Discarica: avanti tutta.
Metro C: si chiudano pure i cantieri.
Repubblica e Corriere riescono, ogni giorno, a battere il record stabilito il giorno precedente in sdilinquamenti e rapimento estatico nei confronti del duo delle meraviglie "Marino-Zingaretti".
Tanto che c'è chi si domanda quale sia la riserva di saliva che un essere umano riesce a produrre: oramai fra piazza Venezia e via Colombo si è formato un vero e proprio lago!
Chi rimane con un minimo di cervello e con gli occhi aperti mette in fila un po' di incongruenze.
In 10 giorni - ed è dal 2001 che Malagrotta deve chiudere - decisione cotta e mangiata: la nuova discarica si farà all'Ardeatino. Chi ha preso questa decisione: Andrea Orlando, Pd, ministro dell'Ambiente, Nicola Zingaretti, Pd, presidente della Regione, Ignazio Marino, Pd, sindaco di Roma. Contro, quel povero Cristo di Andrea Santoro, Pd, presidente del Municipio, che sembra più lo sparring partner di una pessima commedia.
Zingaretti, quando guidava la Provincia di Roma e aveva la responsabilità di effettuare alcune scelte, è rimasto rintanato al calduccio di Repubblica che attaccava ogni giorno Alemanno.
Marino, che di discariche mai si è occupato, oggi si spaccia per grande esperto e con sicumera promette: mai più Malagrotta a Roma e a Falcognana solo rifiuti puliti.
Andrea Orlando, che nella sua vita ha fatto il responsabile cultura per il Pd (grazie alla vicinanza con un capobastone di partito e mai troppo stimato dagli altri colleghi di bottega) e oggi fa il ministro dell'Ambiente, avalla tutto e benedice dall'alto.
Sì, certo, la discarica la propone il commissario Sottile. E io sono il Papa!
Quindi, a questo punto, la domanda diviene: cosa spinge questi esponenti piddini (due terzi dei quali sono palesi figuranti di seconda fila) a assumere queste granitiche e irrevocabili decisioni?
Seconda questione: metro C. L'altro ieri i corifei capitolini sviolinavano "entro oggi il problema sarà risolto e i cantieri non chiuderanno", promessa di Marino che inizia ad essere sinonimo di marinaio.
Oggi i cantieri sono chiusi, 2-3000 operai per strada. Quando tre e poi due anni fa si corse il rischio - rischio mai verificato - Rep&Cor per giorni scassarono le palle con le voci dei sindacati, le lacrime degli operai, il futuro delle famiglie, la stori di Roma bloccata dal cattivo Alemanno.
Oggi, yuppì, defensor fidei, Cor&Rep meravigliosamente schierati dietro e con chi i cantieri li ha appena fatti chiudere sul serio.
Ohhh, motivazioni nobilissime, quelle di Marino, amplificate oltre ogni dove dalla folla dei plaudenti.
Anche qui, quindi, più che l'ignavia di queste testate (e di un bel numero di colleghi che, privi di spina dorsale, quanto meno si prestano), la domanda diviene: cosa spinge verso questo stop? C'è forse qualcuno dietro che sta in attesa? E il danno erariale che deve sommarsi ai 2,2 milioni per la corsia preferenziale dei Fori interesserà prima o poi la Corte dei Conti?
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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.
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sabato 10 agosto 2013
Ssshhhhh, non disturbate i manovratori
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