Il vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni, ha incontrato, per la seconda volta in pochi giorni, il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino. Al centro dell’incontro l’offerta, avanzata più volte da Montino, di poter “ospitare” sul territorio del comune litoraneo lo Stadio della Roma.
La prima riunione è stata “di cortesia istituzionale”, come hanno spiegato lo stesso Montino e la As Roma: nessun sopralluogo, nessun terreno effettivamente visionato, né geometri né ingegneri al seguito. A quella riunione, poi, è succeduta quella di ieri pomeriggio. Questa volta, meno “di cortesia” e fatta per acquisire informazioni più dettagliate sui terreni, privati, che il Sindaco avrebbe proposto ai giallorossi.
UN PIANO DI RISERVA
Non c’è nessuna fuga a Fiumicino. L’idea della Roma è quella di tenersi aperta una porta, Fiumicino, nel caso in cui con il Campidoglio si andasse alla rottura. Questo secondo incontro è, quindi, un piano di riserva, non un’opzione valida ora.
RICOMINCIARE DA CAPO

PRESSIONI SUL CAMPIDOGLIO
Tuttavia, il piano di riserva, al netto delle difficoltà tecniche tutte superabili ma non con la facilità oggi raccontata, ha un effetto. Fa pressione, c’è da capire quanto voluta e quanto no, sul Campidoglio. Le trattative sono nella fase decisiva.
La prossima riunione è fissata per mercoledì 19.

Ecco, quindi, che la consapevolezza che, qualora le trattative fallissero, la Roma non rimarrebbe esposta ma avrebbe una via d’uscita è un’arma di pressione con svariati risvolti.
Primo: la Raggi, che ad oggi, dopo un triennio di governo, ha in mano meno di un mazzo di ravanelli, rischia di passare alla storia come il Sindaco che ha cacciato quasi un miliardo di euro di investimenti sulla città, affossando un progetto che ha ricadute per svariate migliaia di posti di lavoro. Senza considerare le ripercussioni sportive.
E, pur se non ci sono conferme ufficiali, in caso di fallimento delle trattative, la Raggi passerebbe anche alla storia per la causa di risarcimento che la Roma non esiterebbe certo a muovere al Campidoglio. Con tutti i problemi del caso, a partire da quelli mediatici e a finire con il rischio Corte dei Conti.
Una sola via d’uscita resta alla Raggi: decidere. Sì o no allo Stadio, ma basta tentennamenti e sotterfugi dilatori.
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