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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 21 ottobre 2017

BALDISSONI: "FATECI FARE LO STADIO A TOR DI VALLE"


Se la luce verde arrivasse oggi, o a 3-4 settimane da oggi, noi puntiamo a chiudere il finanziamento necessario, pulire il sito e avviare i lavori entro la fine del primo trimestre dell’anno prossimo, poi ci sono 26/28 mesi per la costruzione. Quindi tutto questo vuol dire riuscire ad arrivare aprire per la stagione 20/21 ed un piccolo ritardo di una o due settimane vorrebbe dire passare all’anno successivo e perdere una stagione, maggiori costi, minori ricavi, un danno incalcolabile”.
Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, sceglie la platea di Capri, del 32esimo convegno dei Giovani Imprenditori di Confidustria, per ribadire l’importanza per la società giallorossa di costruire lo Stadio di Tor di Valle e, senza entrare nel dettaglio, rimarcare le difficoltà che ancora possono bloccare il progetto.
Nel 2005 - spiega Baldissoni - fu inaugurata l’Allianz Arena a Monaco di Baviera dove gioca il Bayern generando il 57% dei ricavi dallo stadio; l’anno successivo, nel 2006, l’Emirates è stato inaugurato a Londra per l’Arsenal e ha portato +111% dei ricavi dallo stadio. L’unico esempio che abbiamo è in Italia è lo Juventus Stadium che ha portato +175% dai ricavi da stadio”, a dimostrazione, secondo il DG giallorosso, di quale sia la differenza fra avere o non avere uno Stadio.
Il problema è che oltre la speranza non c’è certezza di fare lo Stadio: “spero di sì ma non dipende da noi. La Conferenza dei Servizi deve confrontarsi con Governo, Stato, Regione, Città Metropolitana. Ci attendiamo una risposta che serve al Paese: il calcio credo che contribuisca col 2% del PIL”.
La stretta finale si avvicina: consegnate le integrazioni documentali richieste, gli uffici ora stanno valutando proprio i nuovi studi sul traffico. Se questi studi riusciranno a fugare qualunque dubbio circa la sostenibilità del progetto in termini di mobilità e sicurezza anche senza l’esistenza del Ponte di Traiano, è plausibile ritenere che il via libera finale arriverà senza troppi altri problemi. Che, invece, ci sarebbero qualora rimanesse in piedi l’idea - già manifestata nero su bianco dal Ministero delle Infrastrutture - che il Ponte di Traiano sia indispensabile e che il Ponte dei Congressi non solo è un’altra cosa ma che i soldi di quest’ultimo non possono essere spostati sul primo. 
Se il Ponte di Traiano rientrasse dritto dritto sul tavolo della Conferenza di Servizi si aprirebbe un gran caos di difficilissima soluzione. La più semplice sarebbe quella di riconoscere in cambio ai proponenti le cubature in compensazione, quasi la stessa quantità tagliata dalla Raggi. Ma, a parte che la Roma non vuol più sentir parlare di questa soluzione per non dover ricominciare e pagare nuovamente una parte del progetto - a oggi Pallotta ha già speso 63 milioni di euro per Tor di Valle - si aprirebbe un enorme conflitto istituzionale fra Regione e Pd da un lato e Campidoglio e 5Stelle dall’altro. 
Scartata, come detto, l’idea di trasferire i soldi del Ponte di Congressi su quello di Traiano come scritto dal Ministero delle Infrastrutture a pagina 4 della sua ultima relazione inviata in Regione, le ipotesi allo studio si riducono drasticamente. Una vedrebbe lo Stato pagare direttamente cash il Ponte di Traiano ma si aprirebbe, oltre che il problema mediatico, anche il fatto che così lo Stato finanzierebbe una società quotata in borsa e un club sportiva, divenendo a tutti gli effetti partner commerciale del progetto Tor di Valle. Impensabile. Altra ipotesi, sarebbe quella di “tirar fuori” il Ponte di Traiano dal progetto Stadio e farlo diventare parte di un Accordo nuovo. Solo che si ripeterebbe pari pari il problema Ponte dei Congressi: opera pubblica, svincolata dallo Stadio, costruita dallo Stato con i tempi dello Stato.
Quasi quasi, per la tranquillità di tutti, conviene sperare che i nuovi studi sul traffico siano davvero convincenti.  


martedì 17 ottobre 2017

STADIO, CONSEGNATE IN REGIONE LE INTEGRAZIONI

Scadenza rispettata: verso l’ora di pranzo di ieri, la Roma ha consegnato in Regione le integrazioni documentali richieste durante la prima seduta della Conferenza dei Servizi, quella del 29 settembre, sul progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle.
Tre i temi che richiedevano un approfondimento: nuovi studi sul traffico, richiesti dal Ministero delle Infrastrutture; un progetto di scavi di archeologia preventiva e un’analisi sulla fascia di rispetto del Tevere, questi ultimi due richiesti dal Ministero per i Beni culturali.
A questo punto ci vorranno una decina di giorni perché i rappresentanti dello Stato, della Regione Lazio, della Città Metropolitana e di Roma Capitale possano esaminare questa nuova documentazione, e, quindi, è presumibile che la prossima e seconda seduta della Conferenza dei Servizi potrebbe essere convocata entro la prima settimana di novembre. 
In quel momento si capirà intanto se gli studi sui flussi di traffico prodotti saranno in grado di garantire la sostenibilità del progetto in termini di mobilità e sicurezza. Qualora così non fosse, si aprirebbe il fronte legato alla necessità, già manifestata dal Ministero delle Infrastrutture in sede di analisi preliminare del nuovo progetto, di ripristinare nel progetto il Ponte di Traiano (quello sull’autostrada Roma-Fiumicino a Parco de’ Medici con complanari e scavalco del Tevere). E, a quel punto, resterà da vedere come pagare questo ponte (oltre 92 milioni di euro), se con qualche forma di finanziamento statale come opera pubblica oppure ripristinando le cubature inizialmente previste ma aprendo un conflitto politico istituzionale con il Campidoglio. 


sabato 14 ottobre 2017

STADIO, GIOCHI POLITICI E I PROPONENTI SI IRRITANO

Il nodo è, ancora una volta il Ponte di Traiano: uscito dalla porta della Conferenza dei Servizi, non essendo più fra le opere di pubblico interesse, potrebbe rientrare nella discussione dalla finestra degli studi sul traffico. 
Lunedì 16 vanno consegnati gli approfondimenti sul traffico richiesti in Conferenza. I proponenti sono convinti che questi studi basteranno a dimostrare che con la nuova “sistemazione” Raggi il Ponte dei Congressi è sufficiente. Ma, così non fosse, e la Conferenza ripristinasse il Ponte di Traiano, le cubature, no grazie. Meglio un finanziamento diretto statale. Perché la Roma è pronta a regalare la progettazione del Ponte di Traiano ma non a rifare (e pagare) per la terza volta il progetto del business park: visto che le tre Torri sono tramontate, Libeskind dovrebbe ridisegnare tutto. Anche perché, rimettendo Ponte di Traiano e cubature, il costo totale del progetto salirebbe di nuovo a 1 miliardo e 700 milioni dai circa 900 milioni di oggi. Però fra i proponenti inizia a trapelare una certa dose di irritazione: non piace per niente l’idea che lo Stadio torni ad essere terreno di sgambetti politici fra il Pd, guida politica della Regione Lazio, e il M5S, in Campidoglio. Lato Campidoglio, dopo due giorni di “caccia” serrata all’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, il laconico messaggio del suo staff è “non l’ho visto neanche un minuto oggi”. 


STADIO, BUCO NELLA DELIBERA RAGGI, POTREBBERO TORNARE PONTE E CUBATURE

C’è un clamoroso “buco” nella delibera di pubblico interesse sullo Stadio della Roma di Tor di Valle predisposta dalla Raggi e dall’assessore all’Urbanistica capitolino, Luca Montuori. Un buco che potrebbe riaprire i giochi sul ponte di Traiano - quello progettato dalla Roma con svincolo sull’autostrada Roma-Fiumicino a Parco de’ Medici e attraversamento del Tevere - e, soprattutto, sciogliere il nodo del “pagamento” del ponte. Reinserendo le cubature tagliate dalla Raggi. 
Sarebbe questa una possibile soluzione che, in questi giorni, i tecnici dello Stato e della Regione Lazio starebbero studiando, aprendo eventualmente un fortissimo scontro politico-istituzionale,  per uscire dall’impasse in cui la Raggi ha gettato il progetto con la sua decisione di tagliare le opere pubbliche di mobilità pur di giungere al taglio delle cubature. Solo che, nel perseguire questa strada, in Campidoglio avrebbero commesso un errore macroscopico nella stesura della delibera che consegnerebbe alla Conferenza dei Servizi la possibilità di ripristinare il Ponte, compensandolo con cubature, e rispettando nello stesso tempo la delibera pentastellata.  
Primo punto: la vecchia delibera Marino poneva un limite alla sviluppo urbanistico. Al massimo si potevano “dare” 354mila metri quadri in compensazione (che sviluppavano la cubatura delle tre torri), “limite di tolleranza e sostenibilità urbanistica”. La delibera Raggi, invece, questo limite non ce l’ha. 
Anzi. Ci sono due riferimenti nella delibera grillina che aprono la potenziale strada al ripristino del ponte e delle sue cubature. 
Si tratta di un passaggio nel quale la Raggi scrive che “la Giunta ha individuato” i nuovi obiettivi del progetto scegliendo quelli “strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio-economico finanziario”. E, di seguito: “la rideterminazione di un nuovo equilibrio economico-finanziario dell’intervento progettuale permetterà la riduzione di oltre il 50%” della cubatura del business park".
Secondo passaggio: “la variante urbanistica (il verbale della Conferenza dei Servizi decisoria, ndr) sarà successivamente sottoposto all'approvazione dell'Assemblea Capitolina”.
Ecco quindi il grimaldello: primo punto, il Ponte di Traiano viene dichiarato “strettamente funzionale alla fruibilità dell’impianto”. 
Ovviamente, la sua reintroduzione creerebbe uno squilibrio nei conti. 
Quindi, per il “raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario” occorrerà prevedere una compensazione. Mancando il limite massimo, possono essere reintrodotte le cubature. Anche perché, terzo elemento, le decisioni della Conferenza dei Servizi hanno valore di variante che, però, poi, viene approvata in Consiglio comunale. 
Quindi, alla fine del processo, se la Raggi non vuole bloccare lo Stadio attirandosi le ire (più che di Pallotta) di tutta quella fetta di tifosi (e voti) giallorossi che vogliono la nuova “casa”, il Consiglio comunale a trazione grillina, compatto e solido come nei comunicati Istituto Luce dell’ufficio stampa 5stelle, dovrà alzare la mano e approvare.
Insomma, al netto dei problemi politici - tutt’altro che da sottovalutare - l’enorme paradosso che potrebbe verificarsi sarebbe solo quello di aver fatto perdere un anno abbondante di tempo al progetto. 
Ultima annotazione: qualora si verificasse effettivamente questo scenario, questo non vorrebbe dire reintrodurre le Torri di Libeskind nel progetto. Perché la Conferenza deciderebbe solo di assegnare nuovi volumi. Non dovrebbe entrare nel merito delle scelte architettoniche. Quindi, invece delle tre torri da 200 metri di altezza in media, potremmo avere ancora le 18 palazzine: magari ciascuna da 20 piani invece che da 7.