Non c’è stato nessun “a margine”, nessuna domanda di
giornalisti. Quella di ieri – la dichiarazione del sindaco, Virginia Raggi,
sulla questione Stadio di Tor di Valle – era una velina che l’Ufficio Stampa
del Comune ha fatto veicolare ai giornalisti.
E non è una questione per addetti ai lavori ma investe
direttamente il senso delle dichiarazioni del Sindaco.
Queste le frasi di Virginia Raggi: “Il mio unico interesse è
che la Roma mantenga gli impegni presi con la città: prima le opere pubbliche
per i cittadini, poi il campo di calcio. Prima si uniscono via del Mare e via
Ostiense, prima si interviene per potenziare la ferrovia Roma-Lido e poi si fa
lo stadio. Sono le prescrizioni della conferenza dei servizi alla quale tutti
si devono attenere. Basta chiacchiere. Domani è in programma un tavolo tecnico
sullo stadio tra uffici del Campidoglio e società. Mi auguro che domani la Roma
porti una proposta definitiva e concreta”.
LA SCORRETTEZZA DEONTOLOGICA
Far passare una velina come se fosse un a margine è una
enorme scorrettezza deontologica: non c’è stato nessun giornalista a chiedere
di Fiumicino o di Stadio. La dichiarazione di ieri è una precisa volontà
mediatica del Sindaco. E dovrebbe assumersene la responsabilità. Anche perché un
conto è rispondere a una domanda, un altro è rilasciare un comunicato. Se fosse
un poliziesco in tv sarebbe la stessa differenza che passa fra un omicidio premeditato
e uno preterintenzionale.
IL GIOCO SPORCO DEL COMUNE
Chiusa la questione della correttezza deontologica,
esaminiamo il dettaglio delle dichiarazioni della Raggi.
- prima le opere pubbliche per i cittadini, poi il campo di calcio
- Domanda: quali opere pubbliche?
- Prima si uniscono via del Mare e via Ostiense, prima si interviene per potenziare la ferrovia Roma-Lido e poi si fa lo stadio
Via del Mare/Ostiense
Nel progetto è prevista l’unificazione da Marconi a
Raccordo. Ma non la creazione di un’unica sede per la strada.
Ci sono 900 metri, fra lo Stadio e Marconi, in cui la via
del Mare e la Ostiense divergono, a causa della presenza di capannoni.
Il progetto entrato in Conferenza di Servizi e lì approvato
prevede sì l’unificazione ma non gli espropri dei capannoni e la conseguente
creazione di una strada in un’unica sede.
Perché il Campidoglio vuole questa modifica fuori Conferenza
di Servizi?
Colpa del Ponte dei Congressi.
L’opera è co-finanziata: 140 milioni di euro dallo Stato e
45 milioni dal Comune. I soldi dello Stato servono per costruire il Ponte e i
suoi innesti con l’Autostrada per Fiumicino e la via del Mare. Ma i 45 milioni
di euro che deve mettere il Comune servono per progettare e costruire la viabilità
locale del Ponte con la via del Mare.
E costerebbero molto di meno di 45 milioni se la via del
Mare fosse unita su un’unica sede con la via Ostiense. Ecco perché il Comune
vuole che la Roma faccia questa modifica al progetto. Una modifica che va al di
là delle prescrizioni della Conferenza di Servizi.
Attenzione, poi: il Ponte dei Congressi è disperso in un
limbo dal quale sembra non venire fuori. Non bastasse, il Comune i 45 milioni
di euro di propria competenza non li ha e non li ha stanziati.
Quindi, il Comune sta chiedendo alla Roma il favore di
modificare il progetto in vista di un Ponte che non si sa quando sarà costruito
(dando per buono il se sarà costruito) e in vista di un progetto di viabilità locale
che non esiste perché il Comune non ha i soldi per farlo.
Non solo. Ma la Roma ha dichiarato anche la sua
disponibilità ad accettare questa modifica – che ha anche un costo stimato fra
i 10 e i 20 milioni di euro – ma a condizione che il Comune completi le
procedure di esproprio dei capannoni prima della fine dei lavori sulla via del
Mare previsti nel progetto approvato in Conferenza di Servizi.
Il Comune, però, per procedere con gli espropri deve
aspettare che Città Metropolitana adegui le proprie mappe catastali. Solo che
Città Metropolitana non ha un baiocco bucato in cassa, quindi non adegua un bel
niente.
Riassunto della Fiera dell’Est:
- Città Metropolitana deve adeguare le mappe ma non ha soldi per farlo
- Il Comune dovrebbe procedere a completare gli espropri prima dei lavori previsti sulla via del Mare/Ostiense da progetto Stadio così come approvato in Conferenza di Servizi
- La Roma in quel caso pagherebbe di tasca propria le modifiche al progetto
- Il tutto in vista di uno stanziamento che non c’è di 45 milioni di euro del Comune per progettare e realizzare la viabilità accessoria del Ponte dei Congressi che, al momento, è perso in qualche ufficio del Provveditorato delle Opere Pubbliche del Lazio
Invece
- Il Comune chiede la modifica del progetto approvato in Conferenza senza che il Ponte dei Congressi ci sia, ci sia lo stanziamento dei soldi comunali per la progettazione (che non esiste) della viabilità accessoria del Ponte dei Congressi, che la Città Metropolitana abbia adeguato le proprie mappe e il Comune abbia completato gli espropri il tutto a spese della Roma.
Ovviamente, la Roma non può accettare questa formulazione voluta
dal Comune visto che l’unificazione della via del Mare/Ostiense è l’unica opera
di mobilità pubblica rimasta a carico del privato e inserita fra le opere di
pubblico interesse votate in delibera il cui mancato completamento farebbe decadere l'intero pubblico interesse.
Roma-Lido di Ostia
Qui la situazione è ancora più paradossale.
L’unica obbligazione rimasta in capo alla Roma così come
scritto in delibera Raggi è il versamento di una quota – oggi stimata in 45 milioni
di euro – che va sotto il nome di contributo costo di costruzione (CCC).
Il CCC
è la quota in contanti di oneri che chiunque costruisca deve pagare al Comune e
viene calcolata in base alle cubature costruite. Normalmente, si fa una prima
stima e poi si verifica alla fine delle edificazioni. Quindi la quota di 45
milioni per ora è solo la stima preliminare.
Spetta al Consiglio comunale decidere cosa fare con questa
somma: si possono compare autobus, realizzare asili nido, restaurare Palazzo Senatorio,
rifare l’asfalto. E non è obbligatorio che sia nel quadrante delle opere che l’hanno
generata: in altri termini, il Consiglio comunale l’asilo può costruirlo a Cinecittà
o a Cesano, mica per forza a Tor di Valle. I grillini hanno deciso, invece, di
destinare questi 45 milioni a comprare nuovi treni da usare sulla Roma-Lido di
Ostia.
In teoria, poi, il CCC potrebbe essere diluito nel tempo di
validità del permesso a costruire. Il Comune, però i 45 li vuole subito: servono
per fare l’appalto per comprare i treni e non è accettabile dilazionarli nel
tempo.
- Perché la Roma non vuole darli?
- Perché il Comune ha intenzione di legare il via libera all’apertura dello Stadio al collaudo delle opere pubbliche.
Detta così sembra tutto bello e giusto.
In realtà è un altro tentativo di giocare sporco.
Le opere pubbliche previste nella Delibera Raggi su cui è
stato legato il pubblico interesse e la cui mancata realizzazione comporterebbe
la decadenza della delibera stessa e quindi l’annullamento del tutto sono:
- Fosso del Vallerano 1
- Fosso del Vallerano 2
- Stazione di Tor di Valle sulla Roma-Lido
- Ponte ciclopedonale da Magliana FS a Curva Nord
- Parco Fluviale
- Pontili Est e Ovest
- Golene Est e Ovest
- Videosorveglianza
- Unificazione e messa in sicurezza della via del Mare/Ostiense GRA-Stadio
- Unificazione e messa in sicurezza della via del Mare/Ostiense Stadio-Marconi
Il tutto per un totale generale di quasi 117 milioni di
euro.
La versione Marino prevedeva
- Fosso del Vallerano 1
- Fosso del Vallerano 2
- Stazione di Tor di Valle sulla Roma-Lido
- Ponte ciclopedonale da Magliana FS a Curva Nord
- Unificazione e messa in sicurezza della via del Mare/Ostiense GRA-Stadio
- Messa in sicurezza della via del Mare/Ostiense Stadio-Marconi
- Svincolo x complanari su Roma-Fiumicino
- Ponte di Traiano
- Asse di collegamento fra via del Mare e Ponte di Traiano
- Metro B (o in subordine Roma-Lido)
Il tutto per un totale di quasi 267 milioni di euro.
Notato qualcosa?
Nella versione Raggi, quella di “#unostadiofattobene”, sono
spariti gli investimenti per:
- Svincolo x complanari su Roma-Fiumicino
- Ponte di Traiano
- Asse di collegamento fra via del Mare e Ponte di Traiano
- Metro B (o in subordine Roma-Lido)
L’idea – nata grazie alla brillante intuizione di Paolo Berdini
che la Raggi ha nominato assessore all’Urbanistica e che la Raggi stessa ha
portato a compimento dopo l’addio dell’illustre urbanista – era quella che il
Ponte dei Congressi sostituisse il Ponte di Traiano e che l’investimento della
Regione Lazio sulla Roma-Lido fosse più che sufficiente alla bisogna del
trasporto pubblico.
Anche perché la vulgata grillina (forte anche delle sciocchezze
del Pd di era Marino) fosse che l’intervento originariamente previsto sulla
Metro B (creazione di uno scambio a Eur Magliana, 2,8 km di tracciato, di cui
1,8 nuovi e 1 km già esistente, creazione di una coppia di binari a Tor di
Valle affiancati a quelli della Roma-Lido) fosse tecnicamente irrealizzabile
per interferenze con il deposito Magliana dove vengono ricoverati i treni per
la Metro B e la Roma-Lido.
In realtà, Atac scrisse nella sua primissima nota
che questa sistemazione non era gestibile dall’azienda non che fosse
tecnicamente irrealizzabile ma oramai il danno era stato fatto.
Per completezza di informazione, la Metro B avrebbe garantito:
un solo tavolo (Comune-proponenti) e l’assenza della rottura di carico (chi fosse
salito a Tor di Valle avrebbe proseguito direttamente sulla B potendo scendere
in uno dei nodi di scambio come Piramide o Termini).
La Roma-Lido presenta invece solo problemi: tre attori al
tavolo, Regione, Comune e proponenti; e la rottura di carico (chi sale a Tor di
Valle poi dovrà comunque cambiare per salire sulla B a Eur Magliana, San Paolo
Basilica o Piramide).
Ora, tornando alla domanda, perché la Roma non vuole
assentire alle richieste del Comune?
Perché, come le parole della Raggi dimostrano (“, prima si interviene per
potenziare la ferrovia Roma-Lido e poi si fa lo stadio”), il Comune dopo aver
tolto le opere di mobilità dal novero di quelle di pubblico interesse a carico
del proponente, vuole subordinare l’apertura dello Stadio alla conclusione dei
lavori sulla Roma-Lido. Cosa che è di competenza di un ente terzo, la Regione,
rispetto a Comune e proponenti. Ente terzo che non può offrire nessun tipo di
garanzie sui tempi di realizzazione dell’opera e che, per altro, non è invitata
neanche al tavolo delle trattative sulla Convenzione.
Insomma, prima i grillini hanno stravolto il progetto Marino,
togliendo le opere di mobilità da quelle del pubblico interesse a carico del
proponente e propedeutiche all’apertura dello Stadio, e ora stanno cercando di
reintrodurre solo la parte vincolistica, senza pagare il pegno (le cubature).
O, ancora: la pretesa – inserita nella delibera Marino e
rimasta invariata in quella Raggi – che il 50% dei tifosi possa arrivare allo
Stadio con il TPL aveva un fondamento nella versione Marino proprio perché sarebbe
stata la Roma a costruire queste opere come general contractor, assumendosi
quindi una responsabilità verso il pubblico. Ma nella versione Raggi, a parte la
formulazione blabla, la cancellazione del ruolo della Roma come general contractor
sottrae le opere di mobilità al controllo della Roma e quindi non si può
giuridicamente vincolare l’apertura dello Stadio al completamento di opere progettate,
gestite, finanziate e realizzate da enti terzi.
CONCLUSIONE: UN GIOCO DAVVERO SPORCO
Tutto questo, quindi, carte alla mano, dimostra che in Campidoglio,
per l’ennesima volta, si gioca una partita sporca sulla pelle dei tifosi della
Roma da una parte e sui malpancisti grillini dall’altra.
La diffusione di una velina spacciata per una risposta data
dal Sindaco a margine di un evento, è un modo al limite del politicamente
mafioso per far passare un messaggio.
Messaggio di stile puro e duro, molto grillino, alla vigilia
di una riunione che potrebbe risultare decisiva: da un lato si cerca di mettere
la Roma nell’angolo, approfittando in modo quanto meno meschino di una stagione
sportivamente deludente e della relativa contestazone di parte della tifoseria.
Dall’altro, di mandare un messaggio al popolino grillino del “no” e a quei
consiglieri comunali che, approfittando della vicenda Stadio, hanno messo sotto
accusa l’intera gestione Raggi e entourage del Campidoglio.
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