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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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venerdì 30 marzo 2018

ROMA METROPOLITANE A RISCHIO FALLIMENTO



Consiglio di Amministrazione di Roma Metropolitane convocato d’urgenza: di qui a breve potrebbero essere avviate le procedure di fallimento della società strumentale del Campidoglio per le metro. Questo perché siamo giunti al terzo bilancio consecutivo che non viene chiuso, stante la decisione della maggioranza pentastellata di voler concludere l’esperienza di questa società che, però, è gravata di contenziosi giudiziari con le aziende che costruiscono le infrastrutture di trasporto a Roma per un ammontare che sfiora il miliardo di euro.
Soldi che, qualora si arrivasse al fallimento, rischierebbero di gravare direttamente sulle già disastrate casse del Comune. Motivo per il quale l’ex assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, aveva cercato di salvare Roma Metropolitante dallo spettro del fallimento, magari per procedere, poi, in un secondo momento, a uno spacchettamento delle competenze e del personale interno, riassorbendone gran parte dentro Agenzia per la Mobilità.
Uscito di scena Colomban, però, il suo successore Alessandro Gennaro (insieme al titolare della Mobilità, Linda Meleo) sta elaborando una proposta di delibera che, in sintesi, prevede che il Campidoglio eroghi 19 milioni di euro a Roma Metropolitane a copertura di una serie di costi mentre di qui a breve dovrebbe essere riscritta da capo la convenzione che regola i rapporti fra Comune e Società tenendo conto dei nuovi obiettivi fissati dalla Giunta Raggi (funivie, metro C fino a Colosseo, corridoi della Mobilità, linee tranviarie). 
Una linea che, da quanto trapela, non sarebbe ritenuta adeguata da parte dell’attuale Amministratore Unico di Roma Metropoliotane, Pasquale Cialdini, scelto e nominato dalla Raggi a dicembre 2016 e che sarebbe pronto alla rottura: libri contabili in tribunale.  

domenica 25 marzo 2018

ROMA, SENZA STADIO NON SI VINCE



Lo stadio di proprietà da solo non basta per garantire certezza nella vittoria ma senza stadio di proprietà, per vincere, occorre un allineamento planetario. Almeno in Europa. 

E, insieme allo stadio di proprietà, servono le tournée estive in giro per il mondo. Portano soldi. Tanti. Che insieme alle entrate derivanti dallo stadio - e non c’è solo la bigliettazione - e ai diritti tv segnano un divario enorme fra la Roma e le prime dieci società a livello europeo. 

Fra la Roma e il Napoli, l’Inter, il Milan e la Lazio. L’unica fra le squadre italiane che “si salva” è la Juventus cui lo stadio di proprietà ha consentito di fare balzi avanti enormi. 
Questo è quanto emerge analizzando i report della Deloitte, una delle quattro più importanti società di consulenza e revisione al mondo. 
La Deloitte, ogni anno, analizza lo stato delle finanze del calcio europeo e pubblica un rapporto in cui si analizzano le entrate (non l’intero bilancio, ma solo le voci di approvvigionamento economico) delle prime venti squadre europee. 

Sostanzialmente ci sono “dieci sorelle” che sono sempre lì, a disputarsi le prime dieci posizioni. 





Nella stagione europea 2004/2005 la prima era il Real Madrid con poco più di 275 milioni di euro di entrate. La Roma stava dietro, a 131 milioni. Un divario di “soli”, si fa per dire, 144 milioni di euro. 
L’ultima stagione vede la Roma incassare 171,8 milioni e la prima in classifica, questa volta il Manchester United, fermarsi ad “appena” 676,3 milioni. Il divario è aumentato a 504 milioni di euro. 
In sostanza, la Roma incassa fra biglietti, merchandise e diritti tv, un quarto di quello che lo United riesce a guadagnare dalle stesse voci. 
In media, negli ultimi dodici anni la Roma ha incassato 149 milioni e mezzo l’anno, il Real quasi 466, poi il Barça con 427, lo United con 414 e così via. 



Anfield, Bernabeu, Camp Nou o Allianz Arena non solo solamente dei fortini assordanti di tifo e impressionanti per il muro umano che si para dinanzi i giocatori delle altre squadre. Sono anche una cassaforte che, in media, pesa ogni anno per circa un terzo delle entrate dei club. Soldi che vengono direttamente dai biglietti e dagli abbonamenti, così come dai contratti faraonici per i diritti sul nome dell’impianto. L’analisi della crescita annuale delle entrate è anche legata agli investimenti fatti per ampliare gli spalti e i posti, magari quelli d’élite assai cari. 
La seconda voce - per alcuni come Real Madrid, Barcellona e Manchester United addirittura la prima - è il merchandise, la vendita di magliette, tute, cappellini, felpe o gadget di ogni genere. In alcuni casi riesce a “pesare” anche quasi per il 50% del totale delle entrate. E, puntualmente aumenta ogni volta che, d’estate, le squadre vanno a fare le tanto vituperate tournée all’estero, negli Stati Uniti, in Asia (tutta) o nei paesi arabi. Praticamente ogni tournée finisce per corrispondere ad un incremento anche del 20-25% della vendita di oggettistica legata alla squadra. 
Terza voce: i diritti tv. Ogni Paese regola i propri in via autonoma ma più una squadra ha tifosi sparsi per il mondo e più mette in cassa dalle tv. 
Alla fine, questo si traduce in un potere economico superiore, capacità di attrazione per i calciatori e quindi vittorie

Che non arrivano automaticamente perché si fanno tournée o si ha uno stadio di proprietà. 

È che senza, semplicemente si partecipa guardando gli altri sul podio. 

RITORNO ALL'ANTICO PER PIAZZA DI SIENA

L’erba sarà perenne, i gradoni delle tribunette restaurati e Piazza di Siena, dentro Villa Borghese, tornerà agli antichi fasti settecenteschi. 
Sono alcune delle novità riguardanti il progetto di riqualificazione condotto da Coni e Federazione italiana sport equestri in joint venute in occasione del prossimo Concorso ippico di Piazza di Siena in programma dal 24 al 27 maggio. Il progetto 2018 è stato presentato ieri alla presenza del direttore marketing del Coni ed event director di Piazza di Siena, Diego Nepi, e del numero uno della Fise, Marco Di Paola. 
A chiudere con le polemiche dei giorni scorsi, tutte le strutture necessarie allo svolgimento del concorso saranno temporanee e smantellate nel giro di 48 ore dalla fine dell’evento. Tutto, grazie a un accordo di 12 mesi con il Comune di Roma sulla base del quale Coni e Federazione italiana sport equestri in joint venture gestiranno unitamente l’area verde all’interno di Villa Borghese, con un servizio gratuito di manutenzione ordinaria e di vigilanza.
Il restauro di Piazza di Siena rimarrà alla città, come lascito: qualcosa che era stato inserito nel dossier olimpico per il 2024 troppo frettolosamente accantonato dalla Raggi e dalla sua maggioranza. 
Tutta la fase di realizzazione del progetto sarà supervisionata dal personale ella Soprintendenza Speciale e archeologica e dalla Sovrintendenza Capitolina. "Dovevamo fare qualcosa che andasse oltre l’evento sportivo, che è qualcosa di straordinario, lasciare qualcosa alle persone anche oltre il concorso. È l’eredità che lo sport rilascia alla comunità. Che è la stessa missione del Coni e del suo presidente", ha spiegato Diego Nepi, direttore marketing del Coni ed event director di Piazza di Siena che ha aggiunto: “Piazza di Siena non ha bisogno di nulla, deve solo farsi vedere e per questo rispetto agli anni precedenti, quando gli allestimenti coprivano le bellezze architettoniche e paesaggistiche, sarà utilizzato il 70% in meno degli spazi a fronte dell’aumento dello spazio per la parte sportiva”.
Riguardo la principale novità del manto erboso dell’ovale, tutti i cittadini potranno entrare sul prato tutto l’anno, come in qualsiasi parco. Un investimento totalmente privato di circa 300 mila euro: "Questa è una grandissima innovazione, coraggiosa - ha spiegato il numero uno della Fise, Marco Di Paola - con il Coni abbiamo voluto riportare l’evento a quello che sono le vere tradizioni, oltre al fatto che l’erba è l’elemento naturale in cui i cavalli vivono". Tutte le altre strutture collegate all’evento, saranno invece temporanee e dismesse nel giro di due giorni dalla fine dell’evento. Tra le novità, anche la riqualificazione dell’area relativa all’ex Galoppatoio. Attigua all’ovale, l’area, oggi "un angolo di degrado urbano", come lo definisce Di Paola, diventerà un campo di gara per nazionali, oltre a contenere il parcheggio Van aperto a tutti in stile paddock di Formula Uno. Quanto alla parte sportiva, il venerdì 25 maggio si terrà la Coppa delle Nazioni a cui parteciperanno 9 Paesi: Usa, Canada, Nuova Zelanda, Germania, Svizzera, Francia, Olanda, Svezia e ovviamente Italia. Sabato il ‘Piccolo Gran Premiò e l’attesissimo ‘6 Barrierè, domenica il Gran Premio che quest’anno vede un montepremi aumentato da 600 a 800mila euro.



sabato 24 marzo 2018

STADIO DELLA ROMA, LA VARIANTE URBANISTICA SI AVVICINA


La data è quella dello scorso giovedì, il 15 marzo: esattamente 100 giorni dopo la chiusura della Conferenza dei Servizi - secondo quanto Il Tempo anticipa in esclusiva - la Roma ha consegnato in Campidoglio l’adeguamento del progetto Stadio di Tor di Valle alle diverse prescrizioni emerse dalla Conferenza stessa. In teoria, quindi, per il Campidoglio potrebbe iniziare il percorso di approvazione della variante urbanistica.
In teoria, però. 
Innanzitutto, gli uffici capitolini dovranno verificare che le tavole presentate siano effettivamente complete ed esaustive: non deve mancare nulla e tutte le prescrizioni devono essere state inserite al posto giusto. Questo perché il dossier che è entrato in Campidoglio è quello che dovrà essere definitivo, senza più correzioni in corsa, quanto meno per quanto riguarda la parte di opere di pubblico interesse (i due ponti ciclopedonali dalla stazione Fs di Magliana e da quella Tor di Valle della Roma-Lido di Ostia; la nuova via del Mare/Ostiense e la messa in sicurezza idraulica del Fosso del Vallerano e dell’Acqua Acetosa) che dovranno andare a bando di gara europeo.
La verifica delle nuove carte progettuali, poi, non potrà comunque iniziare prima che in Comune si siano assestate le nuove posizioni dirigenziali
Pochi giorni fa, infatti, dopo un iter piuttosto lungo e travagliato, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha proceduto con la rotazione dei dirigenti comunali per cui, all’Urbanistica, sono cambiati un po’ tutti i vertici. Si parte proprio dal vertice più alto, il Direttore del Dipartimento Urbanistica: la precedente “inquilina”, Anna Maria Graziano, va al V Municipio. Al suo posto, da Ostia dove ha lavorato a stretto contatto con Alfonso Sabella e poi con il prefetto Vulpiani, arriva Cinzia Esposito alla quale viene anche affidata la Direzione Piano Regolatore, prima nelle mani di Fabio Pacciani, responsabile del procedimento Stadio e rappresentante del Campidoglio in Conferenza di Servizi. Pacciani viene promosso e andrà a dirigere il Dipartimento Lavori pubblici. Quindi, non potrà
L'architetto Cinzia Esposito, nuovo
direttore del Dipartimento Urbanistica
del Comune
più seguire in prima persona il dossier Stadio. La Esposito, quindi, dovrà scegliere e nominare un nuovo responsabile del procedimento. Tutte procedure che, in qualche modo, richiederanno del tempo e ritarderanno ovviamente la risposta del Campidoglio alla Roma. Ancora da decidere, poi, se la procedura di variante andrà adottata con un primo voto sul progetto del Consiglio comunale, seguito da pubblicazione degli atti, osservazioni di cittadini, controdeduzioni degli uffici e voto finale in Consiglio, oppure se si salterà il primo voto.  
Risposta capitolina che, però, deve ancora tener conto del problema della “raccomandazione B07”, quella con cui la Regione ha reinserito il Ponte di Traiano fra le opere da fare “concedendo” al Campidoglio la possibilità di sostituirlo con provvedimenti di pari efficacia. 
Su questo tema, ora, vanno a sovrapporsi due elementi. Il primo: in Comune c’è una spaccatura fra chi del Ponte di Traiano non vuol proprio sentir parlare (una fetta di consiglieri comunali) e chi (funzionari e tecnici anche in Giunta) il Ponte di Traiano lo gradirebbe proprio. Purché sia chiaro che l’impegno del Governo - la famosa telefonata del Ministro (uscente) allo Sport, Luca Lotti - debba passare da un generico “faremo” a un concreto atto con tanto di impegno fondi
Secondo fattore di enorme peso: la debolezza di Nicola Zingaretti, presidente confermato della Regione Lazio. La mancanza di una maggioranza in Consiglio regionale rende Zingaretti così debole da dover contrattare con le opposizioni, in primis i 5Stelle, più o meno qualunque provvedimento. Chiaramente, questa debolezza, proprio verso il partito della Raggi, rende la Regione più “malleabile” con Michele Civita, assessore regionale all’Urbanistica uscente e difensore del Ponte di Traiano, che non dovrebbe essere riconfermato e sostituito da Massimiliano Valeriani, decisamente molto meno “tecnico” e più “politico” del suo predecessore.  
Al netto, però, della rotazione dei dirigenti, dei problemi politici, del tema viabilità e persino dell’esito check sulle nuove carte, la consegna del progetto aggiornato è il passo avanti che tutti i tifosi aspettavano

CONSIGLIO REGIONALE, PARLANO GLI ELETTI DI FORZA ITALIA




sabato 17 marzo 2018

LO STRANO CASO DELLE MULTE DI CAPODANNO


Ancora problemi fra automobilisti e Vigili Urbani. Dopo la débâcle di via di Portonaccio con le migliaia di multe elevate dalle telecamere che, piano piano, vengono annullate a mazzi dai giudici di pace per errori nella segnaletica, ora il caso scoppia per una telecamera di controllo della corsia preferenziale a pochi passi dal Lungotevere. E, ancora una volta dopo Portonaccio, è il Codici a lanciare l’allarme: “Negli ultimi giorni l'Associazione Codici ha raccolto diverse testimonianze relative a multe assolutamente incomprensibili. Proprio mentre continuiamo a lottare nelle sedi opportune perché vengano accolti i ricorsi dei tantissimi cittadini sanzionati ingiustamente in via di Portonaccio. In via di Santa Maria in Cosmedin, precisamente all'altezza del civico 72, direzione piazza dell’Emporio, secondo quanto raccolto da Codici, la notte di Capodanno diversi cittadini sono stati praticamente 'costretti' ad attraversare un varco attivo. A dare il via libera sarebbero stati niente meno che i vigili urbani, i quali deviavano il traffico sulla preferenziale”. 
Spiega ancora il Codici: “Alla base dell'equivoco ci sarebbe un semplice errore di valutazione dei vigili, impegnati a deviare il traffico e convinti che il varco in questione non fosse in funzione. Il risultato, purtroppo, è che tantissimi cittadini innocenti stanno venendo sanzionati per un'infrazione che semplicemente sono stati spinti a commettere dalle forze dell'ordine. L'Associazione Codici sta approfondendo la questione per impugnare le sanzioni: per questo, per agire in tempi brevi ed in maniera efficace, abbiamo bisogno del maggior numero possibile di segnalazioni. Chi ha ricevuto una multa relativa all'attraversamento del varco di via di Santa Maria in Cosmedin nella notte di Capodanno, può contattarci e possiamo aiutare ad ottenere l'annullamento della sanzione”.
Il neo comandante del Corpo, Antonio Di Maggio, insediatosi proprio nelle scorse ore, mostra disponibilità: “Apprendo con sorpresa della comunicazione a mezzo stampa del Codici su questa vicenda. Essendomi appena insediato, ovviamente, posso solo annunciare che avvieremo un’inchiesta interna. Abbiamo gli ordini di servizio di quella sera, quindi chiameremo i nostri uomini a predisporre una relazione di servizio che costituirà la base per iniziare una verifica puntuale caso per caso. Se risulterà che gli agenti, per ragioni di sicurezza e fluidità del traffico, hanno autorizzato il passaggio sotto il varco attivo, le sanzioni saranno annullate in autotutela. Sia chiaro che esamineremo con attenzione ogni verbale confrontandolo con gli orari di passaggio sotto le telecamere registrati dal sistema informatico”. 
Situazioni analoghe si verificano con una certa frequenza anche nell’area di Porta Maggiore dove il traffico di via dello Scalo San Lorenzo spesso porta gli agenti in servizio a Porta Maggiore a deviare il traffico privato sulla corsia preferenziale del tram. E capita anche che una seconda pattuglia, in servizio alla fine della preferenziale, non sia informata di questa disposizione e fermi i primi automobilisti o motociclisti in transito. Il problema viene rapidamente risolto attraverso una (magari tardiva) comunicazione via radio e, quindi, non vengono spiccate sanzioni. Le telecamere, però, sono implacabili e già diverse sentenze della magistratura hanno stabilito il torto degli automobilisti qualora i Vigili non ammettano una discrepanza fra le disposizioni di viabilità impartite a voce su strada e gli orari di funzionamento del sistema automatico da remoto. 

5STELLE; (RI)SCOPPIA IL CASO GRANCIO


Alla fine, la rottura annunciata e appena appena schivata sulla vicenda Stadio della Roma di Tor di Valle è comunque arrivata. Il via alle danze è il via libera della Commissione Urbanistica al piano di sviluppo di Piazza dei Navigatori (un gemello del palazzone di vetro di 10 piani in cambio di opere di urbanizzazione, comprese quelle dovute e mai realizzate per il primo palazzo) votata dai 5Stelle con l’opposizione della Grancio
Un copione praticamente simile a quello dello Stadio della Roma. Lì, la Grancio si mosse bene e obbligò i pentastellati a reinserirla nel gruppo consiliare. Di cui, però, alla fine è rimasta un corpo estraneo: fuori dalle chat e fuori dalle decisioni.
Lo scontro ha visto prima volare gli stracci fra Pietro Calabrese e la Grancio con minacce reciproche di querela, poi sono scesi in campo i pezzi da novanta del partito di Grillo. A partire dal capogruppo, Paolo Ferrara, che, con il solito aplomb inglese che lo contraddistingue, ha apostrofato la Grancio come una “macchia nera che sporca i 5Stelle, un fantasma in cerca di protagonismo che si accompagna a persone che non c’entrano nulla con il nostro progetto”
E come tanti novelli Decimo Giunio e Cimbro Tillio, scendono in campo anche altri consiglieri pentastellati: “Prendo atto che lei con noi del M5S non c'entra più nulla”, dice Maria Teresa Zotta; “È ipocrita essere del M5S a tratti. Non capisco perché quando viene in Aula continua a sedersi accanto a noi” per Giuliano Pacetti.
Si difende la Grancio che minaccia ricorsi e querele: “Io resto nel gruppo perché sono del M5S originario, quello nato nel 2009 che mi ha eletta. Non ho alcuna intenzione di passare all'opposizione. Sono gli altri consiglieri che sono passati nell'associazione che ha come capo politico Di Maio nata a fine anno e in cui io non mi riconosco. e dove il capo politico può porre il veto sulle decisioni della base. C'è un gruppo di persone in tutta Italia, e io ne faccio parte, che a inizio anno ha avviato un ricorso affinché all'associazione M5S nata nel 2009 sia riconosciuto il nome e il simbolo che oggi sono in capo all'associazione che ha come capo politico Di Maio. Su questo si esprimerà il Tribunale di Genova. Quando i miei dei colleghi del Campidoglio hanno capito che non ero passata nell'associazione di Di Maio sono stata tolta dalle chat comuni”.

giovedì 15 marzo 2018

LE BUCHE FANNO SEMPRE PIÙ MORTI


Il Campidoglio lancia l’allarme: a Roma si registra un aumento del 20% degli incidenti stradali mortali e le vittime, in questo primo, scarso, trimestre 2018 sarebbero decine. 
Numeri ancora ufficiosi: i dati ufficiali sugli incidenti stradali viaggiano con un biennio di ritardo e, ora, gli ultimi disponibili sono quelli del 2016, esattamente come nel resto dell’Unione Europea. 
Al momento, al Corpo della Polizia locale risultano 27 decessi per incidenti nel 2018, cui poi si sommeranno anche i dati di Polizia, Carabinieri e Finanza per le statistiche definitive. A paragone con il 2016, però, non sembra registrarsi questo sensibile scostamento: nel 2016 a Roma città si registrarono 140 decessi (fra cui 38 pedoni, 44 vetture, 50 moto) in un totale di 13.241 sinistri con 17.306 feriti. Il 2018 sembra ancora in linea. 
Tuttavia, secondo Enrico Stefàno, presidente della Commissione Mobilità, “già a marzo abbiamo raggiunto il numero totale di morti di Parigi o Berlino, che arrivano a 30-40 morti l’anno”. Certo, le statistiche parigine parlano per il 2016 di 121 decessi e 56 per Berlino.
Alla presenza degli assessori ai Trasporti, Linda Meleo, e ai Lavori pubblici, Margherita Gatta, ieri mattina Stefàno ha riunito la commissione Mobilità insieme a Vigili, Agenzia della mobilità, Municipi e Consulta cittadina per la sicurezza stradale, proprio per affrontare il tema incidenti, specie dopo gli effetti del maltempo delle ultime settimane.
Si può fare un discorso con la Polizia locale per la riduzione della velocità delle automobili aumentando i controlli, ma anche intervenire sulla cultura e sull’informazione già nelle scuole”, spiega Stefàno.
Per i vigili, Paolo Fedele del radiomobile, afferma: “secondo i dati del ministero dell’Interno si è avuta una diminuzione degli incidenti senza feriti, ma purtroppo un +12% di incidenti con feriti e un +20% di incidenti mortali. Siamo in attesa di conoscere esattamente su quali attraversamenti pedonali dobbiamo porre più attenzione rendendoli più visibili anche di notte. Gli autovelox mobili sono una ventina e siamo in attesa di averne di nuovi”. 
A proposito di autovelox, Agenzia per la Mobilità ha segnalato di aver aperto “un tavolo con la Prefettura per l’installazione di autovelox fissi, almeno su 36 arterie ma se non si potrà avere il nullaosta, si dovrà intervenire con postazioni mobili”. 
Né fa eccezione quanto asserito dall’assessore Gatta: “la sicurezza stradale è un tema che stiamo affrontando con molta attenzione. Ho personalmente fatto rivedere il capitolato per quanto riguarda la segnaletica, e ora sta per essere indetta una gara”. E non poteva mancare un riferimento al Piano Marshall buche che, neanche partito, già siamo al potenziamento: “Il Piano sarà potenziato con ulteriori squadre in città. Ci sono tantissima buche, non sono quantificabili, ma ci vuole un certo tempo. Non ho un’idea precisa spero che non si vada oltre un paio di mesi, o meno. Non mi piace dare colpe alle amministrazioni passate ma è scientifico che da anni la manutenzione, quanto meno, non è stata fatta per bene”. Chissà mai chi governa Roma da (quasi) due anni. 

sabato 10 marzo 2018

VIA LIBERA AL PROLUNGAMENTO DELLA ZTL


Prosegue l’iter per modificare l’orario di attivazione della Zona a Traffico limitato del centro storico, portando lo stop alle telecamere dalle ore 18.00 di oggi prima alle 19.00 e, poi, fra un anno alle 20.00.
L’annuncio lo ha dato con un post su facebook il presidente della Commissione Mobilità, Enrico Stefàno: “«Stamattina in commissione abbiamo dato il via libera alla delibera di indirizzo, che approderà presto in Aula Giulio Cesare, che prevede la progressiva estensione dell'orario della Ztl Centro Storico, dapprima alle 19 ed entro un anno alle ore 20. Allo stesso tempo verrà studiata la possibilità di avvicinare gli orari delle Ztl Trastevere e Centro Storico, che ad oggi, essendo diversi, rischiano spesso di far diventare le due zone una il parcheggio di scambio dell'altra. Vogliamo infine rivedere le categorie e le tariffe secondo principi di equità e progressività». 
Scrive ancora Stefano: “Voglio sottolineare che il commercio al dettaglio avrà molti vantaggi come è avvenuto in una qualsiasi città italiana o europea dove sono stati adottati provvedimenti simili. Ad oggi infatti dopo le 18, attuale orario di apertura dei varchi, si genera quasi esclusivamente traffico di attraversamento, che non fa altro che rendere ancor meno vivibile il centro storico e quindi le possibilità per le persone di vivere gli spazi pubblici e commerciali. Allo stesso tempo invece, riducendo il carico di automobili, il trasporto pubblico da subito diventa più performante, consentendo quindi agli stessi cittadini che vogliono raggiungere il centro storico con i mezzi pubblici di farlo sicuramente con maggiore facilità. Per quanto riguarda invece artigiani, restauratori, tappezzieri e altre categorie simili che richiedono trasporti pesanti, con l'aiuto di Roma Servizi per la Mobilità stiamo studiando dei permessi giornalieri e/o a tempo, per consentire ai loro clienti di raggiungere senza difficoltà le loro botteghe».
In realtà, già quando, a metà febbraio, Stefàno aveva annunciato per la prima volta questa decisione dell’Amministrazione - nel silenzio dei due competenti assessori, Adriano Meloni, al Commercio e, soprattutto, Linda Meleo ai Trasporti che appaiono sempre più come figurine prive di qualunque voce e spessore politico/amministrativo - già il presidente di Confesercenti, Valter Giammaria, era insorto: “Per noi è assurdo che si allarghi la chiusura della Ztl centro storico fino alle 20. Soprattutto senza aver avuto alcun confronto con le associazioni di categoria”.

GIÀ DA RIFARE I LAVORI PER TAPPARE LE BUCHE


Trecento quaranta euro ogni toppa: tanto costerà il “piano straordinario” del Campidoglio per coprire buche e voragini che si sono aperte in ogni strada della Capitale. L’account twitter di Luceverde Roma è costellato di notizie di strade chiuse o con restringimento di carreggiata causa “dissesto del manto stradale”. L’ultima in ordine di tempo è via Guido Mazzoni, al nomentano, chiusa fra Largo Mazzoni e la Circonvallazione nomentana. Ma, nelle ultime ore, l’elenco si è infinitamente dilatato comprendendo via di Acilia - con infinite ripercussioni sul traffico lungo via Cristoforo Colombo e via di Mezzocammino - via di Vigna Murata, via Flaminia Nuova, l’Appia Pignatelli, piazza Roberto Malatesta al prenestino con un’intera area recintata; viale dei Romagnoli sempre ad Acilia. 
Poi ci sono le strade che sono troppo piccole per finire su Luce Verde, ma non per questo meno disastrate: piazza Vittorio Emanuele, nel tratto che costeggia i binari del tram in direzione Termini, la velocità dei veicoli è quella da “spinta a mano” visto che più che di buche si può parlare di un’unica voragine lunga praticamente 250 metri, fra via La Marmora e via Mamiani; né sta meglio via Filippo Turati divenuta un vero e proprio campo minato. In tutte queste strade si vedono nitidamente affiorare tutti gli scavi mal chiusi (e mai controllati) operati dalle società dei pubblici servizi: lunghi serpentoni di fessure, spesso ad andamento a zig zag, su cui poi si spalancano intere voragini. 
Nel III Municipio, a Castel Giubileo bassa, da tre mesi Acea sta spaccando ogni singola strada per interrare nuovi cavi. Nessuna di queste strade, troppo piccole e quasi insignificanti per assurgere agli onori delle cronache, è stata ripristinata a norma: piccole toppe, di asfalto gettato qua e là che si stanno sollevando, lasciando direttamente lo sterrato o crateri lunari lungo via Grottazzolina, via Castorano, via di Castel Giubileo, via Montappone e stradine limitrofe. Tanto che viene da chiedersi dove siano i Vigili Urbani che firmano le determine per i divieti di sosta o gli uffici tecnici municipali che mai passano a controllare. 
Via Salaria, fra la Tangenziale Est e il Grande Raccordo Anulare è stata parzialmente rifatta più e più volte: da Alemanno, poi da Marino e l’ultima dalla Raggi. Ma mai con un vero rifacimento della strada: sempre la solita grattata superficiale con la stesa di asfalto nuovo sopra buche vecchie con il risultato che il guard rail che separa i due sensi di marcia ora è alto una trentina di centimetri e le buche, specialmente sulle corsie di marcia ordinaria in entrambi i sensi di direzione, sono di fatto disseminate lungo tutti i 5,5 km della Consolare. 
Secondo il sito decorourbano.org - nato nel 2011 e che raccoglie le segnalazioni degli utenti su buche, discariche, degrado delle aree verdi, vandalismo, segnaletica - a Roma oggi si contano 10mila buche e non c’è strada che sia risparmiata: Muro Torto, Cassia, Prenestina, Portuense, Aurelia, Pisana, Collatina, Tiburtina, Lungotevere. Secondo il responsabile del sito, Fabrizio Bottacchiari: "Ultimamente c'è stato un aumento delle segnalazioni di buche, non solo degli ultimi giorni ma degli ultimi mesi, in particolare a seguito delle pioggie e solo dopo anche a causa della neve".
"L'ipotesi di chiusura delle strade è stata scartata dagli stessi tecnici del Simu, autori della prima comunicazione, grazie ai lavori di manutenzione programmati nell'immediato", ha fatto sapere in serata il Campidoglio  

NEVE, LA RAGGI SBAGLIA I CONTI


Centoventisette commenti e l’unico positivo è quello del solito bot creato al computer. Gli altri ricordano a Virginia Raggi che nel 2012 caddero oltre 20 cm di neve e che nevicò in più giorni. E che, nel conto fatto dall’assessore al Bilancio, Lemmetti, e rilanciato dalla Raggi, mancano i 17 milioni stanziati per rifare le strade la cui rottura lo stesso Sindaco ha imputato alla neve più i soldi spesi dai romani per rifare treni di gomme, semiassi, balestre, coppe dell’olio, ammortizzatori. Per tutti, la sintesi la fa Er_Cattivo, alias Sentenza: “Ma come, hai detto che le buche so' state causate dalla neve... Famo che te credo, ricontamo : 2 mijoni + 17 mijioni der piano Marshall =19 mijoni

domenica 4 marzo 2018

SCIVOLONE ELETTORALE SUI "VILLINI STORICI"


Francesco Alemanni, responsabile organizzazione dei Verdi e capolista per la lista Insieme con Zingaretti, aveva nuovamente lanciato la questione delle demolizioni dei cosiddetti “villini storici”, infilandosi nel solco delle polemiche aizzate da Italia Nostra su un vecchio villino in zona Coppedé. 
Spiegava Alemanni: “L’autorizzazione deriva dal Piano Casa Polverini, in parte inviariato col piano casa Zingaretti”, salvo poi aggiungere “la responsabilità della mancata tutela di aree di interesse storico/culturale è del Comune”.
Peccato che nulla di tutto questo sia vero e che si tratti dell’ennesima speculazione elettorale da piccola politica. 
I villini in questione sono una ventina e nessuno, a quanto è dato di sapere, risulta vincolato. Va ricordato che l’apposizione di un vincolo su un bene spetta allo Stato, attraverso il Ministero per i Beni Culturali che opera tramite le Soprintendenze, e che questa apposizione è disciplinata da norme specifiche. Ora, sempre a quanto risulta, nessuno di questi villini è davvero “storico” né ha un qualche valore artistico. Tutt’al più, si potrebbe dire che si tratta di case esteticamente gradevoli, un requisito del tutto insufficiente per apporre un vincolo. Per di più, questi villini sono stati oggetto nel corso del tempo, soprattutto fra gli anni ’30 e la fine dei ’60, di una serie di rimaneggiamenti piuttosto consistenti: sopralevazioni, rifacimento delle facciate e via dicendo. Tutte operazioni che hanno privato questi edifici di valore architettonico. Insomma, in questi palazzi non c’è nulla che giustifichi l’avvio di un qualunque percorso di tutela. E già questo dovrebbe indurre Alemanni a una maggiore cautela nelle dichiarazioni: cavalcare fake news non è mai una politica saggia. 
Inoltre, i lavori previsti in questi edifici, come lo stesso Alemanni pur con molta cautela diplomatica ricorda, sono stati autorizzati ai sensi delle norme sul Piano casa. Che quello del 2009 fosse della Polverini, è palese. Ma è stato rifatto anche da Zingaretti nel 2011e poi integrato dalla recente legge per la rigenerazione urbana del 2017. 
Insomma per Alemanni un triplo scivolone mediatico/elettorale: i lavori vengono autorizzati dal Campidoglio applicando le norme del Piano Casa così come riviste e integrate da Zingaretti, candidato per il quale Alemanni si presenta capolista nella lista dei Verdi. Secondo, al Campidoglio non spetta apporre vincoli sugli edifici cosa che spetta al Mibact, il cui ministro, Dario Franceschini, è dello stesso partito (Pd) di Zingaretti. Infine, nessuno di questi villini è stato mai vincolato proprio perché non c’è nulla da vincolare, trattandosi di edifici graziosi, forse, ma senza alcun valore storico o architettonico. 

sabato 3 marzo 2018

METRO C, IN 10 ANNI DICIANNOVE GRANDI RITROVAMENTI


Accantonando la stazione Amba Aradam che sta riservando una scoperta dopo l’altra e osando appena immaginare cosa potrà uscire fuori dagli scavi lungo il tracciato verso Fori Imperiali, sono solamente sette su un totale di 26 gli interventi per la realizzazione della Metro C che non hanno riservato sorprese archeologiche. A oggi, Metro C sconta sette anni di ritardo sulla tabella di marcia inizialmente prevista, ovviamente non tutti dipendenti dall’archeologia ma San Giovanni da sola ha comportato 5 mesi di scavi archeologici e uno stop globale ai lavori di un biennio, tempistica analoga per Amba Aradam.
In ben diciannove casi dal sottosuolo sono emerse tombe, case, strade, vasche, caserme, mosaici., che vanno dall’età del rame al tardo impero. Poi si inizia dal capolinea: a Pantano sono saltati fuori tombe e fosse rituali preistoriche risalenti al periodo dell’età del rame. Il Deposito Graniti, vicino il capolinea di Pantano, ha invece consegnato agli archeologi una gran quantità di lavoro: un antico tracciato stradale che attraversava un’estesa area agricola con canalizazioni, trincee di coltivazione, canali di drenaggio dell’acqua. E, ancora fornaci, impianti per l’estrazione di materiali da costruzione come la pozzolana, una calcara dove si prepara la calce, alcuni pozzi e cunicoli sotterranei. I reperti coprono un periodo assai lungo: dal IV secolo avanti Cristo fino al V dopo Cristo, quindi, vale a dire dall’epoca della vittoria di Roma su Veio fino alle prime due guerre Sannitiche, tutti eventi del IV secolo prima di Cristo, fino al saccheggio dei Visigoti di Alarico, a quello dei Vandali, ad Attila e alla triste fine dell’Impero romano d’Occidente. 
Ancora: nell’area della stazione di Torre Spaccata sono state rinvenute alcune strutture murarie di una villa di epoca romana mentre in quella di Parco di Centocelle gli scavi hanno portato alla luce due diversi ambienti funerari, uno dei quali un colombario composto da tante piccole nicchie entro cui venivano collocate le urne contenenti le ceneri dei defunti. Tra l’altro, le strutture sono state edificate in opus reticulatum (un reticolo diagonale) rivestite da intonaci colorati. Le diverse urne funerarie trovate in alcuni casi contenevano il solo corredo funebre del defunto in altri invece anche i resti ossei. 
In uno dei pozzi realizzati (il 5.4 fra Centocelle e Teano) sono stati ritrovati parti di un manufatto dell’antico acquedotto Alessandrino, realizzato dall’imperatore Alessandro Severo nel 226 dopo Cristo e destinato ad alimentare di acqua le Terme di Nerone collocate nell’area del Pantheon dove oggi sorge il Senato della Repubblica.
Per le stazioni Teano e il pozzo di inserimento delle talpe di scavo a Malatesta sono stati ritrovati elementi agricoli di epoca romana come canali e fossi di colvitazione e opere idrauliche e una fornace. 
La stazione Pigneto sorge su un’antica cava di tufo e pozzolana divenuta nel tempo una discarica che, quindi, ha riconsegnato un enorme quantitativo di reperti da catalogare.
Da piazza Lodi, invece, sono emerse un cunicolo e una cavità legate ad attività estrattive e una cisterna in opera cementizia, un miscuglio di malta (calce mescolata con sabbia o pozzolana), e frammenti di pietra spezzati o ghiaia. 
E arriviamo a San Giovanni: qui è stato ritrovato un grande bacino idrico di epoca imperiale, il più grande mai rinvenuto: la vasca poteva contenere ben 4 milioni di litri d’acqua cui, nel I secolo, si aggiunge una struttura di sollevamento dell’acqua e di distribuzione della stessa sui campi. da ultimo, nel pozzo 3.2 di piazza Celimontana è emerso un acquedotto di età repubblicana in blocci di tufo squadrati collegato ad una grande vasca. 

METRO C, A AMBA ARADAM SPUNTA LA "CASA DEL COMANDANTE"


Prima fu un dormitorio della caserma, emerso nel 2016, ora una casa, una antica domus ad emergere dagli scavi della stazione Amba Aradam della Metro C. 
Li hanno presentati ieri al mondo il soprintendente speciale di Roma, Francesco Prosperetti, e il responsabile scientifico dello scavo, Rossella Rea. 
Trecento metri quadrati, inizi del secondo secolo dopo Cristo nell’età d’oro dell’imperatore Adriano, la domus emersa dagli ultimi scavi è organizzata con una corte centrale con fontana e vasche attorno la quale ruotano be 14 diversi ambienti: una parete affrescata, pavimenti in mosaico, soffitti dipinti che gli archeologi hanno ribattezzato “la casa del Comandante” dell’attigua caserma.
“Questo ritrovamento, assolutamente inaspettato - spiega Prosperetti - fa seguito alla scavo della caserma di età adrianea che si è oramai concluso con la rimozione di tutti i resti in attesa della loro futura ricollocazione com’erano e dove erano. Accanto ai resti della caserma, abbiamo trovato quelli di questa domus, un luogo di piacere contiguo alla caserma alla quale era collegato, che ha avuto una storia parallela a quella della caserma con una serie di adattamenti nel corso del tempo. Ora la grande sfida è quella di restituire questo luogo nella sua interezza nell'ambito di quella che diventerà sicuramente la stazione più bella del mondo di una linea di metropolitana”.
Non dovrebbero esserci “significativi ritardi” nella realizzazione dell’opera, annuncia Prosperetti che, dice, a tal proposito si è già coordinato con il presidente dell’Autorità Nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. La domus è la prima ad essere rinvenuta nella Capitale: corridoi, stanze di rappresentanza, bagni e anche un piccolo impianto termale a rinfrancare la vita del comandante, che magari non era nemmeno di Roma e si trasferiva qui con tutta la famiglia. Spille e altri oggetti trovati dagli archeologi rivelano infatti la presenza femminile, a cui forse si deve anche la cura dei dettagli decorativi. Come il mosaico al centro di una delle stanze che raffigura un satiro che danza con un amorino, o i resti dei soffitti affrescati, adesso adagiati in una scatola, che riproducono piccole colonne. "Da questi frammenti abbiamo dedotto che gli ambienti avevano un'altezza di circa due metri e ottanta", racconta Rea. E poi pugnali, anelli d'oro, amuleti e bolli laterizi che hanno aiutato gli esperti a datare la Domus che era dotata anche di un'area di servizio con pavimenti in opera spicata, vasche e sottostanti complesse canalizzazioni idriche. 
"La costruzione della caserma è iniziata con Traiano- dice Rea- e Adriano amplia il complesso costruendo ambienti per un uso ufficio e la Domus del comandante. Manca solo l’epigrafe per capire tipo di caserma fosse e a chi fosse destinata, poteva essere anche dei servizi segreti”.