Premessa
Tutto ciò che scrivo (o leggiamo) oggi può cambiare anche due minuti dopo che è stato vergato: c’è un’inchiesta in corso e la Procura non è tenuta a dire ai giornalisti la verità su ciò che fa. Quando l’inchiesta sarà terminata, allora potremo tirare le somme.
Tuttavia..
L’INCHIESTA NON È SULLO STADIO DELLA ROMA
Chiarita la premessa, l’inchiesta non investe lo Stadio della Roma. Non vi è un solo atto dell’iter - lungo, complesso e, soprattutto, collegiale - finito nel mirino della Procura che, se del caso, vaglia la validità degli atti, non la loro correttezza amministrativa.
Spiego: la Procura di Roma deve appurare se gli episodi corruttivi contestati agli indagati, hanno interessato la formazione di un qualunque atto, alternandolo e, quindi, rendendolo non valido. La Procura non entra nel merito delle interpretazioni amministrative delle norme. Per quello ci sono le magistrature amministrative se e quando saranno interpellate.
L’Anac non si occupa di queste cose: si occupa degli appalti pubblici e non a caso il suo presidente, a mia specifica domanda (registrata pubblicamente) rispose che loro non guardano la correttezza amministrativa dell’iter in sé ma, semmai e se e quando sarà, il rispetto delle norme sugli appalti.
Quindi: quelli che…
- L’Anac ha detto sì, dicono una cazzata. Anche se siedono in Campidoglio
- La Procura ha detto sì… dicono una cazzata (che, per altro, potrebbe essere smentita ogni giorno)
- L’iter è viziato, dicono una cazzata. L’iter è valido. Non corretto da un punto di vista di diritto amministrativo, questo non lo sappiamo e lo sapremo solo se e quando si pronunceranno le Magistrature amministrative, le sole preposte a questa analisi e mai d’ufficio ma su richiesta
PERCHÉ ALLORA SI PARLA DI INCHIESTA SULLO STADIO?
- Giornalisticamente è più semplice, attira l’attenzione e fa fare tanti click sulle edizioni online o vendere più copie
- La Procura stessa l’ha presentata in questo modo
- Lo Stadio (il suo progetto nel complesso) è lo sfondo sul quale si muovono i personaggi coinvolti
MA CI SONO LE INTERCETTAZIONI…
Non ogni intercettazione, per quanto resa pubblica, è una dichiarazione di colpevolezza.
Se la parte privata, in conversazioni private, decide di sviare sempre e comunque il problema del Ponte di Traiano e degli studi sul traffico, è suo diritto farlo. Sarebbe compito degli uffici pubblici evitare lo sviamento.
Se il rappresentante unico dello Stato in Conferenza di Servizi, in una conversazione privata, asserisce che “lo stadio farà schifo” esprime una posizione personale. Chi ha letto le carte, sa che il Rappresentante dello Stato durante la Conferenza non solo non ha di fatto grande autonomia ma non ha proprio espresso pareri personali, limitandosi, forse pure troppo, a collazionare i pareri dei vari dipartimenti.
Aggiungo alla riflessione che non è compito di un tecnico dire se quella soluzione è bella o brutta ma è compito suo dire se è tecnicamente corretta e rispetta le varie, numerose norme che regolano il settore.
La domanda, quindi, è: la decisione degli uffici pubblici, ad esempio, di non approfondire la questione del Ponte di Traiano o degli studi sul traffico, è stata presa perché il funzionario responsabile è stato condizionato, vuoi direttamente con corruzione o vuoi perché condizionato un suo superiore che lo ha in qualche modo convinto/costretto?
A questa specifica domanda - la cui eventuale risposta affermativa è quella che potrebbe porre in condizione di invalidità atti dell’iter del progetto - è quella cui devono rispondere da una parte la Procura con le indagini dall’altra gli uffici pubblici coinvolti con il loro controllo interno.
MA CI SONO LE DAZIONI DI SOLDI AI POLITICI
Lo ha spiegato chiaramente il Pm, Paolo Ielo: “Non ogni dazione di denaro fra imprenditori e politici è illecita. Lo è se non viene deliberata dall’organo societario preposto e, soprattutto, se non viene iscritta a bilancio. Se le parti la iscrivono a bilancio ed è deliberata in modo corretto, è una donazione lecita”. Che poi possa essere inopportuna è possibile. Ma c’è enorme differenza fra opportuno e illecito.
QUINDI?
Quindi, dire che l’iter deve fermarsi per sempre è una sciocchezza pari a quelle di chi propone aree ad minchiam (Eur, ex Fiera e via dicendo), a chi, da società pubblica, si propone di fare il partner di un progetto privato di una società sportiva quotata in borsa (piuttosto, ma chi propone queste cose come fa a stare nel posto che ricopre senza essere cacciato a calci in culo per incompetenza?).
Altrettanto ad minchiam sono le posizioni di chi, oggi, per non perdere quel poco di faccia che gli è rimasta, urla ai quattro venti che è tutto a posto e che si può andare avanti come se niente fosse.
Si andrà avanti dopo la fine dell’inchiesta (con i tempi che ha), quando ci sarà la certezza (che non la stabilisce il Sindaco o l’Assessore X o Y ma gli atti scritti della Procura e del GIP) che l’iter è valido perché l’inchiesta è finita senza che vi siano stati atti giudiziari contro l’iter.
Questo perché, tutti quelli che pontificano su cessioni del progetto e altre idee simili, possono spiegarmi quale imprenditore sano di mente deciderebbe di investire anche un solo sesterzio bucato su un progetto che è così tanto nell’occhio del ciclone?
ULTIMA ANNOTAZIONE
Ci sono, in queste settimane, dichiarazioni di giubilo da parte di alcune Associazioni, magari di urbanisti non proprio di primissimo pelo, che strombazzano un “avevamo ragione noi”. Ci sono quelle di un ex assessore cacciato con ignominia dal posto che occupava per manifesta incapacità (parole del Sindaco) e per aver tentato, con un’intervista a un collega, di insinuare condotte immorali del suo Sindaco. Intervista negata prima, contestata come estorta poi, infine la resa.
Sul secondo è bene tacere per rispetto dell’età della persona. Non per altro.
Sui primi, è bene ricordare loro che non una delle loro denunce presentate negli anni è alla base di questa inchiesta. Quindi, un po’ di silenzio, anche per loro, non sarebbe una cattiva politica.