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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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mercoledì 5 giugno 2019

OLANDA, A 17 SCEGLIE L'EUTANASIA


Nel profilo Instagram si vede una ragazza bionda, capelli lunghi, qualche sorriso accennato, a volte con un sondino nasogastrico fermato con cerotti ritagliati a forma di cuore, Noa Pothoven. Aveva 17 anni, Noa, e viveva in Olanda, ad Arnhem, città passata alla storia per il famoso “ultimo ponte” sul Reno nell’avanzata degli Alleati nella Seconda Guerra mondiale. 
Domenica scorsa Noa ha smesso di vivere. Lo ha deciso lei: a 17 anni ha preferito l’eutanasia a una vita che sentiva insopportabile. 
Perché Noa era stata violentata. E il peso di questo dramma era diventato troppo difficile da sorreggere.
Noa ha scelto Instagram per annunciare la sua decisione finale. Instagram dove il sondino nasogastrico trova una spiegazione: aveva smesso di bere e di mangiare. Ma, come scriveva: “respiro, ma non ho mai vissuto”.
Ansia, anoressia, depressione, stress post traumatico: in 17 anni Noa ha vissuto tutta la catena dell’incubo condensata in una sola, breve esistenza. In Olanda l’eutanasia è legale ma Noa ha dovuto combattere una lunga battaglia legale al termine della quale ha ottenuto di poter rinunciare alla vita e finalmente riposare, forse, senza incubi.
Aveva scritto anche un libro autobiografico, il titolo in olandese “Winnen of leren”, “Vincere o Imparare” e meno di una settimana fa aveva pubblicato il suo ultimo post su intstagram: una foto, lo sguardo triste e malinconico, accompagnata da un messaggio: “Un triste ultimo post, ho pensato a lungo se lo avrei dovuto condividere qui ma alla fine ho scelto di farlo comunque. Vado dritta al punto: entro massimo 10 giorni morirò. Dopo anni di lotte, la lotta è finita. Ho smesso di mangiare e di bere e dopo difficili confronti è stato deciso che potrò morire perché la mia sofferenza è insopportabile. È finita, non ero viva da troppo tempo, sopravvivevo e ora non faccio più neanche quello. Respiro ancora, ma non sono più viva. Sono seguita, non ho dolore e trascorro tutto il giorno con la mia famiglia (sono nel salotto di casa mia in un letto di ospedale). Sto salutando le persone più importanti della mia vita. Sono molto debole, non inviatemi messaggi perché non posso gestirli e non cercate di convincermi che sto sbagliando, questa è la mia decisione ed è definitiva”.
Dal 2002 l’Olanda, primo paese in Europa, si è dotata di una normativa che disciplina l’eutanasia diretta e il suicidio assistito. In sintesi, la legge olandese consente l’eutanasia a partire dai 12 anni di età. Precondizione essenziale è una certificazione delle autorità sanitarie che la sofferenza del paziente è insopportabile e priva di vie d’uscita. Per le persone fra 12 e 16 anni è obbligatorio il consenso dei genitori. Nel nostro Paese, dopo il dibattito degli ultimi anni, ora è in itinere una proposta di legge dei 5Stelle per regolamentare la dolce morte e il diritto all’obiezione da parte dei medici. 

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