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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 16 giugno 2018

STADIO, STORIA DI UN PROGETTO "MALEDETTO"



La storia del progetto Stadio della Roma parte da lontano e, un po’ modello Dorando Pietri, giunto in vista del traguardo sembra franare: James Pallotta non era ancora il presidente della Roma e in Campidoglio sedeva Gianni Alemanno. La Roma, 15 marzo 2012, conferisce a Cushman & Wakefield l’incarico di trovare l’area per il progetto. A dicembre viene scelta Tor di Valle e firmato l’accordo fra Pallotta e il costruttore, Luca Parnasi. Il 28 giugno dell’anno dopo, Parnasi e Gaetano Papalia, società Sais proprietaria dei terreni, firmano un contratto per la cessione delle aree di Tor di Valle alla Eurnova di Parnasi quasi nello stesso momento in cui Ignazio Marino (12 giugno) diviene sindaco di Roma. 

L’ERA MARINO
Quasi un anno di chiacchiere fra la Roma e il Campidoglio: a fine dicembre 2013 viene approvata la legge sugli Stadi e a marzo 2014 viene presentato ufficialmente il progetto con il deposito, 29 maggio, dello Studio di Fattibilità. Si parte con la Conferenza di Servizi preliminare che stabilisce i paletti dell’accordo sancito dalla delibera di pubblico interesse votata in Assemblea Capitolina il 22 dicembre 2014. 

LA PROPOSTA INIZIALE
Si partiva da un progetto preliminare molto abbozzato: quasi 1 milione e 100mila metri cubi di cemento, Stadio e nuova Trigoria, più business park con le tre torri, area commerciale e opere di urbanizzazione. Come opere pubbliche vere e proprie si prospettava un ponte e un allargamento della via del Mare/Ostiense dal Raccordo allo Stadio per una spesa di 270 milioni di euro di cui solo 50 coperti dal privato. In totale, fra opere pubbliche e private la proposta iniziale costava 611 milioni di euro. 

IL PROGETTO MARINO/CAUDO
Nelle trattative fra Marino e il suo assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, il progetto cambia: meno cemento (974mila metri cubi) più opere pubbliche (495 milioni in totale, di cui 195 per quelle di interesse pubblico) e il costo totale di tutto aumenta a 1,7 miliardi di euro. 
Fra le opere di interesse pubblico ci sono l’allargamento della via del Mare/Ostiense fra Stadio e Raccordo e il suo adeguamento fra Marconi e Stadio. Il Ponte di Traiano con svincolo autostradale e due km di complanari dedicate, 50 milioni per fare lo sfioccamento della metro B, la nuova stazione di Tor di Valle che avrebbe accolto sia la B che la Roma-Lido, il ponte ciclopedonale da Magliana Fs e, infine, la messa in sicurezza dell’intero corso dei Fossi del Vallerano e dell’Acqua Acetosa.

ARRIVA LA RAGGI
Marino cade il 31 ottobre 2015 e, dopo l’interregno del prefetto Tronca, arriva Virginia Raggi, eletta il 22 giugno 2016. Nel frattempo, i proponenti presentano una prima bozza del progetto definitivo, respinta come carente, a giugno 2015 e, finalmente, la vera versione definitiva il 31 maggio 2016.

PARTE IL TIRA E MOLLA
A guidare l’Urbanistica, Virginia Raggi chiama Paolo Berdini, dichiaratamente nemico giurato del progetto Stadio. E inizia un lunghissimo tira e molla, istituzionale, tecnico e politico, fra Regione, Comune e proponenti e fra Partito Democratico e Movimento 5Stelle. Il 12 settembre si apre la Conferenza di Servizi decisoria, sotto la guida della Regione poiché negli atti da completare c’è la variante urbanistica, la cui competenza finale è regionale. A metà settembre la Giunta Raggi approva una memoria su come gestire l’iter, con tanto di cronoprogramma proprio per la variante. 
La memoria non sarà mai applicata e, dopo una serie di sedute abbastanza inconcludenti, arriva l’annuncio dell’avvio del vincolo sull’Ippodromo da parte della soprintendente Margherita Eichberg  il giorno dopo le dimissioni di Berdini dall’assessorato all’Urbanistica dopo l’intervista a La Stampa in cui l'allora assessore attaccava il Sindaco sul piano personale. 
Mentre la Raggi (30 marzo) approva una delibera di ridefinizione dell’interesse pubblico, la Conferenza di chiude con esito negativo (5 aprile) proprio per mancanza della variante urbanistica che determina il “no” della Valutazione di Impatto ambientale. 

LA VIA D’USCITA
Lanzalone da una parte e Civita dall’altra trovano la soluzione per evitare di far ripartire l’iter da zero. Attendere per archiviare l’iter la fine dei ricorsi contro il vincolo Eichberg: 3 mesi circa che Comune e proponenti impiegano per scrivere la nuova delibera e aggiornare le tavole progettuali. Nel frattempo, la procedura resta aperta e, quando il 15 giugno, viene consegnato tutto e il vincolo archiviato, si riparte dall’ultimo miglio con un progetto in cui saltano le tre torri e, in cambio, si taglia parte delle opere pubbliche: niente ponte di Traiano e niente soldi per la metro.


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