Marino appeso a una circolare di Renzi.
Il salario accessorio decide la sua sorte
L’unica strada è spingere il Governo ad adottare un
qualsiasi provvedimento che, quanto meno, posticipi le scelte cui è tenuto il
Campidoglio. Febbrile attesa per la risposta di Palazzo Chigi
Circa 26mila famiglie col fiato sospeso e una città che
rischia di essere paralizzata come mai nella sua storia da uno sciopero dei
dipendenti comunali. Da un lato.
Dall’altro, il Ministero dell’Economia e la Ragioneria
Generale dello Stato che hanno dichiarato illegittimo il salario accessorio
così come viene erogato.
In mezzo, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, e la sua
Giunta alle prese con una grana enorme a due settimane dal voto per le elezioni
europee.
In queste ore si decide tutto.
Anche il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, si sta
muovendo: l’incubo da sventare, risvolti elettorali a parte, è quello di una
Roma bloccata. Se lo sciopero, annunciato dai Sindacati, non sarà scongiurato
in extremis, il 19 maggio si salvi chi può: asili nido, mense scolastiche,
vigili urbani, anagrafe, tutto fermo.
La partita è delicatissima. E vale, per le casse capitoline,
70 milioni circa di euro l’anno. Questa è la cifra che, qualora il salario
accessorio non venisse più corrisposto ai dipendenti capitolini, il Campidoglio
potrebbe risparmiare. E in tempi di vacche magrissime non è poco.
Tutto nasce quando Marino rivolge al Ministero dell’Economia
e Finanze, il Mef, la richiesta di fare un controllo sui conti del Comune.
La risposta è impietosa: in circa 250 pagine, i tecnici del
Mef rimproverano al Comune una serie di sperperi e inefficienze.
Sia all’Amministrazione Alemanno che anche a quella dello
stesso Ignazio Marino.
In sostanza, dicono al Ministero, il Comune eroga in modo
illegittimo il salario accessorio, spende troppo in consulenze, recluta a
ricoprire incarichi a chiamata diretta – gli staff di Sindaco e Assessori –
persone prive dei requisiti, non procede a ridurre le inefficienze del sistema
delle società controllate.
Tutto questo cahier de doléance, però, il Sindaco prende per
buona solo la parte relativa al salario accessorio dei dipendenti capitolini.
Inizialmente si parla direttamente di non erogare questi
soldi.
Poi, le pressioni dei Sindacati obbligano Marino a inserirli
nel bilancio 2014 appena presentato in Giunta e che deve andare
all’approvazione dell’Assemblea capitolina.
Ma non possono essere erogati, dice il Sindaco, se non
giunge un’autorizzazione dal Mef stesso. Che sarebbe obbligato a smentire se
stesso, quindi.
Nella bozza di bilancio 2014 approvata in Giunta, però,
aumentano di 12 milioni i soldi stanziati per le strutture di staff.
Insorgono i sindacati e il 6 maggio scorso 10mila dipendenti
– quasi un capitolino su due – manifestano in piazza del Campidoglio contro
questi tagli selvaggi.
Si aprono le trattative febbrili.
Preso dalla disperazione, Marino, rinnegando se stesso e le
sue dichiarazioni di rispetto per la legge rilasciate pochi giorni prima, si
espone dicendosi pronto a firmare lui il provvedimento di erogazione dei fondi.
Idea immediatamente bocciata dai tecnici capitolini perché
illegittima.
Ora, l’unica strada rimasta per pagare questa quota
importante dello stipendio ed evitare così uno sciopero che avrebbe
ripercussioni pesantissime sulla città e che la compagine politica di
centrosinistra che sostiene l’Amministrazione Marino pagherebbe caramente in
termini di consenso elettorale alle europee, è quella di spingere il Governo ad
adottare un qualsiasi provvedimento che, quanto meno, posticipi la scelta.
Il tempo stringe: le buste paga e, quindi, gli assegni
degli stipendi, vanno compilate entro poche ore. Altrimenti non si farà in
tempo a pagare.
Poche ore rimangono, dunque, perché l’Esecutivo autorizzi –
si parla di emettere una circolare amministrativa che rimandi a una nuova
contrattazione decentrata – il Comune a pagare.
Poi, altrimenti, sarà solo l’inferno.
COS’È IL “SALARIO ACCESSORIO”
Lo stipendio di un dipendente comunale è composto da due
voci. Una, lo stipendio vero e proprio, e poi, noto sotto forma di “salario
accessorio”, una serie di indennità aggiuntive.
Il salario accessorio pesa da un 10% circa a un 41% dello
stipendio mensile (vedi tabella).
Nel corso del tempo, le varie Amministrazioni
che si sono succedute alla guida del Campidoglio hanno aggiunto di volta in
volta piccoli quantitativi di soldi sotto voci diverse: dal famoso mezzo litro
di latte per chi lavorava in strada al fine di combattere gli effetti dello
smog, alle indennità per chi lavora allo sportello, o nei fine settimana o con
i nomadi. Per quanto spesso fantasiose, queste indennità, ciascuna di pochi
euro, però, hanno finito per integrare sensibilmente le buste paga dei
comunali. I cui contratti – va ricordato – sono bloccati ormai da svariati anni
a causa della spendig review. Insomma, questo salario accessorio è ormai un
elemento essenziale dei bilanci familiari ed è stato anche un modo per
diminuire gli effetti dei tagli su chi ha uno stipendio fisso. E neanche poi
tanto alto.
IL PESO PERCENTUALE DEL SALARIO ACCESSORIO SULLE
BUSTE PAGA DEI DIPENDENTI COMUNALI
DIPENDENTE
|
STIPENDIO
|
SALARIO ACCESSORIO
|
|
Autisti, commessi (cat. B)
|
Da 1.100 a 1.250 €
|
Da 100 a 150 €
|
Dal 9,1 al 12%
|
Amministrativo (cat. C)
|
Da 1.150 a 1.350 €
|
Da 200 a 300 €
|
Dal 17,3 al 22,2%
|
Amministrativo (cat. D)
|
Da 1.600 a 1.700 €
|
Da 300 a 400 €
|
Dal 18,7 al 23,5%
|
Tecnico (cat. C)
|
Da 1.200 a 1.400 €
|
Da 200 a 300 €
|
Dal 16,6 al 21,4%
|
Tecnico (cat. D)
|
Da 1.400 a 1.650 €
|
Da 450 a 550 €
|
Dal 32,1 al 33,3%
|
Insegnante (Cat. C)
|
Da 1.200 a 1.500 €
|
Da 200 a 300 €
|
Dal 16,6 al 20%
|
Insegnante (Cat. D)
|
Da 1.600 a 1.700 €
|
Da 300 a 400 €
|
Dal 18,7 al 23,5%
|
Vigile Urbano (cat. C)
|
Da 1.200 a 1.350 €
|
Da 250 a 400 €
|
Dal 20,8 al 29,6%
|
Vigile Urbano (cat. D)
|
Da 1.400 a 1.700 €
|
Da 450 a 700 €
|
Dal 32,1 al 41,1%
|
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