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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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venerdì 27 luglio 2018

SGOMBERATO IL RIVER. MA NELLA NOTTE I ROM RITORNANO




Camping River doveva esser chiuso. E così è stato. Anche se con una coda violenta con il tentativo, in serata, di alcuni nomadi di rientrare nella struttura, sfondando il cancello e aggredendo i Vigili di guardia.
Andiamo per ordine. Quella di ieri è stata una mattinata intensa per i Vigili Urbani di Roma. Alle 6 iniziano ad arrivare gli agenti: almeno 250 uomini con una centinaio di macchine e tre o quattro furgoni. 
Il Camping River è situato alla fine di una stradina, via della Tenuta Piccirilli, larga giusto per due macchine e lunga un chilometro dalla via Tiberina. Dentro ci vivevano circa 300 persone scese, poi, dopo un primo sgombero, a 150 unità.
Le condizioni igienico sanitarie sono insostenibili e gli occupanti devono sgomberare. Su istanza dell’Associazione 21 Luglio, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo aveva inviato una richiesta di sospensione dello sgombero fino a oggi, venerdì 27, e chiarimenti sulla sistemazione degli occupanti. 
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, era stato chiaro: A me interessa che la legalità, a prescindere dalle lettere delle Corti, venga ripristinata. Mi pare che il Comune abbia risposto in meno di 24 ore alle richieste della Corte. Non sarà Strasburgo a bloccare il ripristino della legalità e il Sindaco mi ha assicurato che le soluzioni alternative previste per norma sono garantite sempre a tutti. Poi se qualcuno non le accetta è altro paio di maniche…”.
Burocrazia europea che, alla fine, benedice lo sgombero. Arriva a fine pomeriggio l’ok della Corte Europea dei Diritti Umani: “La Corte europea dei diritti umani ha deciso che l'Italia può sgomberare i tre abitanti del Camping River che si erano rivolti a Strasburgo chiedendo di fermare la loro evacuazione dal campo, viste le loro condizioni di salute. La decisione, afferma la Corte, è frutto delle informazioni ricevute dal governo e dal legale dei tre circa l'offerta di alloggio presso le strutture della Croce Rossa. Offerta che è stata accettata dai tre”.


Torniamo allo sgombero: poco prima delle 7, il comandante generale del Corpo, Antonio Di Maggio, con alcuni dei suoi ufficiali e i funzionari della Sala Operativa sociale del Campidoglio entra nel Camping per avviare l’ultima trattativa: offrire assistenza alloggiativa e ottenere in cambio uno sgombero volontario. 

Chi scrive è rimasto, unico cronista presente, a venti metri dall’ingresso del Camping sin da prima che arrivassero le prime pattuglie di Vigili, potendo quindi seguire l’andamento generale delle operazioni da una postazione privilegiata.

Dopo la mediazione iniziale, gli agenti entrano in forze nel Camping e inizia lo sgombero che procede per almeno un paio d’ore senza particolari tensioni. Prima 5, poi una decina, alla fine saranno fra 20 e 30 le persone che hanno deciso di accettare l’offerta alloggiativa del Comune: andranno ad essere assistiti dalla Croce Rossa in via Ramazzini, al Portuense. 
Verso le 11 e trenta la Questura e i Vigili decidono che la stampa può avvicinarsi. Fino a quel momento, i cronisti erano stati tenuti lontani per evitare che la loro presenza potesse far crescere il livello della tensione. Appena arrivano le telecamere, infatti, partono i cori “razzisti, razzisti”, “vergogna, vergogna”. E partono le accuse: “trattati come animali”, “non sappiamo dove andare”, “siamo italiani”, “hanno messo le mani addosso e usato lo spray al peperoncino”. 











A queste accuse replica il comandante dei Vigili, Di Maggio: “Tutto si è svolto nella massima regolarità. Nessun uso di spray, manganelli, pistole”. Qualcuno fra Vigili, Carabinieri, Polizia, volontari della protezione animali, veterinari della Asl, funzionari comunali, diplomatici presenti se ne sarebbe accorto.


La coda arriva in serata: verso le 20 una cinquantina di nomadi che non aveva accettato l’assistenza alloggiativa  tenta di rientrare. Il cancello esterno viene sfondato e i venti Vigili di presidio vengono attaccati. Un Vigile viene colpito al volto da un mattone lanciato da una nomade e, ferito a un occhio, è stato ricoverato al Sant’Andrea. Il Sindaco è stato immediatamente informato dell’accaduto dal comandante generale del Corpo, Antonio Di Maggio, che dice: “Questi sono soggetti particolarmente violenti nei confronti degli agenti e devono essere immediatamente allontanate. Esprimo vicinanza e solidarietà al collega aggredito”. 




giovedì 26 luglio 2018

CAMPING RIVER - LA CRONACA DELLO SGOMBERO

Via allo sgombero del Camping River a Roma. 
Poco dopo le 7 del mattino è arrivato lo schiaffo di Matteo Salvini all'Europa che aveva chiesto di sospendere fino a venerdì la decisione del Campidoglio di sgomberare l'insediamento dei nomadi sulla Tiberina. Pochi minuti prima delle sette i vigili urbani, guidati direttamente dal comandante, Antonio Di Maggio, si sono presentati in gran numero al River per mettere i sigilli alla struttura una volta per tutte e liberarla dagli occupanti abusivi e illegali. 
Carabinieri e Polizia al momento in cui scriviamo sono nelle retrovie, in attesa di intervenire qualora salisse la tensione.

Centinaia di uomini impegnati in un'operazione che farà discutere anche perché, mentre lo sgombero sta avendo luogo, alcuni rom hanno contattato le associazioni e gli avvocati che hanno ottenuto la richiesta di stop direttamente dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. 

Proprio ieri al vertice per la sicurezza con il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, aveva detto: "Non sarà la Corte europea di Strasburgo a bloccare la soluzione di un problema di ordine pubblico".


Ecco la cronaca di chi ha seguito, unico cronista presente a venti metri di distanza dall'ingresso del Camping, tutte le operazioni sin dall'inizio. 

ORE 4.50
Arrivo al Camping. Sono presenti due vetture della Polizia locale di Roma Capitale: sono i Vigili Urbani che hanno svolto il turno di notte di controllo al campo.

ORE 5.40
Esce un furgone. I Vigili lo fermano, lo aprono, controllano i documenti degli occupanti poi lo lasciano andare. 

ORE 6.00
Arrivano le prime auto dei Vigili. Sono tutte auto civetta. Inizia il concentramento delle forze.Prima gli uomini del Pronto Intervento Centro Storico, poi quelli del Gruppo Traffico, quindi il Gruppo Sicurezza Sociale Urbana e poi via via tutti gli altri.
Fino alle 7 è continuato il raggruppamento degli agenti, non meno di 250 unità con un centinaio di macchine, un paio di furgoni.

ORE 6.30
Arriva il comandante generale del Corpo, Antonio Di Maggio. Arrivano anche i mezzi e gli uomini dell'Ama. Per ora ci sono tre furgoni leggeri. Nelle retrovie è dislocato un camion pesante, una ruspa meccanica e un altro furgone adibito alla messa in sicurezza e al trasporto di eventuali bombole di gas.
Arriva anche il Dipartimento Servizi Sociali.

ORE 6.45
Il comandante Di Maggio e un primo distaccamento entra nel campo, insieme al personale della Sala Operativa sociale del Campidoglio. Iniziano le trattative per convincere gli occupanti a lasciare la struttura. 
I Vigili che, nel frattempo sono arrivati in forze (non meno di 250-300 agenti), iniziano un briefing nell'area parcheggio.

ORE 7.00
La mediazione non sembra aver raggiunto risultati. I vigili entrano in forze nel campo.

ORE 09.00
Una ventina di persone - secondo quanto trapela - avrebbero accettato l’assistenza offerta dal Campidoglio e ora starebbero preparando le valige. Non si registrano episodi di particolare tensione.
Altre persone ora stanno discutendo con i funzionari comunali ed è possibile che il numero degli assistiti sia destinato ad aumentare.
Ricordiamo che all’interno del campo vivono circa 150 persone e che i moduli alloggiativi (le cosiddette “casette”) erano già state rimosse nelle scorse settimane quando era stata presa la decisione di sgomberare il campo per i gravissimi problemi igienico-sanitari e a seguito di una sentenza del Tribunale di Roma.

ORE 09.45
Piccoli momenti di tensione ma, tutto sommato, lo sgombero sembra procedere con relativa calma. Si vedono alcune famiglie che stanno terminando di preparare i bagagli in attesa del trasferimento. Tanti i bambini.
Sono arrivati i volontari dell’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) ma si attende l’arrivo dei veterinari per prendere in custodia “numerosi animali” domestici. Il problema è che, da quanto risulta, il canile comunale della Muratella è pieno.

ORE 11.30
Finalmente i giornalisti vengono fatti avvicinare e lo sgombero, che fino ad ora era risultato tranquillo, improvvisamente si anima a favore di telecamere.
Uomini, donne e, soprattutto, bambini si avvicinano a chiunque abbia una telecamera, un microfono, una macchina fotografica per protestare: “siamo  nati in italia - dicono - i nostri figli sono italiani, sono vaccinati. Ora dove andiamo?”.
Alla fine, dei 150 abitanti stimati come residenti nel campo,  e mancavano all’appello almeno una ventina. E sono fra 20 e 30 le persone che hanno accettato L’offerta di ospitalità avanzata dal Campidoglio. 
Rimane aperta la questione del dove saranno collocate o andranno le altre 70/80 persone che non hanno accettato l’assistenza della Sala Ooerativa Scoale del Comune e che sono state sfrattate dalle strutture del campo.


ORE 12.00 
Alcuni Rom accusano: “Trattati come animali”, “Ci hanno buttati fuori, non ce lo aspettavamo perché c'era la sospensione. Ora non sappiamo dove andare, resteremo qui”. “Questa mattina sono venuti per buttarci fuori, ci hanno detto 'buoni uscite fuori'. C’è stata violenza, hanno messo le mani addosso alle donne con spinte e usato lo spray al peperoncino su una signora, mi pare. Qualcuno è uscito volontariamente, qualcuno è svenuto, le donne strillavano”.
La replica è affidata al comandante dei Vigili, Antonio Di Maggio: “Tutto si è svolto nella massima regolarità, le persone sono state invitate ad uscire e non abbiamo usato nessuna forma di coazione fisica, vuol dire che non abbiamo usato manette, né allontanato le persone con la forza, non abbiamo usato spray al peperoncino né armi da fuoco, né manganelli, che peraltro non abbiamo. Abbiamo usato la forza del convincimento ad uscire, cosa che le persone hanno fatto”. 
  

ORE 18.40
+++ Corte Strasburgo, ok sgombero 3 nomadi, c'è offerta casa +++
L’Ansa batte: “La Corte europea dei diritti umani ha deciso che l'Italia può sgomberare i tre abitanti del Camping River che si erano rivolti a Strasburgo chiedendo di fermare la loro evacuazione dal campo, viste le loro condizioni di salute. L'ha dichiarato all'ANSA la stessa Corte. La decisione, affermano, è frutto delle informazioni ricevute dal governo e dal legale dei tre circa l'offerta di alloggio presso le strutture della Croce Rossa. Offerta che è stata accettata dai tre”.

ORE 20.00
+++ CAMPING RIVER: VIGILI AGGREDITI, CANCELLO ESTERNO DIVELTO +++
Alcuni nomadi espulsi dal campo stamani hanno tentato di rientrare. Un agente ferito ricoverato in Ospedale. Di Maggio: “Persone particolarmente violente che vanno allontanate”

Coda pesante per lo sgombero del Camping River. Poco dopo le 20 un gruppo di una cinquantina di nomadi che non aveva accettato l’assistenza alloggiativa offerta stamani dal Campidoglio, ha tentato di rientrare all’interno della struttura chiusa con Ordinanza del Sindaco per ragioni igienico sanitarie.

Il cancello esterno è stato divelto e il contingente di una ventina di agenti della Polizia locale di Roma Capitale che erano di guardia è stato aggredito. Un Vigile è stato colpito al volto da un mattone lanciato da una nomade e, ferito a un occhio, ed è stato ricoverato al Sant’Andrea dove dovrà essere suturato. Il sindaco, Virginia Raggi, è stato immediatamente informato dell’accaduto dal comandante generale del Corpo, Antonio Di Maggio, che dice: “Questi sono soggetti particolarmente violenti nei confronti degli agenti e devono essere immediatamente allontanate. Esprimo vicinanza e solidarietà al collega aggredito”. 

CASA DELLE DONNE, LA CHIUSURA SI AVVICINA


Per la Casa Internazionale delle Donne si avvicina velocemente la tempesta. L’Associazione che tutela le donne in difficoltà ha reso noto che il Campidoglio ha respinto tutte le proposte che, nelle scorse settimane, erano state avanzate per risolvere il problema pagamenti. 
La vicenda è tutto sommato semplice: il Campidoglio, a novembre scorso, invia alla Casa una richiesta di arretrati per 880 mila euro. La Casa i soldi non li ha, ovviamente, ma chiede di decurtare dalla cifra iniziale i fondi spesi per la sede del Convento del Buon Pastore. Intanto, a maggio scorso, mentre sono in corso le trattative, la consigliera grillina, Gemma Guerrini (la stessa del capolavoro del Cinema America) presenta, prima firmataria, una mozione con cui si chiede che Sindaco e Giunta si impegnino per mandare a bando le attività della Casa “riallineata alle moderne esigenze dell’Amministrazione capitolina”. 
In mezzo a questo scontro, ci si fionda anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che annuncia la volontà di dichiarare la Casa “sito di notevole interesse pubblico”, un atto esclusivamente politico che non sposta di un centimetro il problema: la mistica grillina del mettere tutto a bando di gara mette a rischio la Casa delle Donne la cui storia sfiora il mezzo secolo. A inizio ottobre 1973 un gruppo di donne appartenenti ai vari movimenti femministi dell’epoca, occupò Palazzo Nardini (quello salito alla ribalta in questi giorni per l’apposizione di un vincolo da parte della Soprintendenza che rende inalienabile l’edificio) trasformandolo in una casa di accoglienza per donne in difficoltà. Nel 1985, dopo una lunghissima trattativa, l’allora sindaco di Roma, Nicola Singorello (DC) assegnò alla Casa un’ala del Convento del Buon Pastore a via della Lungara, un edificio del 1600 che aveva ospitato prima donne “peccatrici” per poi trasformarsi, a metà ottocento, in un carcere femminile e in un asilo per bambine “da proteggere”. Nel 2001, poi Veltroni consegna ufficialmente l’edificio ai gruppi che costituiscono oggi la Casa e che offrono alle donne consulenza legale, assistenza psicologica, medica e consulenza del lavoro, servizi per bambini. 
A questo punto le strade iniziano a essere poche, strette e disagevoli. Dopo aver respinto tutte le proposte avanzate dalla Casa, “L’assessora Rosalba Castiglione -  scrivono in un comunicato le esponenti del Direttivo – ci ha annunciato la revoca immediata della Convenzione che regola il rapporto fra la Casa internazionale delle donne e Roma Capitale”. 
Se non è un preludio di sfratto, ci somiglia molto. Difficile pensare che l’Amministrazione 5Stelle armi tutto questo contenzioso per poi limitarsi a fermarsi alla revoca della convenzione. E amici come prima. Anche perché le passate prese di posizione dell’Amministrazione, sintetizzate proprio dalla Mozione Guerrini di maggio scorso, fanno chiaramente trasparire la visione ragioneristica del problema.   
Ovviamente, annuncia la presidente della Casa, Francesca Romana Koch, “faremo opposizione a tutto campo. Non possiamo non rilevare che l’annuncio della revoca della Convenzione avviene alla vigilia di agosto, nella peggiore tradizione di ogni vertenza pubblica e privata nel nostro paese. La Casa Internazionale delle donne e tutte le attività e servizi che al Buon Pastore vengono erogati rischiano la chiusura a causa di questo ulteriore incomprensibile attacco della giunta Capitolina al femminismo e alla vita associata a Roma”. 
L’idea che anima il Direttivo è che il Campidoglio, proprio come avvenuto per il Cinema America, prima osteggiato poi, alla fine, vittorioso nel confronto con la Giunta Raggi e la consigliera Guerrini, comprenda che una escalation di tensione su questo campo non convenga a nessuna delle parti e che, quindi, si riesca a giungere a un accordo. “Noi - spiega ancora la Koch - abbiamo proposto una transazione che chiuda definitivamente la questione del debito”. 
In serata arriva anche la voce del Comune: le fatture presentate dalla Casa (300mila euro) “non pertinenti” né si può ribassare il canone di affitto, già al minimo. Il Comune ha avanzato proposte (una garanzia bancaria per il rientro del debito e lo spostamento di alcuni servizi erogati nelle periferie) bocciate dalla Casa. In mancanza di soluzioni, la concessione sarà revocata d’ufficio pur rimanendo “in attesa di una proposta di transazione”.


ACCORDO TRA VIMINALE E CAMPIDOGLIO SU CAMPI NOMADI E ROGHI TOSSICI

Un’oretta scarsa di colloquio, stamani, al Viminale, sede del Ministero dell’Interno, fra il ministro e vicepremier, Matteo Salvini, e il sindaco di Roma, Virginia Raggi.
Al termine, la Raggi e Salvini si sono fermati rapidamente per informare la stampa del contenuto del colloquio: Rom e campi nomadi, roghi tossici, sicurezza pubblica, carte di identità elettroniche.

SALVINI: HO INCONTRATO IL SINDACO DI ROMA, PRIMA DI QUELLO DI MILANO
“Sono qui da due mesi, ma il tema di stare vicini agli enti locali credo di averlo affrontato. Ho incontrato prima il sindaco di Roma di quello di Milano, so che mi verrà ricordato. Comunque incontrerò a breve anche il mio primo cittadino”

SALVINI: RAZZISMO? PROBLEMA SONO 30MILA PARASSITI CHE VIVONO IN CAMPI 
“In Italia i Rom sono 150mila che vivono nelle case. Il problema è la sacca di minoranza e parassitaria di 30mila che vivono nei campi. Potrebbero essere anche svedesi o eschimesi. Non vogliamo discriminare nessuno ma chiediamo parità di diritti e doveri, i bambini devono andare a scuola, le auto vanno assicurate, va fatta la dichiarazione dei redditi e i roghi tossici non fanno parte della legalità”.

SALVINI: NON SARÀ CORTE STRASBURGO A FERMARE RIPRISTINO LEGALITÀ 
“A me interessa che la legalità, a prescindere dalle lettere delle Corti, venga ripristinata. Questo è e questo sarà. Ho messo a disposizione la forza pubblica per garantirla. Mi pare che il Comune abbia risposto in meno di 24 ore alle richieste della Corte. È una Corte curiosa quella che ci mette alcuni anni per arrivare ad alcune sentenze e una manciata di minuti per altre decisioni. Non sarà Strasburgo a bloccare il ripristino della legalità nel Comune di Roma”


CAMPING RIVER; SALVINI: RAGGI MI HA GARANTITO CHE ALTERNATIVE SONO STATE OFFERTE A TUTTI
Sulla vicenda dello sgombero del Camping River su cui è intervenuta ieri la Corte europea per i diritti dell’uomo chiedendo la sospensione fino a venerdì 27 dello sgombero disposto con ordinanza sindacale, Salvini ha affermato: “il sindaco Raggi mi ha assicurato che le soluzioni alternative previste per norma sono garantite sempre a tutti. Poi se qualcuno non le accetta è altro paio di maniche…"

RAGGI: PIÙ VIGILI E SUPPORTO PER I ROGHI TOSSICI; OK DA SALVINI
”Abbiamo parlato della Polizia Locale, a Roma in sotto-organico di circa 3 mila unità, abbiamo bisogno di un corpo più giovane e con maggiore completezza numerica. E poi di roghi tossici, ho chiesto un supporto delle forze dell’ordine e il ministro si è dimostrato disponibile”. 

RAGGI: È IN MALAFEDE CHI PENSA CHE BASTINO 2 GIORNI PER CHIUDERE CAMPI ROM
“Chi pensa che per sgomberare un campo rom ci vogliano due giorni o è in malafede o non conosce la situazione. Ci vuole un’azione ferma e di sistema. A Roma questa situazione dura da 10 anni. Noi stiamo andando avanti e ieri, in meno di 24 ore, abbiamo risposto alla Corte di Strasburgo. È un anno che lavoriamo all’interno del campo e ora la metà delle persone se ne è andata. È un percorso mai tentato prima che dimostra che questa amministrazione è dalla parte della legalità, di chi la rispetta e delle persone fragili”.

martedì 24 luglio 2018

STADIO, PRIMO VERTICE DOPO GLI ARRESTI


Primo appuntamento in Campidoglio fra l’Amministrazione Raggi e il nuovo management di Eurnova, la società partner della Roma e promotrice del progetto Stadio di Tor di Valle già di proprtietà di Luca Parnasi, finito travolto dall’inchiesta Rinascimento della Procura di Roma.
Un incontro interlocutorio, secondo quanto trapela, in cui i proponenti - il nuovo ad di Eurnova, Giovanni Naccarato, accompagnato dal direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni - hanno ribadito al direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti, e all’assessore al’Urbanistica, Luca Montuori, l’assenza di rilievi penali dell’indagine Rinascimento sull’iter dello Stadio. E, quindi, per questo è stata riaffermata la volontà di riprendere l’iter e realizzare l’impianto di Tor di Valle.
Dall’altro lato, però, ci si mantiene piuttosto sul generico. Intanto, il Campidoglio torna ad avere un interlocutore, la Eurnova, nel pieno delle sue funzioni visto l’avvicendamento ai vertici. Ma certezze, poche: è in atto la due diligence disposta dal sindaco, Virginia Raggi, all’indomani del terremoto giudiziario. Un controllo degli atti da parte degli uffici capitolini su tutti gli elaborati dal Comune sin dall’inizio dell’iter, nella parte finale della sindacatura Alemanno e in tutta l’èra Marino. Difficile pensare a una conclusione del check interno prima della fine dell’estate. 
Alcuni giorni fa, il sindaco, Virginia Raggi, ieri assente all’incontro, ha spiegato che, anche alla luce delle intercettazioni di Parnasi e del suo staff sul problema studi sui flussi di traffico e Ponte di Traiano, gli uffici potrebbero essere investiti anche della necessità di approfondire il tema mobilità, lasciando aperta la porta a una rielaborazione della stessa delibera di pubblico interesse qualora emergesse dagli approfondimenti l’essenzialità del Ponte di Traiano. Che la Raggi ha frettolosamente accantonato per raggiungere un nuovo equilibrio economico che consentisse il taglio delle tre torri. In realtà, le parole del Sindaco non hanno effettivamente chiarito se a Eurnova verrà richiesto o meno di implementare i primi studi sul traffico inserendo gli scenari mancanti (la costruzione di Ponte di Traiano e Ponte dei Congressi) e aumentando gli orari di simulazione (oggi due soli, mattina feriale 7.30-8.30 per testare il business park e serale infrasettimanale, 19.30-20.30, per l’ingresso a una partita in serale feriale) sia in ingresso che, soprattutto, in uscita dallo Stadio. Dal Campidoglio trapela l’ottimismo di poter riprendere l’iter da dove si era interrotto il giorno dell’arresto di Parnasi.


lunedì 23 luglio 2018

PORTA MAGGIORE E LA BUFALA DEI BINARI

Da una parte c’è un bilancio, quello del 2014, più svariati tweet di Atac che informano di lavori sui binari a Porta Maggiore. Dall’altra c’è l’assessore al Mobilità che si attribuisce il merito di far partire il cantiere di sostituzione dei binari a Porta Maggiore per la prima volta dopo 35 anni.
I conti non tornano. 
Partiamo dall’annuncio: iniziano “i lavori per la manutenzione straordinaria della rete tranviaria” che si faranno ad agosto con bus navette in sostituzione, “Dopo 35 anni la città avrà nuovi binari a Porta Maggiore, nodo strategico per la viabilità di Roma”, annuncia una Linda Meleo, pallido simulacro di assessore alla Mobilità, sempre più in bilico nell’Amministrazione Raggi. 
Tralasciamo il fatto che chi scrive, avendo abitato in zona, è perfettamente memore della sostituzione nel corso del tempo dei binari a Porta Maggiore: sostituzione vera e propria e non semplice manutenzione. Avvenne nel crepuscolo dell’era Alemanno e avvenne con Ignazio Marino. 
E del resto, sarebbe davvero difficile pensare che i binari montati oggi siano gli stessi di 35 anni fa. La memoria va anche alla sostituzione dei binari nei tratti di via di Porta Maggiore, di via Principe Eugenio, Piazza Vittorio Emanuele e via Napoleone III. Lavori lunghi con svariati disagi all’utenza. Ma la memoria di chi scrive potrebbe essere fallace. 
Meno fallace è la memoria della rete. 
Ecco, quindi, a contraddire le asserzioni della Meleo, il bilancio Atac. Quello del 2014, piena sindacatura di Ignazio Marino. Si legge a pagina 110 che sono stati spesi 614.218 euro per risistemare i binari a Porta Maggiore. 

Quindi, a meno di non voler tacciare di falso il bilancio Atac, forse l’Assessore si sta vendendo un orso non suo. 
Ma non basta. Ci sono notizie di stampa che risalgono all’era Raggi. Già, perché si trovano le tracce nel maggio 2017, l’altro ieri praticamente. L’annuncio era che da lunedì 8 maggio fino a sabato 13 sarebbero andati in scena lavori di sistemazione dei tratti usurati dei binari proprio a Porta Maggiore con conseguente limitazione delle corse dei tram delle linee 5 e 14. E l’assessore alla Mobilità era Linda Meleo.
Ma poi ci sono gli annunci di infoAtac, l’account twitter ufficiale dell’azienda di trasporto capitolina con la quale si avvisa l’utenza di ogni tipo di inconveniente. 
InfoAtac è sempre molto preciso e la rete non perdona. 



25 agosto 2012, sindaco Alemanno, infoAtac twitta alle 13.52: “lavori manutenzione binari Porta Maggiore - linee 5 - 14 - 19 sostituite da bus”. Poi, ancora, il 19 ottobre 2015, stravolta il sindaco è Marino anche si si dimetterà di lì a poco più di un mese e InfoAtac cinguetta: “Cantiere binari Giolitti, sino al 25.10 ferrovia Termini-Centocelle sospesa Porta Maggiore-Termini”. Era passato da poco mezzogiorno. E arriviamo al maggio 2017: dopo i lavori già citati prima, c’è un supplemento un paio di giorni dopo: “martedì 16 linea tram 3 sostituita da bus Porta Maggiore-Trastevere (manutenzione binari)”. Insomma, magari in maniera non completa, ma i lavori di sostituzione dei binari sono stati fatti. Che, quindi, l’assessore Meleo gongoli per questi interventi è legittimo. Magari sarebbe meglio informarsi prima di attribuirsi meriti pluriennali smentiti dalle carte. 


giovedì 19 luglio 2018

"PIÙ TRENI SULLA ROMA-LIDO". QUALI?


Gli utenti passeggeri la definiscono l’ennesima presa in giro e alcuni fra i blog e gli account social più rilevanti - Odisseaquotidiana, Il Treno Roma Lido e Mercurio Viaggiatore - già hanno sollecitato il Campidoglio a intervenire. Parliamo del potenziamento dell’orario estivo della domenica della Roma-Lido di Ostia, la ferrovia di proprietà della Regione Lazio il cui servizio viaggiatori è svolto da Atac. 

A inizio luglio Atac annuncia l’avvio di un potenziamento del servizi viaggiatori la domenica e i festivi per il periodo estivo. Durante l’inverno la frequenza domenicale è di un treno ogni mezz’ora: il che si traduce, contando il tempo di percorrenza da capolinea a capolinea, in 3 soli treni in servizio.
Il miracoloso potenziamento dovrebbe raddoppiare i treni fra le 10 della mattina e le 3 del pomeriggio: non più 3 ma 6 convogli e partenze ogni 15 minuti. 
Questo, almeno nelle intenzioni. 
All’atto pratico, poi, arrivano i problemi: la tabella delle partenze della domenica subisce notevoli mutamenti: il treno delle 13.45 da Piramide parte con 10 minuti di ritardo; quello delle 14 salta e la corsa non si effettua; quello delle 14.15 da Colombo parte con 5 minuti di ritardo, quello delle 14.30 da Colombo ne accumula 10 in partenza e quello delle 14.45 da Colombo, per magia, sparisce. 
Insomma, il giochino è semplice: per riuscire a saltare una corsa ogni tre, gli altri due treni partono con ritardo. 
E, ovviamente, gli utenti non ci stanno: “presa in giro” è il termine più dolce e mansueto utilizzato. Gli utenti un po’ più esperti, quelli che animano blog e profili social già non credevano in partenza al potenziamento. “Intensificato? Ma con quali treni? Perché come sperimentiamo ogni giorno lavorativo le rimodulazioni - sia quelle ufficiali, che quelle di fatto - sono la regola e non facciamoci incantare dal fatto che i treni siano vuoti”, scrive Odisseaquotidiana. E rincara la dose l’account twitter “Il Treno Roma Lido” che spiega: “Già nell’estate 2015 le frequenze dei treni si erano abbassate clamorosamente. Uno dei problemi è il sovraccarico delle batterie dovute alle differenze di temperature fra i tratti in galleria e quelli all’aperto, in special modo sui treni Caf che hanno i finestrini che non si aprono. Non a caso i Caf sono i treni che si fermano con maggiore frequenza”.
La spiegazione che filtra dai corridoi di Atac è un po’ diversa: il problema per il weekend è stato legato alla rottura di due treni avvenuta il giovedì. Due treni che, come spesso accade, quando entrano in manutenzione rischiano di non uscirne più per carenza di pezzi di ricambio. Ricambi che mancano perché non c’è nessuno che oramai si fida della capacità di Atac di pagare. 
Il servizio sulla Roma-Lido avrebbe bisogno ordinariamente di 18 convogli per garantire una frequenza di un treno ogni 5 minuti e una capacità di trasporto di 21mila e 600 passeggeri l’ora. In realtà, di treni ce ne sono nove in servizio, con frequenze raddoppiate (1 treno ogni 10 minuti) e una capacità di trasporto di meno di 11mila passeggeri l’ora. Se, poi, salta un treno o, peggio, due, la differenza in termini di efficienza e, quindi, di ritardi, diviene immediatamente visibile.
Spiega uno deli account twitter più seguiti e informati, “Mercurio Viaggiatore”: “l’ultimo contratto di servizio fra Regione e Atac è stato ritagliato sulla capacità dell’azienda di far fronte ai suoi impegni e il livello produttivo medio è stato intorno al 95% con luglio 2017 il mese peggiore quando si somma la richiesta di chi lavora con quella di chi va al mare”.

LA FUNIVIA NON SI FA. PER ORA




Addio funivie. Almeno per questo giro il Campidoglio pentastellato cancella uno dei cavalli di battaglia della Raggi: i progetti delle due funivie - la cosiddetta “minimetro” da Jonio a Bufalotta e la funivia vera e propria da Battistini a Casalotti - escono dal novero delle opere finanziate. 
Nella delibera sull’assestamento di Bilancio che a breve approderà in Aula consiliare per il voto, infatti, si legge a pagina 32, che le due opere vengono definanziate “attesa l'impossibilità di attivare le procedure di affidamento entro il 31/12/2018”. In sintesi: inutile tenere bloccati questi soldi (158mila euro per la Jonio-Bufalotta e 300mila per la Battistini-Casalotti) visto che non si farà mai in tempo a trovare il progettista entro fine anno. In realtà dai corridoi del Campidoglio filtra una lettura diversa: questi soldi devono far parte della dote che la Raggi ha deciso di assegnare a Roma Metropolitane, la società del Campidoglio che si occupa di progettazione di infrastrutture di mobilità e che l’attuale Amministrazione prima voleva liquidare, bloccandola per un biennio, e ora ha deciso di salvare per evitare di doversi presentare in prima persona a sostenere le cause multi milionarie con i privati, tipo quella per il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero. Per cui, dicono dal Comune, questi soldi verranno stanziati nel nuovo testo del futuro Contratto di Servizio con Roma Metropolitane (quando avverrà).
Si registrano, poi, nuove fluttuazioni nel Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE). Dal 2011 i Comuni sono obbligati, a differenza del passato, a “bloccare” in questo apposito fondo, una percentuale fissa dei crediti che non vengono incassati. L’esempio più semplice sono le multe, anche se questo fondo include anche tutti i tributi dovuti ai Comuni. 
Prima i Comuni iscrivevano nel bilancio, come incassi, il 100% delle multe effettuate: in realtà, però, se ne incassavano molte di meno e così si aprivano voragini nei conti comunali. La legge, quindi, è stata modificata e, ogni anno, i Comuni devono mettere via una percentuale (sempre aumentante) su questi crediti che non vengono incassati. Per il 2018 la percentuale è il 75%, destinata a diventare il 95% nel 2020. 
Il Campidoglio, quindi, con l’assestamento di bilancio deve modificare questo fondo: 235 milioni per quest’anno, 260 per il 2019 e 266 per il 2020. Soldi che vengono vincolati a
causa dell’inefficienza delle Amministrazioni (il calcolo si fa sulla media del quinquennio, quindi comprende Alemanno, Marino e la Raggi) ad incassare multe e tributi: la soluzione sarebbe aumentare l’efficienza nell’incasso con una efficace lotta all’evasione e all’elusione. 
Vanno poi registrate minori entrate per le casse comunali: scendono di 4 milioni e mezzo gli incassi di Assicurazioni di Roma. Una cifra di poco superiore alla metà (8 milioni) di quanto Assicurazioni di Roma stima di dover pagare nel 2018 in risarcimenti da buche in più rispetto al 2017.
Altro calo, quello degli incassi derivanti dai canoni per le concessioni degli impianti sportivi comunali: quasi un milione di euro in meno rispetto a quanto previsto nel bilancio 2017. Da capire se si tratta dei primi effetti del nuovo Regolamento sugli impianti sportivi comunali, varato a febbraio di quest’anno e che ha portato intanto al contenzioso fra il Campidoglio e la Hippogroup, la società che da 72 anni gestisce l’Ippodromo delle Capannelle, il più grande impianto sportivo del Comune e, in secondo luogo, ha causato grande malcontento in tutti gli operatori del settore. 
Da registrare, fra le minori entrate, anche una consistente diminuzione dei proventi derivanti dal rilascio dei permessi per la Ztl del Centro Storico che scendono di quasi un milione e mezzo e 331 mila euro in meno dagli utili di Acea Ato 2.