Quarantotto giorni da oggi: poi - grazie all’inerzia e incapacità decisionale dell’Amministrazione Marino e, ancor di più per ragioni temporali, di quella Raggi - serviranno un’ottantina di milioni di euro per avere due talpe nuove e, semmai la revisione progettuale della tratta Venezia-Clodio della Metro C uscirà dal limbo dei buoni propositi per accedere a quello del mondo reale, si dovrà ricominciare a scavare da Clodio andando verso piazza Venezia.
Foto 1 - l'attuale collocazione delle talpe |
Questo è il risultato del perverso gioco tenuto prima dalla Giunta Marino poi da quella Raggi: tante chiacchiere sulla metro e pochi o zero atti concreti. E Roma Metropolitane - la società strumentale del Campidoglio che funge da stazione appaltante e di cui la compagine grillina in Comune ancora non sa cosa fare per il futuro - ha appena spedito al Consorzio Metro C l’ordine di riprendere a scavare, anche senza l’ok del Ministero delle Infrastrutture all’ultima variante di progetto.
Questo è il quadro generale. Andando per ordine: la metro C viene costruita per tratte. Attualmente è in lavorazione la tratta 3, quella che va da San Giovanni a Colosseo, tratta fondamentale perché consente il cambio con la linea A e con la B. La tratta 2, originariamente piazza Venezia-piazzale Clodio, è un oggetto misterioso: il tracciato originale prevedeva dopo Venezia, fermate a Chiesa Nuova (Campo de’ Fiori e piazza Navona), poi una stazione a San Pietro, una a Ottaviano con nuova intersezione con la linea A e il capolinea a piazzale Clodio/Mazzini. Dal 2013, però, si parla di possibili alternative al tracciato soprattutto per la parte nell’ansa barocca del Tevere con il problema a Chiesa Nuova dei reperti archeologici di tutta l’area. Nulla di impossibile ma tutto molto costoso. In attesa di avviare, con atti protocollati, questa revisione del progetto, da Marino siamo passati alla Raggi con l’unico cambiamento che la stazione a piazza Venezia è stata spostata dalla tratta 3 alla 2 che, quindi, è diventata San Giovanni-Venezia.
Se non che, il problema sulle talpe è questo: semplificando, il progetto originario prevedeva di fermare lo scavo con le talpe subito prima di piazza Venezia con le due grandi trivelle arrestate in prossimità del palazzo delle Generali. E qui sorge il problema: fermate in questo modo, le talpe vanno smontate.
Foto 2 - una delle due Tunnel Boring Machine (TMB), più semplicemente "talpe" |
A inizio luglio di quest’anno, con un colpevole ritardo mai troppo sottolineato, il Campidoglio si sveglia e decide di riprendere il vecchio progetto (mai portato a termine) di Marino e cioè di far fermare le talpe dopo piazza Venezia e non prima. Con questa minima modifica - sono 190 metri di ulteriore trivellazione - si evita di dover smontare le macchine e tombarle perché sarebbero già pronte in direzione Chiesa Nuova indipendentemente da quale sia il tracciato effettivamente scelto. Questo enorme ritardo ha come conseguenza che per avere il via libera definitivo a questa modifica progettuale occorrono una serie di passaggi burocratici (genio civile, Cipe, Ministero) che richiedono, se va bene, un semestre di tempo. Roma Metropolitane, quindi, deve dare esecuzione ai lavori anche in assenza di tutti gli ok per evitare penali, spedisce l’ordine a Metro C di riprendere a scavare. La prima talpa è pronta a rimettersi in moto e a concludere il suo scavo per il 29 ottobre. La seconda partirà a metà ottobre e dovrebbe concludere il lavoro entro il 12 dicembre. Se il Ministero delle Infrastrutture dovesse accelerare i tempi e, entro il 29 ottobre, dare l’ok alla modifica progettuale di luglio, il problema sarà risolto. E sarebbe un miracolo del nuovo ministro, Paola De Micheli (Pd). In alternativa, c’è da attendersi quanto meno un’inchiesta della Corte dei Conti per il danno erariale provocato da questa Amministrazione.
Nessun commento:
Posta un commento