McDonald’s non ci sta e se ne va in Tribunale, portandosi dietro Ministero dei Beni culturali, Soprintendenza, Comune, Municipio. La storia del ristorante a Caracalla, con i lavori in corso interrotti d’imperio dal Ministero potrebbero costare cari assai alle casse del pubblico erario.
“Abbiamo appreso della decisione del Ministero dei Beni Culturali e del Comune di Roma di procedere alla revoca delle autorizzazioni per i lavori di riqualificazione dell’area presso Viale delle Terme di Caracalla”, scrive in una nota la catena di fast food che aggiunge: “A partire dal 2015, McDonald’s, assieme all’attuale proprietà, ha regolarmente svolto tutte le procedure amministrative, ottenendo dagli enti competenti tutte le autorizzazioni e i nulla osta necessari e previsti per la riqualificazione in oggetto. Non possiamo mancare di sottolineare con dispiacere che, giunti al termine di un lungo iter burocratico, ci troviamo - come spesso capita a molti imprenditori italiani, piccoli o grandi - a veder bloccato un investimento che crea occupazione, con un intervento che avviene a procedura conclusa e lavori avviati”.
Esito scontato per una pratica che sembra racchiudere in sé la summa di tutto il bizantinismo della burocrazia italiana: ognuno degli attori di questa farsa che si pare essersi limitato negli anni al compitino senza mai guardare il progetto più globale.
“Abbiamo deciso di intraprendere un’azione legale presso il Tribunale Amministrativo della Regione Lazio per salvaguardare un progetto e un investimento che avrebbe comportato la riqualificazione dell’area e la realizzazione di un ristorante, riconvertendo l’edificio già esistente e quindi senza alcuna nuova edificazione. McDonald’s, come è sempre avvenuto in occasione dell’apertura dei suoi ristoranti, è aperta al confronto con le autorità competenti per trovare tutte le soluzioni tecniche e progettuali per garantire i più elevati standard rispetto alle normative in vigore e al decoro urbano”.
Una risposta a carte bollate che, fra le varie, respinge al mittente il risibile tentativo del duo Pd Michele Anzaldi e Luciano Nobili che, un paio di giorni fa, avevano rivolto un “appello pubblico a McDonald’s” affinché “non aprisse una pur legittima battaglia legale che servirebbe solo ad arricchire gli studi legali e danneggerebbe non soltanto i cittadini, chiamati a pagare con le proprie tasse gli errori della burocrazia, ma anche il marchio stesso della catena di fast food”.
Perché, in fondo, gli investimenti privati di migliaia di euro devono essere fatti a fondo perduto.
Si sorprende il consigliere del Municipio I 'Sinistra x Roma, Adriano Labbucci: “oggi faccio un giro intorno al vivaio e vedo un via vai di camion e operai all'interno che lavorano. Strano. Ma ancora più strano è che ai due cancelli che immettono al vivaio non ci sia alcun cartello che riporti la notifica della sospensione dei lavori, tanto più necessaria dopo tutto quello che è successo in cui trasparenza e informazione sono stati i grandi assenti. Il ministro Bonisoli e il sindaca Raggi saranno in grado rapidamente di rispondere. Io continuerò a battermi senza tregua perché questo scempio sia definitivamente fermato”. Costi quel che costi. E forse ancora in troppi a non aver compreso il significato del diritto amministrativo e i rischi per progetti non adeguatamente valutati, limitandosi a slogan politici del momento che cavalcano un’indignazione di comodo.
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