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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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venerdì 23 ottobre 2015

STADIO; CAUDO: "NESSUNA BOCCIATURA PER LA METRO"


PARSITALIA (PARNASI): "ENTRO POCHE SETTIMANE PRONTI I DOCUMENTI MANCANTI"



Entro poche settimane consegneremo in Comune i documenti mancanti”, dice Simone Contasta, di Parsitalia. E, Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica: “Non c’è nessuna bocciatura della metro” per lo stadio di Tor di Valle. 
Questo, in sintesi,  il risultato del sopralluogo di ieri sull’area dell’ex ippodromo, organizzato dall’Osservatorio Tor di Valle, l’organismo creato dall’Assessorato all’Urbanistica e che unisce comitati di quartiere e Municipi IX e XI per discutere del nuovo stadio della Roma di Tor di Valle. 
Entro quante settimane il dossier sarà effettivamente completo non è chiaro, anche perché Claudio Vercelli, geologo della Geores che sta curando i sondaggi geologici, conferma che mancano ancora le trivellazioni per il fosso di Vallerano e per le complanari di inserimento sull’autostrada Roma-Fiumicino. 
Difficilmente la consegna avverrà prima di novembre o, più probabilmente, di dicembre. Ribadite ai cittadini presenti le assicurazioni in merito alla bontà e innovazione del progetto, il piccolo colpo di teatro è venuto dall’incontro con l’assessore Caudo che dice: “non c’è nessuna bocciatura del progetto sulla metropolitana. Si deciderà tutto in conferenza di servizi in Regione”. 



Come si ricorderà, fra le relazioni che il Comune aveva inviato in Regione e ai proponenti, figurava un passaggio dell’assessorato alla Mobilità che, facendo propria una posizione di Atac, dichiarava il progetto sulla diramazione Metro B “inutile e dannoso”. Tuttavia, anche da parte dei proponenti le analisi progettuali sul trasporto pubblico su ferro continuano a essere incentrate proprio sulla metro B. 

domenica 18 ottobre 2015

LA SINDROME DEL MIGLIORE

C'è una parte del Paese che è stata colpita da una strana forma epidemica di "sindrome del migliore".
Il soggetto in questione si ritiene perfetto, sempre nel giusto e dalla parte giusta, onesto e rappresentante degli onesti come lui. Contemporaneamente ritiene che chiunque non sia con lui, sia un povero demente o, peggio, un amico dei criminali se non criminale egli stesso. Un disonesto, un evasore. E, soprattutto, un idiota che "non capisce".

Questa parte del Paese, cambiando nome e un po' casacca, ci ha regalato venti anni continuati di Berlusconismo. Berlusconismo, attenzione, non solo Berlusconi. Perché il Berlusconi uomo, come tutti gli uomini, è destinato a esaurirsi e l'esaurimento è venuto grazie alla magistratura. Perché la politica di questa parte del Paese, per battere il Berlusconismo - un fritto misto di qualche buona idea teorica, buoni slogan emotivi molto populisti, poca concretezza finale - ha finito per diventare berlusconiana. Invece di produrre gli anticorpi al berlusconismo, ne ha prodotto un clone. Solo più giovane (e con l'accento toscano che fa quasi sempre simpatia).
E questa parte, oggi, si accinge a regalarci un nuovo ventennio. Evidentemente è una parte cui la parola ventennio, alla fin fine, piace. E molto.
Un ventennio che sta curando ben bene, annaffiandolo e concimandolo ogni giorno. Al grido de "noi siamo l'Italia giusta e onesta", diciamo, per semplificare, la "Buona Italia", quesi figuri non sembrano arrivare a comprendere che il Grillismo ha smesso i panni di voto di protesta. E sta iniziando a incarnare un'altra Italia: inizia ad essere l'espressione di una classe sociale, rappresentandone le istanze. Una classe sociale (usando un'espressione tipicamente marxiana) trasversale sotto molti punti di vista: reddito, istruzione, età. Una classe che dopo sette decenni di deleghe in bianco, si sta riappropriando, in modi ancora rozzi, dell'idea rousseauiana di democrazia diretta.

E che, per giunta, scende nell'agone politico senza timore di confrontarsi sullo stesso terreno dei "migliori": l'onestà, l'antimafiosità, la trasparenza. Migliori che, ad oggi, hanno ancora un punto di vantaggio, la competenza. Ma è un punto che sta evaporando rapidamente.
Perché è vero che la classe dirigente dei migliori viene da 70 anni di scuole di partito, scuole amministrative negli enti pubblici e locali, scuole politiche nelle segreterie comunali, regionali e nazionale del partito che, in confronto, Richelieu e Mazzarino erano dei dilettanti allo sbaraglio. Ma è altrettanto evidente che una fetta sempre più consistente di questa classe dirigente sta sotto botta della magistratura: tangenti, scontrini, appalti, omicidi, collateralità alla mafia.
E, in più, quelli dell'altro lato, non rimarranno infanti per sempre. Anzi, oramai sono entrati a pieno diritto nell'adolescenza. Quasi maggiorenni. Il vero banco di prova sarà dato dalle prossime amministrative in cui rischiano seriamente di prendersi una o due città di quelle grosse. Certo, potrebbero bruciarsi, come a Roma. Ma visti i risultati di chi li ha preceduti, non cambierebbe poi tanto. Al contrario, dovessero riuscire, dimostrerebbero di essere adulti e pronti. Pronti a governare davvero il Paese.

mercoledì 14 ottobre 2015

CONSIGLI (NON RICHIESTI) AL PROSSIMO SINDACO DI ROMA

Roma è una città difficile. Difficilissima. Per stratificazioni storiche, archeologiche, sociali e pratiche, potrebbe essere, se non la più difficile, fra le più difficili al mondo da amministrare.
Brevemente: un paio abbondanti di millenni di storia che hanno lasciato tracce in ogni dove. Una dimensione che la rende seconda solo alla Grande Londra ma disomogenea come poche. Una composizione sociale complessa, in cui puoi trovare la periferia dietro l'angolo del centro e il centro nella parallela della periferia. E, ancora: un'estrema varietà di tipologie di abitazione cui si abbina un panorama variegato di socializzazioni. E mille problemi: strade piccole, trasporti pubblici di massa insufficienti e, nella loro insufficienza, assolutamente inefficienti. Raccolta dei rifiuti che vive di statistiche ma che lascia le strade sudicie e i cassonetti non svuotati.
Infine, ma certo non ultimo: non ci sono soldi.
I bilanci annuali del Comune sono impegnati per percentuali enormi per i prossimi 20 anni. E i tagli reiterati e continui dei trasferimenti dallo Stato al Comune, dallo Stato alla Regione e dalla Regione al Campidoglio li striminziscono ogni anno di più.

Questo è il panorama con cui la prossima maggioranza in Aula Giulio Cesare dovrà confrontarsi.
Il prossimo Sindaco - a qualsiasi schieramento appartenga - avrà bisogno di tanto coraggio, in primo luogo, di idee concrete, poca sindrome del Faraone, pragmatismo.

Innanzitutto, il problema del consenso.
Il romano, quasi antropologicamente, è molto incline a lamentarsi tanto e assai poco a darsi da fare concretamente. Per uno, si chiami Gassman o Rossi, che si impegna per "fare qualcosa" ce ne sono dieci che si fermano a guardare gli altri, scuotono la testa, si lamentano che "così non va" e niente di più.
Quando lo stesso romano non contribuisce direttamente in prima persona - vedasi l'annosa questione rifiuti - ad incrementare il problema.

Quindi, se il prossimo Sindaco pensa di poter governare avendo il consenso "dei romani" già parte col piede sbagliato. Se è fortunato, avrà il dissenso solo di alcune parti e non di tutte. E alla fine, dal punto di vista "unanimismo" dovrà lavorare su questo: non alla ricerca del consenso ma alla limitazione del dissenso. Scordati di ricevere quegli appellativi propri dei Re del passato: il Giusto, l'Onesto, il Beneamato, il Grande. Stanno solo nei libri di Storia.

Anche perché, nelle ultime due consiliature, abbiamo registrato candidati, poi eletti, che giocavano a "chi la spara più grossa". Esempi: uno con la sicurezza, dimenticandosi che l'ordine pubblico non è una competenza del Primo Cittadino; l'altro con l'onestà, dimenticandosi che questa, da sola, non basta per niente.

Il punto numero 1, quindi, è: governa (bene) con pragmatismo e parla poco.

Anche perché una volta le cosiddette lune di miele, vale a dire il periodo di tempo in cui al sindaco gli si passava tutto sia da parte dei romani che della stampa, durava quasi un anno. Via via, complici sindaci spendaccioni di chiacchiere e generosi di promesse irrealizzabili, esso si è ridotto sensibilmente a poche settimane dopo il varo della Giunta. E' come se gli ultimi Sindaci avessero intaccato quel patrimonio di credibilità dei romani verso la figura del Sindaco.

La stampa, poi.
Altro tema da non sottovalutare. I detrattori: tanto i giornali non li legge nessuno. I sostenitori: fa' quello che dice il giornale X.
Insomma, occhio: ci sono giornali schierati "contro" a prescindere. E giornali schierati "a favore" a prescindere. Potrai essere il Petroselli del terzo millennio ma se sei espressione di uno schieramento politico sgradito, avrai i cannoni sempre puntati contro. Oppure potrai essere il coglione dei coglioni, ma per qualche giornale sarai sempre un figo, purché tu provenga dalla parte giusta.

Detto questo, quindi: leggili i giornali e il giorno successivo usali per pulirci i vetri o incartarci le uova. Ma il giorno dopo. La mattina, mentre fai colazione, anche a rischio di un travaso di bile, leggi con attenzione le cronache di Roma dei quotidiani. Anche e soprattutto di quelli schierati pregiudizialmente contro. Non è detto che non contengano verità.
Dopo che li hai letti, ne hai preso coscienza, li hai digeriti, non farti dettare la linea da loro.

Il Sindaco che passasse il tempo a inseguire le emergenze della carta stampata non avrebbe più il tempo per governare e sarebbe politicamente un cadavere.

Anche perché, alla fin fine, tre quarti delle emergenze sono sempre le stesse: buche, manutenzione del verde, rifiuti, sporcizia, trasporto pubblico. Un giorno l'una, uno l'altra. Quindi, se avrai programmato interventi seri - ma seri e non lo spot degli spot - immagina che quell'emergenza sia solo un'onda anomala e non farti condizionare dai titoli a nove colonne. Altrimenti ne sarai travolto.

Luigi XV
Il punto numero 2 è: non sei Luigi XV e dopo di te non ci sarà il diluvio. Ma non c'è stato nemmeno prima di te. 
Non pensare che, siccome quell'idea o quella proposta vengono da un Alemanno o un Marino qualsiasi, essa sia per forza da cancellare. Non partire col presupposto che la Teca di Meier o la pedonalizzazione dei Fori Imperiali (per quanto possano essere brutta l'una e inutile e parziale l'altra) siano da azzerare.
Tieni per buono quel che di buono, poco o tanto che sia, hai trovato fatto dai tuoi predecessori. Anche per evitare alla città lo strazio di dover ricominciare da capo e di riabituarsi a nuovi/vecchi cambiamenti.
E sii anche un signore: se mai un giorno avrai la fortuna di inaugurare un'opera iniziata da chi ti ha preceduto, invitalo e rendigli il giusto onore.
E' onestamente fastidioso dover ammirare gli ex Presidenti degli Stati Uniti che si mettono al servizio del nuovo inquilino della Casa Bianca anche se non è del loro partito mentre i nostri sindaci parlano sempre e solo male dei loro predecessori, attribuendo loro ogni male, assegnando a se stessi ogni merito e, magari, chiudendo gli occhi sulle malefatte di predecessori più antichi solo per non incorrere nelle ire del proprio partito di riferimento. 
Perché i partiti potranno anche essere diversi, ma la città è unica. E di tutti.

Punto 3: proprio per la difficoltà della città, studia. Studia, studia. E circondati non di bei papaveri scelti per la loro capacità di controllare pacchetti di voti ma di gente seria per la sua conoscenza della città e dei suoi problemi, prima ancora che per mera e asettica competenza teorica.

Fare il Sindaco è un mestieraccio. Saranno più le volte che ti fischieranno che quelle che ti applaudiranno. E troverai sempre un solone più solone degli altri che, scuotendo la testa, ti dirà: "eh no, caro Sindaco, si poteva fare meglio". E studiare non solo ogni dossier con estrema attenzione ma anche le norme che vi sono dietro. Per non incorrere nel rischio di doversi fidare solo del tecnico di turno. E, possibilmente, andando (senza scorta, segreterie, portaborse, uffici stampa, fotografi, nani e ballerine) di persona a vedere e sentire. L'ascolto è fondamentale. Se insorge un problema con gli autisti dell'Atac, parla con loro. Prima che con i sindacati. Se hai un problema con le maestre d'asilo, parla con loro (e con le mamme), piuttosto che con i sindacati. 

Punto 4: esiste, purtroppo, un Consiglio comunale. Ci sono 48 pisquani che sono i tuoi consiglieri. Ricordati che senza di loro, e men che mai contro di loro, non si governa. Quanto meno il bilancio di previsione è obbligatorio che te lo approvino. 
Sennò vai a casa. 
Quindi, la poltrona dell'ufficio con affaccio sui Fori non ti consegna 24 littori ma 48 pisquani. 
Tienine conto. Anche perché - e se studi lo saprai presto - non c'è solo il bilancio, ma ci sono molte altre materie di consiglio. E quando i consiglieri ti rivolgono quelle rotture di palle inenarrabili della interrogazioni, rispondi. Possibilmente in Aula, dato che tu sei il primo dei consiglieri. E obbliga i tuoi assessori a non disertare sistematicamente il Consiglio. Anche perché non è che se parliamo di trasporti, l'urbanistica non c'entri proprio nulla.

Infine, una preghiera: scrollati di dosso la maledizione di quella fascia tricolore, quella che è la sindrome del Faraone
Dopo aver ben commisurato le tue promesse elettorali ai bilanci e alle tue capacità di spesa, ricorda che, alla fin fine, i romani non chiedono tanto al loro Sindaco
Solo che le strade siano decentemente sistemate, non perfette ma nemmeno una sequenza ininterrotta di crateri, voragini e fratture. Che le strade siano decentemente pulite e i rifiuti rimossi. Che gli autobus passino. Regolarmente. Se c'è scritto che parte alle 22.43, deve partire a quell'ora. Caschi il mondo. Non ti chiedono di farne partire uno alle 22.43 e uno alle 22.44, ma solo che non parta random
Che i Vigili urbani siano urbani, sanzionino quel che c'è da sanzionare ma siano i primi a dare l'esempio. Non posso, io lamentoso cittadino romano, ritenere giusta una multa per divieto di sosta se il Vigile che me la fa ha parcheggiato l'auto di servizio sulle strisce pedonali e davanti a uno scivolo per portatori di handicap solo per andare al bar a prendere un caffè.
Fatto questo, alla fine, i romani hanno abbastanza monumenti per non aver bisogno che tu ne costruisca altri. Quindi, togli pure dalla tua capoccia la corona dell'Alto e Basso Egitto e non pensare che passerai alla Storia per aver abbattuto e ricostruito un quartiere intero, per aver pedonalizzato un'area intera della città, per aver chiamato l'architetto spagnolo di grido che poi ci molla 'ste cazzo di vele in mezzo al nulla, insomma per aver, emulo di Cheope, costruito una qualche piramide.
Concentrati su poche cose e portale in fondo. A partire dalle metropolitane. Sono due (e due pezzetti), funzionano poco e male. La terza in costruzione. Senza i motori moderni, per fare il Colosseo ci misero 8 anni. Io ne avevo 20 quando iniziarono le polemiche sulla metro C. Ne ho 42 e inizio a dubitare di riuscire a vederla arrivare a piazza Venezia.

Ecco, se davvero vuoi passare alla Storia con la "s" maiuscola, lavora per finire la metro C. E non a San Giovanni ma, almeno, a piazzale Clodio, se non fino a Grottarossa. 
Sarà uno strazio quotidiano ma sarà davvero quello che farà segnare un cambio di passo. 
E non dico di aggiungere la soluzione per la Roma-Lido, il prolungamento della B a Casal Monastero e della B1 a Porta di Roma, della A a Torrevecchia, e della metro leggera Anagnina-Pantano. Questo sarebbe un miracolo. Ma tieni presente che il project financing non funziona con tutto!
Questo - metropolitane e servizi ordinari - farà di te il Petroselli del terzo millennio. Non l'onestà sbandierata come un mantra dietro cui si cela il vuoto. Non i proclami dal balconcino dei Fori, in chiave minore del più noto Balcone. 

Abbiamo già dato con gli inconcludenti. Occorre gente semplice, di buon senso, che si assuma le proprie responsabilità. 
Altrimenti, invece di candidarti, resta pure a fare quello che fai ora. 

domenica 11 ottobre 2015

STADIO A RISCHIO, LA ROMA CORRA

Se davvero la As Roma vuole portare a casa lo Stadio di Tor di Valle deve correre. Ma correre tanto.



Le dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma - se e quando diverranno effettive - infatti, ad oggi, non bloccano l’iter amministrativo del progetto
Che è comunque fermo ai box in attesa che i proponenti consegnino una bella fetta di documentazione mancante nel dossier “progetto definitivo”. 



A ricordare, in estrema sintesi, i principali documenti mancanti
  1. sondaggi geologici sull’intera superficie interessata dal progetto, 
  2. relazioni geostatiche e sismiche, 
  3. piano particellare degli espropri
  4. computo metrico estimativo. 
In sostanza, parliamo della “cicciaeconomica del progetto. 
Manca, poi, la soluzione (acquisto o esproprio) per le aree di proprietà dei privati (leggi: quasi totalmente Gruppo Armellini) su cui ricadrebbe poco meno della metà del progetto. 
Senza considerare la questione metropolitana che è fra i cardini del pubblico interesse e il cui progetto, quello sulla Metro B, è stato considerato improponibile e dannoso da Atac e Dipartimento della Mobilità. 

Ma, consegnate in Campidoglio - che non chiude mica i suoi uffici per le dimissioni del Sindaco - queste carte, il progetto può davvero passare in Regione

Regione che, a quel punto, avrà 180 giorni di tempo, fissati dalla legge, per esaminarlo, emendarlo, integrarlo e, poi, approvarlo. 

E se per il problema metropolitana (da delibera, occorrono 16 treni l’ora per trasportare almeno il 50% dei tifosi su ferro ma non è specificato in modo univoco se si deve usare la linea B, come voleva Marino, o la Roma-Lido, come vogliono i tecnici) la questione è più progettuale che di sostanza, per i documenti mancanti c’è poco da fare: vanno predisposti e consegnati o il progetto non va avanti. 

La chiave per avere lo Stadio sta tutta nella delibera di pubblico interesse, votata dall’Assemblea Capitolina il 22 dicembre scorso, e che costituisce l’atto di avvio del procedimento

Fino a che il procedimento non verrà chiuso, la Delibera potrà essere modificata o anche cancellata. 

Solo la conclusione dell’iter in Regione, terminando l’iter amministrativo (va ricordato che la legge indica come “sostitutivi” di tutti i vari permessi proprio il via libera della Conferenza di servizi regionale), rende giuridicamente e tecnicamente perfetto e non più modificabile l’intero processo.

Quindi, appunto, la Roma deve sbrigarsi
Le elezioni comunali a primavera potrebbero, infatti, far segnare in Consiglio comunale una Giunta e una maggioranza contrarie, a qualsiasi titolo, alla realizzazione dello Stadio
In quel caso, perciò, se l’iter fosse ancora aperto, la nuova maggioranza potrebbe cancellare la delibera o modificarla in modo così sensibile (ad esempio con una drastica riduzione di cubature) da rendere l’”affaire” non più conveniente e spingere i proponenti ad abbandonare il progetto. 



In zona Cesarini, poi, alla Roma resta sempre una scappatoia: se, una volta consegnate le
carte e aperta la Conferenza di Servizi regionale, la Regione la tirasse troppo per le lunghe (come accadde per il Comune durante quella preliminare dello scorso agosto), trascorsi i 180 giorni stabiliti dalla legge, i proponenti possono sempre ricorrere a Palazzo Chigi, bypassando quindi sia il Campidoglio che la Regione, ed evitando che la nuova maggioranza in comune possa rimetter mano alla delibera.

martedì 6 ottobre 2015

CHIACCHIERE, SCONTRINI E RAGION DI STATO

I social network sono inondati dalle chiacchiere sugli scontrini del sindaco Marino.

Andando per sommi capi, si trovano soggetti che attaccano Marino a prescindere. E quelli che lo difendono a prescindere.

Come scrive metaforicamente Panorama, alcuni lo elevano al rango di santo martire. Altri - per contraltare - dipingono Ignazio come un truffatore rubagalline.

Onestamente, mi interessa assai poco verificare il centesimo speso. E, sì, anche se la sera del 26 dicembre invece che dei giornalisti, avesse portato a cena la famiglia, pagando 260 euro, mi interesserebbe assai poco. Non è da questo che si valuta un Sindaco.

Si valuta dall'operato, prima ancora che dalle chiacchiere. Le sue o quelle degli altri.

Non entro nel merito dell'operato amministrativo di Marino: i detrattori hanno argomenti sufficienti per attaccarlo come i suoi estimatori per difenderlo.

Credo, però, che Marino abbia commesso un errore enorme mettendo online le spese e i dettagli. Un errore che pagheremo caro a partire da domani.

Pubblicare le spese sostenute non è un'"operazione trasparenza" ma un'idiozia politica che viola, in sedicesimi, il concetto di base della Ragion di Stato. Perché alle funzioni di Sindaco sono legate delle funzioni di rappresentanza, chiamiamole, per comodità, antiche vestigia della regalità. Che sono già oggetto di controlli da parte di organi deputati a verificare la regolarità delle somme spese.

Pubblicare la nota spese significa sottoporre - sia oggi che domani, perché poi indietro non si torna - al vaglio di chiunque ciò che il Sindaco di Roma mangia, con cosa viaggia, quale vino o acqua beve, a chi decide di offrire un pranzo

Significa, quindi, consentire a chiunque di fare le pulci e indignarsi - dato che viviamo nell'epoca del servizio indignato permanente effettivo - se hai mangiato aragosta invece che astice, astice invece di gamberi, gamberi invece di vongole. Significa farsi criticare da chi spesso non arriva a finire decentemente la terza settimana del mese, perché hai bevuto un Teroldego invece di un Pinot nero, o se hi offerto una Du Demon invece di una Peroni.

Significa, in realtà, spogliare di quel poco (molto poco) di regalità che era rimasta connessa alla funzione, significa porre nudo totalmente "il re" di fronte al suo popolo e consentire a questo popolo di accorgersi che il re, alla fine, è solo un comune mortale, rivestito di seta e broccato anziché che di stracci, significa che quel poco di fascino segreto dato dalla inaviccinabilità per il comune mortale di ciò che un sindaco può o non può fare, viene a cadere.

Questo è il significato metapolitico di questa scelleratezza di Marino.
Il giudizio, ora, rapidamente passerà dall'Aula Giulio Cesare e dalle pagine dei giornali, alla strada. E quando arriva in strada, invece della Marcia Reale, si suona e si canta molto meglio la Marsigliese.

Ci vediamo presto in Place de la Révolution.

domenica 4 ottobre 2015

LAVORI ANNUNCIATI E MAI INIZIATI

Era luglio. Faceva caldo, a Roma. 
Marino Ignazio da Genova ancora non era partito per la sua vacanza nel continente americano - la cui esatta località è segreto di Stato per evidenti ragioni di sicurezza del Primo Cittadino - non era rientrato per correre a donare il sangue né si era ancora beccato lo schiaffone papale in piena faccia e il controschiaffone da Mons. Paglia sull'altra guancia, come si conviene a chi si professa cattolico.

Fanfare e sito internet del Comune, quello istituzionale, per intendersi.



L'annuncio era di quelli forti: fra luglio e agosto rifacciamo una bella serie di strade. Maurizio Pucci, assessore da poco entrato nella stanza del bottoni con i galloni più riccamente decorati, aveva annunziato, urbi et orbi, che la Salaria, la via Salaria, quella delle mignotte a tutte le ore del giorno e della notte, quella della puzza (un tempo molto seguita dai giornali oggi dimenticata ma sempre lì ad olezzare) del centro Ama, quella dell'asfalto colabrodo per chilometri, quella al buio un giorno su tre, quella degli allagamenti appena piove, ebbene, la via Salaria sarebbe stata rifatta.


Avrebbero lavorato proprio nei mesi estivi, per non creare problemi di traffico.



Luglio è passato.
Agosto anche.
Settembre è finito. 

Abbiamo assistito all'incredibile e pacchianissimo funerale organizzato dai Casamonica.
Letto e riso (anche per non piangere) del viaggio vacanziero americano del signor Sindaco.
Udito le unghie del primo cittadino grattare ogni superficie utile ad aggrapparsi nel tentativo, vano e decisamente ridicolo, di mettere delle pezze ai casini che combina con le sue dichiarazioni sul Papa, sui viaggi, sugli scontrini...

Ma la Salaria è ancora lì. Esattamente come era lì, nelle stesse condizioni, di giugno, maggio, gennaio.

L'ultimo intervento di rifacimento del manto stradale - interventio serio, non la romanella, per intenderci - risale all'estate 2012, quando il buon Tommaso Profeta, allora alla Protezione civile comunale, organizzò un disboscamento delle fratte e venne anche rifatto tutto l'asfalto in prossimità dell'intersezione fra la Salaria e la Tangenziale Est.
Poi, un paio di tentativi di romanellare alcune buche con i soliti 3 centimetri scarsi di grattatine di asfalto e bitume gettato.

Nel frattempo, si notano i nuovi cartelloni pubblicitari che compaiono a coppie ogni 10 metri (ne abbiamo contati - nel più totale silenzio sia di Romafaschifo che di  Cartellopoli, i due blog un tempo strenui censori dei sindaci oggi strenui difensori mariniani, quasi gli ultimi giapponesi - oltre 80 per lato) e che si sommano a quelli già esistenti.

Le mignotte sono ancora lì, sempre belle (non proprio tutte) e disponibili (tutte) e giorno dopo giorno più numerose.
L'asfalto in alcuni punti ha lasciato solo un vago ricordo di sé.
La strada, nei soliti punti (aeroporto dell'Urbe e svincolo per Villa Spada) si inonda alla prima pioggia che superi i 12 minuti di durata.
La puzza del deposito Ama si spande a ogni soffio di vento, nel silenzio di quei giornali e comitati che tanta attenzione ebbero fra il 2010 e il 2013.

Ma dei lavori promessi, annunciati, propagandati nemmeno l'ombra.