*****************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************

In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

*****************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************

lunedì 10 febbraio 2020

LE SUPPLETIVE PER LA CAMERA SPAVENTANO RAGGI E ZINGARETTI


Sono solo elezioni suppletive e il collegio - il Roma 1 della Camera dei Deputati - “vale” numericamente circa il 7,5% del corpo elettorale romano. Eppure, quelle del prossimo 1 marzo, sono elezioni particolarmente significative. 
Lo sono per il sindaco di Roma, Virginia Raggi, e la sua maggioranza sempre meno solida anche in Consiglio comunale. Lo sono per Nicola Zingaretti e il suo Pd che ha il deputato uscente da sostituire - l’ex premier, Paolo Gentiloni, approdato a Bruxelles - e che, quindi, deve riconfermare un feudo storicamente di sinistra come il centro storico della Capitale e un pezzo della Roma Bene, dato che dentro c’è Prati, il Delle Vittorie, Testaccio e Trastevere e Trionfale. 
E lo è anche per il centrodestra che può testare la capacità di insidiare il Pd in un feudo storico della sinistra.
Il tutto, chiaramente, in ottica 2021 quando, a giugno, si voterà per il Sindaco di Roma
I candidati dei tre schieramenti sono ufficializzati: il ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri, per il centrosinistra. L’ex assessore al Bilancio della Giunta Alemanno, Maurizio Leo, per il centrodestra. Poi c’è Rossella Rendina, giovane attivista che corre sotto il simbolo pentastellato. 
Al di fuori dei tre schieramenti maggiori, onor di cronaca impone la menzione anche del quarto candidato, il leader del Partito della Famiglia, Mario Adinolfi
Gli ultimi sondaggi su scala nazionale indicano i 5Stelle scendere pericolosamente verso il 12%; la Lega arretrare intorno al 31% dopo la sconfitta nelle regionali in Emilia-Romagna ma rimanere saldissimamente primo partito in Italia. Sale di qualche punto, al 22% circa, il Pd e continua la salita di Fratelli d’Italia che ha sfondato stabilmente la quota dell’11% avvicinandosi, quindi, molto al peso che le rilevazioni assegnano ai 5Stelle. 
A Roma dal giugno 2016 sono i 5Stelle a governare la città ma dalla trionfale marcia di Virginia Raggi verso Palazzo Senatorio a oggi per i pentastellati sono stati solo dolori e sconfitte elettorali: due Municipi - il III Montesacro e l’VIII Garbatella - sono saltati quasi subito finendo nelle braccia del centrosinistra. Alle regionali, la città di Roma ha trainato in basso il risultato del Movimento su scala regionale. Le Europee sono state un altro disastro. E le rilevazioni demoscopiche sul gradimento della Raggi e della sua Amministrazione sono una bocciatura senza appello su qualsiasi settore. Aggiungere la crisi dei rifiuti che, dal 2016 è praticamente una costante; il peggioramento dei risultati di Atac che, propaganda a parte rimane distante anni luce dal rispetto del Contratto di Servizio per bus, tram e filobus; alberi che cadono anche senza vento, figurarsi quando piove. Praticamente nel sistema Campidoglio si salvano solo i musei che, però, vivono di luce propria. Non sarà in sé, quindi, il risultato della Rendina a contare ma il test servirà a comprendere più o meno quanto il M5S a Roma sarà distante dal parametro nazionale. E potrebbe anche comportare la fine delle speranze della Raggi di una ricandidatura, con i 5Stelle o con una lista civica civetta.
Per Zingaretti e il Pd il concetto è semplice: mantenere intatto il collegio e non perderlo. Possibilmente confermando quei 48mila e spicci voti che Gentiloni aveva preso nel 2018. Chi ha tutto da guadagnare è Maurizio Leo e, con lui, l’intero centrodestra. Nel 2018 il candidato di coalizione, Luciano Ciocchetti, ex assessore all’Urbanistica nella Giunta Polverini, prese poco più di 35mila voti. Aumentarli è già una vittoria, considerando che ce ne sono poco meno di 20mila che andarono ai 5Stelle e che, almeno per gran parte, potrebbero essere redistribuiti. Una vittoria di Leo sarebbe il grimaldello per avanzare una seria ipoteca su Palazzo Senatorio nel 2021 perché, se fosse, non si vince un feudo di sinistra per caso. 



Nessun commento:

Posta un commento