarelli
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Maria Teresa Zotta