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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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lunedì 29 agosto 2016

STADIO; TERMINI SCADUTI, TUTTO ANCORA FERMO


Termine scaduto: i 90 giorni che la legge 241/90 attribuisce al Comune per dare una qualunque risposta circa il progetto Stadio della Roma a Tor di Valle sono terminati ieri. Cadendo il 28 agosto di domenica, la deadline slitta ad oggi. 
Ma non sembra che, per la giornata odierna, si debbano attendere novità da parte del Campidoglio. 
Siamo, sostanzialmente, fermi a prima delle vacanze estive: gli uffici hanno completato l’iter di esame preliminare delle carte e, nelle relazioni prodotte, nessun funzionario, in attesa di un sussurro che palesi la reale volontà politica della Giunta Raggi, sembrerebbe essersi assunto l’onere di indicare se il progetto può essere trasmesso in Regione oppure necessiti di ulteriori documenti integrativi. La cui eventuale richiesta, comunque, oggi andrebbe fuori tempo massimo e suonerebbe molto come un disperato tentativo di prender tempo. 

I proponenti tuttavia si attendono un qualche tipo di cenno da parte degli uffici capitolini entro questa settimana. Il distacco dell’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, in tutta questa vicenda, però, non lascia margine ad eccessivi ottimismi. 

Resta da giocare, per i proponenti, la carta ricorso al Tar. 

Al momento, secondo quanto trapela da Casa Roma, l’ipotesi di ricorrere alla giustizia amministrativa viene vista come una extrema ratio, una strada da seguire se dovesse permanere questo silenzioso e grigio limbo entro cui Berdini ha confinato il progetto sul quale sia lui che lo stesso Sindaco avevano espresso in molte e diverse occasioni ben più che mere riserve. Un ricorso al Tar che, qualora avvenisse, segnerebbe un cambiamento netto nei rapporti fra la Roma e il Campidoglio, fino ad oggi improntati su una cauta freddezza e che, dal momento dell’eventuale presentazione del ricorso, si trasformerebbero di fatto in una guerra aperta. 

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