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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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mercoledì 19 giugno 2019

STADIO; PER LE IMPRESE DEL LAZIO È L'ULTIMA POSSIBILITÀ DI RISCATTO


Il Lazio non brilla, secondo Bankitalia, per occupazione e economia ferma, specie nel settore dell’edilizia, eppure il Progetto Stadio della Roma potrebbe essere un elemento di grande propulsione economica per la Regione. Per la Regione, però, più che per Roma se la trattativa fra la Roma da una parte e il Campidoglio dall’altra dovesse rompersi definitivamente. In quel caso, e solo in quel caso, la variabile Fiumicino entrerebbe nel novero delle possibilità reali come piano di riserva dei giallorossi.
La Capitale che annaspa sotto il doppio colpo della gestione Marino/Pd e di quella Raggi/5Stelle, perderebbe una montagna di investimenti privati - fra 800 milioni e il miliardo di euro - con consistenti ricadute occupazionali, stimate da Sapienza in una decina di migliaia di posti di lavoro, una metà dei quali nell’edilizia fra quella di base e quella di alta specializzazione. E tutto questo ben di Dio potrebbe spostarsi su Fiumicino.
Il sindaco della città litoranea, Esterino Montino, vecchia volpe della politica romana e laziale, ha fiutato l’aria: le trattative in Campidoglio sono al punto di svolta. O si chiude o si rompe: la corda è stata tirata più o meno da entrambe le parti fino al massimo e ulteriori margini di manovra se ci sono, sono risicatissimi. Per questo, visto il pantano tecnico del progetto dovuto alle decisioni assunte dai grillini sulle opere pubbliche e politico della maggioranza pentastellata in Campidoglio, guidata da una Sindaca sempre più debole e, per di più, priva del consueto ombrello protettivo del nazionale grillino alle prese con il propri problemi, Montino si sta ritagliando uno spazio. Per ora, uno spazio ancora marginale e minimo ma che, se entro breve l’accordo Campidoglio-Giallorossi non si dovesse chiudere e si andasse con le carte bollate in tribunale, diverrebbe il piano alternativo.
Una posizione quella di Fiumicino che comunque alla Roma non dispiace: è un’opzione di riserva ma è anche una leva di pressione sul Comune dal senso chiaro: “se dite no, tribunale a parte, non rimarremo in braghe di tela ma abbiamo altre aree pronte”.
Le aree che Montino ha sottoposto a Baldissoni - sulle quali la variante urbanistica è obbligatoria, trattandosi di zone accatastate per logistica e non per verde sportivo attrezzato o commerciale, e quindi con iter coinvolgente anche la Regione - hanno un’estensione di 350 ettari circa. Secondo Montino i tempi potrebbero essere “dai 12 ai 14 mesi” vista anche la disponibilità manifestata dall’oppposizione che, però, per bocca del consigliere Mario Baccini, chiede al Sindaco chiarezza e di riferire in Aula. 

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