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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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mercoledì 28 maggio 2014

AAA CERCASI LEADER

Due schieramenti e problemi infiniti. 
Roma sta vivendo una crisi epocale.

Da una parte c'è il "Sindaco per caso", Ignazio Marino da Genova, approdato alla guida del Campidoglio con zainetto e bicicletta e che i suoi stanno provando a spedire altrove, magari in treno, tanto per far prima.

Dall'altra, un centrodestra annichilito, incapace di risollevarsi.

Di Marino è stato detto più e più volte. Non sa governare e non sa neanche ascoltare. Caratterialmente non lo digerisce nessuno. Politicamente, tanto da SeL quanto da tutte le anime piddine, stanno brigando tutti per liberarsene. E per liberarsene in fretta. Non una delle cose che fino a oggi ha provato a fare, funziona. La città è abbandonata a se stessa, sudicia, immobile, morta.

Più preoccupante è la parabola negativa dell'area di centrodestra.
Fra i tanti, perché certo non sono da soli, sono due i genitori "nobili" di questo stato di cose. 
Gianni Alemanno da una parte, e Renata Polverini dall'altra, hanno accumulato un enorme carico di responsabilità
Non tanto per la mancanza - almeno per il primo - di un minimo di chiaro disegno politico sul governo della realtà da loro amministrata, quanto per l'incapacità palese e manifesta di saper scegliere persone, tempi, modi e linguaggio per le loro sortite.
Né Alemanno, infatti, né la Polverini, una volta vinte le rispettive campagne elettorali, hanno saputo scegliere il linguaggio giusto per comunicare quanto stavano per fare o stavano facendo. Non hanno saputo identificare correttamente i tempi per prendere certe decisioni. A volte si è trattato di decisioni sbagliate. E, molto più spesso, si sono circondati di squali affamati.

La vera condanna di Alemanno, infatti, più che una nevicata - affrontata nel modo sbagliato, con il linguaggio sbagliato, nei tempi sbagliati - è stata la quantità inverosimile di persone border line - guarda caso finiti tutti nei guai con la giustizia - di cui l'ex Sindaco si è circondato. E lo stesso dicasi per la Polverini.
Né è necessario ripercorrere il numero inverosimile di inchieste giudiziarie che hanno interessato le due Amministrazioni: basta una breve ricerca su google per rinfrescarsi la memoria.  

L'impressione che i cittadini hanno avuto è stata quella di un'area politica popolata di affamati, di persone che, con arroganza, hanno confuso un potere temporaneo e di cui render conto, con una regale proprietà privata di cui usare, abusare e disporre ad libitum.

E, aggiungiamo una considerazione: anche in tempi di crisi economica e sociale forti come quelli che Roma sta vivendo da circa sei anni, i cittadini sono disponibili a "passar sopra" qualche ruberia da polli. Purché, però, il sistema funzioni. E, sfortunatamente per loro - o anche grazie alla miopia di chi aveva il dovere di ricordare loro l'assoluta temporaneità dei loro incarichi e ha mancato a questo compito - il sistema è andato in tilt.
Con loro? O per loro colpa?
Qui, probabilmente, la verità sta nel mezzo. Nessuno dei due - Alemanno e Polverini - ha goduto di fondi cospicui come avvenuto in passato. Ed entrambi hanno dovuto affrontare sia una crisi strutturale del debito dei loro enti locali, sia enormi crisi di liquidità di cassa. Ma, contemporaneamente, se hanno saputo forse dimostrare in alcune materie un quadro abbastanza chiaro dello sviluppo futuro della Città e della Regione, hanno anche evidenziato una scellerata tendenza al "faraonismo", una incapacità di operare scelte chiare a fronte di risorse sempre più limitate e una sostanziale inconsistenza gestionale dell'ordinario. E l'esempio della nevicata è uno, ma se ne possono citare altri, dagli ospedali ai trasporti, alla gestione del ciclo dei rifiuti.

Il risultato finale della somma di queste mancanze è una crisi globale di tutta l'area di centrodestra: crisi di leader, crisi di ideologia, crisi organizzativa, crisi di consenso e, quindi, crisi elettorale.

La probabilità che nella primavera del prossimo anno si torni a votare per il Comune di Roma è altissima

Il centrodestra ha pochissimo tempo per ricompattarsi, per dare una scossa seria ai suoi capetti locali, per identificare un programma credibile e uomini o donne credibili in grado di metterlo in pratica. 
Il tempo è pochissimo e il risultato - ammesso che questa operazione riesca - è tutt'altro che scontato. 
Ma, se si vuol provare a contendere lo scranno più alto di Palazzo Senatorio alla sinistra e ai grillini - che, non dimentichiamo, non sono affatto morti con queste elezioni - occorre mettersi al lavoro immediatamente: in primis c'è da recuperare uno svantaggio su Renzi. Non sul PD ma sul Premier, vero e solo vincitore di queste elezioni che - usando un linguaggio nuovo alla sinistra - ha riportato a votare un popolo che si era perso. 
Infine, quelli che, in modo molto miope, a sinistra, hanno festeggiato questo crollo del centrodestra, prestino attenzione a due cose: la vittoria porta in sé il germe della sconfitta e, meglio è il nemico che si conosce e con il quale le armi dialettiche sono rodate di quello che è ignoto.



domenica 25 maggio 2014

LO STUPRO DELLA VERITÀ

Era l'inizio di gennaio di quest'anno. 
Un gruppo di tre uomini, ubriachi, attacca per violentare una ragazza in via Borgognona, a pochi metri di piazza di Spagna. I tre, non paghi del tentativo, aggrediscono anche due vigilesse che erano accorse in aiuto della giovane vittima.
In parallelo, segnalammo la strana disparità di trattamento riservato a questo episodio dalle colonne di Repubblica e Corriere rispetto a quanto avvenne a febbraio 2011 per il falso stupro di piazza di Spagna. 


Adesso ci risiamo.
Una ragazza viene stuprata per una notte intera in un palazzo occupato. Stranamente - diciamo che forse non siamo stati abbastanza bravi da trovarne traccia - né Repubblica Corriere dedicano una-riga-una a questo stupro.
Inutile caricare foto degli articoli. Semplicemente non ci sono. La notizia non c'è. Non viene data.
La riporta solo il Messaggero.


Esattissimamente come quando, il 26 febbraio 2011, una ragazza venne stuprata in un palazzo occupato. Nemmeno la zona è tanto tanto distante.
Nel 2011 era l'ex ambasciata di Somalia in via dei Villini.



Oggi in uno dei tanti palazzi okkupati dagli amici degli amici, zona viale delle Province.
All'epoca, decine e decine di articoli si succedettero uno dopo l'altro, foto, foto notizie, inchieste, polemiche. Ovviamente la colpa era di Alemanno (manco fosse stato lui in persona) e nessuno approfondì il grande problema di uno stabile che godeva del privilegio dell'extraterritorialità: bastava puntare l'indice. E accusare.

Oggi, il palazzo è semplicemente okkupato, non gode dell'extraterritorialità e chissà gli okkupanti a quale dei tanti gruppi e gruppuscoli della galassia della sinistra fanno parte, se di Action, dei Comitati per tizio, per caio, per il passero solitario.



Quando si dice... corsi e ricorsi storici...

Inutile dire che a sinistra tutto tace. Non ci sono levate di scudi, marce, accuse, valanghe di comunicati. Tutto passa in modo desolante, squallido, dietro, in secondo piano, nascosto. Non c'è la dignità della donna, non c'è emergenza sicurezza, non c'è far west, non c'è Chicago.
Non sentiamo i roboanti comunicati di Marco Miccoli, Athos De Luca, Paolo Masini, Dario Nanni, Ileana Argentin, Umberto Marroni, Enzo Foschi, Jean-Leonard Touadì e via via gli altri (andiamo a memoria, citando semplicemente quelli che avevano il "è colpa di Alemanno" sempre pronto).

Sono tutti - sinistra e colleghi - impegnatissimi a decidere se Marino sopravviverà alle odierne elezioni oppure lo rispediscono a Genova in bicicletta.
Intanto, una ragazza porterà una ferita nella sua carne. 
Ma non c'è nessuno da accusare, quindi... 'sti cazzi!

mercoledì 21 maggio 2014

ROMA AFFONDA E MARINO PENSA ALLA... "MARIA"

Cassonetti che traboccano immondizia in tutta la città.
L'Ama è sull'orlo del fallimento, nonostante il cambio di management e la sofferta nomina del nuovo amministratore delegato, Daniele Fortini. Malagrotta è chiusa per modo di dire, visto che, in realtà, lavora come prima e più di prima, e, come prima, di proroga in proroga.
La metro e gli autobus funzionano, quando funzionano, a singhiozzo. L'Atac, nonostante il cambio di management e l'altrettanto sofferta nomina di Danilo Broggi, sta con un piede nella fossa e i libri contabili pronti per il tribunale.


(A proposito: ma non era colpa della dissennata gestione di Alemanno il deficit di Atac e Ama? E come mai col virtuoso Marino le cose peggiorano invece di migliorare?)



La cultura è un disastro su tutta la linea: teatri senza direzioni e direttori senza teatri, appelli per salvare l'Opera partono dal Giappone ma si fermano fuori, in piazza del Campidoglio e non entrano dentro le mura di Palazzo Senatorio. Ci hanno suonato le trombe della Notte dei Musei propinandocele come un trionfo ma è bastato prendere i dati dello scorso anno e accorgersi che il calo è stato un crollo. 

A gennaio e febbraio - ma guarda un po' che caso - è piovuto. Da allora metà delle strade di Roma è chiusa per frane e smottamenti. E non si vedono operai al lavoro. Per non parlare delle buche o meglio, di quel poco di asfalto che resta fra una buca e l'altra. Roba che andrebbe dichiarato "patrimonio dell'umanità" e posto sotto tutela del Wwf come specie in via di estinzione.



Ci aveva raccontato, Marino, che avrebbe risolto il problema dei residence, che avrebbe dato 500 euro al mese alle giovani coppie, che Roma aveva talmente tanti soldi in bilancio da potercela fare da sola, solo che non fosse amministrata da lestofanti, che avrebbe creato tram, giardini, il paradiso in terra e una città a misura di bambino



E, invece...



Ogni tre per due il Sindaco deve ricorrere all'aiuto del Governo ma qui nessuno grida - come accadeva con Alemanno - allo "scaricabarile" (cit. M. Miccoli): bilancio, contratto, discariche, lotta all'abusivismo commerciale, cortei.
Praticamente il Sindaco ha abdicato: Roma la governa il Governo. Commissariato sul bilancio, commissariato sul piano di rientro, commissariato sull'abusivismo commerciale, commissariato sul salario accessorio, commissariato sulle discariche, e, dopo aver rispolverato l'ordinanza antialcool di Alemanno e aver incrementato la tanto vituperata tassa di soggiorno di Alemanno, fra poco sul Campidoglio risuonerà il fatidico grido "CHIAMO L'ESERCITO" per liberarci della mondezza che invade le strade romane. E così saremo a posto.



Ma la cosa meravigliosa è vederlo che, mentre la città affoga, soffoca, si dibatte nelle spire della sua, di Marino, manifesta, palese, incontrovertibile e, timore, non più invertibile incapacità di amministrare fosse anche un condominio, Marino ha il tempo per pontificare sull'erba, la marijuana




e per farsi lo spottino elettorale coi bambini a prendere un tram 8.

Poi ci si domanda perchè il PD stia tramando non più nell'ombra ma in piena luce per suicidare l'Amministrazione Marino.


Poveri noi.




sabato 17 maggio 2014

IGNAZIO MARINO: SOTTO IL VESTITO NIENTE

Quella che si chiude oggi è davvero una settimana da segnare sul calendario, per il povero Ignazio Marino.
Sempre più solo, sempre più inadeguato, sempre meno considerato dai suoi stessi compagni di cordata, il "Sindaco per caso" sta affondando lentamente, un po' fra il ridicolo e il tragico. Nel naufragio sta tirandosi appresso tutto lo schieramento di centrosinistra, PD in primis, e, purtroppo, la città intera.

Le operazioni di facciata reggono fino a un certo punto. 
E di operazioni di facciata, Ignazio, ne ha rifilate un bel po'.
I Fori Imperiali pedonalizzati hanno sempre meno appeal anche presso i giornali. Dopo un anno di governo non è che puoi ancora giochicchiare con questa favoletta.
Le piste ciclabili fanno solo incazzare la gente, visto che da più di 100 giorni la Tangenziale Est, la Galleria Giovanni XXIII, la Panoramica sono chiuse o semichiuse al pubblico.
La partecipazione al Gay Pride del 2014 fa a cazzotti con lo slittamento del Consiglio comunale e con l'uscita del suo ufficio stampa che considera "diversi" i gay e le lesbiche.
I turisti - dice Marino - aumentano ma pare che più che altro aumentino i pellegrini e quelli che alloggiano nei bed&breakfast abusivi.
Insomma, mai come ora, per Marino vale il vecchio titolo di Vanzina: "Sotto il vestito niente".



Andiamo per ordine.
L'esordio è di quelli da far tremare le vene: 24mila dipendenti comunali in sciopero per la vicenda salario accessorio. Per l'ennesima volta, dopo il Salva Roma, il Governo deve intervenire e salvare le chiappe del Sindaco. 
Renzi Matteo da Firenze non ce la fa più a parare il deretano di Marino Ignazio da Genova: si aspetta solo un nuovo hastag #ignaziostaisereno.


In realtà, il Governo dà a Ignazio un lasciapassare valido fino a luglio. Entro luglio - stesso periodo nel quale il Governo dovrà dare il via libera definitivo al Piano di Rientro dal debito del Comune - Marino deve stringere un nuovo accordo sindacale per il salario dei dipendenti.
Intanto si sta avvicinando rapidamente la scadenza dell'Ordinanza su Malagrotta. Pochi giorni ancora e o il Governo salva un'altra volta le tricolori natiche con qualche provvedimento ad sindacum, oppure ci ritroveremo Roma invasa dai rifiuti.
Arriva la Notte dei Musei e il Colosseo resta chiuso. Anzi, no. Lo apriamo a singhiozzo, proprio mentre, quasi che fosse l'unico problema della Città, si decide che il simbolo di Roma dal 753 Avanti Cristo, la Lupa, non va bene come logo della città e si pensa proprio al Colosseo per sostituirlo. Quando si vede che vuol dire arrivare per caso da qualche parte!

Finalmente si inaugura una meravigliosa pista ciclabile in XIV Municipio. 




Peccato che la Tangenziale Est, la Panoramica, la Galleria Giovanni XXIII e strade varie, siano chiuse da oltre 100 giorni per frane varie ed eventuali dopo le piogge.



Roba che se ci fosse stato Alemanno...
Sorvoliamo sulla quantità e qualità dei commenti dei cittadini: assistere a una fucilazione sarebbe meno cruento.

Nella settimana dedicata al mondo gay, Marino prima annuncia la sua partecipazione al Pride, poi, quanto meno con il suo silenzio, avalla lo spostamento del Consiglio comunale straordinario dedicato all'omofobia a dopo le elezioni europee per evitare "strumentalizzazioni". Il tutto mentre il suo ben pagato Ufficio Stampa etichetta, nella newsletter ufficiale del Comune, i gay come "diversi" con tanto di virgolette.





In mezzo a tutto questo sfacelo, il nostro eroe che fa? Ma, ovvio, rilancia la pedonalizzazione del Fori Imperiali.




Risultato finale: fra pochi giorni si vota per le elezioni europee, di fatto una vera e propria conta del peso dei partiti. A livello nazionale, il PD si aspetta un ottimo risultato complice l'effetto traino del premier, Mattero Renzi.

A Roma città, invece, i sondaggi parlando dei Grillini primo partito e di un PD ben al di sotto della soglia del 30%.

Il punto è che uno scostamento, magari contenuto entro un paio di punti percentuali, fra il risultato del PD sul nazionale e quello su Roma sarà ritenuto bene o male fisiologico e, tutto sommato, accettabile. Servirà a stringere ancora di più l'incaprettamento che è in atto su Marino, commissariato di fatto.
Ma se il PD romano dovesse segnare un tonfo ben superiore a questi due punti, allora Ignazio può iniziare a far le valige. 
Perché il Premier e con lui il PD romano e tre quarti della città, non ne possono più

Consiglio: Ignazio, evita di passare sotto la statua di Pompeo!

venerdì 16 maggio 2014

MARINO/MONDO GAY: UN AMORE "DIVERSO"

Eccolo là. Ci risiamo. Il rapporto fra il mondo gay e il sindaco per caso, Ignazio Marino, deve necessariamente essere turbolento.

Lo scorso anno, a metà giugno, divamparono un paio di giorni di polemica, rientrata a fatica e con non pochi mugugni. 
Ignazio si era appena ritrovato catapultato in Campidoglio e ancora non si sapeva bene muovere. E, ovviamente, incappa nello scivolone.
Invitato al Pride dello scorso anno, il Sindaco declinò: "aveva già impegni con la famiglia". E, si sa, la famiglia viene sempre prima di tutto.





Musi lunghi fra le Associazioni LGBTQ, che evidentemente pensavano di essersi liberate del pericolo fascista rappresentato da Alemanno, e che, invece, si beccano la doccia fredda.

Passa qualche tempo, a Roma si contano una bella fetta di omicidi gay più una consistente recrudescenza di episodi di omofobia - ovviamente, tutti passati sotto silenzio visto che non c'era più il mostro fascista da accusare - e Ignazio annuncia trionfante la sua partecipazione al Pride del 2014.
Associazioni giustamente gongolanti: né Rutelli, né Veltroni avevano mai partecipato al Pride. Alemanno si limitò - suscitando lo scandalo nei supporter di destra - a dare il patrocinio per l'Europride con Lady Gaga. Marino partecipa. E in prima fila. 

Poi, uno dopo l'altro in 48 ore, altri due scivoloni notevoli.
Il primo, che fa infuriare Imma Battaglia, storica leader del movimento e animatrice del DgayProject, è lo slittamento della seduta dell'Assemblea Capitolina straordinaria dedicati all'omofobia.



"Siamo sotto elezioni - spiega il presidente del Consiglio comunale, il Piddino Mirko Coratti - e questo tema può essere strumentalizzato". Stupisce, nel caso specifico, il silenzio del Primo Cittadino. 
Maliziosamente, si potrebbe dire che è un silenzio interessato.



Passano poche ore e Marino - e il suo staff di comunicatori - incappa nello scivolone più clamoroso: definire i gay "diversi", con tanto di virgolette.
Roba che se l'avesse fatta Alemanno, avremmo avuto già la richiesta di intervento dei Caschi Blu dell'Onu!



Nella newsletter ufficiale del Campidoglio, infatti, campegga in neretto, a chiare lettere, che i gay sono considerati dei "diversi".

Maggiormente ridicolo, poi, il tentativo patetico di metterci una pezza ben peggiore del male


Scoperto il casino - che parrebbe essere colpa" di qualche dipendente capitolino interno che cura la newsletter ma che ha come direttore responsabile il lautissimamete pagato Marco Girella, capo ufficio stampa di Marino - ci vengono a raccontare che, evidentemente come degli incompetenti, hanno pubblicato la versione sbagliata
Perché poi, com'è noto, c'era la marmotta che incartava la cioccolata.



Magari, miglior figura avrebbero fatto nell'ammettere che la newsletter forse non è stata ricontrollata da nessun giornalista responsabile invece di accusare i sottoposti - cosa di uno squallore unico - oppure di prendersela con una tastiera dislessica.

Insomma, quello di Marino Ignazio da Genova per il mondo gay è davvero un amore "diverso".

mercoledì 14 maggio 2014

SILURO DI SFRATTO A MARINO

Due siluri. Uno, netto, inequivocabile, chiaro. L'altro, forse, un po' sfumato e magari figlio di invidie personali e correntizie.

Entrambi partono dal giornale di proprietà della "tessera numero 1" del PD, cioé Repubblica. E già questo qualcosa vorrà dire.

Il primo, manco a dirlo, è diretto contro il "sindaco per caso", Ignazio Marino.
Il secondo contro il ministro della Funzione pubblica, la "botticelliana" Marianna Madia.

Andiamo per ordine.

Che il PD non ne possa più di Marino, della sua approssimazione, della incapacità manifesta di governare la città sempre più allo sbando, non è un segreto per nessuno

Non occorre riepilogare i clamorosi fallimenti di questa Amministrazione - dai Fori ai Vigili, dall'Atac alle nomine, dall'Ama alla sicurezza, dalle politiche sulla casa agli scandali giudiziari di esponenti di spicco della Giunta, dal concorsone alla vicenda fantozziana dei salari - per chiarire una cosa: non c'è una cosa sola fatta da Marino che il PD abbia approvato, condiviso, gradito.

Ma, che lo scriva così a chiare lettere un giornale come Repubblica, noto per essere la guida del PD più che il suo giornale di riferimento, beh, è un altro paio di maniche.

Quattro giorni fa, un po' in sordina, è partito il primo siluro diretto all'inquilino del Campidoglio. 
In occasione della vicenda salario accessorio - al momento accantonata più che risolta - Repubblica cita un sondaggio del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Il PD a Roma città sta sotto i grillini e si ferma al 30%. Il parallelo viene fatto con il PD della Toscana, terra del premier Matteo Renzi, che vede oltre il 43% dell'elettorato votare per i Democratici con i grillini che arrancano sul 23%.



Oggi si replica. E ci si va giù duri.



Chiaro il messaggio, chiaro il movente, chiaro il casus belli: in sostanza, caro Ignazio, se alle Europee il PD a Roma prenderà meno che a livello nazionale, la paghi tu. Perché il problema sei te. E salti o sul bilancio oppure sul Piano di Rientro.
Fine della fiera.

Ma c'è un secondo messaggio, un po' meno palese, contenuto nell'articolo. Un messaggio che suona un po' così: sotto le spoglie di un elogio, cara Marianna, occhio che ti stai muovendo un po' troppo. Sei troppo attiva, troppo presente e stai creando fastidi. Vedi di regolarti.
Ma forse, qui, pensiamo male noi. Anche se Andreotti, uno che di messaggi criptici se ne intendeva, diceva sempre che a pensar male...

martedì 13 maggio 2014

DI ACCESSORIO C'È SOLO IL SINDACO

E così, alla fine, ben più che in Zona Cesarini - per usare un'espressione calcistica - il Governo, smentendo se stesso, salva Ignazio Marino non solo e non tanto dal rischio di avere 24mila dipendenti comunali in sciopero con conseguente blocco totale della città, ma dal rischio di essere defenestrato nemmeno fosse a Praga.

In realtà, da oggi inizia l'Odissea. La delibera approvata in fretta e furia dalla Giunta Marino per corrispondere il salario accessorio degli stipendi dei dipendenti comunali ne garantisce il pagamento fino a luglio. Poi, sulla carta, il buio.

A leggere bene, però, inizia da oggi il calvario di Marino. Un calvario che sarà fatto di tavoli di concertazione, di incontri con i sindacati e di tensioni continue con diuturne minacce di scioperi. Perché Ignazio deve sedersi al tavolino e ricontrattare il salario accessorio con i sindacati. 

E, com'è noto a tutti - quanto meno a quelli che qualcosa in vita loro hanno governato - non è mai semplice mettersi al tavolo con i sindacati.

Ora, però, c'è qualcosa che Marino Ignazio avrebbe il dovere di chiarire. A parte la questione semplice semplice del "governi da 1 anno, è ora di assumerti le tue responsabilità", Marino ha prima rivendicato con orgoglio di aver chiamato il MEF a controllare i conti del Comune. 







Poi, dopo svegliatosi e accortosi di essersi dato una "tafazzata" sui cabbabisi da solo, cerca di scaricare la palla su Alemanno.






Solo che, in realtà, il problema è assai più complesso e deriva da grossi e irrisolti problemi legislativi.




E lo testimonia il fatto che il Governo, parlando con l'Associazione Nazionale Comuni di Italia, faccia riferimento a una "stratificazione della disciplina legislativa di riferimento e di quella contrattuale, mai rinnovata". E, com'è noto per tutti - almeno per tutti quelli che abbiano amministrato il Comune - il Comune non fa produzione legislativa.

Insomma, per l'ennesima volta, abbiamo una prova provata. 
Ignazio Marino è davvero un Sindaco per caso. 
O per caos. 
Ormai, di accessorio c'è solo lui.

lunedì 12 maggio 2014

SALASSO ACCESSORIO

Marino appeso a una circolare di Renzi.
Il salario accessorio decide la sua sorte

L’unica strada è spingere il Governo ad adottare un qualsiasi provvedimento che, quanto meno, posticipi le scelte cui è tenuto il Campidoglio. Febbrile attesa per la risposta di Palazzo Chigi



Circa 26mila famiglie col fiato sospeso e una città che rischia di essere paralizzata come mai nella sua storia da uno sciopero dei dipendenti comunali. Da un lato.

Dall’altro, il Ministero dell’Economia e la Ragioneria Generale dello Stato che hanno dichiarato illegittimo il salario accessorio così come viene erogato.

In mezzo, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, e la sua Giunta alle prese con una grana enorme a due settimane dal voto per le elezioni europee.

In queste ore si decide tutto.

Anche il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, si sta muovendo: l’incubo da sventare, risvolti elettorali a parte, è quello di una Roma bloccata. Se lo sciopero, annunciato dai Sindacati, non sarà scongiurato in extremis, il 19 maggio si salvi chi può: asili nido, mense scolastiche, vigili urbani, anagrafe, tutto fermo.

La partita è delicatissima. E vale, per le casse capitoline, 70 milioni circa di euro l’anno. Questa è la cifra che, qualora il salario accessorio non venisse più corrisposto ai dipendenti capitolini, il Campidoglio potrebbe risparmiare. E in tempi di vacche magrissime non è poco.

Tutto nasce quando Marino rivolge al Ministero dell’Economia e Finanze, il Mef, la richiesta di fare un controllo sui conti del Comune.
La risposta è impietosa: in circa 250 pagine, i tecnici del Mef rimproverano al Comune una serie di sperperi e inefficienze.

Sia all’Amministrazione Alemanno che anche a quella dello stesso Ignazio Marino.

In sostanza, dicono al Ministero, il Comune eroga in modo illegittimo il salario accessorio, spende troppo in consulenze, recluta a ricoprire incarichi a chiamata diretta – gli staff di Sindaco e Assessori – persone prive dei requisiti, non procede a ridurre le inefficienze del sistema delle società controllate.

Tutto questo cahier de doléance, però, il Sindaco prende per buona solo la parte relativa al salario accessorio dei dipendenti capitolini.
Inizialmente si parla direttamente di non erogare questi soldi.
Poi, le pressioni dei Sindacati obbligano Marino a inserirli nel bilancio 2014 appena presentato in Giunta e che deve andare all’approvazione dell’Assemblea capitolina.
Ma non possono essere erogati, dice il Sindaco, se non giunge un’autorizzazione dal Mef stesso. Che sarebbe obbligato a smentire se stesso, quindi.
Nella bozza di bilancio 2014 approvata in Giunta, però, aumentano di 12 milioni i soldi stanziati per le strutture di staff.
Insorgono i sindacati e il 6 maggio scorso 10mila dipendenti – quasi un capitolino su due – manifestano in piazza del Campidoglio contro questi tagli selvaggi.
Si aprono le trattative febbrili.
Preso dalla disperazione, Marino, rinnegando se stesso e le sue dichiarazioni di rispetto per la legge rilasciate pochi giorni prima, si espone dicendosi pronto a firmare lui il provvedimento di erogazione dei fondi.
Idea immediatamente bocciata dai tecnici capitolini perché illegittima.
Ora, l’unica strada rimasta per pagare questa quota importante dello stipendio ed evitare così uno sciopero che avrebbe ripercussioni pesantissime sulla città e che la compagine politica di centrosinistra che sostiene l’Amministrazione Marino pagherebbe caramente in termini di consenso elettorale alle europee, è quella di spingere il Governo ad adottare un qualsiasi provvedimento che, quanto meno, posticipi la scelta.

Il tempo stringe: le buste paga e, quindi, gli assegni degli stipendi, vanno compilate entro poche ore. Altrimenti non si farà in tempo a pagare.
Poche ore rimangono, dunque, perché l’Esecutivo autorizzi – si parla di emettere una circolare amministrativa che rimandi a una nuova contrattazione decentrata – il Comune a pagare.

Poi, altrimenti, sarà solo l’inferno.




COS’È IL “SALARIO ACCESSORIO”
Lo stipendio di un dipendente comunale è composto da due voci. Una, lo stipendio vero e proprio, e poi, noto sotto forma di “salario accessorio”, una serie di indennità aggiuntive.
Il salario accessorio pesa da un 10% circa a un 41% dello stipendio mensile (vedi tabella).
Nel corso del tempo, le varie Amministrazioni che si sono succedute alla guida del Campidoglio hanno aggiunto di volta in volta piccoli quantitativi di soldi sotto voci diverse: dal famoso mezzo litro di latte per chi lavorava in strada al fine di combattere gli effetti dello smog, alle indennità per chi lavora allo sportello, o nei fine settimana o con i nomadi. Per quanto spesso fantasiose, queste indennità, ciascuna di pochi euro, però, hanno finito per integrare sensibilmente le buste paga dei comunali. I cui contratti – va ricordato – sono bloccati ormai da svariati anni a causa della spendig review. Insomma, questo salario accessorio è ormai un elemento essenziale dei bilanci familiari ed è stato anche un modo per diminuire gli effetti dei tagli su chi ha uno stipendio fisso. E neanche poi tanto alto.  

IL PESO PERCENTUALE DEL SALARIO ACCESSORIO SULLE BUSTE PAGA DEI DIPENDENTI COMUNALI

DIPENDENTE
STIPENDIO
SALARIO ACCESSORIO
Autisti, commessi (cat. B)
Da 1.100 a 1.250 €
Da 100 a 150 €
Dal 9,1 al 12%
Amministrativo (cat. C)
Da 1.150 a 1.350 €
Da 200 a 300 €
Dal 17,3 al 22,2%
Amministrativo (cat. D)
Da 1.600 a 1.700 €
Da 300 a 400 €
Dal 18,7 al 23,5%
Tecnico (cat. C)
Da 1.200 a 1.400 €
Da 200 a 300 €
Dal 16,6 al 21,4%
Tecnico (cat. D)
Da 1.400 a 1.650 €
Da 450 a 550 €
Dal 32,1 al 33,3%
Insegnante (Cat. C)
Da 1.200 a 1.500 €
Da 200 a 300 €
Dal 16,6 al 20%
Insegnante (Cat. D)
Da 1.600 a 1.700 €
Da 300 a 400 €
Dal 18,7 al 23,5%
Vigile Urbano (cat. C)
Da 1.200 a 1.350 €
Da 250 a 400 €
Dal 20,8 al 29,6%
Vigile Urbano (cat. D)
Da 1.400 a 1.700 €
Da 450 a 700 €
Dal 32,1 al 41,1%