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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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venerdì 1 febbraio 2019

STADIO; FACT CHECKING SU ITALIA NOSTRA ("TROVARE ALTERNATIVE A TOR DI VALLE")

L’intervista all’assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, Luca Montuori, sul progetto Stadio della Roma ha offerto l’occasione a Italia Nostra di tornare sul tema con una lunga nota che si riporta integralmente. 

“Il nodo gordiano dello Stadio della Roma a Tor di Valle deve essere ormai reciso a fil di spada. L’amministrazione Raggi non può proseguire con le dichiarazioni d’intenti non supportate da fatti concludenti. La conclusione, a questo punto, non può che prendere atto, finalmente, che uno #StadioFattoBene annesso ad un business park a Tor di Valle non si può fare. Due conferenze dei servizi e due procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale non hanno risolto i problemi di un’area con enormi criticità di compatibilità ambientale e di mobilità. L’inchiesta penale in corso ha scoperchiato il vaso di Pandora delle prassi che hanno caratterizzato il tentativo del proponente di ottenere l’assenso ad un progetto caratterizzato da gravi criticità ma in compenso in grado di produrre una plusvalenza di 200 milioni. Si è tentato di superare il principio per cui l’area è e resta inedificabile se preliminarmente non vengono realizzati e collaudati gli interventi previsti dal Piano di Assetto Idrologico, ma la soluzione trovata ha forti probabilità di ricadere anch’essa tra le questioni a rischio di legittimità. Da ultimo, l’incredibile vicenda della “bozza” della relazione commissionata al Politecnico di Torino, pagata con i denari dei contribuenti romani ma senza rilievo giuridico. Relazione prima secretata e poi divulgata, che ha definito “catastrofica” la viabilità dell’intero quadrante se venisse realizzato l’intervento proposto. Un’eventuale parere trasformato in  positivo, nella versione definitiva, sarebbe destinato a sollevare ancora maggior dubbi piuttosto che risolverli. Quanto alle profferte di aiuto che sembra siano arrivate alla Sindaca dal Primo Ministro Conte e dal Ministro Toninelli per realizzare il ponte di Traiano a carico dello Stato, prefigurano un “aiutino” che oltre ad essere inaccettabile dal punto di vista dell’interesse pubblico, non risolverebbe il problema dello stadio “non-fatto-bene” in quanto il procedimento dovrebbe ripartire daccapo. L’area di Tor di Valle va quindi archiviata. Italia Nostra Roma lo sostiene da tempo. Aveva già evidenziato, con conferenza stampa del 20 febbraio 2017, in tempi non sospetti ma
evidentemente non ancora maturi, che Tor di Valle è il luogo sbagliato per realizzare uno stadio, indicando perfino alcune aree alternative. Se ci avessero ascoltato, ieri, oggi la squadra romana avrebbe già il suo stadio in costruzione o addirittura realizzato. Ora è ormai indifferibile individuare un’area alternativa a Tor di Valle, che soddisfi l’interesse pubblico e dia alla città un contributo di infrastrutturazione e mobilità sostenibile invece di creare problemi “catastrofici”. Aree del genere non mancano tra le top-ten di quelle individuate nello studio dall’advisor incaricato dalla Roma Cushman & Wakefield. I decisori ne prendano atto immediatamente”.


Fact checking (in rosso la frase di Italia Nostra):

L’inchiesta penale in corso ha scoperchiato il vaso di Pandora delle prassi che hanno caratterizzato il tentativo del proponente di ottenere l’assenso ad un progetto caratterizzato da gravi criticità ma in compenso in grado di produrre una plusvalenza di 200 milioni.
L’inchiesta penale non ha riguardato alcun atto che abbia invalidato il complesso e partecipato iter amministrativo di esame del progetto da parte dei svariati dipartimenti dei Municipi, del Comune, della Città Metropolitana, della Regione e dello Stato. Dipartimenti articolati in più uffici cosa che porta il numero dei funzionari pubblici che, a diverso titolo, hanno lavorato al dossier a superare tranquillamente il centinaio di persone e probabilmente molte di più. Associare un’inchiesta penale che, per bocca della stessa Procura, non ha evidenziato elementi di vizio sull’iter a una plusvalenza (tutta da dimostrare sia nell’esistenza che nell’entità) suona come un ritorno agli slogan degli anni ’70 della sinistra proletaria. Secondo Italia Nostra chi investe forse non avrebbe diritto alla remunerazione dell’investimento? 

Si è tentato di superare il principio per cui l’area è e resta inedificabile se preliminarmente non vengono realizzati e collaudati gli interventi previsti dal Piano di Assetto Idrologico, ma la soluzione trovata ha forti probabilità di ricadere anch’essa tra le questioni a rischio di legittimità.
L’area non è inedificabile, tant’è che sopra vi è un ippodromo, stalle, abitazioni, fattorie. Né tantomeno resta inedificabile, visto che nel progetto sono previsti non solo interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nell’area interessata dalla costruzione dello Stadio e delle sue pertinenze commerciali e direzionali, ma sono anche stati inseriti interventi di messa in sicurezza idraulica del Fosso del Vallerano e di quello dell’Acqua Acetosa, di competenza statale, attesi da decenni.

Relazione prima secretata e poi divulgata
In realtà ci prendiamo il merito di aver violato il segreto imposto dal Campidoglio.

Quanto alle profferte di aiuto che sembra siano arrivate alla Sindaca dal Primo Ministro Conte e dal Ministro Toninelli per realizzare il ponte di Traiano a carico dello Stato, prefigurano un “aiutino” che oltre ad essere inaccettabile dal punto di vista dell’interesse pubblico, non risolverebbe il problema dello stadio “non-fatto-bene” in quanto il procedimento dovrebbe ripartire daccapo.
Ricordiamo a Italia Nostra che un ponte di attraversamento di un fiume è per definizione un’opera pubblica. E come tale dovrebbe essere il pubblico a costruirlo. Nei programmi di sviluppo urbano della città sono previsti già da decenni ben tre ponti da realizzare nel più ampio quadrante Marconi-Acilia. Uno di questi è il Ponte dei Congressi, l’unico ponte a oggi progettato e finanziato dal pubblico. Il Ponte di Traiano (o come lo si voglia chiamare) era previsto già da tempo come collegamento diretto delle direttrici Magliana e Ostiense/del Mare con l’Autostrada Roma-Fiumicino.
Il paradosso è che, come per il ponte ad Acilia più oltre sulla via del Mare in direzione Ostia, il Ponte di Traiano e quello dei Congressi dovrebbero essere costruiti dal Pubblico. Che la Giunta Marino lo avesse posto in capo al privato in occasione della costruzione dello Stadio della Roma è l’anomalia: un’anomalia, però, che consentiva allo Stato di non sborsare soldi contanti ma di pagarlo con cubature.
Infine, solo un’ignoranza abissale delle leggi può far scrivere che “il procedimento dovrebbe ripartire da capo”: se lo Stato assume su di sé l’onere della costruzione dovrà farlo al di fuori della procedura Stadio, visto che non è legale un finanziamento sotto forma di un’opera a un progetto privato per quanto di interesse pubblico ma di una società sportiva per di più quotata in borsa. Quindi, qualora fosse ritenuto un asse strategico nello sviluppo urbano della città, lo Stato assumerebbe su di sé l’onere di pagare (e gestire la gara d’appalto) il Ponte di Traiano all’interno di un più vasto Accordo di Programma sulla mobilità a Roma, non dissimile, ad esempio, da quello che ha portato 425 milioni di euro nelle casse del Campidoglio per le due metropolitane o di quello che ha stanziato 180 milioni di euro a favore della Regione per la Roma-Lido di Ostia.

Ora è ormai indifferibile individuare un’area alternativa a Tor di Valle, che soddisfi l’interesse pubblico e dia alla città un contributo di infrastrutturazione e mobilità sostenibile invece di creare problemi “catastrofici”. Aree del genere non mancano tra le top-ten di quelle individuate nello studio dall’advisor incaricato dalla Roma Cushman & Wakefield.
Ancore un esempio di come Italia Nostra ignori le normative italiane. La legge 147/2013 (chiamata “legge Stadi”, quella che ha dato il via a tutto l’iter) pone in capo al privato la facoltà di scegliere l’area dell’intervento e al Comune quella di assentire, assentire con modifiche (il caso di Tor di Valle) o negare l’area ma con motivazione. Dopo 6 anni dall'approvazione della legge in questione, asserire che è “indifferibile individuare un’area alternativa a Tor di Valle” è solo un modo per avere 5 minuti di visibilità. 

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