Il messaggio di James Pallotta è piuttosto chiaro: pazienza agli sgoccioli, se non proprio finita. Il Presidente della Roma, appena atterrato nella Capitale, non si lascia pregare e manda messaggi precisi alle Istituzioni, Campidoglio in primis. L’iter dello Stadio "sta andando avanti e ho degli incontri proprio su questo. In fin dei conti, se non accelerano il tutto non avremo uno stadio e noi non saremo qui. I tifosi - dice il Patron giallorosso - dovrebbero dire alle istituzioni di accelerare. Siamo vicini alla chiusura, ma se tutto va oltre il 30 giugno, o luglio, ci vorrà un altro anno e non avremo uno stadio. Abbiamo già speso più di 60 milioni sullo stadio, nessuno sa questo. Si parla dei soldi per il mercato dei calciatori, ma c'è altro. Sono stati spesi 65, se non 70 milioni per lo stadio. Non si può continuare a spendere soldi così quando non hai un ritorno in cambio quindi abbiamo bisogno di uno stadio e in tempo. È molto facile”.
Non è la prima volta che Pallotta alza la voce in prima persona: era già successo nell’estate dello scorso anno (“Senza stadio vendo la Roma”) e, ancora, a febbraio 2017, poco prima dell’accordo Raggi-Baldissoni sul nuovo progetto senza torri (“Senza stadio via tutti i big”). Ogni volta che Pallotta parla, in Campidoglio sale la pressione. Basti pensare a quando la Roma fece intervenire prima Spalletti e poi Totti e mezza squadra (“Famo ‘sto stadio”): i 5Stelle andarono sotto e si resero conto di dover chiudere al più presto la partita.
Il Campidoglio, ieri, ha diffuso una nota ufficiale che conferma tutte le analisi e le indiscrezioni de Il Tempo, a partire dalla data del prossimo giovedì 12 come avvio delle procedure: “Il prossimo giovedì 12 aprile il progetto verrà pubblicato sulle edizioni locali dei principali quotidiani nazionali, Il provvedimento sarà inoltre depositato in formato digitale all'Albo Pretorio fino al 12 maggio 2018. Chiunque ne fosse interessato potrà presentare eventuali osservazioni relative alla variante urbanistica entro l'11 giugno 2018, ovvero a 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso”.
Nel frattempo - per quanto con lo Stadio abbia un’attinenza assai limitata - il Consiglio comunale, con 23 voti favorevoli e 4 astenuti, ha approvato la delibera sul Ponte dei Congressi. In sostanza, è la variante urbanistica necessaria all’avvio del progetto, che prevede una nuova localizzazione del Ponte alcuni interventi sul Tevere, piste ciclabili e le rampe di connessione alla futura via del Mare/Ostiense unificata, intervento fra quelli di pubblico interesse per lo Stadio di Tor di Valle. Ora il progetto dovrà essere vagliato nuovamente dal Consiglio Superiore dei Lavori pubblici che, in occasione della prima versione, aveva avanzato talmente tante riserve da costringere i progettisti a rifare da capo il progetto.
Mentre, quindi, da una parte il Comune comunque segna due caselle fondamentali - Ponte dei Congressi e avvio dell’iter della variante urbanistica sul progetto Stadio di Tor di Valle - Pallotta manda messaggi chiari: basta con i giochini, in sostanza. E lamenta anche le spese sostenute - un argomento sensibile visto che ogni volta che si chiede una modifica a una tavola o a una relazione significa pagare profumatamente il progettista - sin qui: fra 60 e 70 milioni per non aver ancora spostato neanche un sassetto.
I termini di legge, però, sono perentori e, tutto sommato, il Campidoglio al momento sta correndo piuttosto velocemente: il 15 marzo sono state consegnate in Comune le planimetrie del progetto aggiornate con le prescrizioni emanate dalla Conferenza di Servizi del 5 dicembre 2017 e meno di 30 giorni dopo, il 12 aprile, si apre l’iter di variante. Purtroppo, 60 giorni sono bloccati per legge, 30 di pubblicazione e 30 per le osservazioni.
E, infatti, a Pallotta risponde l’assessore allo Sport del Comune, Daniele Frongia, a RadioRadio: “La variante urbanistica arriverà in aula tra giugno ed agosto”, dove giugno è possibile solo qualora arrivassero pochissime osservazioni da parte dei cittadini. “Noi seguiamo ciò che è previsto dalla legge con i suoi tempi. C’è l’interesse comune di anticipare i tempi e questo deve essere un elemento positivo. Io rispetto l’interesse del privato che ha delle aspettative e le porta avanti facendo pressione alle istituzioni, io non ci trovo nulla di male”.
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