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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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martedì 11 febbraio 2020

PAOLA MURARO: "CAOS RIFIUTI? ECCO PERCHÉ"


Quello di Paola Muraro, per i primi 5 mesi del 2016 assessore all’Ambiente nella Giunta Raggi, è un atto di accusa contro la politica che, sui rifiuti, cerca il facile consenso: “A Roma non si sono fatti impianti perché c’è sempre una elezione alle porte e gli impianti sui rifiuti il consenso non lo portano. Lo porta invece alimentare la paura e cavalcarla”. 
Occasione di queste riflessioni il convegno "Chi ha paura dei termovalorizzatori? La situazione dei rifiuti a Roma e nel Lazio", organizzato ieri mattina dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito e al quale, oltre la Muraro, hanno preso parte, fra gli altri, Donato Robilotta, già assessore della Regione Lazio; Guido Bertolaso, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’emergenza rifiuti; e Manlio Cerroni l’imprenditore ex patron di Malagrotta.
La riflessione della Muraro è, tutto sommato, semplice: più la filiera del rifiuto è lunga e più è opaca e infiltrabile dalle  ecomafie. Viceversa, filiera corta, proprietà, ove possibile, pubblica dell’impiantistica rendono il settore funzionante, trasparente ed economico. 
La filiera lunga: “Tre quarti dei rifiuti vanno fuori Roma. La filiera lunga significa rifiuti romani che si bruciano a Trieste con un impatto enorme per l'ambiente. Rifiuti che fra l’origine e la destinazione finale transitano per svariate ditte di logistica che certo non lavorano gratis”.
Soluzione: impiantistica sul territorio. “Per pagare meno occorre che i residui siano trattati vicino al punto di origine” ma, e siamo al secondo problema, “mancano gli impianti perché l'impianto non porta consenso elettorale. C'è sempre qualche comune che va elezioni. L’anno scorso ha chiuso un impianto di compostaggio di potature perché l'amministrazione andava elezioni”.
Ma quali impianti? “La discarica - dice la Muraro - deve essere pubblica e, come avviene in Spagna, a Barcellona, con un impianto realizzato dalle società di Cerroni, la discarica deve essere vicina agli impianti” di preparazione e di trattamento, quindi al TMB e al termovalorizzatore. 
Solo così, rinnegando le preclusioni ideologiche, la lunghissima filiera romana potrà essere ridotta e resa non solo più efficiente ma anche molto più economica. 


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