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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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domenica 31 luglio 2016

POLEMICHE ALL'ULTIMO STADIO



Il vicesindaco di Roma ritiene che l'intervista sul progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle, pubblicata ieri, non "rifletta fedelmente il suo pensiero né quello dell'Amministrazione". 


Nel ringraziarlo per la cortesia dimostrataci, parlando con noi, in una giornata piena di impegni, alcuni dei quali poco piacevoli come un appuntamento dal dentista, abbiamo deciso di pubblicare l'audio integrale della telefonata intercorsa fra il nostro cronista che, da ieri, può essere ascoltata online sul sito de Il Tempo e di raccontare la genesi e l'epilogo di questa vicenda, prendendo atto che, a quanto pare, ieri lo Stadio "non era una priorità", oggi si vuole "aprire un percorso comune con la società giallorossa affinché lo stadio si faccia in tempi rapidi". 



Tutto nasce da un articolo del giorno prima in cui lanciavamo un "allarme" al Campidoglio: per esaminare il dossier Stadio, al Comune rimangono solo 30 giorni. La "legge Stadi", infatti, non contempla un tempo specifico entro cui il Comune deve o consegnare in Regione le carte, se "buone", per l'avvio della Conferenza di Servizi decisoria, oppure rigettarlo come incompleto e chiedere eventuali integrazioni. Tuttavia, una serie di avvocati esperti in diritto amministrativo interpellati avevano spiegato che in questo momento dell'iter si applica la legge 241/90, quella che regola il procedimento amministrativo, e che indica in 90 giorni il tempo massimo a disposizione degli uffici comunali per completare questa analisi. Trascorsi questi giorni - la cui scadenza è il 28 agosto - la Roma potrebbe ricorrere al Tar per "silenzio in adempimento" e chiedere la nomina di un commissario ad acta. 
In quell'articolo, avevamo riportato un'informazione che ci era giunta da dentro il Campidoglio, e cioè che il dossier Stadio era sul tavolo, oltre che dell'assessore all'Urbanistica, Paolo Berdini, anche del vicesindaco con delega allo Sport, Daniele Frongia.

Durante la mattina, veniamo contattati su whatsapp dallo stesso Vicesindaco che, scusandosi per non aver risposto a nostri precedenti tentativi di metterci in contatto con lui, giustificati con l'assenza di un addetto stampa, chiede come fare per rettificare questa informazione errata a causa della quale "mi stanno massacrando", "pure la As Roma mi sta tartassando". A quel punto gli proponiamo un'intervista in cui affrontare tutto il tema Stadio. 
A distanza di alcuni minuti, riceviamo una chiamata dall'ufficio stampa dell'Amministrazione Raggi e, verso le 10.30, si raggiunge un accordo per fare un'intervista a Frongia.
Durante le ore successive, proviamo a metterci in contatto con il Vicesindaco, impegnato, però, in alcune riunioni. 
Finalmente, alle 14.44, riusciamo a parlare con Frongia. 
Iniziamo la nostra conversazione telefonica che durerà solamente 6 minuti. 


Come è prassi, per avere la certezza di non perdere neanche una parola di ciò che l'intervistato afferma e poterla quindi riportare il più fedelmente possibile, registriamo questa conversazione, come avverrà con quella successiva. 



Durante la chiacchierata poniamo a Frongia le prime domande sulla questione Stadio, una soprattutto, quella nella quale chiediamo conto della volontà politica dell'Amministrazione Raggi sul dossier
Ovviamente, l'interesse è quello di sapere se, dando seguito alle dichiarazioni rese in campagna elettorale dal Sindaco e dall'assessore Berdini, la Giunta intenda lavorare per modificare o cancellare la delibera di pubblico interesse oppure lasci cadere la cosa e si appresti a portare il dossier in Conferenza regionale.
Le domande - le stesse poi ribadite più tardi e riportate nell'intervista - sono molto tecniche e il Vicesindaco chiede di poter interrompere per confrontarsi con il titolare dell'Urbanistica, Berdini, per poter essere più preciso.

Ore 18.42: inviamo un messaggio al vicesindaco facendogli presente che si sta facendo tardi. La risposta giunge un minuto dopo, con una breve nota che ricalca quasi integralmente il post pubblicato su ieri facebook ma con una postilla in più: "Abbiamo acquisito la corrispondenza della gestione commissariale con la As Roma - scrive il Vicesindaco - ed effettivamente il Comune aveva richiesto la documentazione mancante alla Roma. Ecco perché siamo arrivati a luglio".

Molto rapidamente cerchiamo i proponenti del progetto per chiedere conto di questa notizia ma riceviamo una secca smentita: da quando è stato presentato il progetto definitivo (30 maggio 2016) non sono mai state richieste integrazioni documentali né formalmente né informalmente". 
Di questa risposta, sempre via whatsapp, informiamo il Vicesindaco, citando testualmente: "i proponenti dicono che non esiste nessuna corrispondenza commissariale post consegna del 30 maggio".
Alla fine, alle 19.21, arriva il via libera: "chiama ora". 
E inizia la nostra conversazione, la cui durata è di 20 minuti e 39 secondi. 
L'audio integrale e originale, come detto, è a disposizione. 
In chiusura, quale testimonianza di correttezza, avanziamo la proposta di inviare sia al Vicesindaco che all'Ufficio Stampa il testo dell'intervista così come sarebbe andato in pagina. Cosa che avviene alle 20.32
Dopo pochi minuti, veniamo contattati dall'Ufficio Stampa che chiede conto delle affermazioni più "forti" riportate nell'intervista, a partire da quella il ritardo "è solamente colpa della Roma". 
Rispondiamo inviando il passaggio dell'audio. 
Telefonata con l'Ufficio Stampa che si dichiara sorpreso del tenore dell'intervista, poiché l'idea era che il Vicesindaco rispondesse in modo "morbido". Ribadiamo telefonicamente che abbiamo riportato fedelmente nello spirito e nella lettera le dichiarazioni del Vicesindaco.

Sembra tutto a posto. 

Invece, alle 21.56, a pagina chiusa, il Vicesindaco si palesa su whatsapp dicendo "non ho mai detto è tutta colpa della Roma, sic te simpliciter" e che il riferimento alla richiesta di integrazioni della gestione commissariale andava riferito "dall'insediamento Tronca 2015, ovvio che dal 30 maggio 2016 la Roma non abbia ricevuto nulla. La frase era molto più articolata. Sei entrato a gamba tesa" e chiedendo la rettifica. In risposta, inviamo anche a lui il frammento audio sulla responsabilità, suscitandone il disappunto per non averlo preavvisato della registrazione della telefonata. Le lamentele del Vicesindaco proseguono fino al punto di scrivere: "avevi in mente di farmi dire delle cose. Siccome non te le ho dette, ti sei rivoltato il tutto. E partiamo sempre dal dossier arrivato sulla mia scrivania...". 

L'obiettivo delle domande rivolte in ogni modo al Vicesindaco era uno solo: appurare e registrare quale fosse la volontà politica dell'Amministrazione Raggi sul progetto Stadio. Stando al Governo e non all'opposizione. Registriamo con la medesima pignoleria che tutte le cose dette ieri, sono state superate dal post odierno su facebook e che "lo Stadio si faccia in tempi rapidi e nel pieno rispetto dell'interesse pubblico e della legge". Poteva dirlo subito.

Sulle ultime frasi, di Frongia, ci limitiamo a un sorriso: si dev'essere ridotti davvero a mal partito per provare con mezzucci simili.

sabato 30 luglio 2016

STADIO; FRONGIA: "COL CALCIO C'ENTRA POCO"



"La cosa che ribadiamo è che noi vogliamo lo stadio purché si rispetti la legge. E per stadio di calcio, per l’Amministrazione Raggi intendiamo uno stadio di calcio. Questo è un intervento urbanistico e lo sport, il calcio, c’entra poco".
Parola di Daniele Frongia, vicesindaco e assessore allo Sport della Giunta Raggi, che precisa: «Io non ho mai avuto il dossier stadio sul mio tavolo. Mi occupo dei 162 impianti sportivi già esistenti».

Dopo che Il Tempo aveva lanciato l'allarme sui 90 giorni, 60 dei quali già trascorsi, che il Campidoglio ha per completare l'analisi formale dei documenti dello Stadio perché possa essere presentato in Regione, il Vicesindaco interviene sulla questione. 

«Il ritardo nell’analisi del progetto sullo stadio della Roma di Tor di Valle è solo ed esclusivamente colpa della Roma. Abbiamo acquisito la corrispondenza che, durante la gestione commissariale di Tronca, il Comune ha richiesto alla Roma. I documenti integrativi richiesti sono stati consegnati ma il cronometro parte da quel momento». 
Dai proponenti del progetto - che abbiamo interpellato - arriva, però, una secca smentita: «Noi non abbiamo mai avuto né formalmente né informalmente una richiesta di integrazione documentale da quando, il 30 maggio scorso, abbiamo depositato il progetto definitivo». «Ho ragione io - replica Frongia - perché ho visto le carte, in almeno una occasione il subcommissario ha chiesto dei documenti, che non ho visto se non sommariamente. Presto saprò quali». In tarda serata, Frongia fa marcia indietro: "Non ho mai detto che è tutta colpa della Roma ed è ovvio che dal 30 maggio 2016 (data di presentazione del progetto definitivo in Comune) quelli della Roma non abbiano ricevuto nulla, ho sempre fatto riferimento alla gestione commissariale che era nel 2015".


Quindi, questo limbo in cui sembra precipitato il progetto è dovuto a questo?
«Sì. Berdini, quando parla di approfondimenti, si riferisce a questo. La scadenza interna dei diversi uffici comunali per produrre le analisi sui documenti è oggi, tranne qualche azienda, Atac, Ama, che farà la relazione entro la prima decade di agosto».

La Giunta intende quindi trasmetterlo in Regione appena siete pronti?
«Questo è certo: non intendiamo trattenere il progetto un minuto di più del necessario è stiamo lavorando con velocità e nei tempi previsti».

L’idea, quindi, che sia il sindaco Raggi che Berdini avevano avanzato durante la campagna elettorale di togliere il pubblico interesse, cade?
«Lo stadio non è una nostra priorità. Con Berdini, da quando l’amministrazione Raggi è stata eletta, abbiamo tenuto due riunioni di Giunta e non abbiamo mai parlato di stadio. E non è all’ordine del giorno delle prossime giunte. Non posso dire cosa accadrà a settembre, ottobre o novembre. Di sicuro è falso che noi stiamo lavorando a due delibere, una sullo stadio e una sulle Olimpiadi».

Ad agosto, quindi, il progetto andrà in Conferenza di Servizi regionale. Vuol dire che non è più in agenda l’ipotesi di predisporre una nuova delibera che cancelli il pubblico interesse?
«Non è mai stata discussa questa ipotesi. Per il momento».

Per il momento… e dopo?
«Non posso escluderlo. Ci sono problemi più importanti di cui occuparci ma ci muoveremo in maniera corretta, rispettosa della legge, con tutte le valutazioni e i pareri .Ci sono altre urgenze e altre priorità per noi in questo momento, non abbiamo ancora affrontato in Giunta il problema dello Stadio. Punto. Non posso dare una risposta differente».

I funzionari capitolini con cui abbiamo parlato ci dicono: "Siamo già pronti per mandare il progetto in Regione e stiamo aspettando che ci venga detto cosa fare".
«Questa è un’informazione falsa. Pensiamo come siamo messi a Roma, con i funzionari infedeli che parlano con i giornalisti. In Canada non funziona così».

Se il progetto, però, fra un mese sarà in Regione occorrerà che al rappresentante di Roma Capitale vengano date le indicazioni politiche e sarebbe complesso, mentre si discute in Regione, portare in Consiglio comunale una delibera che cambi il pubblico interesse...

Vanno ancora terminate le istruttorie, non sono state fatte le valutazioni politiche. Non so risponderle

venerdì 29 luglio 2016

STADIO; L'ESPERTO: "ECCO PERCHÉ IL COMUNE RISCHIA IL COMMISSARIO"

Il Comune non può trattenere il progetto più di 90 giorni, la norma è molto chiara. Trascorsi i 90 giorni i proponenti possono attivare il ricorso al Tar per il cosiddetto “silenzio in adempimento”. A quel punto il Tar se riconosce il diritto del ricorrente (i proponenti del progetto), con sentenza rimuove questo silenzio in adempimento”.
Enrico Michetti, professore universitario di Diritto degli Enti Locali all'Università di Cassino e direttore della Gazzetta Amministrativa, è molto chiaro: la legge 147/2013, la cosiddetta
“legge stadi” non indica quanto tempo ha il Comune per esaminare e trasmettere il dossier Stadio in Regione ma per questo c’è la legge 241/90, quella che regola l’intero processo amministrativo. La norma (art. 2) fissa in 30 giorni il termine per la conclusione dei procedimenti amministrativi, che possono divenire 90 in casi di particolare complessità.
Cosa accadrebbe in caso di intervento del Tar?
Se, nella eventuale sentenza di condanna, il giudice riconoscesse dei danni ai proponenti o anche semplicemente il Tar condannasse il Comune al pagamento delle spese processuali, questi soldi costituirebbero un danno erariale e interverrà la Corte dei Conti che potrebbe richiederli ai funzionari, in primis al responsabile unico del procedimento (Rup)”.
Facendo i conti, quindi, essendo stato il progetto depositato il 30 maggio, il termine dei 90 giorni scade domenica 28 agosto.
Il Rup potrebbe trincerarsi dietro una potenziale non completezza delle carte progettuali e, quindi, dire che, non essendo completo il progetto, i 90 giorni non sono ancora iniziati. Tuttavia, questa interpretazione diviene più debole ogni giorno che passa perché, in questa fase dell’iter, al Comune compete solo un esame superficiale delle carte e, più tempo passa, più diminuisce la credibilità di una posizione simile. Perché, qualora mancasse un documento dopo 60 giorni mi aspetto che tu sia in grado di dirmi cosa manca. Una richiesta di integrazioni che giunga dopo tutto questo tempo o anche alla fine dei 90 giorni apparirebbe solo strumentale, dilazionatoria, che sottende altri fini. Già 90 giorni sono quasi un “regalo” perché la legge 147 ha il senso di abbreviare gli iter procedimentali e il tipo di esame che doveva esser fatto poteva anche rientrare nel termine dei 30 giorni minimi previsti”.


C’è una sorta di diatriba interpretativa fra Comune e alcuni funzionari regionali in merito alla variante urbanistica che dovrà essere adottata.

Le leggi sono chiarissime: la variante urbanistica va redatta in Conferenza di Servizi regionale dopo l’analisi degli interventi e avendo accertata l’esatta cubatura oggetto della variante. A quel punto, il Consiglio comunale la deve solo ratificare, termine tecnico “adozione”. Dopo di che, la variante va affissa all’albo pretorio del Comune o, meglio, “pubblicata a fini urbanistici” per poter essere oggetto delle osservazioni. Fatto questo, in Conferenza di Servizi verranno fatte le controdeduzioni e il tutto sarà approvato. Va evidenziato che il verbale finale della Conferenza regionale è il documento fondamentale: esso, come dice la 147/2013, sostituisce qualunque altro provvedimento o autorizzazione”.

STADIO; CAMPIDOGLIO A RISCHIO COMMISSARIAMENTO

Due terzi, sessanta giorni su novanta a disposizione se ne sono già andati. E manca un mese: se entro il 28 agosto il Campidoglio non darà una qualsiasi risposta sul progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle rischia il commissariamento da parte del Tar. A richiederlo sarebbe la stessa As Roma per inadempienza dell'Amministrazione capitolina. Con la possibilità di danno erariale per i funzionari coinvolti nel progetto. Esattamente come sta avvenendo per la Nuova Fiera di Roma. 


Mentre in Comune, i funzionari proseguono un esame delle carte che somiglia sempre più a una tela di Penelope funzionale a guadagnare tempo e permettere alla politica di prendere una decisione, Radio Campidoglio racconta a questo proposito che, finalmente, il dossier
Daniele Frongia
Tor di Valle sarebbe giunto sulla scrivania del vicesindaco, Daniele Frongia, che ha anche la delega allo Sport, che ieri ha detto che la mancata trasmissione dei documenti alla Regione è dovuta a “questioni tecniche ed urbanistiche non politiche”. E su quella dell’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, che, in nome della trasparenza, dopo il profluvio di interviste (e relative polemiche) sparacchiate a ridosso della campagna elettorale, oramai è scomparso da tutti gli schermi radar,
Paolo Berdini
rifiutando anche le chiamate al telefono. L’argomento Stadio per i pentastellati sembra quasi un taboo: alla presentazione degli atleti azzurri in partenza per le Olimpiadi di Rio, a una domanda dei giornalisti in merito allo Stadio visto in chiave candidatura olimpica, Augusto Rubei, (futuro) portavoce del sindaco Raggi, ha immediatamente glissato e cambiato argomento. Nonostante questa cortina di ferro calata dall’alto, qualcosa, nella galassia pentastellata, sembra muoversi. 


L’irresistibile potere della rete del quale si nutrono i 5Stelle fa più miracoli delle domande della stampa: via Twitter cinguetta il presidente della Commissione Trasporti, Enrico Stefàno, che, in un botta e risposta con gli utenti, afferma: “quello che vogliamo proporre è
togliere tronchino B e destinare tutto a Lido”, vale a dire di destinare la quota di investimento inserita nella delibera di pubblico interesse (50 milioni di euro e spicci) non più alla creazione di uno scambio sulla linea B, ma direttamente per contribuire al rifacimento della Roma-Lido di Ostia. Una eventualità questa, già contenuta nella stessa delibera di Marino e Caudo la quale, per garantire che almeno il 50% dei tifosi possa recarsi nel nuovo Stadio usando il trasporto su ferro, prevede “prioritariamente” (non obbligatoriamente) un intervento sulla linea B ma anche la possibilità che, in Conferenza di Servizi regionale, vengano esaminati i problemi legati al funzionamento della linea e alle possibili interferenze proprio con la Roma-Lido. 
Enrico Stefàno
Il prolungamento della B è una cosa che non sta proprio in piedi e lo abbiamo detto più volte. L’unica strada percorribile - spiega Stefàno durante una pausa dei lavori del Consiglio comunale sull’assestamento di Bilancio - è quella del potenziamento della Roma-Lido. La nostra idea è che fare una diramazione sulla B non è sostenibile perché avrebbe degli effetti negativi sulle frequenze di servizio: occorrerebbe una ristrutturazione totale della linea B, armamento, linea aerea, segnalazione, e acquistare 10 nuovi treni, oppure andresti a creare, con lo scambio per Tor di Valle, un problema sulle frequenze dei treni. Fare un secondo scambio sulla B dopo quello di Bologna, significa chiudere la metro B. Questa idea è condivisa anche con l’assessore ai Trasporti, Linda Meleo”. 

Solo che, appunto, per poter aprire questo tavolo di discussione, il progetto in Regione ci deve andare e su questo Stefàno dice: “Non so, non mi occupo di urbanistica, quindi non saprei a che punto siamo”. 


E, infatti, è tutto fermo da sessanta giorni. Sempre Radio Campidoglio, racconta del senso di sicurezza di molti funzionari che stanno con le mani sul dossier: la legge stadi (la finanziaria 2014, legge 147/2013), non cita identifica espressamente un tempo stabilito entro il quale il dossier va trasferito dal Comune alla Regione per l’apertura della Conferenza di Servizi. 

E, quindi, tutti belli tranquilli in attesa che Berdini decida che diavolo farne di questa grana. 

Solo che - sembra - si siano tutti dimenticati di una norma ben precisa: la legge su processo amministrativo, la 241/90. Che in modo molto chiaro disciplina qualunque istanza venga presentata alla pubblica amministrazione. In sostanza, spiegano gli esperti di diritto amministrativo, il Campidoglio potrebbe già essere considerato in ritardo di un mese. La norma dice che il Comune ha (avrebbe) 30 giorni per rispondere. Un limite portato a 90 in caso di “particolare complessità” dell’istanza presentata

Dando per buona la complessità del tema - cosa, peraltro, tutta da dimostrare - i 90 giorni scadono il 28 agosto. E oggi siamo, appunto, a due terzi del tempo concesso. 

Sbrigarsi, dovrebbe divenire la parola d’ordine: scaduto il termine, il rischio (tutt’altro che remoto) è che il 29 agosto parta l’istanza al Tar. E, tra l’altro, qualunque somma il Comune fosse condannato a pagare, la Corte dei Conti potrebbe imputarla come danno erariale e farla pagare in prima persona ai funzionari capitolini che hanno oggi in mano il dossier. 


Sarebbe davvero un gran successo per la Giunta Raggi venire commissariata per inadempienza sul più importante progetto privato che sia mai stato presentato a Roma negli ultimi 15 anni.  

mercoledì 27 luglio 2016

UNICREDIT, SALTA PAOLO FIORENTINO, STADIO A RISCHIO?

Il sogno dei tifosi della Roma di vedere i giallorossi correre sull’erba di un nuovo stadio potrebbe essersi incrinato giusto ieri quando il nuovo amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, in un CdA molto teso, confermando le indiscrezioni della vigilia sulla riorganizzazione della prima linea di manager, ha fatto uscire il vicepresidente della banca, Paolo Fiorentino
Vale a dire, l’uomo che ha legato il suo nome alle vicende societarie della As Roma nel delicato passaggio da Rosella Sensi agli americani di James Pallotta. E che, pure non avendone mai avuto investitura formale, era visto come l'anello di congiunzione tra il costruttore Parnasi, impegnato nella costruzione del nuovo Stadio di Tor di Valle, e Unicredit, verso cui Parnasi ha un'esposizione debitoria di circa 450 milioni di euro.

Per alcuni, voci, per altri malevola propaganda, in molti hanno ipotizzato un legame tra la necessità di aiutare Parnasi a rientrare del debito e la spinta da parte di Unicredit alla costruzione dello stadio. Quanti insistono nel dire che Fiorentino era il grande sponsor dell’operazione si scontrano con chi, dentro Unicredit, ne prende le parti e nega il rapporto spiegando come il costruttore romano abbia già avviato un piano di ristrutturazione del debito con la banca di Piazza Cordusio che prescinde da ogni business futuro sulle aree della Tor di Valle. 
A metà giugno, il CdA di Unicredit ha varato un piano complessivo di ristrutturazione del debito delle diverse società riconducibili al Gruppo Parnasi. A Luca Parnasi resta in mano la parte societaria che, con Eurnova, è  direttamente coinvolta nel progetto Stadio. 
Sia come sia, l’uscita di Fiorentino non fa dormire sonni tranquilli ai tifosi della Roma: l’avvio dei lavori a Tor di Valle può essere una boccata di ossigeno finanziario per consentire a Parnasi di chiudere con maggiore velocità il rientro dall’esposizione. 

Altre indiscrezioni, smentite per le vie ufficiali ma ribadite informalmente da altre fonti contattate da Il Tempo, ancora ieri spingevano a ipotizzare una stretta correlazione tra Parnasi, Unicredit e lo stadio. La banca guidata da Mustier, nell’era dell’ex ad Ghizzoni, aveva mostrato interesse per la realizzazione, dopo quella milanese, di una torre di uffici a Roma e tra le aree ipotizzate c’era l'area dove dovrebbe sorgere lo stadio. Sul punto fu proprio Fiorentino a spiegare che «sul progetto per il nuovo edificio, peraltro sede legale del gruppo UniCredit, ci stiamo lavorando e vorremmo evitare che in Italia la nuova sede milanese resti sola. Abbiamo le idee abbastanza chiare, siamo in fase di finalizzazione della trattativa ma non si può dire chi è la controparte».
Inutile ottenere di più ma qualche indizio nelle sue parole si poteva cogliere: «L'aspetto principale è analizzare dove abitano i dipendenti, oltre 3 mila a Roma, e al tempo stesso bisogna limitarne gli spostamenti». 
Ora, le sedi più numerose del gruppo bancario sono da anni all’Eur ed è probabile che la maggior parte dei lavoratori sia installata nei quartieri limitrofi. Così già allora secondo i rumors la trattativa poteva essere già aperta col gruppo Parnasi per portare la sede di Unicredit a Tor di Valle. Solo illazioni chiaramente, mai confermate da Unicredit e spesso seccamente smentite. Ma si sa, il cuore giallorosso che vibra di passione vera, di fronte alla sola ipotesi dello stop dei lavori di un’opera che lancerebbe ancora di più il club nel grande firmamento del football internazionale, non si cura della finanza ma pensa solo al cammino stellare del team.

Si tratta di un'opera gigantesca anche dal punto di vista economico: oltre 1,5 miliardi di euro, la cui sola progettazione ne è costata a oggi 60 milioni. Senza nulla togliere ai loro sogni però, un vecchio banchiere milanese citava l’insegnamento dei suoi maestri spiegando che: la finanza (non quella di polizia ma quella che muove i soldi) anticipa l’economia reale. E dunque agli osservatori finanziari l’uscita di Fiorentino appare sospetta per quanto riguarda il cammino glorioso della Magica. Nel bene e nel male, infatti, Fiorentino non ha mai nascosto il suo interesse per il destino societario della squadra. Fu lui, napoletano di razza, nei momenti nei quali la As Roma rischiava di restare solo una partecipazione azionaria nel portafoglio di Unicredit a spendersi davanti ai tifosi giallorossi della Roma, in costante fibrillazione per il destino, a rassicurare le schiere fan romanisti dichiarando urbi et orbi: «Stiamo investendo per farvi sognare». Ed è stato lui a favorire l’arrivo di un compratore degno del blasone del club di Francesco Totti. Fu con la mediazione della banca milanese, che il 18 agosto del 2011 fu firmata la cessione alla cordata Usa messa insieme dall’imprenditore di Boston Thomas Di Benedetto. Gli americani investirono 60 milioni di euro e costituirono una nuova società, la Neep Roma Holding, partecipata anche da Unicredit la quale a sua volta versò 26 milioni. Il 6 agosto di due anni dopo l’istituto cedette altre quote alla Raptor, una società di diritto del Delaware riconducibile a James Pallotta, diventato nel frattempo presidente del club giallorosso e guida della cordata americana dopo il passo indietro di Di Benedetto per ragioni economiche. Unicredit è poi uscita dall’avventura calcistica. Ma ancora una volta la chiusa fu di Fiorentino: la partecipazione «non è strategica».  Insomma nel destino della Roma c’è sempre un Fiorentino nel bene (il salvataggio) e forse nel male. Già, il depotenziamento del manager suona a molti come una messa in difficoltà di Parnasi e un indebolimento della possibilità che lo stadio sorga veramente.

venerdì 15 luglio 2016

STADIO; FUMATA NERA PER IL TRASFERIMENTO IN REGIONE

Fumata nera: il progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle ancora non andrà in Regione per l’apertura della Conferenza di Servizi decisoria. La riunione di ieri pomeriggio all’assessorato all’Urbanistica ha portato solo una situazione che si potrebbe definire di stallo. Secondo “Radio Campidoglio”, quasi tutti i dipartimenti sarebbero pronti a dare luce verde ma rimangono ancora aperte alcune questioni. 
La principale delle quali riguarda nuovamente lo “sfioccamento” della metropolitana, vale a dire il proposito – spinto dall’allora sindaco Marino – di portare almeno metà dei tifosi allo Stadio utilizzando il trasporto su ferro, “prioritariamente” la metro B. Trasporto da farsi con la creazione di uno scambio (lo “sfioccamento”, in termini tecnici) dalla stazione di Eur Magliana della metro B fino alla stazione di Tor di Valle della Roma-Lido di Ostia. Già durante le fasi preliminari e la discussione in Consiglio comunale sul pubblico interesse e poi a giugno scorso quando venne presentata la prima bozza di progetto, Atac e Dipartimento Mobilità espressero forti dubbi. Dubbi che, a quanto si apprende, non sarebbero stati fugati con il progetto definitivo. 

Si tratta, però, solo di “dubbi preliminari”: agli uffici capitolini, in questa fase dell’iter, non compete entrare nel dettaglio delle soluzioni progettuali adottate e presentate dalla Roma, ma solo effettuare una “check list” dei documenti presenti nei plichi per verificarne la rispondenza alle norme e alla delibera di pubblico interesse. Ma la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti su questa parte della mobilità si traduce in uno stallo circa le modalità di prosecuzione dell’iter: a chi spetta chiedere queste modifiche e in quale sede? Al Campidoglio ora? O in Conferenza di Servizi? 
Alla riunione, nei minuti finali, si è affacciato anche il nuovo titolare dell’Urbanistica di Roma, Paolo Berdini, che ha ascoltato le battute finali in religioso silenzio. 
In realtà, secondo alcune voci interne, lo stallo – per il quale questi dubbi in tema di mobilità sarebbero un po’ una mano santa – sarebbe legato alle posizioni espresse in campagna elettorale dalla Raggi e da Berdini, contrari allo Stadio. 
“Radio Campidoglio” parla di funzionari che starebbero attendendo, “coprendo” l’attesa con questi dubbi, che i vertici politici della nuova Amministrazione prendano una decisione su cosa fare. Nessuno dei funzionari sarebbe – condizionale d’obbligo – disponibile ad assumersi la responsabilità di mandare avanti le carte senza un benestare politico superiore. 
Altri funzionari, invece, parlano di un iter rigorosissimo svolto in assoluta serenità. 

In questa situazione, si inserisce un’accesa querelle via email fra gli uffici regionali e comunali sulla prosecuzione dell’iter. Secondo alcuni dirigenti regionali, infatti, insieme al progetto dovrebbe prendere il via anche la pubblicazione della delibera sul pubblico interesse al fine di perfezionare l’iter della variante urbanistica, mentre dal Campidoglio ritengono che prima debba essere verificata la cubatura effettiva concessa, cosa che si può fare solo in Conferenza di Servizi, e poi, al momento della ratifica della variante scritta in Conferenza e adottata in Consiglio comunale, procedere con questa parte burocratica. Insomma, lo Stadio di Tor di Valle sembra si stia lentamente impantanando, fra funzionari in attesa in giudizio e diatribe di burocratese.

giovedì 14 luglio 2016

STADIO; AL BIVIO PER LA REGIONE




Forse passa in Regione, forse toccherà aspettare ancora: questo pomeriggio, nella sede dell'assessorato all'Urbanistica, si riunisce il gruppo di lavoro dei tecnici e funzionari capitolini che stanno seguendo il dossier sul progetto di costruzione dello Stadio della Roma a Tor di Valle. 
Appuntamento assolutamente tecnico ma al quale sarebbe stato invitato, anche per ordinaria cortesia istituzionale, il nuovo assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, Paolo Berdini
Le voci di “Radio Campidoglio” sono discordanti come non mai: secondo quanto appreso da Il Tempo alcuni giorni fa, l’esame del dossier sarebbe stato completato e il progetto sarebbe pronto per essere trasferito in Regione affinché si convochi la Conferenza di Servizi decisoria. 

Conferenza che, in 180 giorni a partire dal suo insediamento, ha il compito di esaminare nel dettaglio tutte le soluzioni progettuali presentate e contemporaneamente, redigere i testi della variante e della convenzione urbanistica che il Comune dovrà poi ratificare per poter concludere tutto l’iter. 
Secondo altre voci, invece, quella di oggi sarà una riunione tecnica, alla quale, pur se invitato, non è neanche sicuro che Berdini partecipi, perché questo esame preliminare del dossier non si è ancora concluso e gli uffici stanno ancora “approfondendo” tutto il plico. Anzi, i diversi funzionari comunali sarebbero impelagati in una questione procedurale: chi deve chiedere, e quando, le eventuali integrazioni aggiuntive che dovessero essere necessarie? Il Comune adesso? O la Conferenza di Servizi regionale? E, in questo caso, chi: il responsabile della Conferenza o il singolo ufficio che li domanda? 

Alla riunione di oggi, in ogni caso, dovrebbero partecipare un bel numero di uffici capitolini: urbanistica, con diversi settori interessati, ambiente, sport, commercio, lavori pubblici, mobilità. Un gran numero di bei cervelli dai quali la Roma e i suoi tifosi aspettano di sentire una parola chiara e definitiva.

giovedì 7 luglio 2016

STADIO; IL BALLETTO FRA REGIONE E COMUNE SULLA VARIANTE URBANISTICA

Rimaniamo in attesa che dal Campidoglio ci giunga il parere di conformità del progetto alla delibera di pubblico interesse. Da lì, poi partirà l’iter della conferenza di servizi decisoria”.
Lo Stadio della Roma approda in Consiglio regionale con il capogruppo di Forza Italia, Antonello Aurigemma, che ha chiesto all’assessore all’Urbanistica, Michele Civita, a che punto è l’iter e quale la posizione della Regione, domandando, inoltre, la possibilità di discutere in Commissione Urbanistica del dossier.
Faremo una seduta dedicata – ha risposto l’Assessore – in Commissione appena il Comune ci comunicherà formalmente il suo parere, prima di aprire la Conferenza dei Servizi per fare anche una valutazione politica sul progetto. Una valutazione politica che non avrà alcun valore giuridico e amministrativo”. Anche perché la norma non prevede ulteriori passaggi politici.

Si apre però una querelle politico-amministrativa sulla variante urbanistica. 

Il Comune – spiega Civitaha avviato il procedimento di approvazione della variante urbanistica che, però, deve essere ancora concluso. Il che vuol dire che l’iter sulla variante va completato con pubblicazione della delibera, osservazioni dei cittadini, controdeduzioni del Consiglio comunale e approvazione finale. Questo procedimento, una volta concluso, va riportato in Conferenza di Servizi che, può così concludersi. Anche la convenzione urbanistica (il contratto fra Comune e proponenti, ndr), poiché si tratta di materie inerenti il bilancio e il patrimonio, deve tornare in Consiglio comunale per l’approvazione. Questi passaggi si faranno durante lo svolgimento della Conferenza di Servizi e, una volta approvati, torneranno in Conferenza affinché questa si possa chiudere definitivamente. Da parte nostra abbiamo già avviato le procedure per la Valutazione Ambientale Strategica”.

Dagli uffici del Campidoglio, però, emerge una diversa lettura dell’iter: la delibera del 2014 non ha avviato l'iter della variante urbanistica ma ha conferito mandato al rappresentante comunale in Conferenza di Servizi ad assentire a un progetto che comporti una variante entro massimo 354mila metri quadri (corrispondenti ai 977 metri cubi di tutto il complesso). Una volta che, in Conferenza, tutti i partecipanti abbiano esaminato il progetti nel dettaglio, si potrà portare in Consiglio comunale l'esatta variante e la convenzione che dovranno poi essere ratificati. Solo a quel punto sarà avviato l'iter della variante con pubblicazione, osservazioni e controdeduzioni da riportare direttamente in Conferenza di Servizi. 
Insomma, un ginepraio di interpretazioni degno dell’Azzeccagarbugli di Manzoni.