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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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mercoledì 19 settembre 2018

ATAC: DIMINUISCE IL SERVIZIO MA AUMENTANO I SOLDI IN CASSA


Il dato è duplice: il servizio di trasporto offerto all’utenza diminuisce ma, in compenso, nelle casse di Atac ci sono più soldi
È stato il presidente dell’Azienda di trasporto, Paolo Simioni, a illustrare lo stato dell’Azienda in una conferenza stampa insieme al sindaco di Roma, Virginia Raggi.
Atac chiude il primo semestre 2018 con un risultato in attivo di 5,2 milioni e un margine operativo lordo in aumento, a circa 42 milioni. 
Contemporaneamente: “Dagli 89 milioni di chilometri percorsi nel 2016 siamo passati agli 86 del 2017, stimiamo dunque che l’invecchiamento dei mezzi produca un 3% medio di diminuzione in termini di chilometri fatti", ha detto Simioni che, sui soldi aggiunge: “È la prima volta nella storia che Atac può vantare un utile netto di 5,2 milioni e un margine operativo lordo di 42 milioni, in crescita rispetto ai 35 milioni dell’anno scorso”.
Ovviamente, da una parte c’è il coro e le fanfare di giubilo, dall’altro quelle negative. 
"Sono soddisfatta - ha dichiarato la Raggi - qualcuno avrebbe preferito che Atac sparisse dalla faccia della terra. Quando abbiamo preso l’azienda era in uno stato comatoso ma noi abbiamo sempre pensato che Atac potesse essere risanata per diventare un fiore all’occhiello”. 
"Siamo fermi al libro dei sogni. Unico dato reale è la perdita di 3 milioni di chilometri in un anno, dovuta ai bus troppo vecchi. Un risultato pessimo", punta il dito la consigliera comunale dem Ilaria Piccolo. E la collega della lista Roma Torna Roma, Svetlana Celli, rincara: "Assistiamo da mesi a bus che prendono fuoco per mancata manutenzione, a gare per nuovi bus che vanno deserte. Dopo 27 mesi da questa amministrazione pretendiamo un cambio di passo”.
La cartina di tornasole sarà l’arrivo dei nuovi bus acquistati tramite la partecipazione diretta del Campidoglio a una gara nazionale gestita da Consip. 
Secondo Simioni: ”I 227 bus acquistati tramite la piattaforma Consip cominceranno ad arrivare da aprile 2019. È in lavorazione il revamping di 60 bus elettrici e questo vuol dire che si può cominciare a vedere l’ingresso di questi mezzi elettrici in strada da maggio in poi. Noi poi acquisteremo, a valere sugli anni 2020-21, un’ulteriore tranche da 250 bus in più. Poi il Comune ha fondi per 180 ulteriori bus con disponibilità extra Consip". 
Una battuta il Sindaco la riserva anche al referendum sulla liberalizzazione del trasporto pubblico, promosso dai radicali, e che si terrà, nel più totale silenzio proprio del Campidoglio, il prossimo 11 novembre: “Il referendum ha valore consultivo, qualunque sarà il risultato ne terremo conto per migliorare sempre di più. La nostra sfida è quella di dire che Atac può invece essere efficiente come il privato e restando pubblica”.
La replica dei Radicali è affidata a Riccardo Magi: “Virginia Raggi è senza pudore. L’amministrazione M5s fa della democrazia diretta una bandiera, ma solo a parole. Lei ha un unico obiettivo: che non si ottenga il quorum del 30% per poter dire che così i romani si sono espressi. Dovrebbe essere lei e la sua amministrazione ad informare di questo appuntamento, invece fa come se non esistesse a circa un mese dalla data dell’11 novembre”.
Intanto, sulla vicenda del biglietto maggiorato a 2 euro in vendita a bordo del bus con tornello, scende in campo la Lega: “Una scelta intrapresa autonomamente dal Campidoglio quando l'ente competente per le tariffe è la Regione Lazio”.

sabato 15 settembre 2018

BUS DISABILI, IL MEA CULPA DEL COMUNE


Cinque giorni fa - sollevando le reprimende dell’Ufficio Rettifiche del Campidoglio - avevamo lanciato l’allarme: le linee bus Atac che, stando alle parole del sindaco di Roma, Virginia Raggi, dovrebbero essere “totalmente” esercite con vetture dotate di pedana per i portatori di handicap, in realtà non lo erano. In un mese - scrivevamo - per almeno 120 volte dai depositi sono uscite vetture senza pedana. E ieri Andrea Venuto, il delegato del Sindaco per i problemi della disabilità, è giunta, in via indiretta, la conferma che non ci eravamo sbagliati. 
Dall’uscita dell’articolo, gli utenti della rete hanno monitorato, usando il sito istituzionale di Atac, le 14 linee “totalmente accessibili ai disabili” (20, 44, 46, 60, 80, 81, 85, 170, 490, 558, 664, 671, 990 e H) scoprendo che, in special modo nelle ore di punta, la percentuale di autobus privi di dispositivi per disabili era di gran lunga superiore allo 0,68% dichiarato dall’Azienda. 
Il 12 settembre viene rilevato (@MercurioPsi) che una vettura della linea H (sulle 8 che fanno servizio) è senza pedana e circola dall’intera giornata, percentuale del 12,5%, sul 170 la percentuale è dell’11% e sull’81 del 25%. E così, le segnalazioni si sono susseguite giorno dopo giorno. 
Fino a che, dopo una prima difesa d’ufficio poco efficace, con molto pragmatismo il delegato del Sindaco per i disabili, Andrea Venuto, dopo aver ringraziato “per le segnalazioni” annuncia: “Disposto controllo presso Centrale Operativa dei bus presenti in esercizio sulle linee, con indicazione di immediata sostituzione per i mezzi senza pedana. Da lunedì, disposti controlli della sorveglianza sia in partenze di servizio che durante il giorno, per procedere disciplinarmente verso chi non si attiene alle disposizioni formali sull’argomento”.


La speranza è che Atac dirotti le necessarie vetture con pedana sulle linee garantite e non che, per evitare sanzioni, si finisca per far saltare le corse. 


venerdì 14 settembre 2018

OLIMPIADI, DIETROFRONT DELLA RAGGI


È evidente che il modello che c'era prima non può più reggere dal punto di vista economico e di quello dell'impatto sulle città. Se il Comitato (Olimpico, ndr) deciderà di cambiare modello, molte città tra cui Roma potranno decidere di ospitare un evento così importante”. 
No, non lo ha dichiarato il presidente del Coni, Malagò, ma il sindaco di Roma, Virginia Raggi
Se non è una piroetta degna del palcoscenico di un teatrino di periferia, poco ci manca. Ovviamente, ci sono le precisazioni del Sindaco: “Quello che ci sta mostrando l'andamento delle Olimpiadi è che anche altre città hanno rinunciato e altre hanno deciso di consorziarsi per riuscire a sostenere l'impegno olimpico. Ricordo che oggi noi abbiamo all'interno dei 13 miliardi di debito ancora 1 miliardo da pagare per gli espropri delle Olimpiadi del 1960”. Ora, il famoso miliardo legato ai pagamenti degli espropri delle Olimpiadi del 1960 era già stato rilevato da Alemanno nel 2008 e inserito fra i debiti della gestione commissariale decisa dal Governo Berlusconi. Preistoria. 
Molto più recente è il 21 settembre 2016: di fronte a un'affollatissima claque di plaudenti grillini entusiasti, il sindaco di Roma, Virginia Raggi e l’allora suo vice, Daniele Frongia, oggi retrocesso solo al ruolo di assessore allo Sport, deliziarono Parigi e Los Angeles con la decisione di ritirare Roma dalla corsa ad ospitare i Giochi Olimpici del 2024
Dodici slide, tutte incentrate sulle Vele di Calatrava, il faraonico e incompiuto progetto della Città dello Sport voluto da Veltroni sindaco. Dodici slide ricche solo di slogan: “è da irresponsabili dire sì”, “non ipotechiamo il futuro di Roma e dell’Italia”, “basta sprechi e false promesse, no alle Olimpiadi del mattone”, “un buon affare per le lobby, solo debiti per i cittadini”
Oggi il concetto espresso dalla Raggi è quello del cambiamento del modello di gestione delle opere olimpiche e dei finanziamenti: se cambia quello, Roma può ricandidarsi. Sorvolando sul fatto che ci sono una serie di regole non scritte sull’alternanza dei continenti ospitanti (2020 Asia con Tokyo; 2024 Europa con Parigi; 2028 Nord America con Los Angeles) cosa che rende inverosimile una candidatura con potenzialità di vittoria prima dell’edizione 2036, il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) le regole le aveva già cambiate dopo le edizioni di Atene (2004) e di Pechino (2008). 
Dopo Pechino, il Cio ha stravolto i criteri di valutazione dei dossier: più sostenibilità meno opere faraoniche. 
Fu Berlino 1936, con il desiderio del cancelliere Hitler di dimostrare la rinata potenza tedesca dopo tre lustri di drammatica crisi politico-economica, ad inaugurare la stagione delle Olimpiadi spettacolo, con grandi opere, celebrate dai filmati di Leni Riefensthal. Dall’epoca fu un superarsi continuo, fino al crollo di Atene e, poi, di Pechino. 
Appunto, per evitare il ripetersi di spese insostenibili per le città, il Cio ha deciso già dal 2008 che i nuovi dossier olimpici siano meno appesantiti da interventi e richiedano investimenti minori. Inoltre il Comitato Olimpico prevede di erogare direttamente dei contributi economici a favore della città ospitante che si sommano a quelli dello Stato, agli sponsor e ai diritti tv. 

L’eventuale vittoria di Roma per l’edizione 2024 - stando a una relazione del Centro Studi economici dell'Università di Tor Vergata - avrebbe riversato sula città opere infrastrutturali, riqualificazioni e giro d’affari stimati in 4 miliardi di euro con una crescita del Prodotto interno lordo dello 0,4% e, in termini occupazionali, con la creazione di circa 177mila posti di lavoro in tutto il periodo di cantiere, di cui 48 mila direttamente collegati ai lavori preparatori dei Giochi.
Il cambiamento delle regole del Cio sulle opere da realizzare nelle città ospitanti è dimostrato dalla relazione che Sadiq Khan, il sindaco laburista di Londra, ha reso sull’edizione 2012: metro e trasporti potenziati, rilancio urbanistico di un’area prima malfamata e degradata e la bellezza di 110mila nuovi posti di lavoro, un ritmo di 22mila nuovi occupati l’anno. E ulteriori 125mila occupati di qui al 2030. Tutti dati - letti dopo 5 anni dalla chiusura dei Giochi e quindi oramai stabilizzati - superiori in alcuni casi di tre volte le stime iniziali.  
C’era un ultimo slogan in chiusura di quelle slide per il “no” alla corsa olimpica e recitava: “le nostre idee, lo sport deve essere per tutti e di tutti”. Lasciamo ai romani giudicare se, dopo due anni da quelle slide, la promessa della Raggi sia realizzata. 

TROPIANO CAPO GABINETTO IN CONFLITTO DI INTERESSE


È considerato uno dei magistrati amministrativi emergenti e, non a caso, a lui sono state demandate numerose cause particolarmente delicate. Parliamo di Filippo Maria Tropiano, magistrato che dal Tar di Reggio Calabria era stato inviato a giugno 2017 "in missione di lunga durata" nella Seconda Sezione del Tribunale amministrativo del Lazio, "per l'integrazione dei collegi giudicanti nelle udienze da ottobre 2017 a febbraio 2018”.
È lui, secondo insistenti rumors di Radio Campidoglio, il potenziale nuovo capo di gabinetto di Virginia Raggi, sindaco di Roma.
Solo che, da magistrato, proprio perché a ruolo alla Seconda Sezione, ha fra i suoi “clienti” proprio il Campidoglio, cosa che rende questa scelta quanto meno inopportuna. La sua sezione, infatti, è quella competente, fra l’altro, per i ricorsi che vedono coinvolto il Comune di Roma e anche Roma Servizi per la Mobilità “ad esclusione dei ricorsi in materia urbanistica, edilizia, elettorale, commercio, occupazione di suolo pubblico, alloggi di edilizia residenziale pubblica e distributori di carburante”. In aggiunta, la Seconda Sezione si occupa anche della Città Metropolitana di Roma Capitale il cui Sindaco è sempre Virginia Raggi
E, infatti, il magistrato Tropiano è anche il relatore dei ricorsi (Italia Marathon Club di Enrico Castrucci e RCS Group), contro il bando del Campidoglio per affidare l'organizzazione della Maratona di Roma dal 2019 al 2022. I due ricorsi erano stati presentati in tempi diversi e il collegio giudicante li ha riuniti in un unico procedimento che era stato esaminato il 23 maggio scorso con decisione di rinviare la discussione sul merito senza ricorrere a una eventuale ordinanza sospensiva del bando, fissando l'udienza pubblica allo scorso 11 luglio. Da allora si attendono le decisioni del Tar che ha da 45 a 90 giorni di tempo per pubblicare la sentenza con il presidente Fidal, Alfio Giomi, che garantisce: "La maratona si farà e noi saremo l'organo di garanzia". 

mercoledì 12 settembre 2018

STADIO, TRE MESI DI SOLE CHIACCHIERE. È ORA DI DECIDERE


Sono trascorsi già 62 giorni da quando il sindaco di Roma, Virginia Raggi, annunciò la volontà dell’Amministrazione comunale di trovare un “soggetto terzo” cui affidare il controllo sugli studi sui flussi di traffico prodotti dal costruttore Luca Parnasi - patron della Eurnova, partner della Roma di James Pallotta nel progetto di costruzione del nuovo Stadio della società giallorossa a Tor di Valle. Studi sul traffico finiti fra le carte delle intercettazioni della Procura gettando più di qualche ombra sulla loro reale validità. 
In questi 62 giorni, però, annunci a parte, non risulta agli atti alcun pezzo di carta che autorizzi il Sindaco, un Assessore, un funzionario o anche un usciere a trattare in nome e per conto del Campidoglio con questo “soggetto terzo”. 
Il sito istituzionale del Comune, aggiornato a ieri, non riporta traccia né di una memoria o di una delibera di Giunta, né di una qualsiasi determinazione dirigenziale. E i funzionari confermano: non ci sono atti. Solo chiacchiere e annunci.

Più elementi concorrono a rendere preoccupante questa inerzia del Comune

Il primo: la mancanza di un atto autorizzativo rende qualunque interlocuzione con qualsiasi soggetto - il Politecnico di Torino era stato individuato come possibile “soggetto terzo” - una semplice chiacchierata. Che, al momento, dura da oltre due mesi senza approdare a nulla. 

Secondo: l’assenza di una memoria o di una delibera rende indefiniti, e quindi ben più che oscuri, i confini di questa analisi che dovrebbe essere effettuata dal “soggetto terzo”. Cosa dovrà analizzare? Quanto già prodotto da Parnasi su indicazione del Campidoglio? Tralasciando i ripetuti allarmi sollevati dalla stampa (in primo luogo da Il Tempo) sul rischio congestione traffico per il taglio delle opere pubbliche deciso dalla Raggi su indicazione di Berdini, prendendo per buone le intercettazioni telefoniche in cui Parnasi si raccomandava con i suoi di non parlare a terzi del traffico e del Ponte di Traiano, verrà commissionata un’analisi che, oltre quanto già protocollato da Eurnova, inserisca nuove variabili
Le conseguenze di questa decisione possono essere molto delicate. 
Su indicazione del Comune, che fornì anche software e matrici di calcolo, Eurnova aveva prodotto uno studio che prevedeva due scenari temporali (mattina feriale, 7.30-8.30 per vedere l’effetto del Business Park; sera infrasettimanale 19.45-20.45, per verificare l’afflusso per una partita serale). E per ciascuno scenario temporale, aveva analizzato tre ipotesi: costruito il solo Ponte di Traiano oppure il solo Ponte dei Congressi o, ancora, nessuno dei due ponti edificato. Il tutto esaminando sempre e solo l’ingresso allo Stadio o Business Park. Manca un quarto scenario, tutti e due i Ponti realizzati. E mancano praticamente tutti gli altri orari di ingresso allo Stadio per le partite e tutti quelli di uscita
Commissionare un’analisi che completi questi studi parziali potrebbe dimostrare la necessità di costruire (anche) il Ponte di Traiano. E la Raggi sa che questo potrebbe comportare il rifacimento (di nuovo) della delibera di pubblico interesse, stando alle sue dichiarazioni, 
Ultima annotazione: il Sindaco ha affermato che la parcella di questa analisi al “soggetto terzo” la pagherà il Comune. Al di là della sua non correttezza amministrativa e contabile, manca sempre l’atto autorizzativo per l’impegno dei fondi. Cioè una memoria o una delibera. 
Insomma, l’inchiesta penale non ha investito l’iter Stadio: è ora di decidere, senza perdere ancora tempo. 

martedì 11 settembre 2018

BUS DISABILI, SOLITO BLUFF


Il titolo acchiappaclick sul blog pentastellato era un notevole mix di propaganda e contro informazione: “Dopo anni a Roma si garantiscono nuove linee bus totalmente accessibili alle persone con disabilità”, firma Virginia Raggi, sindaco di Roma, data il 9 agosto. Peccato che non fosse vero.
In sintesi: il Sindaco annuncia con la solita enfasi da Istituto Luce e Battaglia del Grano che Atac mette “a disposizione altre quattro nuove linee bus per il trasporto delle persone con disabilità, garantendo la piena accessibilità ai mezzi. Sale quindi a 21 il numero delle tratte dov’è garantita la presenza di bus, dotati di pedane per la salita e la discesa dei passeggeri con difficoltà motorie”.
Stando allo scritto della Raggi, quindi, su queste linee dovrebbero circolare solo ed esclusivamente vetture dotate di pedana. 
Le quattro nuove linee attrezzate cono la 20 Anagnina-Cambellotti, la 786 Reduzzi-stazione Trastevere, 781 piazza Venezia-Magliana e la 990 piazza Cavour-stazione Montemario. 
Il Sindaco, poi, elencava le altre linee già attrezzate (da chi non si sa, visto che manca la citazione per le Amministrazioni precedenti) per i portatori di handicap: 170, 360, 44, 46, 490, 558, 590, 60, 650, 664, 671, 80, 81, 85, 87, 90, H.
Eppure, da quel 9 agosto a due giorni fa ben 120 vetture sprovviste di pedane hanno “girato” sulle linee autobus monitorate dagli utenti (MercurioViaggiatore, TPLRoma e Franz6081): 20, 44, 46, 60, 80, 81, 85, 170. 490, 558, 664, 671, 990 e H. Ribadiamo il concetto: “piena accessibilità dei mezzi” vuol dire che devono essere tutti, senza eccezione alcuna, predisposi per la salita e discesa dei disabili. 
Fra queste linee, spicca la 990, una di quelle di nuova istituzione, che riceve la medaglia di bronzo per la quantità di vetture senza pedana disabili, ben 17, che vi hanno prestato servizio in questo mese. 
La palma d’oro la vince la bistrattata linea 81, Lodi/Risorgimento: per 27 volte vi hanno circolato vetture sprovviste di pedane e in 9 giorni con 2 autobus per volta. 
La piazza d’onore la porta a casa l’80 che collega piazza Venezia con Porta di Roma: 18 volte senza pedane di cui 4 giorni con due vetture “semplici” a servizio.
Ovviamente ci sono anche i momenti positivi: per la bellezza di sette giorni effettivamente le linee monitorate hanno fatto segnare il 100% di vetture pro disabili. 
Il giorno peggiore è stato lo scorso 7 settembre: in contemporanea su 14 linee monitorate (su 21 attive) giravano 11 autobus sprovvisti di pedane. A seguire, con 10 vetture ciascuno il 30 agosto e il 6 settembre. Poi, a scorrere, via via gli altri. 
Chiamata in causa, Atac - che ha reso noto un aumento del 5,6% dei ricavi rispetto ad agosto 2017 e del 4% rispetto agli obiettivi di budget - si difende spiegando: “salvo momentanei disservizi che possono occorrere, Atac garantisce la presenza di bus con pedane sulle linee dedicate alle persone con disabilità motoria. I dati mostrano che il rapporto tra le vetture segnalate in circolazione senza pedane e i turni complessivi ha un valore percentuale medio dello 0,68%. Complessivamente, quindi, nel periodo considerato abbiamo avuto una percentuale di turni con vetture servite di pedane del 99,32%. Il dato è ricavato assumendo che una vettura senza pedana circoli per un turno completo, ossia per 6/7 ore ma Atac ricorre all'uso di vetture senza pedane su queste linee solo in caso di malfunzionamenti, per garantire comunque il servizio, e quindi solo per il tempo strettamente necessario”.


giovedì 6 settembre 2018

ECOPASS ADDIO, I 5STELLE CI RIPENSANO


Ecopass addio: 5Stelle in retromarcia e delibera che torna alla fase di studio. Troppe le criticità, la vaghezza del testo per andare avanti. E così, nella seconda giornata consecutiva di seduta del Consiglio comunale, arriva il dietrofront e passo di corsa. Ovviamente, come da prassi da Istituto Luce, il “M5S è compatto” (Giuliano Pacetti, che da facente funzioni di capogruppo deve aver ereditato anche lo stile comunicativo del suo predecessore, l’autosospeso ma sempre presente Paolo Ferrara). 
Una due giorni - martedì per otto volte senza numero legale con seduta rinviata a ieri - che segna sicuramente uno dei più gravi episodi di frammentazione in seno alla maggioranza pentastellata. L’assessore alla Mobilità, Linda Meleo, martedì, non si presenta in Consiglio. E con la storiaccia dell’incidente nella metropolitana a fare da provvidenziale copertura, pur essendo avvenuto un paio d’ore abbondanti dopo l’inizio della seduta. Il presidente della Commissione Mobilità, artefice primo della contestatissima delibera Ecopass, Enrico Stefàno, è finito sotto botta dai suoi che non hanno apprezzato l’intero impianto del provvedimento, considerato superficiale e dannoso. Almeno nella forma ipotizzata a parole ma non messa per iscritto.
Perché la delibera che il Consiglio comunale avrebbe dovuto approvare non conteneva null’altro che indicazioni vaghe e generiche su come strutturare l’Ecopass, una sorta di nuova e decisamente più ampia zona a traffico limitato accessibile a tutti per un determinato numero di volte l’anno superate le quali con ingressi a pagamento. Solo che, a parte due anni di sperimentazione e ipotesi di esenzione, non era scritto nulla in merito al rapporto con la ZTL del centro storico, come sarebbe stato incassato il pagamento, le reali esenzioni: tutto demandato, nel più puro stile 5stelle, a futuri regolamenti attuativi che avrebbe dovuto fare la Giunta. 
Una vaghezza e una indeterminatezza del testo che hanno spinto una fetta di consiglieri 5stelle a considerare non votabile la delibera. 
Ecco, quindi, che martedì il Consiglio, convocato, non si è riunito in seduta valida per mancanza del numero legale, con ben otto chiamate andate deserte. 
L’appuntamento sembrava, sulla carta, rimandato a ieri ma Radio Campidoglio aveva già celebrato il funerale della delibera Stefàno che, infatti, ha ripiegato rapidamente sui tweet celebrativi del primo cantiere di 400 metri circa di protezione delle corsie preferenziali a Cinecittà.
Una débacle per l’Amministrazione Raggi e in prima persona per Stefàno che, ancora ieri, ha fatto il tour delle radio romane cercando di spiegare la bontà della sua delibera.
Si torna in cantiere, dunque. Dice Pacetti: “le altre forze politiche hanno teso la mano a un dialogo e crediamo che sia giusto aprire questa fase di interlocuzione nei prossimi giorni per fare in modo che il provvedimento sia il più condiviso possibile da tutte le forze politiche che rappresentano i cittadini di Roma”. L’obiettivo è riportare la delibera al voto “nella seconda metà di settembre”.
Festeggia il movimento civico Roma Sceglie Roma che, con il suo presidente, Raimondo Grassi, si è schierato da subito contro l’Ecopass con analisi e studi tecnici a “smontare” la delibera Raggi/Stefàno: “un progetto inutile e dannoso per i lavoratori, i residenti e tutti gli operatori del commercio che ogni giorno accedono nell'anello ferroviario”.
Opposizioni che cantano vittoria: “sconfitta la follia ecopass” (Pd), “ritirata delibera folle” (FdI).

LA RAGGI IMPONE GLI SGOMBERI SOFT


Da una parte la ruspa e la volontà di risolvere rapidamente il nodo delle occupazioni illegali. Dall’altra, l’approccio soft. Uno è Matteo Salvini, ministro dell’Interno. L’altro, l’approccio soft, è quello scelto da Virginia Raggi che dopo le tensioni interne alla sua maggioranza su svariati temi - l’ultimo è la figuraccia sulla delibera Ecopass ritirata - non può permettersi di entrare in rotta di collisione con gli esponenti più a sinistra della sua Giunta che, sulla questione sgomberi, hanno già più volte tirato il freno a mano.
Perciò, nella mattinata di ieri, al Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza, tenutosi in Prefettura con la presenza della Raggi, si è scelto per l’opzione morbida. Secondo quanto trapelato, sarebbero una quindicina gli immobili occupati da sgomberare con una certa premura, occupazioni sparpagliate su tutto il territorio cittadino, centro e periferia. Tra i primi edifici ad essere sgomberati dovrebbe esserci quello di via Raffaele Costi, a Tor Cervara, occupato da circa 200 stranieri e uno in via Carlo Felice, a due passi dalla basilica di San Giovanni, al centro della Capitale. Poi si dovrebbe procedere con lo sgombero dell'ex fabbrica di penicillina su via Tiburtina a San Basilio, abbandonata da anni e dove vivono circa 500 nordafricani. Nella lista anche un edificio in via del Policlinico, uno a Torrevecchia e occupazioni su Tuscolana e Collatina. 
Non possiamo dimenticare che ci sono situazioni in cui le condizioni igieniche e sanitarie richiedono un intervento rapidi”, ha detto la Raggi dopo la riunione del Comitato. “Ci sono poi altre situazioni in cui gli stabili sono pericolanti e le persone che sono all'interno vanno messe in sicurezza. In più abbiamo anche situazioni in cui esistono provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Ci sono diversi approfondimenti su alcuni immobili, alcune situazioni sono estremamente delicate, perché stiamo parlando di persone, dobbiamo esaminare bene tutte le situazioni, caso per caso”. 
Poi, sulla circolare Salvini, la Raggi ripropone il ritornello dell’approfondimento: “Abbiamo attuato uno studio di questa nuova direttiva che proseguirà nelle prossime settimane. Sicuramente ci sarà un coinvolgimento attivo della Regione”. Insomma, tutto un prender tempo, approfondire e studiare: “La lista di priorità l'abbiamo stilata insieme alla Prefettura già a gennaio di quest’anno, individuando le modalità con cui coniugare le esigenze di legalità e di tutela dei proprietari con quelle del rispetto dei diritti della persona. Assieme alla Prefettura stiamo attuando questa modalità soft che consenta appunto di tenere insieme queste due esigenze”.
E se la Raggi smussa, ammorbidisce, rallenta, dall’altro lato ci si attrezza per le barricate: il Movimento per il diritto all’abitare annuncia l’autunno caldo. “Assumendo totalmente il punto di vista delle grandi proprietà immobiliari e della rendita, l'attuale vice premier leghista spinge verso una forte accelerazione senza soluzioni per procedere agli sgomberi degli stabili occupati per necessità. Intendiamo esercitare il nostro diritto alla legittima difesa con ogni mezzo necessario e il 10 ottobre sarà la giornata di mobilitazione nazionale contro gli sfratti e gli sgomberi”. Stessa lunghezza d’onda per il sindacato Asia-Usb: “la "Circolare accelera sgomberi” è un atto che preannuncia una guerra senza confini a chi, a causa dell’assenza di una politica pubblica per la casa, ha trovato ricovero in palazzi - pubblici o privati - vuoti. La politica degli sgomberi, senza soluzioni alternative, è una scelta irresponsabile che mira ad alimentare la guerra ai poveri”.


STADIO, ALTRI 45 GIORNI PERSI IN CHiACCHIERE


Esattamente un mese e mezzo: trascorso, a quanto pare, inutilmente. Lo scorso 23 luglio, 45 giorni fa, il sindaco di Roma, Virginia Raggi va a RadioRadio e, sullo Stadio della Roma, dopo le indiscrezioni dei giorni precedenti su un’analisi dei flussi di traffico da affidare al Politecnico di Torino, prende tempo e parla della ricerca di un “soggetto terzo”. Esattamente le stesse identiche frasi, quasi in copia carbone, pronunciate ieri, sempre a RadioRadio: “noi stiamo chiedendo di fare degli approfondimenti a dei soggetti tecnici per mettere una sorta di pietra tombale su questa questione dei flussi di traffico”. 
Cosa si sia fatto in questi ultimi 45 giorni è tutto da scoprire: la situazione è esattamente la stessa del giorno dopo gli arresti per l’inchiesta Rinascimento. Però, rispetto al 23 luglio scorso, un dettaglio nuovo, per di più sbagliato, la Raggi lo dice: questi approfondimenti li pagherà il Comune, non l’As Roma né Eurnova. Peccato che non si possa fare, visto che non si possono usare fondi pubblici per analizzare un progetto privato per giunta modificato proprio su richiesta del pubblico. Insomma, se il gerundio è la cifra grammaticale di questa Amministrazione, sullo Stadio si certifica ancora una volta la confusione più totale dei 5Stelle.  
Dal punto di vista giudiziario, niente rito immediato. Gli inquirenti che lavorano sull’inchiesta Rinascimento, sarebbero intenzionati a procedere con rito ordinario, quindi con una futura chiusura dell’indagine che vede coinvolti il manager Luca Parnasi, l’ex presidente di Acea Luca Lanzalone e altre 25 persone. Una volta terminate le indagini, i pm depositeranno tutti gli atti mettendoli a disposizione delle difese.