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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 9 giugno 2018

IMMONDIZIA SENZA FINE





 Ogni cassonetto di Roma è potenzialmente una discarica”: immagine concreta, quella utilizzata dal presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, per presentare il “dossier rifiuti a Roma 2018”.
Le criticità cicliche - sostiene Legambiente - si sono incancrenite diventando strutturali: la percentuale di raccolta differenziata cresce in maniera impercettibile grazie per altro “all’incremento delle frazioni di organico e vetro”, in città aumenta la produzione globale di rifiuti (AMA 2018: +17mila tonnellate di rifiuti raccolti nel primo quadrimestre dell’anno), il porta a porta è fermo come percentuale al 2016. 
Sono sbagliate le analisi - per Legambiente - fatte dalla Raggi che nel suo “Piano per la riduzione e la gestione dei materiali post consumo” ha previsto una diminuzione della produzione globale di rifiuti e un aumento della differenziata, due elementi che, per il Sindaco, giustificano il no pentastellato a qualunque apertura di nuovi impianti. E i due programmati dalla Raggi - Casal Selce e Cesano Osteria Nuova - sono con tecnologia superata e insufficienti come dimensionamento. 
Insomma per Legambiente sono “ben chiare le principali cause dell’inefficienza del ciclo” dei rifiuti a Roma: “la carenza impiantistica e l’inadeguatezza del parco mezzi di AMA, la mancanza dei centri di riuso e la lenta diffusione del porta a porta”. Risultato: “cumuli di rifiuti si impossessano delle strade della capitale e le foto di questo disagio invadono i social”. 
Quanto messo in campo dal Campidoglio - dice Legambiente - è davvero troppo poco per un’inversione in positivo del ciclo dei rifiuti. Ci sono municipi interi con soli cassonetti, i rifiuti viaggiano dovunque impattando sulla vita di cittadini di altri territori e accordi come l’ultimo per l’invio in Puglia, buono per una sola giornata di rifiuti, sono un nonnulla rispetto all’enorme mole di produzione. La buona sperimentazione del porta a porta a microchip è poco utile a mutare il trend, rivolgendosi a poche decine di utenze e intanto si è mandato a incenerimento il 41% dei rifiuti prodotti”.

Veniamo ai numeri forniti a Legambiente su dati ufficiali Ama: la capitale produce circa 1.700.000 tonnellate annue di rifiuti totali. Al giorno sono 4.700 tonnellate. “Di queste, il 44,3% (fonte Ama, 2018), sono differenziate: si tratta di circa 2000 tonnellate che vengono gestite, in seguito alla raccolta, dai Consorzi di filiera. Le restanti 2.700 tonnellate di rifiuti indifferenziati devono essere avviate agli impianti di trattamento meccanico-biologico - Tmb che nel territorio comunale sono attualmente 2 di proprietà dell’Ama e 2 del consorzio Co.La.Ri”. 
Con questi numeri - sostiene Legambiente - l’accordo per conferire in Puglia, fino al 30 giugno prossimo, 4.500 tonnellate complessive, sembra del tutto irrisorio”. 
E veniamo al Piano regionale rifiuti, la querelle che da due anni oppone la Raggi a Zingaretti, rilanciata dalla Sindaca con le estemporanee dichiarazioni rese due giorni fa all’inaugurazione elettorale del Parco di Tor Marancia nell’VIII Municipio chiamato, domani, al voto per scegliere il nuovo presidente dopo la prematura débacle pentastellata. 
Per Legambiente: il Piano rifiuti “nel Lazio è fermo al 2012 e nel complesso iter di consultazioni dei vari livelli per la redazione del nuovo piano, la Regione sta attendendo i documenti finali delle Province. A quest’ultime competono le funzioni amministrative concernenti la programmazione ed organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale”.  
Altra nota dolente: il parco mezzi Ama. A dicembre 2017 erano censiti 2469 veicoli con un’età media di 8 anni abbondanti e la gara per noleggiare 130 nuovi mezzi è andata deserta. 
Solo tre Municipi (I Centro Storico, VI Casilino e IX Eur) hanno superato il 50% di differenziata e, pur giudicando Legambiente, positiva la raccolta porta a porta col chip iniziata dal Ghetto e in estensione ai Municipi VIII Garbatella e IX Eur entro fine anno, è un’attivazione che “procede molto a rilento”. Tra l’altro, la disparità, anche fra le tariffe, fra Municipi e quartieri rischia di creare e intensificare una forma di “turismo” del rifiuto. 
La più grande nota dolente, però, per Legambiente è quella del dove finiscono i rifiuti. Se i differenziati finiscono nei vari consorzi per vetro, plastica, alluminio, acciaio e carta, il problema sono gli indifferenziati. Gli impianti Ama di trattamento meccanico biologico di Rocca Cencia e via Salaria trattano 318 mila tonnellate annue cui vanno sommate le 617mila e spicce tonnellate trattate da Colari, Avezzano, Frosinone, Latina. Dopo di che i nostri rifiuti vanno in gita: Austria, Abruzzo, Puglia. E poi l’organico che spediamo all’impianto di compostaggio Ama di Maccarese e poi a Pordenone, Padova, Emilia Romagna. Insomma, a 5 anni dalla chiusura di Malagrotta, Roma ancora non è stata in grado di trovare un modo di gestire i rifiuti. 

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