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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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giovedì 26 settembre 2013

Lupus et Agnus

Ci siamo. Il grande gioco del Domino sta arrivando rapidamente alla sua conclusione.
La prima a cadere è stata la testa di Carlo Buttarelli, comandante generale della Polizia Municipale. 

Carlo Buttarelli
 Con lui si è rodata la tecnica del "lupus et agnus", quella, cioè, di utilizzare (palesi quanto inverosimili o leggere) accuse per ottenere prima le dimissioni del vertice nel mirino e poi la possibilità di metterci le mani sopra.Esattamente quello che, nella favoletta di Esopo, faceva il lupo con l'agnello: lo accusava di inquinargli l'acqua anche se il povero ovino beveva a valle del lupo. Una scusa buona per il lupo che giustificava l'aggressione e il successivo "fiero pasto".

Ferinamente e scientemente anche nel caso delle Municipalizzate - e, pur non essendo il Corpo dei Vigili una Municipalizzata, esso ha la stessa valenza strategica di Acea, Ama, Atac o altre - la Giunta Marino utilizza la stessa tecnica.
Dopo Buttarelli è toccato a Diacetti, giovane ma agguerrito manager, chiamato da Alemanno alla guida di Atac pochi mesi prima delle elezioni comunali.

Per Buttarelli la scusa fu data da 48 ore di rallentamenti - ingiustificati, secondo il Sindaco - nell'organizzare e far partire i controlli (fantasma) antiabusivismo in cinque piazza romane. Buttarelli voleva organizzare le cose a puntino e avere la certezza che i soldi promessi per gli straordinari dei Vigili fossero reali e non solo pezzi di carta.
Viste le polemiche, aveva ragione da vendere il povero ex Comandante: i controlli sono stati un fuoco di paglia costoso ma ancora da pagare. E i Vigili sono sul piede di guerra.

Per Diacetti furono non specifiche "inefficienze" di Atac.


Enrico Diacetti

Che Atac sia inefficiente è cosa nota dai tempi di Papa Borgia. Usare questa come scusa per la rimozione è più ridicolo che altro.
Diacetti se ne andò con signorilità e Marino ha potuto mettere i suoi manager al comando.
Dato che il servizio non è migliorato - se non per l'arrivo (scaglionato) dei 399 nuovi bus, quelli rossi, acquistati però da Alemanno - ma, a giudicare dalle lettere dei lettori pubblicate sui vari quotidiani è addirittura peggiorato, appare chiaro che la manovra è servita al Sindaco, o meglio ai partiti che lo sostengono, per rimettere in piedi il carrozzone di controllo sull'azienda.
E, questo si vedrà con più chiarezza fra qualche giorno, quando arriveranno i nuovi "supermanager" targati PD e SeL.

Piergiorgio Benvenuti
Poi è il turno di Ama. Qui la cosa è un po' più complicata. Ghigliottinare Piergiorgio Benvenuti, di area Fratelli d'Italia, dopo che Marino ha elogiato la Meloni e i suoi come "la destra che vorrei" sarebbe un'operazione di difficile gestione politica e di immagine. Quindi, meglio concentrarsi su Franco Panzironi, che guida la Multiservizi, una controllata Ama, dando così soddisfazione a quel "pierino" di Athos De Luca che ne ha fatto, ormai una questione personale, visto che Panzironi è realmente "l'uomo di Alemanno".
Franco Panzironi
Tuttavia, da un punto di vista giuridico, la vicenda è intricata e il rischio è quello di precipitare le cose per accelerarle e poi ritrovarsi fra qualche mese con una sentenza contraria del Tar o di qualche giudice che obblighi a reintegrare il "ragionier Franco".

 
Poi è stato il turno di Assicurazioni di Roma.
Per chi non lo sapesse, Assicurazioni di Roma è la "piccola cassaforte" del consenso e del controllo interno dei 19mila circa dipendenti dell'Azienda Comune di Roma. In sostanza, si occupa di gestire le varie assicurazioni (vita, auto, casa, etc etc) dei dipendenti capitolini; organizza attività simili al Cral e, quindi, è una macchina di consenso. Anche perché se ti si mettono contro i dipendenti capitolini sono guai: hai voglia a fare delibere, resteranno di fatto tutte sulla carta.
Assicurazioni di Roma è sempre stata molto nell'ombra: da sempre viene gestita con metodi clientelari e i sindaci vi hanno messo mano in modo riservato e discreto.
Il primo a rompere questa tradizione è stato Alemanno: l'ha commissariata, generando le vibranti proteste del PD che ne h visto un atto di lesa maestà. Svariati ricorsi del management uscente, però, sono stati respinti confermando la legittimità degli atti di Alemanno.
I bilanci sono tornati bene o male in attivo ma Marino vi ha visto una mala gestio e quindi ha commissariato il commissario. Insomma, vi ha rimesso le mani sopra. In questo caso con estremo gaudio del PD che, finalmente, è tornato a controllare una bella leva di potere.

Questo, però, è un gioco del Domino: Vigili, Atac, Ama e AdR sono le prime tessere, solo le prime tessere di questa vicenda.

L'obiettivo vero - come già scritto un po' di tempo fa, suscitando gli sciocchi quanto ilari commenti di qualche benpensante dell'Ufficio Stampa di Marino - è quello di mettere la mani sulle due casseforti romane: Acea e Camera di Commercio.
 
 
Sono queste due realtà quelle che producono denaro, denaro al quale attingere per organizzare la qualsiasi.
Entrambe sono presiedute da Giancarlo Cremonesi, manager di grande trasversalità politica e imprenditoriale, ma certamente non assimilabile alle realtà più strettamente piddine e men che mai di SeL.
Da qualche giorno il povero Giancarlo è sotto attacco in Camera di Commercio. Ufficialmente Marino (e Zingaretti interessato forse più del Sindaco a mettere le mani su Acea) sta alla finestra non avendo potere diretto.
L'accusa?
Giancarlo Cremonesi
Non aver rispettato un "patto della crostata" per il quale lui avrebbe dovuto passare la mano a Lorenzo Tagliavanti, storico capo della CNA, e uomo forte della sinistra nel mondo economico.
Non esistono meccanismi di sfiducia e Marino non ha la forza per imporre a Cremonesi le dimissioni.
Vi sono solo due strade: un assedio interno  per logoramento e una trattativa esterna per convincimento.
Quindi, Tagliavanti e tutta l'ala piddina, hanno dato vita a un raggruppamento di imprese (piccolissime, piccole e medie) che cerca di minare dall'interno la posizione di Cremonesi per renderne meno salda la gestione. Contemporaneamente, è partito il pressing (molto ben sostenuto da Corriere e Repubblica) per assediare la posizione di Cremonesi. E non tarderanno ad arrivare, da Palazzo Senatorio, quelle "offerte che non si possono rifiutare" per convincere un cremonesi Cremonesi indebolito dopo questo logoramento (così sperano in Campidoglio) a mollare l'osso.

E oggi è partito anche l'assalto ad Acea. Manovra a tenaglia, questa, contro Cremonesi: anche qui, l'accusa è ridicola: le bollette pazze che creano problemi. Le bollette pazze esistono da sempre. Usarle come un "piede di porco" rende però bene l'idea di quanto siano fasulle e strumentali le accuse.
Ma la chiave di lettura è un'altra: se Marino e il Campidoglio attaccano Cremonesi come Acea (cosa in loro potere) ne smuovono la credibilità manageriale anche come Camera di Commercio.
Parafrasando un vecchio adagio... colpirne uno per educarne cento... Qui se ne colpisce uno per prenderne due, di posizioni: quella di guida di Acea e quella in Camera di Commercio.
Così, oltre che mettere finalmente le mani sulle due casseforti, Marino ottenere un terzo (e anche un quarto) risultato da non sottovalutare: sedersi al tavolo delle trattative con Caltagirone con in mano un po' di atout e non di scartine.
Acea, infatti - lo ricordiamo - è una società mista pubblico privato in cui  il socio di maggioranza è il Comune ma il socio di minoranza più importante è Caltagirone, l'editore del Messaggero. Avere in mano una leva di minaccia (oltre quella dell'Urbanistica) può sempre essere utile per ricondurre in un alveo più delicato il Messaggero, oggi la voce più importante dell'informazione non asservita.
Infine, ultimo risultato, tranquillizzare l'ala pubblica della sua riottosa maggioranza: controllare Acea significa dire a PD e SeL che l'acqua resta pubblica e che quando si arriverà alla creazione della holding capitolina per la gestione di tutte le municipalizzate, non ci sarà il rischio di vedere privatizzata l'acqua.
 

martedì 17 settembre 2013

Alla faccia del curricululm



Signore e signori, ci sono ancora 37 posti liberi. Affrettarsi a mandare il curriculum. Non si sa mai.

Parliamo dello staff della Giunta Marino, secondo quanto deciso dallo stesso Sindaco con la sua Ordinanza 154/2013, che disciplina struttura e stipendi dei diretti collaboratori di Sindaco, Vicesindaco e assessori.
Nello specifico, Marino dice che lo staff di un Assessore può essere di 17 persone, 11 interni e 6 esterni. Quello del Vicesindaco di 19 persone, 12 interne e 7 esterne. Quello del Sindaco, di 29 persone, 18 interne e 11 esterne.
Fatti, quindi, i debiti conti, su 84 posizioni da “esterno” da occupare, dato che 47 caselle sono state già riempite, ne restano libere, appunto, 37.

STAFF
Interni
Esterni
TOTALE
Posizioni esterne occupate
Posizioni esterne rimanenti
Sindaco
18
11
29
13
-2
Vicesindaco
12
7
19
5
2
Assessore
11
6
17
 
 
per 11 assessorati
121
66
187
29
37
TOTALE GENERALE
151
84
235
47
37

In realtà, va specificato che le assunzioni targate Giunta Marino sono 61, però l’Ordinanza 154/2013 non include l’Ufficio Stampa – e sono già 10 posizioni – ed esclude dal novero degli “esterni” il personale comandato da altre Amministrazioni dello Stato, come sono i 3 collaboratori del Sindaco provenienti dai ranghi del Senato – il capo di Gabinetto, Luigi Fucito e i suoi collaboratori Maria Frati e Giampiero Bastoncini – e il consigliere diplomatico del Sindaco, la signora Anna Rosa Coniglio, che proviene dal Ministero degli Esteri.
Escludendo queste posizioni, però, emerge che Marino ha già sforato la sua stessa ordinanza per quanto riguarda le assunzioni nel suo staff: sta sotto di due unità, essendo 13, invece che 11, gli esterni assunti.

Il piccolo giallo del “popolo di laureati”
C’è un piccolo giallo fra tutte le varie assunzioni fatte, fino ad oggi, da Marino. Ed è quello dei “signori laureati”.
Spieghiamoci.
Per un esterno – cioè un assunto a tempo determinato su chiamata diretta – vi sono tre possibili qualifiche contrattuali: la C – i diplomati – la D – i laureati – e la dirigenza. Ora, sugli attuali 61 assunti, solo 9 sono contrattualizzati con la categoria C, quindi diplomati.
Ma ben 38 sono contrattualizzati con categoria D, vale a dire laureati.
La differenza non è stratosferica: un diplomato, contrattualizzato C1 – come tutti quelli assunti sino ad ora – riceve uno stipendio lordo annuo di base di 21mila e 75 euro al quale si aggiunge un’indennità di comparto di poco meno di 550 euro annui, per un totale, quindi, di 21.624 euro lordi annui su 13 mensilità.
Un D1 – la qualifica base con la quale sono stati assunti i laureati – invece, porta a casa 23mila e 550 euro lordi annui, sempre su 13 mensilità.
La differenza in termini numerici è di poco meno di 2mila euro lordi annui.

 
Qualifica
Stipendio (lordo annuo su 13 mensilità)
Indennità di comparto
TOTALE
D1
    22.930,60
        622,80
    23.553,40
C1
    21.075,32
        549,60
    21.624,92
Differenza
 € 1.855,28
       73,20
 € 1.928,48

 Il piccolo giallo, però, nasce da un altro fattore: nelle delibere di assunzione normalmente un laureato viene qualificato con il titolo di Dottore o Dottoressa. Del resto, cosa si è studiato a fare sennò? Un diplomato, invece, non avendo altro titolo viene qualificato con il termine Signore o Signora.

Invece, nelle delibere di Marino, su questi 38 laureati assunti, ben 24, il 63%, sono assunti come laureati ma, nelle delibere, sono indicati con il titolo di signore o signora. La domanda, quindi, è: si tratta di semplice sciatteria nello scrivere le delibere – e in questo caso certo non fa onore ai funzionari che le hanno firmate evidentemente senza leggerle – oppure fra questi 24 si nasconde qualche diplomato per il quale è stata fatta una forzatura amministrativa?

Ufficio
Assunti
Nome
Qualifica
Assessorato Ambiente
TETTONI Mauro
Rapporti Gruppi Consiliari
PRETI Chiara
Segretaria particolare
CAMILLERI Riccardo
Comunicazione
Assessorato Bilancio
VIGLIETTI Giordano
Collaborazione
Assessorato Casa
PUCCINI Enrico
Housing sociale
Assessorato LLPP
BOSCHETTO Emiliano
Segretario particolare
Assessorato Mobilità
MIRABELLA Giovanna
Staff Assessore
BAGNI Flavia
Comunicazione
Assessorato Scuola
GRANIERI Loredana
Capo Segreteria
MICHITELLI Valeria
Staff Assessore
ORFANO Isabella
Staff Assessore
Assessorato Servizi Sociali
VINCENZONI Andrea
Capo Ufficio Staff
BARCELLAN Massimo
Supporto
Assessorato Sport
SALVIA Daniela
Segretaria particolare
Assessorato Urbanistica
COPPOLA Alessandro
Collaborazione
GIURA LONGO Andrea
Collaborazione
SEBASTIANELLI Sofia
Collaborazione
Gabinetto Sindaco
CASTAGNA Alessandro Mario
Coordinamento Direzioni Apicali
DI FRANCIA Silvio
Tutela diritti sociali
CALABRESI Alessandra
Ufficio di Staff
ORTENZI Melania
Ufficio di Staff
Vice Sindaco
RAFFO Romina
Capo Segreteria 
SCIFO Bartolo
Collaborazione
BOSSA Nunzia
Comunicazione


Gli eterni ritorni
Ovviamente, nello staff di Marino e dei suoi assessori, non potevano mancare gli eterni ritorni, quelli che una posizione la trovano sempre e non sempre grazie solo alle proprie capacità ma più spesso per le tessere di partito. Alla faccia della selezione per curricula tanto sbandierata da Marino in campagna elettorale!
A parte Silvia Decina, di fatto uno dei bracci operativi del Sindaco alla quale sono demandati anche i rapporti diretti con l’Ufficio Stampa, nota per essere stata la segretaria di Walter Veltroni, l’elenco è abbastanza nutrito.
Silvio Di Francia, Nicola Galloro e Enzo Foschi sono tre fra i più noti.

Il primo, Silvio Di Francia, nato a Cittaducale (Rieti) il 16 aprile 1954, è, secondo Internet, giornalista (programmi culturali di Radiotre) e ambientalista. È stato presidente di Zètema, l’agenzia romana di servizi e produzione culturale, «braccio destro di Walter Veltroni, ex campione italiano e componente della squadra nazionale di judo». Da assessore alle Politiche culturali di Roma propose un corrimano (a sostituire i lampioni sovraccarichi) per i lucchetti degli innamorati di Ponte Milvio e tifa per la Lazio. Di Francia – per il quale si parla di un ritorno a Zétema – la qualifica di assunzione è quella D1 da laureato (anche se nella delibera viene nominato solo come “signore” e non si ravvisa traccia di laurea nei siti internet sui si fa riferimento al suo curriculum) e il costo per l’Amministrazione è di oltre 95 mila euro l’anno, per una spesa totale nel triennio di uno spiccio meno di 224 mila euro.

Il secondo, Nicola Galloro, secondo la sua stessa biografia, è stato un attivista politico a “Vibo Valentia. Venuto a Roma agli inizi degli anni ’70 frequenta la facoltà di statistica e si cimenta nelle battaglie politiche e sociali del movimento studentesco. Appassionato di cinema e di spettacolo, lo troviamo tra gli organizzatori, nelle file dell’Arci, di uno dei primi cineforum, lo storico Civis alla Casa dello studente per stranieri. Si afferma giovanissimo nell’ambito politico e sindacale, diventa dirigente del Sunia, e si occupa dei problemi della casa e del territorio contribuendo alla stesura di tutta la legislazione del settore di quegli anni. In prima linea nelle battaglie per l’abbattimento delle baracche a Roma, continua ad operare attivamente, fino a quando eletto Consigliere Comunale nel 1993, mette a disposizione tutta la sua esperienza politica e sindacale a difesa degli sfrattati e per una più efficace politica della casa. A parte la delibera “Nuovi Cinema Paradiso” – con la quale viene incentivato il recupero delle sale cinematografiche impedendone il cambiamento della destinazione d’uso – passa alle cronache durante la Giunta Veltroni, come delegato del Sindaco alle problematiche della casa. Nel 2008 diviene consigliere provinciale a Roma, sotto la presidenza di Nicola Zingaretti”.
Galloro si occuperà – per l’assessore alla Casa, il piddino Ozzimo – di… casa, naturalmente. Costo per l’amministrazione: 71mila euro nel triennio, inquadrato come diplomato, gode però dell’”emolumento unico nella misura massima consentita”: insomma, gli raddoppiano lo stipendio.
Saranno, quindi, felici i cittadini romani di sapere che a gestire il problema emergenza abitativa, torni ad occuparsene Nicola Galloro, visto che, nel 2008 – al termine del suo incarico con la Giunta Veltroni – venne diffusa la seguente dichiarazione da parte dell’allora assessore alla Casa, Alfredo Antoniozzi, in una seduta del Consiglio Comunale dedicata all’emergenza casa: Dal 2005 a oggi sono stati assegnati 1000 alloggi secondo la graduatoria delle famiglie che hanno fatto richiesta di una casa popolare. Tutti risultano irregolari. Chi perché ha un punteggio inferiore a 10 (punteggio massimo per l'assegnazione di un alloggio popolare, ndr), chi era senza  documentazione e chi, tra gli assegnatari non era minimamente presente nella graduatoria”. Antoniozzi aggiunse: “Sui 3.000 richiedenti alloggio popolare che sono oggi a punti 10, a seguito della verifica effettuata dagli uffici, solo 945 risultano avere i requisiti per tale punteggio”, e cioè reddito, numero di figli a carico, eventuali disabili.
Nello specifico, la situazione denunciata fu questa:

nuclei familiari originari con punti 10, in graduatoria al 31.12.2006
2.908
nuclei familiari “consolidati” con punti 10 a seguito della revisione, in graduatoria al 31.12.2006
1.107
 
Cause di esclusione (accertate da apposita Commissione Tecnica)
 nuclei familiari
Fascicoli mancanti di sentenza di sfratto
366
Fascicoli mancanti di Verbale di Immissione in Possesso immobile (V.I.P.)
123
Fascicoli mancanti sia di sentenza  sfratto e di V.I.P.
313
Soggetti emigrati fuori dal Comune di Roma o risultati irreperibili
349
Soggetti deceduti
74
Soggetti risultati occupanti abusivi di alloggio E.R.P
20
Soggetti risultati in esubero reddito rispetto a quello previsto per l’accesso all’edilizia residenziale Pubblica
9
Soggetti risultati assenti non giustificati alla convocazione a mezzo telegramma per la scelta dell’alloggio
52
Totale esclusi
1.306
 
Famiglie (incluse nelle  2.908) già assegnatarie di un alloggio
495
 
Totale (1.107 + 1.306 + 495)
2.908

Il terzo è Enzo Foschi. Nato nel 1966 alla Garbatella – sulla sua pagina facebook eretta addirittura  provincia! – Foschi è entrato nel 1993 in Consiglio comunale come più giovane eletto nelle fila dell’allora Pds. Di carriera, il giovane Enzo – tifosissimo giallorosso quanto Di Francia supporter biancoazzurro – ne ha fatta molta: l’ultima tornata elettorale delle regionali 2010, quelle che portarono Renata Polverini a succedere al duo Piero Marrazzo-Esterino Montino, lo ha visto eletto nel PD. Di lui si ricorda la polemica feroce con la presidente Polverini operata per un cancro e accusata, da Foschi, di aver occupato un intero piano del Sant’Andrea. Una polemica condita da querela per violazione della privacy presentata da Renata Polverini contro Foschi. Per il non invidiabile ruolo di capo segreteria politica del Sindaco, Enzo costerà alle casse capitoline 114mila euro l’anno, per un totale di oltre 285mila euro da qui al 2015.

Altro nome noto agli addetti ai lavori è quello di Francesco Capone Leslie: avvocato, è stato già capo dipartimento al Commercio durante l’assessorato di Daniela Valentini, giunta Veltroni. Posto che è tornato a ricoprire adesso sempre con la Leonori. Il “peso” economico dell’avvocato Leslie è di poco meno di 340mila euro nel triennio, inquadrato come dirigente di I fascia e con un’indennità di 59.400 euro comprensiva di premio di produttività che portano il suo costo annuale a oltre 140mila euro.
Vengono, invece, dritti dritti dallo staff di Ivan Scalfarotto tre collaboratori dell’assessore all’Ambiente, Estella Marino: Edoardo Del Vecchio, Chiara Preti e Riccardo Camilleri. La somma globale dei loro costi per l’Amministrazione dal 2 agosto 2013 al 31 dicembre 2015 è di 229mila euro. Nello specifico, Edoardo Del Vecchio viene assunto da diplomato – ma con un indennità che ne raddoppia lo stipendio – a un costo di 72mila euro e spicci nel triennio, gli altri due, assunti come laureati, a poso più di 78 mila cadauno nel triennio.

La "figlia illustre"
C’è anche una figlia illustre nello staff di Marino. Si tratta di Giulia Calamante, figlia di Mauro Calamante, già assessore alla Mobilità con Veltroni, poi presidente di Atac. Le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma certo è curioso che, quando Mauro era Assessore alla Mobilità, in Atac venne assunta la di lui compagna e di Giulia madre, Roberta Pileri, tuttora – pare – in Atac. E la stessa Giulia, assunta come C1, beneficia però del raddoppio dello stipendio grazie all’emolumento unico concessale dall’assessore alle Attività Produttive, Marta Leonori, nella “misura massima consentita”. Ridendo e scherzando, la figlia di Mauro Calamante costa all’Amministrazione capitolina, da diplomata, quasi 69mila euro nel triennio.
Evidentemente, grande merito di Giulia deve essere stato quello di aver appoggiato, con la lista “Se non Marta, chi?” la stessa Leonori durante le primarie del PD per la segreteria regionale.
Parentopoli anche da Marino?

I “social” a caro prezzo
Vi sono poi (almeno) tre casi strani. Si tratta di tre persone assunte, come si legge nelle relative delibere, con compiti di comunicazione con i cittadini. A domanda specifica, viene risposto che questi tre, al di là dello scrivere anche i discorsi per i loro assessori di riferimento e, semmai, anche per il sindaco Marino, devono occuparsi dei “social network”.
I tre sono Flavia Bagni – assunta come laureata ma qualificata in delibera come “signora” – all’assessorato alla Mobilità; Nunzia Bossa – assunta come laureata ma qualificata in delibera prima come “signora” poi come “dottoressa” – per il vicesindaco; e Riccardo Camilleri – anche lui assunto come laureato ma qualificato “signore” in delibera – per l’assessore all’Ambiente, Estella Marino.

Flavia Bagni, a quanto si apprende collocata in stanza con gli altri colleghi dell’Ufficio stampa centrale della Giunta, costa alle casse pubbliche poco meno di 80mia euro da agosto 2013 a dicembre 2015. Nunzia Bossa ne costa, invece, 213mila nel triennio. Riccardo Camilleri, invece, 78mila e mezzo, sempre nel triennio.
Nessuno di loro tre è giornalista – secondo quanto si apprende – e tutti e tre sono stati assunti, correttamente, come staff di segreteria politica con il compito di occuparsi di comunicazione coi cittadini e social network.
Roma Capitale ha già uno staff, composto da interni e sotto la direzione del capo ufficio stampa, Marco Girella, che si occupa della home page internet del Comune e della pagina facebook. E ha anche un Ufficio relazioni con il pubblico, che ha il compito di rispondere alle richieste dei cittadini. E ha anche un numero – il famoso 060606 – che risponde ugualmente ai cittadini. A questi uffici – storicamente predisposti a rispondere ai cittadini – lo scorso 10 settembre il sindaco Marino ne ha affiancato un quarto: l’Ufficio Relazioni con i Cittadini che potrebbe apparire francamente un ridondante doppione (molto politico) dei precedenti tre.
Tuttavia, con questi 4 uffici esistenti, a questo punto, sarebbe necessario capire esattamente di cosa si occupano Bagni, Bossa e Camilleri: di quale social? Di quale comunicazione con i cittadini?
Non pensiamo certo che si occupino delle pagine facebook o i profili twitter privati dei loro assessori di riferimento: sarebbe ben strano far pagare con soldi pubblici i facebook privati di una persona!