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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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lunedì 25 giugno 2018

ECCO LA DOMUS ROMANA SOTTO LA CICLABILE




La certezza che sia davvero una Domus imperiale ancora non c’è: a Ponte Milvio, lungo la pista ciclabile, sono oramai in false di conclusione i lavori di scavo dei meravigliosi resti di ambienti di epoca tardo imperiale romana, probabilmente del IV secolo dopo Cristo. Anche il lavoro scientifico sta giungendo al termine e, di qui a qualche tempo, la Soprintendenza di Roma illustrerà i dettagli di questa nuova scoperta archeologica. 
I primi reperti emersero a novembre dello scorso anno: si stavano facendo scavi per i sottoservizi di Acea lungo la pista ciclabile a fianco del Tevere quando, all’altezza di Ponte Milvio, uscì fuori prima muri, poi pavimenti a mosaico, poi altre decorazioni. Ritrovamenti pregiati che fecero subito ipotizzare che gli ambienti così decorati non potessero essere che appartenenti a una grande Domus, a una villa molto signorile se non di più. 
Questo dettaglio verrà chiarito quando la Soprintendenza presenterà i risultati delle analisi scientifiche e storiche su quanto rinvenuto e, magari, chiarirà anche un altro aspetto quanto meno curioso. 
Dalla creazione, dopo il 1870 fino al 1926, dei muraglioni del Tevere che impediscono al grande Fiume di straripare, a Roma, salvo le piene molto scenografiche ma di minino impatto sulla città, il Tevere era noto per le sue esondazioni. 
Alcune di queste furono catastrofiche; nel 1598 il Fiume giunse a sfiorare i 20 metri causando il crollo di tre arcate del Ponte Senatorio, da allora ribattezzato Ponte Rotto; poi quelle del 1530 e del 1557 a sfiorare i 19 metri; poi, ancora quella del 1870 con 17,2 metri. Eppure, nonostante queste piene, il secondo mistero da chiarire su questi reperti è come sia stato possibile costruire così vicino al letto del Tevere.
Dopo i primi rinvenimenti dell’autunno scorso, i lavori furono sospesi e messi in sicurezza per tutto l’inverno, sia per l’impossibilità di effettuare scavi archeologici sotto la pioggia sia per il rischio di un innalzamento del Fiume. Ripresi in primavera, i lavori sono stati condotti molto velocemente e, per il prossimo luglio è attesa la presentazione ufficiale dei risultati.
Dalle prime immagini, però, è possibile ammirare alcuni marmi policromi delle pavimentazioni che disegnano motivi floreali e opere murarie di delimitazione degli ambienti domestici: insieme agli spettacolari ritrovamenti della Metro C (stazioni di San Giovanni e poi di Amba Aradam/Ipponio) siamo in presenza di una nuova pagina del passato più scenografico della nostra città.


 


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