Il Lazio non brilla, secondo Bankitalia, per occupazione e economia ferma, specie nel settore dell’edilizia, eppure il Progetto Stadio della Roma potrebbe essere un elemento di grande propulsione economica per la Regione. Per la Regione, però, più che per Roma se la trattativa fra la Roma da una parte e il Campidoglio dall’altra dovesse rompersi definitivamente. In quel caso, e solo in quel caso, la variabile Fiumicino entrerebbe nel novero delle possibilità reali come piano di riserva dei giallorossi.
La Capitale che annaspa sotto il doppio colpo della gestione Marino/Pd e di quella Raggi/5Stelle, perderebbe una montagna di investimenti privati - fra 800 milioni e il miliardo di euro - con consistenti ricadute occupazionali, stimate da Sapienza in una decina di migliaia di posti di lavoro, una metà dei quali nell’edilizia fra quella di base e quella di alta specializzazione. E tutto questo ben di Dio potrebbe spostarsi su Fiumicino.

Una posizione quella di Fiumicino che comunque alla Roma non dispiace: è un’opzione di riserva ma è anche una leva di pressione sul Comune dal senso chiaro: “se dite no, tribunale a parte, non rimarremo in braghe di tela ma abbiamo altre aree pronte”.
Le aree che Montino ha sottoposto a Baldissoni - sulle quali la variante urbanistica è obbligatoria, trattandosi di zone accatastate per logistica e non per verde sportivo attrezzato o commerciale, e quindi con iter coinvolgente anche la Regione - hanno un’estensione di 350 ettari circa. Secondo Montino i tempi potrebbero essere “dai 12 ai 14 mesi” vista anche la disponibilità manifestata dall’oppposizione che, però, per bocca del consigliere Mario Baccini, chiede al Sindaco chiarezza e di riferire in Aula.
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