È noto che il
"sindaco per caso", Ignazio Marino, sia andato a Palazzo Chigi a
batter cassa.
Meno noto è il quantum
economico delle richieste capitoline, il tono usato dal Sindaco e gli
escamotage che lo stesso ha suggerito per evitare l'accusa, fin troppo facile,
che il Governo finanzi le inefficienze romane con i soldi di tutti.
Andiamo per ordine.
Secondo i bene informati del Campidoglio, tutto è successo
qualche giorno fa, quando, il Sindaco è salito a
Palazzo Chigi per chiedere a Renzi fondi per Venerdì Santo, Pasqua, Natale
di Roma, Liberazione e Santificazioni e Primo maggio.
La lista della spesa
presentata da Marino è piuttosto sostanziosa: ben 7 milioni di euro.
Cifra che dovrebbe
coprire, nelle intenzioni del Primo Cittadino, i costi che il Comune deve
sostenere per tutte le manifestazioni che si svolgono in questi giorni a Roma
e, cioé: la Via Crucis del Venerdì Santo, le celebrazioni per la Pasqua e il
Natale di Roma, quelle per l'anniversario della Liberazione e del Primo Maggio e, dulcis in fundo, per la cerimonia di santificazione dei due Pontefici, Papa Giovanni
XXIII e Papa Giovanni Paolo II, in programma per domenica 27 aprile.
Al conto, i
partecipanti alla riunione, alla quale ha preso parte anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, hanno strabuzzato gli occhi: bello
salato. Ma, soprattutto, difficile da far passare sotto silenzio.
Di fronte alla freddezza degli astanti, Marino se ne sarebbe uscito con una concitata minaccia: "Se volete, dico al Vaticano che le santificazioni
possono farle a Washington o a Brescia".
La reazione sarebbe stata decisamente dura: "Sindaco, questo non è il tono giusto. Tutti coloro che sono seduti a questo tavolo sono qui per cercare di risolvere il problema".
La reazione sarebbe stata decisamente dura: "Sindaco, questo non è il tono giusto. Tutti coloro che sono seduti a questo tavolo sono qui per cercare di risolvere il problema".
Ma l'ennesima, improvvida
uscita di Ignazio aveva ormai raggelato il clima.
Ma ecco la soluzione al problema di
come reperire questi fondi così come proposta dal Sindaco: fare una legge che destini i fondi non come
finanziamenti a Roma Capitale ma come stanziamenti per le
santificazioni.
Una genialata per evitare l'opposizione del Parlamento a
ulteriori soldi da destinare alla Capitale, intortandoli come eventi legati alla
"sfera Papa Francesco". In fondo, ha argomentato Marino, “siamo tutti
in campagna elettorale e nessuno avrebbe la forza di opporsi”.
Potere del Vaticano, vieni a me!
Potere del Vaticano, vieni a me!
Infine, un'ultima
chicca.
Dopo la figuraccia nazionale del selfie con Obama - fatta senza fascia
tricolore, di straforo, sotto una scaletta di un aereo e nel territorio di un
altro Comune - ora Ignazio ci riprova.
E vorrebbe farsi immortalare al fianco di Papa
Francesco chiedendo per sé un posto in prima fila per la cerimonia di
canonizzazione di domenica.
Qualcuno però dovrebbe
spiegare all'Ignazio capitolino che i posti "importanti" in Vaticano
vengono riservati alle più alte cariche della Repubblica (Presidenza della
Repubblica, di Camera e Senato, del Consiglio dei Ministri, della Corte Costituzionale). Insomma,
posti riservati all'"alta politica internazionale" e lui tra
questi non ci rientra.
A questo punto, solo
un suggerimento: turisti e, soprattutto, romani saranno in piazza San
Pietro e per le vie limitrofe. Dato che “Non è politica, è Roma”, Ignazio
potrebbe farsi qualche bella ora di fila e un po’ di lotta per un posto
tra la gente. Tranquillo, i selfie vengono bene anche da là!
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