Non basta l’ordinario caos, i romani devono pagare qualche misteriosa colpa commessa in altre vite: scioperi in vista per il trasporto pubblico, manco a dirlo, venerdì. E poi agitazioni per la raccolta dei rifiuti.
Si parte venerdì 6 luglio: inizialmente a scioperare sarebbero stati in due: l’Ugl con un’astensione dal lavoro per 24 ore. E, in aggiunta, anche i lavoratori aderenti al sindacato Cambia-menti M410 (quello della pasionaria Micaela Quintavalle, e considerato più che vicino ai 5Stelle) avrebbero incrociato le braccia per 4 ore, dalle 8.30 alle 12.30. Poi, nel tardo pomeriggio di ieri, arriva l’annuncio dell’Ugl di un differimento dello sciopero ad altra data, grazie alla firme di un protocollo d’intesa siglato presso l’Assessorato capitolino alla Mobilità.


E così, mentre l’intero sistema patisce l’ennesima e oramai ordinaria crisi ciclica legata alla carenza di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti dovuta alla totale incapacità programmatoria delle Amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo dal 2001 a oggi, sui romani rischia di abbattersi uno sciopero che potrebbe mandare nuovamente in blocco la raccolta dell’immondizia cittadina.
Esemplificativo, a questo riguardo, il solito punzecchiamento reciproco fra Comune e Regione. L'assessore all'Ambiente del Lazio, Massimiliano Valeriani, sottolinea l'esigenza che si indichi una discarica in città, perché smaltire "il 100% dei rifiuti trattati della Capitale in impianti fuori dai confini comunali è insostenibile". Il M5S in Comune non ne vuol sapere, bolla come "una condanna indegna" realizzare altre "buche" come Malagrotta (la mega-discarica chiusa durante l'era Marino) e chiede risposte alla Pisana. Raggi, da parte sua, ribadisce come la soluzione sia il nuovo modello porta a porta. Che si espande sì, ma con tale lentezza che Legambiente ha stimato in 191 anni il tempo necessario a coprire l’intera città.
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