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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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venerdì 22 gennaio 2016

STADIO AS ROMA, IL PATTO DELLA SVOLTA

Ci siamo. A giorni arriverà l’annuncio formale della joint venture fra Luca Parnasi e il Gruppo Pizzarotti di Parma. Un accordo che avrà enormi ripercussioni su Roma e potrebbe averne sul futuro Stadio di Tor di Valle.



Michele Pizzarotti
Secondo quanto Il Tempo apprende in esclusiva, l’accordo è in via di ultimazione anche se non è ancora stato formalizzato e prevede la creazione di una nuova società in cui il Gruppo di Parma avrà una netta maggioranza mentre Luca Parnasi manterrà una quota di minoranza
Luca Parnasi
Il gruppo che fa capo a Luca Parnasi negli ultimi anni, complice la crisi del settore immobiliare, si è esposto con le banche per una cifra superiore ai 400 milioni di euro (nel bilancio 2013 era indicato un indebitamento di poco superiore ai 447 milioni). 
Questa NewCo, nella quale il Gruppo Pizzarotti assorbirà parte del personale proveniente da Parnasi ma senza coprirne i debiti pregressi, si occuperà solo del settore costruzioni e partirà dalla gestione dell’Europarco Business Park, con le torri Wind e Eni, antistante il centro commerciale di Euroma2.

Ma, soprattutto, avrà un’opzione per entrare nell’affare dello Stadio di Tor di Valle. 

Poco meno di 978 mila metri cubi che contengono lo Stadio vero e proprio da 60mila posti progettato da Dan Meis, le tre torri disegnate da Daniel Libeskind; il Convivium con i suoi edifici bassi e la sua passeggiata; più le opere di interesse pubblico: tre ponti, un raccordo autostradale, il rifacimento della via del Mare/via Ostiense, la metropolitana con la nuova stazione Tor di Valle, i parcheggi. 


A quanto risulta, il management del Gruppo Pizzarotti, che non ha ancora incontrato il patron giallorosso, James Pallotta, ha visto sommariamente i rendering e i progetti, trovandoli ambiziosi

Essendo molti gli interlocutori interessati dal progetto, dalla Goldman Sachs alla Lend Lease, l’accordo sull’ingresso di Pizzarotti è ancora da definire. 

Tuttavia, considerando che la Eurnova di Parnasi, portando “in dotazione” all’affare i terreni di Tor di Valle, vanta diritto a una quota delle costruzioni future, non è affatto da escludersi che vi il Gruppo Pizzarotti vi possa giocare un ruolo di primissimo piano.



Il progetto definitivo, come oramai è stato più volte ribadito, è ancora in fase di ultimazione ma, secondo le notizie raccolte da Il Tempo, siamo oramai alla stretta finale, “a brevissimo”, come trapela senza però che vi sia una indicazione precisa della data. 
Dopo il viaggio di Parnasi a Miami insieme a molti degli uomini dello staff delle varie società impegnate nella progettazione, avvenuto proprio nei giorni della sostituzione di Garcia con Spalletti, erano trapelate come necessarie ancora tre o quattro settimane per completare tutto il dossier. Che, oramai, si sono ridotte a meno di due. 
E il Gruppo Pizzarotti, qualora l’”opzione” stadio divenisse realtà entrando quindi nell’accordo, sarebbe interessato, sempre secondo quanto si apprende, più alla costruzione della parte “privata” dell’impianto, che alle opere di interesse pubblico che vengono comunque giudicate da Parma come le infrastrutture “estremamente giuste e indispensabili” necessarie a collegare il futuro impianto al resto della città. 






Nella tarda serata di ieri, la Roma, con un comunicato ufficiale, ha annunciato di aver interrotto il rapporto con Mark Pannes, fino pochi mesi fa “braccio operativo” di Pallotta proprio per lo Stadio. “Abbiamo raggiunto un punto nel processo per lo Stadio - si legge nella nota - dove abbiamo bisogno di coinvolgere un team interamente dedicato a Roma e a Boston con esperienza del settore dello stadio per passare alla fase successiva per portare in vita questo importante progetto. Crediamo fermamente che abbiamo costruito, ora, il giusto team di esperti per consegnare il progetto per la squadra, per la città di Roma e per l’Italia nel suo complesso. Vorrei ringraziare Mark per il suo tempo e fatica e io gli auguro il meglio per il futuro“. Già la presenza di David Ginsberg e di Robert Needham all’ultimo incontro in Regione poco prima di Natale, così come anticipato da Il Tempo, aveva suscitato interrogativi in merito: “Il team del progetto, che è stato guidato da David Ginsberg nel corso degli ultimi mesi si appresta a presentare un dossier finale alla Conferenza di Servizi sotto la supervisione della Regione Lazio”.




Intanto, in attesa che il dossier definitivo prenda della Conferenza di servizi decisoria, torna a parlare dello Stadio anche l’ex assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, che attribuisce i ritardi all’incertezza politica: “Questo è un investimento privato e i privati non investono in un contesto in cui non siamo certi dei tempi di rientro”. 

mercoledì 13 gennaio 2016

DUE NUOVI ALLEATI PER LO STADIO A TOR DI VALLE



Mentre si consuma l’epilogo dell’avventura di Rudi Garcia sulla panchina della Roma, Pallotta, in questi giorni, non deve occuparsi solo dei risultati sportivi della squadra. Sul tavolo degli incontri, infatti, c’è anche un’altra partita, quella del futuro impianto di Tor Di Valle. A Miami, insieme al dg Mauro Baldissoni, infatti, sono volati anche Luca Parnasi, il costruttore romano partner della Roma in questa avventura edilizia, insieme a una delegazione di persone dello staff che sta lavorando al progetto definitivo, a partire da Mark Pannes.

L’incontro, secondo quanto si apprende, è considerato un punto di svolta definitivo nella stesura e successiva consegna del dossier Stadio al Campidoglio e alla Regione Lazio, operazione obbligatoria per dare il via alla Conferenza di Servizi finale. Insomma, dopo molto attendere e tante voci, da questo appuntamento dovrebbe uscire il via libera finale alla consegna del plico. Cosa che potrebbe avvenire nelle prossime due o tre settimane.
Anche perché sembra che sia in dirittura d’arrivo la trattativa fra Luca Parnasi e il gruppo Pizzarotti che non dovrebbe entrare solo nell’affare Stadio ma anche in altre attività che Parsitalia ha in ballo, a partire dalle Torri dell’Eur. Sarebbero in definizione in queste ultime ore proprio i dettagli sugli accordi economici di questa joint venture che potrebbe far segnare, qualora tutto andasse in porto, una grande accelerazione anche sul futuro Stadio giallorosso. Fra le grandi opere realizzate dal Gruppo Pizzarotti figurano svariati ospedali sparsi nel mondo, una parte del nodo ferroviario dell’alta velocità fra Roma e Napoli, opere idrauliche, ferroviarie, metropolitane, tanto che il Gruppo era stato interpellato anche per la Metro D di Roma come promotore.


Odore di soldi, poi, all’ampia tavolata di Pallotta di queste ore, insieme a James Pallotta siede anche David Ginsberg.
Il manager del Fenway Group, insieme a Robert Needham del Fondo Raptor, ha partecipato all'ultima visita prenatalizia in Regione con l’assessore all’Urbanistica, Michele Civita combinata grazie ai buoni uffici di Fabio De Lillo, consigliere regionale di Ncd, ex assessore all’Ambiente della Giunta Alemanno, tifoso giallorosso e compagno di scuola di Baldissoni.  Ginsberg è uomo di alta finanza: nella sua carriera ha gestito moltissimi fondi speculativi, negli ultimi anni per la John W Henry & Co, e dal 2002 è vicepresidente dei Boston Red Sox, squadra di baseball che milita nella Major League e ha tra i soci DiBenedetto. Oggi, inoltre, Ginsberg è direttore del Liverpool FC e mantiene il suo ruolo di banchiere di investimenti, guidando il la Holding Raptor Group da lui fondata.




Si tratta, quindi, di un esperto banchiere il cui lavoro primario, al di là del mondo sportivo, è quello di reperire fondi da investire.

domenica 3 gennaio 2016

ECCO IL 2016 DELLO STADIO GIALLOROSSO




Il 2016 dovrebbe portare in dote l'inizio dei lavori ms il percorso dello Stadio di Tor di Valle è piuttosto stretto. Quel che manca è il d-day, il giorno di partenza del tutto.
Andiamo per ordine.

IL DEFINITIVO NON DEFINITIVO
Il progetto definitivo è ancora in lavorazione: quello consegnato a giugno scorso, quando
Marino ancora non era stato rimbrottato dal Papa né sfiduciato dai suoi, non era il vero "definitivo". E, infatti, il Comune, dopo averlo esaminato in via preliminare, accompagnò la “girata” del plico in Regione con una lettera che ne segnalava le mancanze a termini di legge. Carenza di documentazione (piano particellare degli espropri, sondaggi geologici, computo metrico estimativo, programma finanziario) e perplessità su alcuni elementi progettuali (metropolitana su tutte ma anche ambiente e proprietà delle aree). E la Regione, ricevuto il plico, ha fatto proprie le osservazioni del Campidoglio, di fatto, rispedendo al mittente le carte. Quindi, tutto il plico è ancora in lavorazione: poco prima di Natale, infatti, i progettisti delle diverse opere si sono visti recapitare un’email dal Gruppo Parnasi nella quale si chiedevano ulteriori integrazioni documentali, in special modo inerenti la Superficie Utile Lorda (Sul), il parametro, in sostanza, sul quale vengono calcolate le cubature che un progetto può sviluppare. 

PERCHÉ I RITARDI?
Voci di corridoio, poi, imputano a una sottovalutazione delle norme questo dilazionamento dei tempi di consegna del definitivo. In sostanza, secondo quanto si apprende, era convinzione dei proponenti che si dovessero consegnare i progetti definitivi di tutte le opere “pubbliche” (metro, ponti, strade, parcheggi) con l’aggiunta dei definitivi di alcune delle private (lo stadio, il convivium e una delle tre torri). In realtà, nel corso di una serie di colloqui in Regione (l’ultimo dei quali con l’assessore all’Urbanistica, Civita, poco prima di Natale) gli uffici tecnici hanno fatto presente che è necessario che siano consegnati i definitivi di tutte le opere: per quelle pubbliche con un livello di dettaglio paragonabile a un progetto esecutivo, mentre per quelle private l’esecutivo potrà essere consegnato anche in un momento successivo. E questo avrebbe aperto un “buco” nella progettazione: mancherebbero, infatti, i definitivi delle altre due torri. E sarebbe quindi questo il motivo per il quale il sospirato definitivo ancora non arriva. E, anche in quest’ottica, si inquadrano le notizie, divulgate da "Libero", di un possibile ingresso di uno dei colossi dell’edilizia, il Gruppo Pizzarotti, all’interno della cordata mentre si parla anche di possibili nuovi ulteriori accordi con il gruppo Salini, altro gigante del settore. 
E qui arriviamo all’inizio del gioco dell’oca dello stadio. 



LA CONFERENZA IN REGIONE
Fino a che non arriverà il definitivo, infatti, non si può aprire la Conferenza di Servizi decisoria, quella che avrà il compito di esaminare ogni dettaglio delle opere e dare il via libera definitivo adottando, nel contempo, il testo della “convenzione urbanistica”, cioè del contratto fra il privato proponente e il Comune. 
Al momento della consegna del definitivo, il d-day, verrà convocata la Conferenza di Servizi: entro 6 mesi gli oltre 30 diversi uffici tecnici di diversi Enti (Comune, Regione, Prefettura, Atac, Ama, Acea, Soprintendenze varie, Autorità di Bacino del Tevere, e via discorrendo) chiuderanno la pratica. In mezzo, qualora emergessero necessità di consistenti revisioni di parti progettuali, potrà essere concesso un solo “stop and go”, una pausa con la sospensione del timer di questi sei mesi. Terminato l’iter in Regione, quindi, si passerà alla firma della convenzione urbanistica (mediamente un mese di tempo), con la quale si chiude questa parte dell’iter. Da quel momento, i proponenti potranno iniziare una parte dei lavori. Quali? Le demolizioni dell’esistente ippodromo, la pulizia e la bonifica delle aree, l’installazione delle opere di cantiere. La vera e propria costruzione dell’intero complesso, però, avrà due iter distinti: le opere pubbliche (metro, ponti, strade, stazioni, raccordi) dovranno prima essere messa a gara europea. Quelle private (stadio, nuova Trigoria, convivium, torri e pertinenze varie), invece, non ne hanno bisogno e potrebbero anche iniziare immediatamente. Tuttavia, poiché lo Stadio potrà aprire ai tifosi solo nel momento in cui tutte le opere pubbliche saranno pronte, di fatto, i lavori dovranno andare di pari passo. Anche perché la cantierizzazione di un intervento così rilevante non può prescindere dall’adeguamento delle strade affinché camion e gru possano muoversi senza creare ingorghi di traffico. 

QUALCHE “PALETTO” TEMPORALE
Cerchiamo, quindi, di mettere qualche paletto temporale.
Non è detto che ci si riesca, ma ipotizziamo che i definitivi siano consegnati entro la fine di gennaio. Sei mesi di tempo per la Conferenza di Servizi e siamo a fine luglio (sperando non ci sia lo stop and go). Per fine agosto, la firma della Convenzione urbanistica. Da settembre, quindi, possono iniziare le demolizioni, che potrebbero essere anche considerate la prima pietra e che segnerebbero l’inizio del conto alla rovescia per i 24 mesi necessari a costruire il tutto. Intanto, dopo la firma della Convenzione, partiranno le gare europee per le opere pubbliche: da 6 a 8 mesi di tempo per il loro svolgimento. E siamo già in primavera 2017: e l’inaugurazione potrebbe arrivare per fine 2018.


NUOVO SINDACO
In mezzo, però, c’è l’incognita elezioni comunali: a metà giugno, come annunciato da Renzi pochi giorni fa, si vota per il Comune. Se la Conferenza in Regione ancora non avesse concluso i suoi lavori, nell’ipotesi in cui dalle urne, a fine luglio, (ballottaggio compreso e tempi tecnici per l’insediamento inclusi) uscisse fuori una maggioranza contraria alla realizzazione dello Stadio, la nuova Amministrazione potrebbe, con una delibera votata dal Consiglio comunale come quella sul pubblico interesse del dicembre 2014, modificare o cancellare il testo uscito sotto l’èra Marino. Ovviamente, dovrebbe essere una delibera con forti e inoppugnabili motivazioni giuridiche, altrimenti si correrebbe il rischio di esporre il Campidoglio a una richiesta di risarcimento danni da 1 miliardo e mezzo di euro. 

Ecco, quindi, perché in questo grande gioco dell’oca, fino a che non si arriva alla consegna del progetto definitivo, si rischia sempre di tornare alla casella di partenza.