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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 29 febbraio 2020

MULTE AD ÆQUA ROMA. RISCHIO CAOS PER I RICORSI


Si parte da lunedì: a gestire gli sportelli famigerati di via Ostiense 131/T sarà Æqua Roma. Escludendo questo fine settimana, gli sportelli multe li gestiva direttamente il Campidoglio che ora li affida a Æqua Roma, società nata in piena era Veltroni (anno 2005) rilanciata da Alemanno che la scelse come agenzia capitolina per rimpiazzare Equitalia nel 2012 e cui la Raggi ora affida la gestione degli sportelli multe. Parliamo di quel posto - via Ostiense 131 - che potrebbe essere il perfetto erede dei “3 scalini” di Regina Cœli dell’epoca papalina: oggi nessuno può dirsi davvero romano se non ha varcato quella soglia.
Nel mese di febbraio personale di Æqua Roma ha affiancato i dipendenti comunali che, fino a ieri, gestivano gli sportelli e, per tutto il mese di marzo proseguirà l’affiancamento ma, all’inverso: al ricevimento del pubblico ci saranno i funzionari di Æqua Roma e quelli del Campidoglio saranno nelle retrovie. Poi, da aprile, Æqua Roma farà da sola. 
Il Campidoglio, sul sito istituzionale, specifica che “il pubblico sarà ricevuto, previa prenotazione” e che agli sportelli di via Ostiense “si potranno effettuare tutte le operazioni e tutte le procedure: informazioni su verbali di accertamento di sanzioni amministrative e cartelle di pagamento, presentazione ricorsi contro verbali degli ausiliari del traffico, modelli per la decurtazione dei punti patente, richieste di discarico di cartelle di pagamento, richiesta notizie su procedimenti sanzionatori; e le richieste di copia di verbali, notifiche, rilievi fotografici”.
Il Comune, poi, aggiunge che “la prenotazione degli appuntamenti si fa online”. Per potersi prenotare bisogna accedere al sito di Æqua Roma, www.aequaroma.it e selezionare la voce “Esci dalla Fila Prenota l’appuntamento”, che è la finestra che compare, non proprio visibilissima a una prima occhiata, in alto a destra nella homepage. Da lì, selezionando il comando “prenota appuntamento” si apre una nuova pagina dove andranno inseriti il numero dell’atto (in caso di multe è il numero del verbale che inizia con la lettera V) e il codice fiscale del richiedente. In teoria, il gioco è fatto. 
Seconda possibilità: utilizzare la posta elettronica certificata (PEC) di Æqua Roma spedendo le istanze a contravvenzioni@pec.aequaroma.it , “avendo cura di allegare tutti i documenti necessari”. Il cittadino che spedisce la domanda può usare indifferentemente la propria PEC o la propria posta elettronica tradizionale. 
Æqua Roma però, sul proprio sito, specifica che “solamente se indispensabile, sarà possibile recarsi presso gli sportelli dedicati alla ricezione del pubblico” che “ricevono esclusivamente su appuntamento” aggiungendo che "Considerato il particolare periodo che sta attraversando il Paese, si richiede cortesemente di limitare le prenotazioni presso i nostri sportelli ai soli casi per i quali sia indispensabile avere un contatto diretto”. 
Dal Campidoglio, però, assicurano che, nonostante la perentorietà, è sempre possibile presentarsi anche senza appuntamento allo sportello, il cosiddetto “arrivo spontaneo”. Inoltre, sempre secondo gli uffici capitolini, visto che il responsabile del procedimento delle multe rimarrà sempre lo stesso, le domande e i ricorsi che sono già stati inoltrati sulle vecchie PEC non subiranno ritardi o interruzioni nella lavorazione. Anche se, nelle cartelle di Agenzia delle Entrate inviate nelle ultime settimane, non si trova traccia di questo avvicendamento e rimangono indicati i vecchi indirizzi PEC del Comune.


mercoledì 26 febbraio 2020

CORONAVIRUS; L'IMPROVVISAZIONE AL POTERE



Venticinque documenti, fra circolari e ordinanze, la cui lettura testimonia quanto meno la sorpresa del Governo di fronte all’evolversi della crisi dovuta al Coronavirus.
E, al netto delle polemiche politiche, l’analisi delle carte dimostra come, in appena un mese di tempo, la situazione sia totalmente sfuggita di mano alle autorità. Andiamo per ordine.

TANTE AUTORITÀ A DECIDERE 
Ci sono tante, forse troppe, autorità a decidere. I file in possesso de Il Tempo provengono dal Ministero della Salute, sotto forma di Ordinanze o di Circolari; dal Centro Nazionale Sangue e dal Centro Nazionale Trapianti come circolari. Poi, dalla Protezione civile, sia come Ordinanze del Capo del Dipartimento che come Decreti. Infine, anche la Provincia Autonoma di Trento - per Statuto, l’autonomia della Provincia si esplicita sulle funzioni di Protezione Civile - ha detto la sua con un’ordinanza del presidente, Maurizio Fugatti. Un coacervo di istruzioni che vengono diramate da più soggetti e indirizzate ai Ministeri, agli Assessorati alla Sanità delle Regioni e delle Province Autonome; alle varie Federazioni dei Medici, dei Farmacisti, degli Infermieri, Ostetrici; all’Istituto Superiore di Sanità, ai Carabinieri, all’Istituto Nazionale per le Malattie infettive, Lazzaro Spallanzani

IL DIARIO DELLA CRISI
Anche l’analisi delle date evidenzia come, giorno dopo giorno, il Governo si stato travolto dagli eventi: si parte il 22 gennaio con una prima circolare, molto anonima, in cui si parla del Coronavirus in modo approssimativo. Poi, altra circolare il 24, due giorni dopo la prima, con cui si danno istruzioni ai comandanti dei voli per i comportamenti da tenere in casi sospetti. Giorno successivo: il Ministero della Salute viene autorizzato ad assumere per 90 giorni 76 medici che devono servire a coprire il numero informativo 1500 e i controlli a Fiumicino e Malpensa. Spesa, 2,1 milioni di euro. 
Passano altri due giorni e, il 27, il Ministero rielabora le istruzioni per la definizione delle segnalazioni di casi sospetti. Ma siamo ancora molto sul generico. Però qualcosa inizia a muoversi: stesso giorno e il Ministero della Salute ordina il divieto di atterraggio dei voli provenienti dalla Cina negli aeroporti di Ciampino, Roma Urbe (dall’epoca del Duce i voli di linea non atterrano all’Urbe) Perugia, Ancona e Pescara. Tutti questi voli vengono dirottati su Fiumicino dove le ordinanza dei giorni precedenti hanno istituito una sorta di check Point medico.
Altri tre giorni e si stringono ancora di più le maglie: divieto generale di atterraggio dei voli diretti provenienti dalla Cina. 
Il 31 gennaio, si registrano tre circolari.
Il Centro Nazionale Sangue spiega che, pur in assenza di “documentate trasmissioni” del Coronavirus “mediante la trasfusione” del sangue, vengono rafforzate tutte le misure di sorveglianza e di sospensione di donatori rientranti dalla Cina (per 21 giorni) o, per 28 giorni, in caso di positività al virus.
Analogo provvedimento viene emanato dal Centro Nazionale Trapianti. Terza circolare del 31 gennaio, la invia a mezza Italia il Ministero della Salute che, dopo10 giorni, inizia a fornire indicazioni un po’ più specifiche su come comportarsi nella gestione dei casi sospetti sulle navi e sul territorio. Nella stessa circolare si specifica come “la Calabria risulti essere quella con maggiori difficoltà di gestione dell’emergenza epidemiologica non essendo dotata di una struttura specifica”.

ARRIVA LA PROTEZIONE CIVILE
Via il foglietto di gennaio e a febbraio si riparte con ben 15 provvedimenti: il 3 il Ministero della Salute spiega quali procedure devono essere adottate dagli operatori dei servizi e degli esercizi a contatto con il pubblico. E siamo ancora, sostanzialmente, al “lavatevi bene le mani”. Stesso giorno, e entra in campo la Protezione Civile. Sinonimo evidente di una situazione che è ormai nella piena emergenza. Iniziano una serie di ordinanze di Angelo Borrelli, che è il Capo della Protezione Civile. Il 3 febbraio viene istituito il Comitato Scientifico e definiti i poteri della Protezione civile: praticamente si deroga a tutto. Poi, il giorno dopo, ordinanza agli aeroporti d’Italia per assicurare la sorveglianza sanitaria di tutti i passeggeri in arrivo. 6 febbraio, partono le ordinanze - ce ne saranno 3 in totale - per il rientro degli studenti dalle zone a rischio e la garanzia di validità degli anni scolastici. Insieme alle Ordinanze di Borrelli, ci sono le circolari del Ministero della Salute ai dirigenti scolastici per dare indicazioni circa il rientro degli alunni dalla Cina. Borrelli mette in moto la macchina della Protezione civile con altre tre ordinanze tecniche che regolano compiti e poteri, le modalità di erogazione dei rimborsi ai volontari di protezione civile e il contratto dei medici presi per l’emergenza passa da 76 s 77 unità e la durata non è più a 90 giorni ma ad esaurimento dell’emergenza. La spesa ora non è più di 2,1 milioni di euro ma sale a 4,6. 

ESPLODONO I PRIMI CASI IN LOMBARDIA
E da un blando contenimento un po’ alla "volemose bene", scattano misure molto più ristrette. Il Ministero della Salute stabilisce una quarantena di 14 giorni con sorveglianza attiva per chi ha avuto contatti stretti con malati e, in caso di “permanenza domiciliare fiduciaria” deve comunque essere assicurata la sorveglianza attiva. Fino all’ultima circolare, quella del 22 febbraio, dove le indicazioni diventano quasi ferree. 
Intanto viene definito in modo molto più stringente il “contatto stretto”, poi vengono date indicazioni ai Medici e ai pediatri di famiglia su come comportarsi in caso di pazienti con sospetto contagio. Ma soprattutto vengono impartite disposizioni serrate per le procedure di trasporto dei pazienti sospetti, con obbligo di disinfezione delle ambulanze, percorsi protetti nei pronto soccorso, prescrizioni alle forze dell’ordine e al personale sanitario per la vestizione, la pulizia e la sanificazione degli ambienti ospedalieri, per quelli non sanitari (dagli autobus alle scuole, agli uffici pubblici); cosa usare per lavarsi le mani. 
La speranza è che stavolta la Linea Maginot tenga.

martedì 25 febbraio 2020

IL TRENINO GIALLO E IL FRONTE DELLO "SCARTAMENTO RIDOTTO"


C’è chi lo vuole «a scartamento ridotto» e chi «a scartamento ordinario». Ma, almeno una cosa la vogliono tutti: che il trenino della Casilina, la Termini-Giardinetti, divenga una proprietà del Comune mentre oggi è della Regione Lazio e che torni a funzionare. Parliamo di quella linea che, pochi giorni fa, si è fermata all’improvviso per assenza di conducenti, preoccupati per il «declassamento» contrattuale che rischierebbero passando da treno, come oggi, a tram.
Il problema principale, però, è quello dello «scartamento», ovvero la distanza che passa fra le ruote dei treni. Oggi i trenini gialli hanno quello ridotto, ovvero 950 millimetri. Per il Ministero dei Trasporti e per il Comune deve passare a quello ordinario, vale a dira a 1445 millimetri, che poi è quello attuale dei tram. Il nodo è tutto qui: il passaggio significa lavori, soldi, tempi e nuovi mezzi. 
Chi è contrario, teme che alla fine, la quantità di lavori finisca per uccidere definitivamente il trenino. 
Chi è favorevole pensa anche a una razionalizzazione dei mezzi: tram uguali per tutta l’intera rete capitolina, invece che mezzi di diverso tipo, con diversi pezzi di ricambio e comunque fra loro non intercambiabili.
Ieri si è riunito quello che si può definire lo «stato maggiore» dei contrari allo scartamento ordinario: c’erano Svetlana Celli, consigliera comunale della Lista Civica per Giachetti che ha annunciato la presentazione in Consiglio di una mozione pro scartamento ridotto; Gianluca Quadrana, consigliere regionale; SLM Fast-Confsal Lazio; l’Osservatorio Regionale sui Trasporti; Cesmot; l’associazione TrasportiAmo. Più Legambiente che, però, per bocca del presidente, Roberto Sacchi, auspica la trasformazione della linea in un «moderno tram». Tutti gli altri, al di là della comune posizione sul passaggio di proprietà dalla Regione al Campidoglio che va completato rapidamente, hanno rimarcato la necessità di non modificare lo scartamento della linea. La paura dei fronte del no è che «la Giardinetti muoia perché quando si capirà che è tecnicamente impossibile adottare lo scartamento ordinario, i nuovi tram acquistati saranno dirottati su altre linee».

CANTIERI E SCIOPERO. CHE CAOS


Metro ferme o a singhiozzo, linee di superficie con altissima percentuale di adesione allo sciopero, lavori, incidenti, traffico: agitare bene e ecco servito l’ennesimo giorno di passione per i romani e i turisti. 
Seguendo gli account twitter di Atac e di Roma Mobilità sembra di leggere una specie di bollettino di guerra. Traffico intenso praticamente ovunque, incidenti e il blocco dei trasporti hanno di fatto semi paralizzato la città.
Lo sciopero del trasporto pubblico locale è stato indetto da Fast Confsal e ha riguardato tutta la rete di superficie - quindi,  bus, filobus, tram, e bus elettrici - quella delle metropolitane e le ferrovie urbane, Roma-Lido, Termini-Giardinetti e Roma-Viterbo. 
All’astensione dal lavoro, ha aderito anche il sindacato Usb di Roma Tpl, la società privata che ha in gestione, per conto del Campidoglio che ha continua a prorogare l’appalto, un centinaio di linee bus in periferia.
E i sindacati gongolano: «Altissima l’adesione allo sciopero di oggi indetto da Usb nelle aziende private che effettuano servizio di trasporto pubblico locale a Roma. Oltre il 90 per cento delle adesioni, a testimonianza di quanto i lavoratori soffrano le problematiche che vivono tutti i giorni sulla loro pelle, come il mancato pagamento degli stipendi; problemi che ricadono anche sulla cittadinanza, con circa 60 corse al giorno che saltano e fanno venire a mancare l'unica possibile mobilità nella la città». 
Il sito del Campidoglio e il servizio informazioni del Campidoglio ancora nella mattinata di ieri non erano in grado di comunicare se i varchi ZTL - abitualmente disattivati in concomitanza di uno sciopero del trasporto pubblico - fossero attivi o meno. Numerose le segnalazioni di utenti che, dopo non aver trovato notizie sul sito, si sono rivolti, senza successo, allo 060606.

Il risultato dell’astensione dal lavoro è sintetizzato da alcuni tweet di Roma Mobilità: «Sciopero: metro A attiva con riduzioni di corse; Metro B-B1 8.30 partite ultime corse dai capolinea, poi chiusura; Metro C alle 8.30 partite ultime corse dai capolinea, poi chiusura. Termini-Centocelle attiva con riduzioni di corse. Ferrovia Roma-Lido ultime partenze da Porta San Paolo ore 9.30 e da Colombo ore 10.15, poi chiusura. Ferrovia Roma-Nord, treni cancellati tratta urbana: 700 (Flaminio 13.40-Montebello 14);  treni cancellati intera tratta: 303 (Catalano 9.40 - Montebello 11.08), 304 (Montebello 12.20 - Catalano 13.46) e 702 (Flaminio 14.20 - Catalano 16.09)». 
Per il servizio di superficie, a Termini le attese hanno superato i 20 minuti e, considerando che si parla generalmente di autobus ai capilinea, è un tempo infinito. E, non a caso, l’account twitter aziendale, @infoatac, invitava gli utenti in attesa alle fermate a utilizzare l’app oppure a chiedere informazioni sui tempi di attesa.
Non bastasse quindi il caos, la ZTL a sorpresa (i varchi sono rimasti attivi), ci si sono messi anche i limiti di velocità sulla via del Mare, dal chilometro 16,700 e fino allo svincolo con Acilia, tratti interessati da sondaggi geologici per verificare lo stato del manto stradale e che comportano anche un senso unico alternato. Limiti e senso unico rimarranno in vigore almeno al 14 marzo.
Da ultimo, a completare il quadro, ci sono i cantieri su via Aurelia per il rifacimento del manto stradale, in direzione centro, dal km 9,7 al km 7,9 che rimarrà chiuso al traffico fino al 15 marzo. Deviati alcuni bus. È ancora chiusa la canna nord della Galleria Giovanni XXIII per lavori. Infine, a causa delle buche, è ancora chiusa via del Foro Italico all’altezza dello svincolo per viale della Moschea.

lunedì 24 febbraio 2020

DOMENICA ECOLOGICA, METRO FERME E CAOS TRASPORTI


Nel giorno della domenica ecologica, va in tilt la metro A. Prima un guasto tecnico agli impianti di stazione a Battistini - un classico da svariati mesi a questa parte - che causa, a cascata, fortissimi rallentamenti su tutta la linea a metà pomeriggio. Poi, evento tragico: il decesso di una persona che, a Manzoni, è finita sui binari all’arrivo del treno. Alla fine, da poco prima delle 18 del pomeriggio, la linea A si ferma. Dopo una mezz’ora ripartono i treni fra le ultime stazioni, da Ottaviano a Battistini, anche se con rallentamenti. Due squadre dei vigili del fuoco con l'ausilio del carro sollevamenti hanno lavorato nella stazione Manzoni, sui binari in direzione della stazione Anagnina, per recuperare una persona, uomo 33 anni di nazionalità dello Sri Lanka finito sotto il convoglio ferroviario. Fino al tardo pomeriggio, non erano state chiarite le cause del decesso. 
Anche il resto della rete non se l’è passata benissimo: di prima mattina, quando il blocco alla circolazione  era appena stato attivato, un incidente fra veicoli privati blocca le linee tram della Prenestina - 5, 14 e 19 - che rimangono ferme per un’oretta. Poi, a metà mattinata, il bollettino registra il forte rallentamento della metro C a causa del malore di un passeggero a Borghesiana. 
Per la domenica ecologica, la terza di questo 2020, le disposizioni del Campidoglio prevedevano il divieto di circolazione ai veicoli all’interno della Fascia Verde. Il divieto di circolare è per tutti i veicoli, diesel e benzina, con alcune deroghe le principali delle quali riguardano i veicoli alimentati a gas, gpl, elettrici; veicoli di servizio; delle forze dell’ordine e dei servizi di emergenza; i pullman turistici e quelli autorizzati a fare il tour del centro storico; i noleggi con conducente; medici, veterinari, trasporto farmaci; giornalisti; sacerdoti, ministri di culto e cerimonie religiose. 
Le eventuali sanzioni non possono essere elevate “da remoto” ma occorre essere fermati dai Vigili che hanno comunicato di aver verificato “circa 2300veicoli elevando “152 violazioni” nel primo tempo del blocco, quello dalle 6.30 alle 12.30, mentre nella seconda tranche, dalle 17.00 alle 20.00 (orario modificato per la concomitanza della partita di campionato Roma-Lecce), le sanzioni sono state 245 per un totale di 397 multe elevate.  
Nella prima domenica ecologica, il 19 gennaio, erano stati 2300 i controlli e 301 le multe; nella seconda, il 9 febbraio, 2200 verifiche ma 447 sanzioni. 

domenica 23 febbraio 2020

CORONAVIRUS; NESSUNA PREVENZIONE SPECIFICA PER LE STAZIONI FERROVIARIE


È una delle grandi incognite nella potenziale diffusione del Coronavurus: il trasporto ferroviario. Numeri enormi, ogni giorno oltre 2 milioni di passeggeri su più di 5800 treni e non sembrano, almeno per ora, esserci protocolli di prevenzione specifici. Su Roma il problema investe quanto meno le due stazioni principali, Termini e Tiburtina. Ferrovie dello Stato al momento non ha adottato misure specifiche. Vengono seguiti i protocolli e le disposizioni impartite da ministero della Salute e dalla Protezione civile. 
Niente controlli preventivi, niente protezioni particolari per il personale viaggiante che pure è forse uno degli elementi di maggiore esposizione al virus. Considerando, infatti, i tempi di incubazione, il personale a bordo dei convogli è proporzionalmente molto più esposto di altri, almeno da un punto di vista statistico, al rischio di contrarre e, sfortunatamente, anche di diffondere il virus per altro con una dispersione drammaticamente impossibile da prevenire. 
Da Ferrovie spiegano che l’attuale protocollo è già stato applicato giusto ieri. Il convoglio era un treno di Italo e non uno di Trenitalia ma il protocollo è lo stesso: in caso vi sia un sospetto a bordo di un treno, il convoglio verrebbe bloccato. In tempo reale verrebbero analizzati i dati del paziente per controllare spostamenti e possibili contatti con altri malati. In caso non vi siano problemi reali, il treno viene autorizzato a proseguire la corsa, magari dopo ore di attesa come avvenuto nei due casi di ieri a Lecce. 
Al contrario, dovessero essere confermati i sospetti di contagio, scatterebbero le procedure mediche d’emergenza
Roma Termini, stando ai dati di Grand Stazioni, registra ogni giorno una media di 480mila passeggeri per 850 treni. Tiburtina sta a 140mila passeggeri giornalieri su 500 treni. Se oltre le due principali della Capitale, si allarga il conto solo alle stazioni principali della rete italiana - Bari Centrale, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Genova Brignole, Genova Porta Principe, Milano Centrale, Napoli Centrale, Palermo Centrale, Torino Porta Nuova, Venezia Mestre, Venezia Santa Lucia e Verona Porta Nuova - i numeri salgono in maniera vertiginosa: ben più di 5800 treni al giorno trasportano oltre due milioni di passeggeri che, quotidianamente, transitano per una delle stazioni principali della Penisola. Oltre tutto, la considerazione più preoccupante è che si tratta di luoghi di transito per definizione, quindi di posti dai quali il virus può spostarsi in modo particolarmente veloce e virtualmente non più rintracciabile: un passeggero che viaggia su uno dei treni ad alta velocità e che poi cambia su un regionale dove non ci sono posti assegnati potrebbe essere in grado di trasmettere il virus molto oltre la rete di controllo del Ministero. A maggior ragione esposto al rischio è proprio il personale viaggiante che ha l’ufficio che si muove, per parafrasare una recente pubblicità di Trenitalia.

TIBURTINA CANTIERE INFINITO (fotogallery)




Cinque operai e due ruspe. Tutto qui. Questi i lavori sulla via Tiburtina, quelli per il cantiere del raddoppio della consolare, approvati nel 2004, primo mandato Veltroni e avviati nel 2008, Alemanno sindaco.
Un cantiere tanto veloce che l’erba ricresce sugli scarti e i rifiuti accumulati ai lati della strada. Un’opera così tanto lavorata che la rete arancione, quella un po’ stile pollaio, in moltissimi punti ha cambiato colore perdendo quella simpatica tonalità evidenziatore per spegnersi in un mesto marroncino. E, in altri, la rete è oramai bianca traslucida. 
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, e l’assessore ai Lavori pubblici, Linda Meleo, hanno sottolineato, in un po’ di tweet, come, da un paio di tombini puliti, siano emerse una scheda telefonica del 1997 e una lattina di Coca-Cola che era in vendita nell’anno 2000. Ma che le reti di protezione di un cantiere scoloriscano da arancione a marrone e poi a bianco o che l’erba ricresca sopra l’immondizia da cantiere, non un cenno.
Insieme alla Metro C è uno dei grandi cantieri da più a lungo aperti a Roma: ce ne sono altre, ovviamente, di opere che non vedono mai la luce, ma in genere si tratta di opere più piccole come i parcheggi interrati. 
Il raddoppio della Tiburtina doveva servire a completare lo sviluppo della “Tiburtina Valley” pomposissimo nome col quale era stato ribattezzato l’asse industriale della Tiburtina. Dalla nuova stazione dell’Alta Velocità fino a Settecamini, la Tiburtina doveva consolidarsi come una delle grandi aree di sviluppo della città. Più che mai necessario, quindi, il raddoppio della Consolare ma dalla iniziale stima di 36 mesi di lavori, siamo a un cantiere aperto da quasi 12 anni, già quattro volte la stima iniziale.
E certo, con cinque operai e due ruspe non sembra certo che i cantieri potranno terminare in tempi brevissimi.
Prima un tempo infinito per realizzare il nuovo collettore fognario con l’obiettivo di evitare i canonici allagamenti della Tiburtina all’altezza di Pietralata; poi una serie di rinvenimenti archeologici, alcuni dei quali di grande rilievo come tratti dell’antica Tiburtina di epoca romana. Ancora: problemi con le società subappaltatrici del contratto con una lunga serie di ritardi nel pagamento degli stipendi. Insomma, il cantiere per il raddoppio della Tiburtina non si è fatto mancare nulla. 
Dall’arrivo della Raggi in Campidoglio il cantiere, dopo essersi fermato sotto Alemanno causa archeologia ed essere rimasto silenziosamente fermo sotto Ignazio Marino, è ripartito, ora affiancato da quello per l’abbattimento dei 500 metri della Tangenziale Est e domani da quello del tram dal Verano alla Stazione Tiburtina. Con estrema lentezza, a marzo 2019 almeno il tratto iniziale di un po’ più di un chilometro e mezzo, dalla Stazione a via Fiorentini è stato completato. Certo, la doppia fila regna sovrana a tutte le ore ma almeno il traffico non è dovuto ai cantieri. Dall’incrocio con via Fiorentini fino a Ponte Mammolo cantieri non ce ne sono e il caos è garantito dalla conformazione stessa della Consolare, una corsia, poi due, poi una, semafori. Dopo Ponte Mammolo il traffico è la costante: i cinque operai e le due ruspe stanno operando proprio davanti la stazione metro Rebibbia ma, a parte questa laboriosa oasi, da Ponte Mammolo a Raccordo c’è solo il deserto. Il rudere della vecchia fabbrica di Penicillina sorveglia dall’alto i zigzag dei jersey di cemento che delimitano le corsie; disegnano i salti da una parte all’altra; proteggono, si fa per dire, i parcheggi ricavati alla buona, delimitati dalle reti un tempo arancioni e punteggiati da rifiuti coperti d’erba.












venerdì 21 febbraio 2020

IL GIALLO DELLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE


È giallo sempre più fitto sulla Casa Internazionale delle Donne e i soldi della Regione Lazio. 
La struttura di assistenza alle donne vittime di violenza - presidente Maura Cossutta - dal 1985 ha sede in un’ala del Convento del Buon Pastore a via della Lungara. Dopo la sanatoria di Veltroni nel 2001, però, nonostante lo sconto sul canone di affitto, ridotto del 90% sul prezzo di mercato, la Casa ha accumulato un debito di quasi 900mila euro che il Campidoglio versione 5Stelle ora vuole indietro. Da quasi 3 anni va avanti un doppio contenzioso: amministrativo fra Casa e Campidoglio per il recupero delle somme e il conseguente sfratto; e politico fra la sinistra che difende il valore sociale della struttura e i 5Stelle e, più recentemente, il centrodestra.
Centrodestra entrato nella contesa grazie al tentativo, poi respinto, del centrosinistra di inserire alla Camera, nel Milleproroghe, un finanziamento di 900mila euro a favore della Casa. La quale, però, sta nel territorio del Collegio Camera 1 che fra 10 giorni va al voto per le elezioni suppletive e il candidato del centrosinistra è il ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri. 

IL GIALLO DEL RAPPORTO
Pochi giorni fa il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, si presenta alla Casa delle Donne per esporre il provvedimento contenuto in una delibera regionale (la 47 del 2020) con cui viene predisposto un metodo di calcolo, elaborato da Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), per misurare il valore economico delle attività sociali svolte dalle associazioni no profit. La Regione è ora in attesa della relazione finale sullo studio, come spiegato dalla stessa Amministrazione regionale e dalla senatrice Pd, Monica Cirinnà. 
Il Tempo, però, è in possesso della lettera dell’ASviS, indirizzata alla Regione il 13 dicembre 2018, con cui la società prendeva l’impegno di consegnare “un rapporto di ricerca con i risultati conseguiti” entro “il 31 dicembre 2018”. 
Un gran tour de force, visto che in quei 18 giorni di tempo ben 8 giorni erano festivi (i weekend del 15, 16, 22, 23, 29 e 30 dicembre più Natale e Santo Stefano). La lettera conteneva una serie dati fra i quali l’accettazione di 39.750 euro per lo svolgimento della ricerca (giusto 250 euro al di sotto dei limiti che imporrebbero una gara d’appalto), le coordinate bancarie, il team di ricercatori composto dalla professoressa Viviana Egidi, che proprio il 1 novembre 2018 è andata in pensione dalla Facoltà di Statistica de La Sapienza; e da Cristina Freguja, direttore della Direzione Statistiche sociali e Welfare dell’Istat.
C’è un ultimo, piccolo dettaglio da evidenziare: l’intestazione della lettera dell’ASviS. “Progetto per la valorizzazione economica dell’impatto delle prestazioni rese gratuitamente dalla Casa Internazionale delle Donne, anche in connessione con gli indicatori statistici elaborati dall’Istat nell’Ambito del rapporto sul benessere equo e sostenibile (BES)”: delle altre organizzazioni no profit non c’è traccia alcuna. Neanche nelle righe seguenti, alla voce “metodologia di ricerca”, si leggono riferimenti ad altre organizzazioni no profit ma solo alla Casa Internazionale delle Donne. Il tutto, coerentemente, con la determina regionale del 20 dicembre 2018 con cui la Regione affida “lo studio e la definizione di una metodologia, per la misurazione dell'impatto sociale delle prestazioni rese gratuitamente dalla Casa Internazionale delle Donne” all’ASviS.

GLI INTERROGATIVI
Arrivati a questo punto del giallo, ci sono dei buchi. Perché, stando alla stessa delibera regionale, l’ASviS ha consegnato - il 9 gennaio 2020 con oltre un anno di ritardo - la sola “proposta metodologica”? Dov’è il “rapporto di ricerca con i risultati conseguiti” che doveva essere consegnato il 31 dicembre 2018? Come mai, in assenza del rapporto, Zingaretti annuncia trionfalmente lo stanziamento di 700mila euro cifra fino ad ora frutto solo di una perizia di parte commissionata dalla stessa Casa delle Donne nel 2017 e inserita nel ricorso al Tar contro il Campidoglio?

IL CORTOCIRCUITO MEDIATICO
Questo enorme ginepraio, ha finito per mandare in totale confusione la comunicazione del Pd. Prima, due giorni fa, il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, twitta (18 febbraio): “La Regione Lazio interviene con 700mila euro l’anno” per salvare la Casa delle Donne. Poi il tweet viene cancellato e sostituito da uno senza cifra. Il giorno dopo, a caos ormai esploso, arriva pure il colpevole: “errore della nostra comunicazione”, scrive la Giunta regionale. Se non che, ieri, all’ora di pranzo - 48 ore dopo il tweet rimosso di Zingaretti - è il Pd Lazio a rilanciare: “La Casa delle Donne è salva. 700mila euro l’anno della Regione Lazio hanno scongiurato la chiusura di uno degli spazi più importanti e significativi di Roma e d’Italia”. Interpellato, il presidente del Pd Lazio, Bruno Astorre, fa il bis: “mi scuso a nome della comunicazione”. 
La versione originale del tweet del presidente Zingaretti


La versione rimaneggiata 
Il tweet del Pd Lazio



giovedì 20 febbraio 2020

NUOVA MACCHINETTA MANGIAPLASTICA


Oltre 2 milioni e 800mila bottigliette di plastica riciclate in sette mesi nelle tre stazioni metro di Cipro e San Giovanni, sulla linea A, e Piramide, sulla linea B. È questo dato che ha convinto Atac, Coripet e il Campidoglio ad ampliare l’iniziativa ‘+Ricicli +Viaggi’ - le macchinette mangiaplastica che in cambio delle bottiglie danno biglietti per il trasporto pubblico - installando nuove macchinette anche nelle stazioni Malatesta (metro C) e Anagnina (metro A).
Entro fine febbraio, altre macchinette saranno installate anche a Laurentina e San Paolo (metro B) e a marzo anche a Termini. 
L’annuncio, ieri mattina a Malatesta, da parte del sindaco, Virginia Raggi, del presidente di Atac, Paolo Simioni e del presidente di Coripet (consorzio di riciclo), Corrado Dentis.
Le nuove macchinette - Gaia il nome di quella di Malatesta - saranno più capienti (1800 bottiglie invece delle attuali 400) e limite giornaliero a 30 pezzi per singolo utente.

MONTELLA ESPULSA; ANCOA CAOS NEL M5S


Alla fine, dopo mesi di tensioni, i 5Stelle capitolini espellono dal gruppo consiliare Monica Montella, una delle consigliere iper critiche verso l’Amministrazione Raggi e la gestione del Gruppo in Aula Giulio Cesare.
Da mesi la Montella era di fatto in rotta di collisione con gli altri 5Stelle: voti in difformità, critiche espresse in Commissione come quella feroce in merito alle procedure di accesso agli atti da parte dei Consiglieri comunali. E l’addio al gruppo era nell’aria. Ma non  l’espulsione dal gruppo consiliare, provvedimento inedito dalle parti dell’aula Giulio Cesare.
Ho ricevuto questa notifica - ha scritto Montella sul proprio profilo Facebook - Faccio notare che: il regolamento dell’Assemblea capitolina (art.21) non prevede l’espulsione di un consigliere da un gruppo. Secondo lo Statuto del M5S (art. 11) l’espulsione dal Movimento 5 Stelle può essere fatta solo dai probiviri”, spiega la Consigliera che aggiunge: “Non avendo ricevuto alcuna comunicazione dai probiviri mi trovo nella strana situazione di far parte del Movimento 5 Stelle, ma non del gruppo consiliare capitolino del Movimento 5 Stelle. Mio malgrado mi vedrò costretta ad adire le vie legali per tutelare la mia persona e il percorso politico finora svolto nel pieno rispetto dei principi del Movimento 5 Stelle che mi onoro di rappresentare”, conclude Montella, taggando nel post Davide Casaleggio, Roberta Lombardi, Vito Crimi e Beppe Grillo
Sulla vicenda Montella ci si fionda a corpo morto Cristina Grancio, apripista delle espulsioni pentastellate in Aula Giulio Cesare: “Monica Montella fuori e fascia tricolore a Marcello De Vito”, per altro solo a processo e, quindi, innocente fino a prova contraria. “Voglio esprimere pieno sostegno alla consigliera per il provvedimento di esclusione, di cui è stata oggetto, figlio della volontà del M5S di mettere a tacere ogni voce libera e in grado di ridestare lo spirito critico all’interno del proprio schieramento, proprio il giorno in cui si è fatta luce sul parere, dell’avvocatura capitolina, che avrebbe permesso di annullare la Delibera di pubblica utilità sullo stadio a Tor di Valle”. Che poi era “un” parere su due e non avrebbe permesso nulla di così facilone come vorrebbe la Grancio che dell’”anti Stadio di Tor di Valle” pare ormai aver fatto la propria bandiera: “Lo stesso trattamento che mi è stato riservato due anni fa proprio per punire la mia posizione sul progetto dello stadio a Tor di Valle e la mia coerenza sul programma elettorale per cui eravamo stati votati dalla comunità. È l’ennesima dimostrazione dell’arroganza di un gruppo consiliare che si dichiara democratico ma che invece brama i pieni poteri".

CASA DONNE/ LAURA CORROTTI: "MI ATTACCANO, MA IO VOGLIO SOLO CHIAREZZA"


Nessuno è ostile alle politiche attive contro la violenza contro le donne né si mette in discussione l’attività della Casa Internazionale delle Donne ma chiediamo chiarimenti sulla decisione di Zingaretti che annuncia i 700mila euro per la Casa”.
Laura Corrotti, consigliera regionale della Lega fra i promotori della approfondita analisi sulla vicenda della Casa Internazionale delle Donne, risponde così alla senatrice del Pd, Monica Cirinnà, che aveva parlato di “pregiudiziale ostilità” della Lega “alla tutela e alla promozione dei luoghi in cui le donne producono pensiero, cultura e pratiche di libertà ed eguaglianza”.

Consigliera, la Presidenza della Regione, però, ha diffuso una nota in cui, a proposito del tweet di Zingaretti in cui si annunciavano i 700mila euro per la Casa delle Donne, si parla di “errore della comunicazione”.
Sì e anche Zingaretti ha cancellato il tweet per poi rimetterlo ma senza la cifra di 700mila euro”.

Esatto.
Questo fa capire che la battaglia ha contribuito a smascherare un errore e ora cercano di mettere a tacere la questione. Gli atti restano: nella delibera 2017 con cui si stanziano 90mila euro per la Casa vi è un passaggio in cui si afferma che il valore economico reso dalla Casa è di 700mila euro che, però, saranno certificate nel 2018 dall’ASviS di Giovannini. E questo annuncio di Zingaretti via twitter arriva a pochi giorni dalle elezioni suppletive del Collegio dove ha sede proprio la Casa delle Donne”.

D’accordo, ma non crede che la Casa non sia in grado di produrre un consenso così rilevante da influenzare il risultato?
Che questi soldi possano spostare o meno dei voti, questa è comunque una campagna elettorale che si svolge sul territorio del Municipio I”.

Però, al netto dell’errore di comunicazione, erogare 700mila euro richiede un bando di gara.
Beh, il centrosinistra ha già provato a finanziare la Casa in modo diretto con l’emendamento al Milleproroghe poi dichiarato inammissibile. Non ci sono riusciti e si sono buttati sulla Regione Lazio”.

Lei si sta battendo sulla vicenda delle case popolari agli occupanti abusivi.
Il Pd aveva tentato di inserire nella legge di bilancio 2020 una riserva del 10% delle case popolari ai “privi di requisiti” ovvero agli occupanti abusivi. Nel collegato alla finanziaria in discussione ora, controfirmata dal consigliere 5Stelle Marco Cacciatore, stanno cercando di inserire di nuovo questa riserva per gli abusivi. Io ho presentato una apposita proposta di legge e non si può affrontare un tema così con un emendamento al collegato alla finanziaria”. 

mercoledì 19 febbraio 2020

LE ATTIVITÀ DELLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE


La Casa Internazionale delle Donne aiuta tutte le donne in difficoltà: picchiate, soggette a violenze di vario genere a partire da quelle sessuali, ragazze madri. Un’assistenza che si sviluppa su vari livelli e in diversi settori, anche quelli, apparentemente, più ludici e ricreativi.
Così, mettendo a sommario confronto le attività che la Giunta Zingaretti inserisce fra quelle valutabili per calcolare un valore economico del lavoro svolto - che è comunque in primaria battuta di tipo sociale - trovano però spazio anche quelle un po’ più strane.
Ad esempio, la delibera Zingaretti inserisce nell’elenco delle iniziative soggette a valutazione i corsi di teatro, i laboratori di musica, di lingua. E, ancora l’organizzazione di corsi per la pratica sportiva. Ecco, dunque, che esaminando le attività svolte dalla Casa Internazionale viene fuori che, più o meno tutte, potrebbero rientrare fra quelle valutabili. Ci sono, infatti, il coro della Casa con un repertorio basato su “musica e canti popolari, canti delle mondine a quelli degli emigranti, canzoni di lotta e serenate”. I corsi di danza flamenca e il laboratorio di danza potrebbero rientrarci rimanendo un po’ a metà fra le espressioni artistiche e quelle ginniche. Nell’elenco di queste ultime, poi, ci sono i corsi di ginnastica generale, quelli di kung-fu che possono magari aiutare nell’autodifesa. Poi, ancora, la ginnastica posturale, lo yoga in varie declinazioni, i corsi di shiatsu, le lezioni di feldenkrais cioè sequenze di movimento lento e fluido. Forse, fuori dall’elenco dei valutabili potrebbero essere inserite le lezioni di massaggio giapponese del viso e di massaggio decontratturante. 
Da ultimo, fra i corsi valutabili ci sono anche quelli di restauro antico e di fotografia. E, infine, certamente valutabili sono le attività e i laboratori per le mamme e i bambini, la musica per i bambini e le conversazioni in inglese tenute da studenti della John Cabot University. 
A parte i corsi, la delibera della Regione che stabilisce i criteri per valutare economicamente e non solo socialmente il lavoro delle organizzazioni no profit, inserisce anche tutte le attività di sostegno e assistenza. La Casa organizza in primo luogo servizi di accoglienza e sportello sociale, come assistenza legale, psicologica, medica e per il lavoro: sono previsti consulenze per gli impieghi; di ascolto per donne e coppie con problemi di fertilità, di ambulatorio di primo livello di tipo ostetrico e ginecologico, corsi preparto, sostegno durante le separazioni e per tutta quella parte del diritto civile e penale legata al diritto di famiglia. Ovviamente, ci sono la consulenza psicologica e legale a donne vittime di violenza, di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo e per l’approfondimento delle tematiche legate all’identità e l’orientamento sessuale.  

DA ZINGARETTI L'AIUTO ALLE AMICHE DEL PD


Solo pochi giorni fa è miseramente fallito un blitz alla Camera per inserire un succoso finanziamento alla Casa Internazionale delle Donne all’interno del Milleproroghe. Ma la bufera politica intorno alla Casa non accenna a placarsi.
Parliamo di un’associazione, la Casa Internazionale delle Donne, che da 45 anni offre aiuto, assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza e in difficoltà. La Casa nasce nel 1973 quando alcune femministe occupano Palazzo Nardini a via del Governo Vecchio. Poi, dopo un lungo contenzioso con il Comune, nel 1985 il sindaco, Nicola Signorello, assegna loro un’ala del Convento del Buon Pastore alla Lungara. Nel 2001, Veltroni sindaco “sigla” la pace con la Casa con la consegna ufficiale dell’edificio. Passa Alemanno, passa Marino, arriva la Raggi. E i 5Stelle, con una visione esclusivamente ragionieristica della cosa pubblica, chiedono alla Casa (novembre 2017) gli arretrati per 880mila euro e inizia un nuovo contenzioso tutto politico e tutto giocato sulla pelle delle donne. 
Da una parte i 5Stelle, dall’altra il Pd. A maggio 2018, ad esempio, Zingaretti annuncia l’intenzione della Regione di dichiarare la Casa “sito di interesse pubblico”. L’impasse non si sblocca e si avvicina sempre più la data dello sfratto. Poche settimane fa, quindi, il centrosinistra propone un emendamento al Milleproroghe per stanziare 900mila euro alla Casa che, però, cade nel territorio del Collegio elettorale Camera 1, quello dove il candidato della sinistra è il ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri. La Raggi esulta come fosse una sua decisione. Ma il giorno dopo le Presidenze delle Commissioni Bilancio e Affari Istituzionali dichiarano l’emendamento inammissibile ed è la volta di Giorgia Meloni di esultare. 
Ora, dopo il lungo riassunto delle puntate precedenti, scoppia di nuovo la tempesta. Tutto nasce da una delibera della Regione che assegna con affidamento diretto (costo 39mila euro e spicci, appena sotto la soglia di 40mila euro che rende obbligatorio il ricorso alla gara d’appalto) alla società Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile (Asvis) dell’ex ministro del lavoro, Enrico Giovannini, la stesura di una sorta di tabella da cui ricavare il valore economico dei servizi resi sul territorio dalle organizzazioni no profit, inclusa, ovviamente la Casa delle Donne. Attacca il centrodestra. Per la consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti, “lo studio ancora oggi assente assegna alla Casa internazionale delle Donne, grazie a questo studio sperimentale, un valore pari a 700mila euro all’anno”. Però, aggiunge la Corrotti, nel 2017 la Regione emana una delibera che stanzia 90mila euro per la Casa e, all’interno della stessa delibera si legge “che il valore economico delle attività erogate a titolo gratuito sono pari ad un valore di 700mila euro l’anno, come certifica uno studio commissionato però l’anno successivo con una determina del 20 dicembre 2018".
Altro giro, altro attacco. Stavolta da Fratelli d’Italia con il consigliere Giancarlo Righini: “Il presidente della Regione Lazio si ricorda della sua carica solo per sfruttare il potere del suo mandato a vantaggio del Pd. Dopo le tante nomine strategiche nei più diversi settori, arriva l’ingente finanziamento alla “Casa delle Donne” fondamentale presidio militante della sinistra nel centro storico di Roma, attualmente interessato dalle elezioni suppletive del I Collegio della capitale”. Righini annuncia anche un’interrogazione urgente e "esposto per verificare la legittimità di questo stanziamento con fondi pubblici che dovrebbero essere invece assegnati alle ASL che istituzionalmente se ne occupano”.
Nell’interrogazione, Righini scrive: “il 18 febbraio il presidente Zingaretti ha annunciato pubblicamente un contributo della Regione a favore della Casa Internazionale delle Donne pari a “700mila euro l’anno””. Segue altra denuncia: “nel corso del 2019 e in questi primi mesi del 2020, la Regione con più atti” ha impegnato “la somma di 750mila euro a favore di Lazio Innova” per la “prevenzione e contrasto alle discriminazioni di genere”.
Righini sottolinea la velocità fra la delibera regionale del 13 febbraio e l’annuncio di 5 giorni dopo dello stanziamento dei fondi ma come “dall’analisi dei dati a disposizione della trasparenza amministrativa non sono stati rinvenuti atti mediante i quali sia possibile verificare le procedure adottate per stabilire l’entità del contributo annunciato” e, quindi, chiede a Zingaretti “con quale atto stata finanziata per 700mila euro annui la Casa Internazionale delle Donne”.
Casa che, per altro, stando ai tabulati dei finanziamenti erogati dalla Regione, ha ricevuto dalla Pisana 90mila euro nel dicembre 2017 come “contributo straordinario” e poco più di 110mila ad aprile 2018 come bandi dei Fondi Sociali europei.
Un chiarimento arriva da Maura Cossutta, ex parlamentare e oggi presidente della Casa Internazionale: quando il Campidoglio ha avviato le procedure di recupero dei crediti e di sfratto, "nel nostro ricorso al Tar abbiamo allegato una perizia fatta dal prof. Croce di Pisa che, analizzando ore di lavoro, costi del lavoro e via dicendo, ha valutato in 700mila euro il valore del nostro lavoro. Ieri, il presidente Zingaretti è venuto da noi e ci ha detto che la Regione ha avviato uno studio (quello di Giovannini, ndr) per fare questa valutazione in via autonoma. Se il Comune vuole una propria perizia, non ha che da venire a vedere quel che facciamo”. 
Se il Campidoglio annuncia che le donne di Lucha y Siestahanno accettato il piano personalizzato di accoglienza offerto da Roma Capitale”, l’assessore al Patrimonio della Raggi, Valentina Vivarelli, è molto dura: “È encomiabile che Zingaretti doni 700mila alla Casa. A questo punto ci auguriamo possa fare la stessa cosa con altre associazioni private che hanno un debito con i cittadini di Roma. La Casa paga un canone di locazione pari al 10 per cento del suo valore effettivo (quindi di pagare circa 80 mila euro l’anno rispetto al valore complessivo di circa 800 mila euro annui) ma ha accumulato un debito di circa 900mila euro”.