Ama sul banco degli imputati tenta la difesa disperata: di fronte ai cumuli di immondizia, ai maleodoranti cassonetti stracolmi, alle centinaia di immagini e video che sui social vengono postati dagli utenti, l’Azienda si rifugia nel burocratese e nei numeri. Insomma, prova a buttarla in caciara. Circa ottomila sono i dipendenti della municipalizzata dei rifiuti ma operativi veri e propri sono circa 2.500. Un migliaio sono invalidi. Il resto - qualcosa in più di 4mila - sono amministrativi. La flotta è ridotta al lumicino, tanto che la stessa Virginia Raggi, giusto ieri a margine della presentazione dell’ennesimo monitoraggio sugli alberi, si è sentita in dovere di rimarcare come una ventina di nuovi camion siano arrivati e altri “ne arriveranno”, con i soliti verbi al futuro. Ad oggi, se va bene, operativi sono 4 mezzi su 10. Poi c’è la catastrofe degli impianti: l’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, con sano pragmatismo e violando uno dei tabù grillini aveva inserito nel nuovo piano industriale anche un termovalorizzatore. Niente, dietro front e passo di corsa: termovalorizzatore cancellato. Non si può chiedere ai pentastellati di digerire la discarica a Monte Carnevale e pure un termovalorizzatore. Qualcosa della vulgata va salvaguardata e pazienza se la città affoga oggi e andrà peggio domani. Perché fra sette giorni Colleferro chiude. Proroghe non sembrano esserci: sempre a margine del monitoraggio degli alberi, né la Raggi né il vice presidente della Regione, Daniele Leodori, hanno aperto a possibili prolungamenti della vita della discarica di Colleferro. Che, quindi, dal 15 gennaio chiuderà i battenti lasciando a Roma, per terra, 1.100 tonnellate di indifferenziato al giorno (su circa 3mila prodotte, quindi un terzo) cui vanno sommate anche quelle, 2/300 tonnellate al giorno, che vanno a finire nell’impianto di Rida Ambiente ad Aprilia il quale scarica i residui di lavorazione sempre a Colleferro e che già dagli ultimi giorni del 2019 non accoglie più l’immondizia romana. La crisi dell’impiantistica romana ha radici profonde e lontane: la presenza di Malagrotta ha sempre evitato alla Capitale di affrontare in modo sistematico il nodo rifiuti. Il tentativo di trovare soluzioni alternative sotto Alemanno ha finito per scontrarsi con i veti incrociati e si è arenato in un nulla di fatto. Con Marino arriva la chiusura di Malagrotta a settembre 2013 ma la presentazione dell’alternativa - gli ecodistretti - non solo arriva ad aprile 2015 ma è incompleta, contestata e muore con la fine dell’esperienza del Chirurgo in Campidoglio a ottobre dello stesso anno senza aver mai visto la luce. Nel frattempo, nessun nuovo impianto viene creato. I quattro anni di Virginia Raggi finiscono per aggravare la situazione con la città che da due anni vive nell’emergenza costante e l’eccezione sono i periodi, sempre più brevi e sporadici, di strade pulite e cassonetti svuotati regolarmente.
Di fronte al caos di queste feste natalizie, Ama finisce di nuovo sul banco degli imputati e ieri pomeriggio ha tentato il contrattacco inondando le redazioni di sette comunicati in meno di due ore zeppi di numeri e cifre asettiche che finiscono per scontrarsi con la realtà delle immagini del mondo reale. Dice l’Azienda che nel periodo Natale-Capodanno sono stati raccolti il 3,4% in più di rifiuti rispetto al 2018, sostenendo che “il piano di Natale ha funzionato”. Poi, che il tasso medio di assenza dal lavoro, nel periodo fra il 23 e il 29 dicembre è sceso al 3,8% in “chiaro decremento rispetto al 4,45% rilevato nello stesso periodo del 2018. Il trend in costante diminuzione è testimoniato anche dal confronto con il tasso di assenze del periodo equivalente del 2017, quando, nella settimana in oggetto, si era registrata una percentuale media di assenze del 5% con picchi dell’8,5%”. Altro passaggio: “il giorno di Capodanno” erano al lavoro 1.200 operatori con il 4,8% di malati e che sono state anche raccolte 50 tonnellate di rifiuti abbandonati. Infine, Ama ci tiene a precisare che "proseguono le attività di verifica delle condizioni di decoro presso le aree esterne ai plessi scolastici” con il monitoraggio di "200 tra scuole, asili nido e altri siti sensibili come ospedali, presidi sanitari, strutture socio-assistenziali, effettuando interventi di pulizia mirati ove necessario. Queste attività vengono svolte con cadenza quotidiana dal personale in forza alle 55 sedi di zona e alle 5 autorimesse dislocate in tutta la città. Le operazioni di pulizia delle aree adiacenti gli istituti scolastici sono effettuate da squadre formate da 2/3 operatori con l’ausilio di 1 mezzo a vasca per la raccolta dei rifiuti (oltre a 1 spazzatrice in caso di necessità)”.
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