Allagamenti fra Portonaccio e la Tangenziale Est, alla fermata metro Termini con accessi solo dal lato area commerciale, chiuse Repubblica e Manzoni (sempre metro A); strade chiuse (viale dei Romagnoli, complanare di via Nomentana): ennesima serata di ordinaria inefficienza Capitale con la città che, come piove, si blocca. Neanche il tempo di riaversi dal caos dei giorni scorsi che, ieri nel tardo pomeriggio, si è abbattuta una nuova ondata di piogge sulla città. Con le solite conseguenze. Anche per colpa di un’edilizia poco rispettosa, delle microdiscariche diffuse, della carenza di manutenzione del Comune per fossi e caditoie. È quanto sostiene l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale che, ieri, in Campidoglio, ha presentato il “Piano per la difesa dal rischio idrogeologico e la tutela ambientale dell’area metropolitana di Roma e dello Stato del Vaticano”.
A spiegare perché Roma si allaga, il presidente dell’Autorità di bacino, Erasmo De Angelis; con i suoi tecnici Carlo Ferranti e Letizia Oddi. Insieme a loro, fra gli altri, i presidenti dei Consigli nazionali dei Geologi, Francesco Peduto; e degli Ingegneri, Armando Cambrano; docenti universitari - Sapienza, Roma3, Perugia - la Soprintendenza di Stato, la Regione, il Campidoglio con l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, e il direttore dell’Ufficio Tevere, Silvano Simoni; la Protezione Civile con capo, Angelo Borrelli; il Ministero dell’Ambiente con il sottosegretario Roberto Morassut.

E lo stato di salute del Tevere, alla fine, risente di tutto questo. Spiega ancora De Angelis: “I muraglioni hanno migliorato la situazione. Noi facciamo riferimento alla piena del 1937 che superò, a Ripetta, i 16 metri”. Piene che, con l’incuria di questi anni di (non) governo del Fiume hanno portato all’affondamento di 22 imbarcazioni: tante ne sono state censite dalla Capitaneria di Porto e solo 4 in via di rimozione. La più famosa forse è la Tiber II, l’imbarcazione che rimase incastrata sotto Ponte Sant’Angelo, finendo per arenarsi sulla banchina di Lungotevere della Vittorio e diventando rifugio per sbandati e senza tetto.
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