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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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lunedì 30 dicembre 2019

ALTRO BUS FLAMBÉ E ATAC NASCONDE I DATI



Arriva Capodanno e i “botti” li procura Atac: tre giorni e altri due bus flambé. C’è solo da sperare che l’Azienda di via Prenestina finisca in fretta i materiali pirotecnici e che continui a “dirci bene” senza feriti e vittime.
L’ultimo episodio ieri mattina alle 5: “per cause ancora da accertare - si legge nel comunicato aziendale, ormai un copia e incolla al quale cambiare solo data e ora del rogo - si è sprigionato un incendio su una vettura senza passeggeri a bordo che circolava lungo la via Cristoforo Colombo, avviandosi a prendere servizio. L'autista ha avvisato i Vigili del Fuoco e provato ad estinguere le fiamme con l'estintore in dotazione, ma senza successo. Non c'è stato nessun problema per le persone. La vettura era in servizio da 17 anni”.
Dopo di che, Atac, memore delle polemiche dei giorni scorsi sull’esatto numero dei bus flambé, si avventura nel riepilogo dei dati: “con quello di ieri, sono 23 i bus che nel 2019 sono stati interessati da incendi, 15 dei quali con esito distruttivo, mentre negli altri otto casi, le vetture sono state recuperate per il servizio. Nel 2018, fra incendi distruttivi e non distruttivi, erano stati registrati 49 casi”.
E qui emerge l’oscurità dell’Azienda. Abbiamo presentato una richiesta di accesso agli atti: troppe volte i comunicati aziendali parlano di “principio di incendio” con immagini di vetture distrutte. Quindi, per vederci chiaro, sfruttando le norme sull’accesso civico generalizzato, abbiamo presentato la relativa domanda. 
Abbiamo chiesto all’Azienda di fornire i dati sui bus andati a fuoco, vale a dire, per ciascun anno - 2015, 2016, 2017, 2018, e 2019 - la data dell’incendio, il numero di linea sulla quale la vettura interessata dalle fiamme prestava servizio. Poi il luogo e l’ora del rogo, il numero di matricola della vettura, l’anno di acquisizione nella flotta aziendale del bus bruciato e i km che la vettura aveva già percorso al momento dell’incendio. 
Per completare questa “anagrafe” dei bus arrostiti, avevamo chiesto anche di conoscere la casa produttrice e il modello della vettura bruciata e, infine, tre dati importanti. Visto che le note Atac parlano sempre di ”cause da accertare” e spesso qualche politico avanza ipotesi di sabotaggi, abbiamo chiesto di conoscere le cause del rogo, qualora accertate, oppure, se ignote, la ragione del mancato accertamento. Da ultimo, gli esiti del rogo: se le vetture fossero completamente bruciate o solo danneggiate e, in caso di riparazione, la data di reimmissione in servizio. 
Domande e risposte semplici che, però, l’Azienda non vuol rendere note. Nonostante la presenza di comunicati stampa che spesso riportano più o meno tutti i dati oggetto della richiesta di accesso, l’Azienda oscura si nasconde: “si comunica - rispondono - che sulla materia di che trattasi è in corso un’indagine della Procura della Repubblica, pertanto i dati e le informazioni richieste non sono ostensibili”. Peccato che le indagini possano durare al massimo 1 anno (6 mesi + 6 mesi di proroga) e che, appunto, salvo le cause dei roghi, il resto dei dati viene reso noto dall’Ufficio Stampa. La negazione degli atti, però, rende impossibile verificare la veridicità dei numeri di Atac.
 


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