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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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martedì 6 novembre 2018

LA RIFORMA DEL CONI 3/ COME FUNZIONA ALL'ESTERO. LA RIVOLTA DELLE FEDERAZIONI


Come funziona il finanziamento allo Sport negli altri Paesi? Ovviamente, le differenze sono molte, legate, ad esempio, all’importanza delle Regioni come in Spagna e Germania, oppure al mondo dell’imprenditoria privata, come per gli Stati Uniti. Uno degli elementi dominanti, però, in Usa, Gran Bretagna, Francia, Spagna e Germania - Paesi del G7 e tutto sommato omologhi all’Italia - è la presenza, fra le fonti di finanziamento, delle rispettive lotterie nazionali
In sostanza, in ciascuno di questi Paesi, quello che da noi una volta era il Totocalcio, finanzia per buona parte il mondo sportivo. In Italia, invece, l’introduzione negli anni ’80, nelle varie declinazioni, di Superenalotto e Gratta e Vinci ha finito, insieme alla frammentazione delle partite dei campionati di calcio, per distruggere il Totocalcio che era la principale fonte di finanziamento del Coni

STATI UNITI
Negli Usa, innanzitutto, vige un forte regime liberista, il che si traduce nella totale assenza di finanziamenti pubblici allo Sport che, al contrario, vive per il 40% dai diritti Tv, per un altro 40% dagli sponsor e per il restante 20% da donazioni private che sono rigorosamente esentasse. Non solo, ma il Comitato Olimpico Internazionale “gira” al Coni americano il 20% delle sponsorizzazioni fatte da aziende americane. Parliamo di General Electrics, Coca Cola, Visa, Procter&Gamble, Dow Chemicals, Intel, Atos, NBC e Discovery. Una fetta di soldi immensa che è il Coni a stelle e strisce a gestire. 

GERMANIA 
Qui, con la riforma del 2006, è stato di fatto copiato il modello italiano. Il Coni tedesco ha incorporato sia le Federazioni di sport olimpici che quelle di sport non olimpici. I soldi provengono dalla Lotteria, dalle sponsorizzazioni, dalle sovvenzioni erogate dai singoli Länder (Regioni) cui si aggiungono 150 milioni di euro annui dallo Stato federale. Il tutto gestito autonomamente dal Coni di Berlino

GRAN BRETAGNA
Dalla regina Elisabetta il Coni locale incorpora solo le federazioni che disputano le Olimpiadi. Non ci sono fondi di Stato ma lo sport viene finanziato dalla Lotteria nazionale. La ripartizione dei finanziamenti viene calcolata in base alle medaglie già vinte in una determinata disciplina e a quelle probabilmente attese. Se non vinci, niente soldi e non a caso, gli inglesi sono secondi, dopo gli Usa, nel medagliere Olimpico di tutti i tempi.

FRANCIA
Qui la differenza è che il Ministero dello Sport eroga direttamente i fondi (in Italia, quando c’è, il Ministero dello Sport è senza portafogli) ma, in vista delle Olimpiadi di Parigi del 2026, il sistema si sta avviando verso una riforma che ricalca il sistema italiano con la gestione dei finanziamenti affidata a un’Agenzia ma con le decisioni assunte dal Coni d’Oltralpe.

SPAGNA
I finanziamenti vengono decisi dal Ministero dello Sport che li eroga tramite il Consejo Superior de Deportes che “gira” i soldi alle Federazioni.





Sono preoccupato. Se questa è la riforma, rischiamo la morte dello sport italiano che il Coni finanzia anticipando i soldi”.
Ugo Claudio Matteoli, professore universitario di Chimica industriale, è il presidente della Federazione Italiana della Pesca sportiva e Attività Subacquee (Fipsas), giunto al quinto mandato nonché presidente della Fédération Internationale de la Pêche Sportive en Eau Douce (Pesca sportiva in acqua dolce).

Presidente, che ne pensa di questa proposta di riforma?
Faccio una premessa importante: sono di ritorno ora dal Messico, dove ho accompagnato la squadra italiana al Campionato del mondo di “black bass” (un tipo di pesce persico) che è tornata con il bronzo. Per questo ho potuto solo leggere notizie di stampa, senza parlare con nessuno. Tuttavia, sono molto preoccupato”.

Cosa la preoccupa?
Quando la politica si intromette nello sport non ne discendono mai cose buone. E per politica, non intendo un partito o uno schieramento, ma la politica tout court. Ancora dobbiamo riprenderci dai danni che ha fatto la Riforma Melandri che ci è caduta fra capo e collo la legge sul limite dei tre mandati. Una follia tipicamente politica. A livello internazionale, se va bene iniziano a conoscerti con non meno di due mandati, forse tre. Strano che, poi, si voglia metter mano ai mandati delle federazioni sportive e non a quelli di Camera e Senato. Basti pensare che, quando scadrà questo mandato, sarà necessario trovare fra le 6 e le 7mila persone volontarie che diano vita alle 105 sezioni provinciali e ai 21 comitati regionali. Solo per la Pesca. Queste sono le storture che la politica ha prodotto ogni volta che ha messo mano alla governance dello Sport”.

E ora?
Ora, riflettiamo su un paio di passaggi. In primo luogo, se sarà la Coni Servizi, società per azioni, indipendentemente dal nome con cui si chiamerà, a erogare i fondi, a quella cifra di 410 milioni di euro che il Governo ha annunciato, andranno sottratti 60 milioni di Iva che si perdono nel giro delle fatture. Ma c’è un problema ancora maggiore”.

Dica.
Le Federazioni oggi funzionano perché il Coni anticipa i soldi per farle funzionare. Domani, messi sotto il Ministero delle Finanze, andremo sotto le lentezze burocratiche tipiche dei Ministeri. Tu presenti bilanci e fatture che poi lo Stato ti paga con ritardi clamorosi. Questo rischia di segnare a morte l’intero mondo sportivo italiano. Tra l’altro, che in nome della trasparenza e correttezza amministrativa, i nostri bilanci sono giustamente spulciati e controllati sia dal collegio interno dei revisori dei conti i cui membri sono in maggioranza nominati non dalla Federazioni ma poi anche da società esterne, per la mia Federazione è Ernst&Young, che, infine, dal Coni che li vidima”.

E quindi?
Quindi, non può certo essere una questione di trasparenza dei conti. Tra l’altro il Coni è un vero e proprio gioiello”.

Cioè?
La nostra governance del mondo sportivo è un fiore all’occhiello che il resto del mondo ci invidia o ci copia. Come Presidente della Federazione Internazionale ho modo di interagire con i miei colleghi di altri Stati: l’autonomia e la funzionalità del Coni ci vengon invidiate e non a caso molte nazioni stanno ispirandosi al nostro sistema per riformare i loro”.

Il presidente Abbagnale ha richiamato la necessità di una riforma che parta dalla scuola. 
Ha ragione. Il movimento sportivo si basa essenzialmente sul volontariato. E la scuola è assente nella formazione dei futuri atleti. Ora, io capisco la necessità di provare ad ammodernare il sistema ma questa proposta di riforma mi sembra sbagliata sotto tutti i profili. Ripeto un concetto: quando la politica mette mano in modo dogmatico allo sport, finisce solo per creare danni”. 





Siamo il Paese che, in assoluto, ha vinto più medaglie olimpiche con la scherma: 49 ori, 43 argenti e 33 di bronzo, per un totale di 125 podi. Dietro di noi, la Francia, con 118 podi e dietro sia per gli ori che per gli argenti. E a Rio 2016, su 28 medaglie conquistate, 4 (1 oro e 3 argenti) vengono da sciabola, fioretto e spada. Insomma, la scherma è letteralmente la “cassaforte” del medagliere olimpico azzurro. E il presidente della Federazione Scherma, Giorgio Scarso, è in prima fila contro la ventilata riforma, ipotizzata dal Governo, del sistema sportivo italiano.

Presidente, più di qualcuno vede in questa bozza di riforma un tentativo di colpire il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che non può certo annoverare fra i suoi amici i 5Stelle.
Voglio sperare che non sia così, perché eventuali attriti di tipo personale non dovrebbero mai dettare l’agenda politica. Perché i presidenti e i ministri passano, l’Istituzione resta”.

Lei che idea si è fatto di questa riforma?
Ho letto con attenzione tutti gli articoli usciti. È indubbio che la politica abbia la primazia e che il Parlamento sia sovrano. Ma, detto questo, credo sia una riforma sbagliata perché non va a cercare di sciogliere i nodi del problema sport ma solo a farlo dipendere dalle scelte politiche”.

Il senatore Barbaro (capogruppo Lega in Commissione Sport al Senato) e il presidente della Federazione di Canottaggio, Giuseppe Abbagnale, hanno entrambi richiamato, pur da punti di vista diversi, la necessità di arrivare a una riforma dello sport.
Ma che lo sport italiano vada riformato possiamo anche essere tutti d’accordo. Condivido quanto detto da Abbagnale circa lo sport oramai affidato al volontariato con il sistema scolastico inadeguato. Aggiungo a questo che, di fatto, se un ragazzo vuol fare sport, questo è un peso economico e organizzativo che grava solo sulle spalle della famiglia. Tuttavia questa riforma mi pare che vada nel senso sbagliato. Non è certo mettendo in mano alla politica la distribuzione dei fondi alle Federazioni sportive che la politica stessa può dimostrare il suo interesse per la riforma dello sport”.

E quale è, a suo giudizio, la riforma da fare?
Io penso che sia necessario incrementare il valore della trasparenza degli investimenti che le Federazioni fanno ogni anno. La rendicontazione dei bilanci, dei costi, della preparazione olimpica, deve essere ancor più cristallina di come non sia oggi. Questa già può essere una base di partenza ma limitarsi a svuotare il Coni di uno dei suoi compiti primari, quello della distribuzione dei finanziamenti, a favore di una società che risponde ai partiti politici non mi pare che sia una riforma che vada nel senso della trasparenza”.

Solo trasparenza?
Ma io credo che ci siano molti temi su cui si possa basare una riforma. Teniamo presente che il nostro modello è innanzitutto un modello vincente, visto il medagliere olimpico che ci pone al quinto posto al mondo per podi conquistati ai giochi olimpici. E non a caso, molti altri Stati si stanno orientando verso un modello analogo al nostro. Il discorso, però, si può ampliare”.

Come?
Sedendoci attorno a un tavolo. Qui sembra di vedere una riforma calata dall’alto, imposta. Va bene che il Parlamento è sovrano ma questo tipo di riforme vanno fatte interpellando chi lo sport lo fa, lo vive e lo organizza. Tra l’altro, siamo in fase di preparazione ai prossimi giochi olimpici invernali del 2020 e che, quindi, una riforma quando entra in vigore causa sempre un periodo di problemi e di assestamento. Quindi, forse, sarebbe bene prendere tempo, riflettere e approfondire tutti insieme attorno a un tavolo”.



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