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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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giovedì 7 febbraio 2019

LA ROMA COMPRA I TERRENI DELLO STADIO



Manca solo la carta regalo e il fiocco rosso, poi James Pallotta, presidente della Roma, sarà proprietario anche dei terreni di Tor di Valle e subentrerà a Eurnova nelle quote sul progetto Stadio. Per Radio Trigoria, la cifra oscilla attorno ai 100 milioni e firma attesa entro pochissimi giorni, difficilmente oltre fine mese. L’acquisto da parte di Pallotta delle quote di Eurnova del progetto e dei terreni, di fatto, chiude uno dei buchi ancora aperti nella complessa trattativa con il Campidoglio che ha fatto chiaramente intendere di non voler sottoscrivere la convenzione urbanistica (il contratto) in presenza di pendenze economiche. 

CLOSING SLITTATO PER IL POLITECNICO 
La notizia del passaggio da Eurnova a Pallotta gira oramai da qualche settimana e il closing, atteso già da dicembre, è slittato fino a febbraio per attendere l’esito politico della relazione del Politecnico di Torino. 
Relazione che rimane comunque il grande tema politico che anima i corridoi del Campidoglio. 
Più di qualche consigliere comunale 5Stelle è tutt’altro che soddisfatto del testo e di come la Raggi e il suo entourage hanno gestito tutta la pratica. 

IL DOCUMENTO DEL COMUNE PER TORINO
Per sostanziare l’idea che la relazione preliminare dell’Ateneo - quella che descriveva come “catastrofico” il traffico in occasione di una partita serale infrasettimanale - fosse basata su dati incompleti, dal Campidoglio hanno spedito in tutta fretta all’Ateneo piemontese un lungo documento, 44 pagine, che riepiloga la visione del futuro della mobilità cittadina in salsa 5Stelle.
Diciamo subito che, per molti versi, si tratta di una rispolverata di vecchie idee e vecchi progetti cui viene data un’impronta pentastellata quando, invece che di metropolitane, Roma Servizi per la Mobilità vira sulle funivie.

LA VISIONE DELLA FUTURA MOBILITÀ
Le 44 pagine di Roma Servizi per la Mobilità sono, di fatto, la base del Piano Urbano per la Mobilità sostenibile (Pums), vale a dire il “piano strategico” della Raggi “che orienta la mobilità in senso sostenibile” sul “breve/medio periodo (5/10 anni)” e che “punta sul trasporto pubblico e sulla mobilità muscolare”. Nel futuro Pums vengono elencati una serie di interventi selezionati in base alla “priorità” e alle “risorse disponibili

L’ELENCO DEGLI INTERVENTI PRINCIPALI
La lista della spesa si apre con l’adeguamento delle due metro, A e B, unica opera effettivamente finanziata dal Governo (Gentiloni) con 425 milioni di euro. A seguire, trova spazio il prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero, punto numero 2 nell’elenco il cui estensore, evidentemente non deve aver parlato a lungo con l’assessore alla Mobilità, Linda Meleo, che, giusto due giorni fa, ha etichettato come “irrecuperabile” il progetto a seguito dei contenziosi nati con il consorzio che la gara se l’era già aggiudicata. 
Medaglia di bronzo per la metro C che deve arrivare fino a Colosseo e, nel frattempo, si fa la rivisitazione del progetto della tratta successiva fino a piazzale Clodio. 
A seguire c’è l’ammodernamento della Roma-Giardinetti poi la connessione fra la metro A ad Anagnina, la C, il Policlinico e l’Università di Tor Vergata: un progetto dell’era Veltroni, rivisitato da Alemanno e, dall’epoca, rimasto chiuso nel cassetto. 
Ben 6 linee di tram, poi, occupano le posizioni successive: Verano-Stazione Tiburtina; quello sulla Togliatti da Ponte Mammolo a Subaugusta; poi quello da Subaugusta a Stazione Trastevere passante per viale Marconi; quindi Parco della Musica-Risorgimento; Risorgimento-Termini; Esquilino-Fori Imperiali.
Seguono i filobus: Ponte Mammolo-Policlinico Sant’Andrea, Eur Fermi/Tor de’ Cenci prolungato a Ostia; Tor Pagnotta 2 fino al Campus Biomedico; Rebibbia-Polo tecnologico; elettrificazione del tratto del 90 Express da Porta Pia a Termini. 
Quasi in coda, posizioni 17, 18 e 19, troviamo il gran cavallo di battaglia dei grillini romani: le tre funivie, quella che deve sostituire la metro B1 da Jonio a Bufalotta, poi da Mattia Battistini a Casalotti e, infine, quella della Magliana. 
Ultimo un generico “aumento dell’intermodalità”.
C’è spazio anche per le opere di altri Enti: spiccano le fermate sulla Roma Lido e il capolinea di Piazzale Flaminio, cantieri finanziati dalla Regione e fermi per le carenze dell’appaltatore, Atac. Dettaglio che, però, agli estensori deve essere sfuggito.

NESSUNA CERTEZZA SUI SOLDI
Ma il vero nodo di tutto questo piano, al netto delle sue imprecisioni e sviste, è l’assoluta mancanza di certezze sui tempi e sui fondi. Il Campidoglio deve ancora finire di scriverlo, poi va approvato, predisposte le schede sui singoli interventi, portato al Ministero delle Infrastrutture (entro agosto) che, poi, dovrà decidere se e cosa finanziare, quanto e come. Una incertezza che pesa come un macigno e fa di questo Piano, al massimo, un bel libro dei sogni.  


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