L’Amministratore delegato di Ama, Lorenzo Bagnacani certifica il fallimento delle previsioni dei 5Stelle sul sistema della raccolta dei rifiuti e annuncia il ritorno dei cassonetti.
Benvenuti nel 2019, terzo anno (a luglio) dell’era grillina in Campidoglio. Dopo 923 giorni dall’insediamento della Giunta Raggi, nella seduta straordinaria del Consiglio comunale dedicata all’emergenza rifiuti, Bagnacani, annuncia “pensavamo che la differenziata porta a porta (quella avviata nei Municipi VI e X) potesse essere la sola soluzione ma abbiamo capito che non abbiamo tempo fino al 2021. I cittadini non ci danno questo tempo, così abbiamo pensato di inserire nel nostro modello industriale un ulteriore sforzo, una rivisitazione del sistema a cassonetti che saranno mappati, poi li ripristineremo e razionalizzeremo la loro disposizione”.
Fosse vero sarebbe già un successo. Ci pensa il presidente del VI Municipio, il grillino Roberto Romanella, a smontare la versione Bagnacani: “Turni saltati, contenitori non consegnati, scarsi controlli. Il VI Municipio è fra quelli con il peggior servizio di raccolta e spazzamento”.
Vulgata dell’Ad di Ama che racconta un mirabolante futuro, quasi che questa Amministrazione si fosse insediata ieri: “la città si deve dotare di impianti per l’incremento della frazione organica. Domani, secondo il nuovo piano industriale, le 400mila tonnellate di organico prodotte troveranno risposte in impianti di proprietà di Ama”. Per l’indifferenziato, “abbiamo scelto come impianti le fabbriche di materiali che ci consentono di minimizzare gli scarti di processo. Per questo Roma s i doterà di due impianti. Per la carta ci affideremo al Conai, mentre per il mutilmateriale leggero, che è in crisi di sbocco nonostante il Conai, questa città si deve dotare di un impianto a supporto di tutta la raccolta prodotta dai cittadini romani”. Quindi, “in via residuale, per gestire al meglio l’indifferenziato vogliamo dare alla città un impianto per gestire pannolini, pannoloni, Raee e materassi”.
Date non ce ne sono. Cifre sugli investimenti, neanche.
Le uniche cifre che Bagnacani fornisce smentiscono, per altro, le idee espresse dalla Raggi sul calo della produzione dei rifiuti: “nel 2018 a Roma è stato prodotto il 3% di rifiuti in più, circa 50mila tonnellate in più, e a fronte di un aumento marcato in tutta Italia l’aumento romano è stato il più accentuato”, dice l’Ad.
Nel corso della seduta, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, un paio di annunci li fa: “la Tari non aumenterà” e, poi, il grande colpevole, il rogo del TMB: “l’incendio ha impattato sul piano industriale di Ama. C'è stato un rallentamento che ha imposto una revisione totale del piano. Nel nuovo piano industriale quell'impianto non ci sarà più”. Per l’assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari, i romani devono avere pazienza: “ci vuole il tempo, alla fine di questa consiliatura si valuterà se gli obiettivi che ci siamo posti saranno stati realizzati”.
Da ultimo, fuori Consiglio, arriva i buffetto del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, alla Raggi e alla sua idea dei cittadini spazzini, che “non è risolutiva”.
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