La nomina di Giovanni Mottura alla guida di Atac segna un’inversione di rotta nella governance delle partecipate, confermando, dopo quella di Stefano Zaghis in Ama, il ritorno all’Amministratore Unico in luogo dei Consigli di Amministrazione a 3 posti.

Leggendo le carte dell’epoca, la decisione era dovuta alla “sussistenza delle ragioni di complessità organizzativa e gestionale” ed era stata presa "sulla base di indicatori qualitativi e dimensionali”.

Appena tre anni dopo - la delibera Raggi che sceglieva i CdA è proprio di fine giugno 2017 - dietrofront e passo di corsa: “Si ritiene che nell’attuale fase di vita della società l’organo amministrativo debba essere costituito in forma monocratica” secondo la parte generale delle norme nazionali sulle partecipate e “in deroga alla delibera 137/2017”. Il perché viene evidenziato poco dopo: “ciò in quanto si favorisce il diretto ed immediato ricordo dell’organo amministrativo della società con l’Amministrazione capitolina”.
Insomma, secondo qualche maligno si avvicinano le elezioni e un fronte importante come Atac va tenuto sotto strettissima sorveglianza.
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