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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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mercoledì 11 luglio 2018

ECCO DOVE NON FARE IL BAGNO NEL LAZIO



Le coste del Lazio sono inquinate. E molto. Batteri come l’escherichia coli e vari enterococchi intestinali, rifiuti che adornano spiagge e bagnasciuga: bottiglie, materiali ingombranti, e pressoché totale mancanza di una corretta informazione all’utenza: questo è il bilancio nerissimo dell’abituale rapporto Goletta Verde organizzato ogni anno da Legambiente e con il quale vengono monitorate le coste della nostra regione. 
Tarquinia? Fortemente Inquinato. Marina di Cerveteri, Ladispoli, Fregene, Ostia alla foce del Tevere, Torvajanica alla foce del canale e Pomezia al Rio Torto parimenti fortemente inquinati. Come Marina di Ardea al Fosso Grande, Anzio al fosso del Cavallo Morto, Nettuno al Canale Loricina, Formia al Rio Santacroce e Scauri al Rio Recillo. Dodici località di mare e villeggiatura, su 24 censite da Goletta Verde di Legambiente, sono risultate fortemente inquinate
Cinque sono “solo” inquinate (Lungomare Pyrgi a Santa Severa, il Canale del Pescatori a Ostia, Foce Verde a Latina, la foce del Canale Sant’Anastasia a Fondi e, infine, la foce del Garigliano a Marina di Minturno).  E, infine, sette su 24 sono risultate entro i limiti di legge: Montalto Marina in provincia di Viterbo alla foce del Flora. Poi tutti in provincia di Latina: la foce del Canale Sisto a San Vito, la foce del Portatore a Porto Badino e la spiaggia di Levante, tutte a Terracina; poi Sperlonga con la piaggia di via Salette, quindi Gaeta con la battigia al torrente Lorgato e, da ultimo, Minturno con l’area adiacente il canale sud. 
Per la Provincia di Latina, su nessuno dei punti “inquinati” o “fortemente inquinati” scaricano però depuratori dell’Ato4, così come nel punto alla foce del Fosso Cavallo Morto ad Anzio, nello stesso ambito territoriale. Secondo Legambiente, “si tratta evidentemente di scarichi da parte di nuclei urbani abusivi” senza allaccio in fogna, “sui quali ora esiste un progetto all’interno del piano investimenti dell’Ato, che prevede anche il potenziamento dei relativi impianti di depurazione al fine di accogliere questi scarichi ulteriori”.
Quando i valori che indicano la presenza di agenti inquinanti o batteri superano il livello massimo stabilito dalle norme, l’area viene classificata come “inquinata”. E la classificazione è “fortemente inquinata” quando i valori rilevati sono superiori al doppio e oltre il limite di legge. 
E non va per niente meglio per quanto riguarda la cartellonistica informativa: obbligatoria per i Comuni da anni, dovrebbe far conoscere la classe di qualità del mare, ma è praticamente assente. Nel Lazio, c’è soltanto un cartello rispetto ai 24 punti analizzati, collocato a Nettuno vicino a un cartello di divieto di balneazione. 

Due aree in particolare sono già state oggetto anche di denunce da parte di Legambiente alla Capitaneria di Porto: la prima è nel Comune di Cerveteri, sul litorale di Marina di Cerveteri alla foce del fosso Zambra: qui, a seguito dei controlli effettuati, furono accertati due scarichi attivi del depuratore della Società “Ostilia srl” (Depuratore Privato) che «determinavano un’alterazione della qualità delle acque del fosso “Zambra”, sfociante sul litorale del Comune di Cerveteri», con relativa denuncia penale e amministrativa al rappresentante legale della società. Fortemente inquinato il prelievo anche alla foce del rio Vaccina a Ladispoli, dove, a seguito dell’esposto di Legambiente, la Capiteneria sottolineò la complessa indagine portata avanti negli anni scorsi che ha «consentito l’individuazione di macroaree urbane del Comune di Cerveteri che, anziché scaricare nella rete fognaria, riversavano i reflui non depurati direttamente nel corso d’acqua denominato fosso Manganello». 
La ‘maladepurazione’ - spiega Andrea Minutolo, coordinatore dell’Ufficio scientifico di Legambiente - è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto tra l’altro che siamo stati anche condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola. Visto che in molti casi si tratta di situazioni croniche, Legambiente presenterà nuovi esposti alle autorità”.
Occorre fare presto - chiosa Roberto Sacchi, presidente di Legambiente Lazio - perché ogni giorno di scarichi illegali e depuratori malfunzionanti è un rischio in più per la salute dei cittadini”. 




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