La crisi dei rifiuti rischia a breve di produrre un effetto imprevisto e potenzialmente distruttivo dell’intero sistema: il rifiuto o la cancellazione del pagamento della tassa rifiuti (TaRi). Sempre più cittadini, infatti, un po’ in ogni quartiere, stufi dell’odore nauseabondo, degli animali che banchettano sui cumuli di rifiuti e dell’assenza da parte del Campidoglio grillino di soluzioni al problema, si stanno organizzando per chiedere il rimborso della TaRi.
A dire il vero, già venerdì scorso l’immancabile Codacons aveva preannunciato una possibile class action sui rifiuti parlando di una “campagna di autoriduzione di massa della Tari, offrendo agli utenti romani gli strumenti legali utili per non pagare la tariffa rifiuti limitatamente al mese di giugno, periodo in cui la raccolta della spazzatura, come è sotto gli occhi tutti, non è avvenuta in molte zone della capitale”. Ora, in maniera ancora estemporanea e non coordinata, ma il pensiero del “perché pagare caro per un servizio inesistente” inizia a prendere corpo.
Si parte con il Consorzio stradale Via Cortina d’Ampezzo. Spiega Marco Perina, consigliere del Consorzio: “abbiamo segnalato non so più quante volte i disservizi. Anche ieri mattina e ancora ieri pomeriggio i cassonetti erano irraggiungibili grazie alle montagne di rifiuti ammassati da giorni intorno. Alla milionesima segnalazione, abbiamo detto basta e il Consorzio ha dato mandato ai legali di presentare un esposto denuncia alla Procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio”.
Si legge nell’esposto: “Nel corso dell’ultimo anno si è riscontrato un livello di disservizio così significativo che si è venuta a creare una situazione igienico-sanitaria di elevato allarme sociale dovuta alla sistematica mancanza di raccolta dei rifiuti”. Insomma, non è una cosa di oggi, ma sistematica e va avanti da un anno.
Aggiungono i legali del Consorzio di aver segnalato “reiteratamente” la situazione all’Ama, alla Asl, al Municipio XV e al Campidoglio “senza alcun riscontro” con comunicazioni che partono da gennaio 2019 fino all’ultima del 20 giugno. La situazione si è così degradata che “sono comparsi ratti e gabbiani” con “conseguente rischio igienico-sanitario per i residenti”.
Per il Consorzio, quindi, “non si è in presenza di un mero ed occasionale disservizio ma di una vera e propria interruzione di pubblico servizio”. Risultato, quindi, una denuncia. Che, qualora fosse accolta dai giudici, al di là degli aspetti legali nei confronti dei singoli (il Sindaco, il Presidente del Municipio, i vertici Ama, la Asl) presenta un aspetto patrimoniale non di poco conto. Spiega ancora Perina: “Se il Tribunale accerterà le responsabilità tutti i residenti potranno, in forma singola, richiedere il rimborso dell’80% della tariffa o il riconoscimento della riduzione della stessa al 20%” dato che le norme riportano come “in caso di mancato svolgimento del servizio o in violazione della disciplina di riferimento” la tassa sui rifiuti sia “dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa”.
E se Cortina d’Ampezzo sta sul piede di guerra, anche Prati inizia a muoversi. Sulla pagina facebook di Prati in Azione iniziano a organizzarsi flash mob sui rifiuti con possibile destinazione piazza del Campidoglio muniti di sacchi della mondezza pieni da lasciare sotto Palazzo Senatorio.
Le pagine facebook dei gruppi cittadini sono oramai costellate di immagini che testimoniano il degrado in cui è finita la città. Se si aprono le pagine locali di Monteverde, Esquilino, Prenestino, Tiburtino e via dicendo è tutto un postare foto di cassonetti stracolmi e degrado. Inutile quasi citare i blog più famosi come Roma fa schifo o Roma Pulita letteralmente inondate di foto, video e commenti sempre più amari.
Il problema, tuttavia, è molto più serio di quanto possa apparire: non è certo la prima volta che associazioni e cittadini minacciano di non pagare ma, se le denunce dovessero trovare accoglimento - e questa volta i presupposti sono piuttosto evidenti - la crisi Ama diverrebbe irreversibile. Una class action che ottenga la decurtazione della TaRi dell’80% della tariffa distruggerebbe qualunque residua speranza di rilanciare la Municipalizzata, altro che i 18 milioni di euro sui servizi cimiteriali contestati dal Campidoglio e che hanno portato, quanto meno come casus belli, alla cacciata del penultimo management dell’Ama, Bagnacani e il suo CdA. In quel caso, la possibilità di fallimento Ama diverrebbe più o meno certezza: non esiste un piano industriale, non ci sono soldi, la flotta dei mezzi è vecchia e quasi la metà è rotta, impiantistica zero e mancano da due anni i bilanci.
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