A Roma, si sa, ogni volta che piove si allaga tutto.
Fino a ieri, il PD attaccava Alemanno per incapacità nella gestione dell'ordinario: non sai nemmeno fare la manutenzione ordinaria di tombini e caditoie.
Ora, che tocca a loro, la situazione è esattamente la stessa di prima.
Solo che, tanto per cambiare, mancano i soliti titoli ad effetto su 250 colonne, con intervista al meteorologo di turno e ai cittadini terrorizzati.
Per dirla alla romana: famo a capisse. L'altra volta, il 28 agosto scorso, a coprirsi di ridicolo, è stato il centrodestra. Attaccare l'Amministrazione comunale che, insediatasi da poco, deve fronteggiare una "bomba d'acqua" che costringe a chiudere l'aeroporto internazionale di Fiumicino per cinque ore, è una cosa da mentecatti.
Primo, la replica più semplice è: "io sono appena arrivato, dovevi pensarci tu fino a ieri". E non a torto.
La seconda è: "ma porca miseria, quella di ieri non è stata una pioggia normale ma una roba apocalittica". E a ragione.
Però, dopo quell'episodio, il prode assessore ai Lavori pubblici - pesantemente chiamato in causa - lancia il grande progetto di sturare le fogne. Spesa, 3,5 milioni di euro.
Era il 3 settembre, vale a dire 12 giorni fa.
Sono trascorsi 12 giorni e, a questo punto, sarebbe carino sapere quali fogne sono state "spomate" - per usare un'espressione di Giovannino Guareschi.
Ieri sera, intorno alle 23, abbiamo fatto un tour su due ruote un po' umido: via Salaria, dal Grande Raccordo alla Tangenziale, la Tangenziale fino all'uscita di via Passamonti; Scalo San Lorenzo; Porta Maggiore; Piazza Vittorio Emanuele.
Scarpe e pantaloni sono ancora ad asciugare. Però, no. Non pioveva mica. Era l'acqua delle pozze che, fastidiosamente, si infilava dappertutto.
Via Salaria era più o meno l'equivalente del Colorado ed era necessario prestare attenzione a tre cose: la prima, le pozze d'acqua che si incontravano lungo la propria strada. La seconda le buche coperte dall'acqua che potevano essere appena appena rischiose. La terza e più fastidiosa, all'acqua sulla carreggiata opposta per evitare il rischio di farsi una doccia fredda e piuttosto fangosa.
Le uniche imperturbabili, erano le "signorine buoncostume", appollaiate in gran copia ai margini di entrambe le carreggiate.
Fortunatamente, poi, il tunnel della Tangenziale - fatta salva un po' d'acqua che colava da qualche fenditura - era asciutto.
Poi, però, il disastro.
Evitata la docciona sulla Salaria, è stato impossibile evitarla a Passamonti e Scalo San Lorenzo: Velocità obbligata, i 10 all'ora per il rischio voragini. Ma non ha salvato le scarpe e i pantaloni dal diventare una spugna bagnata.
A Porta Maggiore, poi, in prossimità dei chiusini, abbiamo trovato un paio di lucci e due cernie che sguazzavano allegre.
C'erano carpe, invece, all'incrocio fra Viale Manzoni e via di Porta Maggiore.
Infine, il panorama più affascinante in ossequio alla multietnicità dell'Esquilino: il Gange era straripato o forse era lo Yangtze Kiang, non lo sappiamo. Le auto parcheggiate sui lati della piazza erano immerse nell'acqua fino ai mozzi delle ruote.
Ma lo spettacolo più intenso, era la corsia preferenziale di Piazza Vittorio, quella dove passano i tram.
I due Laghi Victoria, fortunatamente, si erano formati a monte e a valle delle due fermate, di modo che i passeggeri in attesa del fantastico trasporto pubblico romano, non rischiavano di bagnarsi per ogni veicolo che vi transitava.
Queste sono alcune immagini che, affascinati da questo spettacolo, abbiamo scattato, schivando i coccodrilli nascosti sotto il pelo dell'acqua
Tuttavia, per completare la cronaca di questa avventura in stile Indiana Jones, forse vale molto meglio un piccolo video...
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