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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 16 giugno 2018

INCHIESTA STADIO, SI RITORNA ALL'ANNO ZERO


Il vero effetto del terremoto giudiziario che ha colpito Roma - Regione Lazio e Campidoglio; Partito Democratico, Forza Italia e Movimento 5Stelle - un effetto certo lo ha prodotto: lo Stadio della Roma si ferma, va in congelatore almeno per un (lungo) periodo di tempo.
Come già era avvenuto in occasione delle inchieste su Mafia Capitale quando, all’arresto di Salvatore Buzzi il Comune sospese tutte le attività che erano in essere con le cooperative riconducibili a Buzzi, così avverrà anche per lo Stadio. 
Sono le norme anticorruzione ad obbligare gli uffici del Dipartimento Urbanistica a prendere carta e penna e a scrivere alla società proponente il progetto, la Eurnova del costruttore Luca Parnasi. Se non immediatamente, questo avverrà nelle prossime ore, magari non appena il primo polverone mediatico si sarà placato. 
In questa missiva, gli uffici comunali richiederanno alla Società di chiarire le notizie degli arresti.
Atto obbligato da parte degli uffici comunali per le normative sulla corruzione. Ma anche atto ovvio, visto che la controparte, Luca Parnasi, si trova agli arresti in carcere. Il che significa che non solo è in una cella ma che gli è anche precluso di apporre la firma su qualunque atto, a partire da eventuali cessioni a terzi (la Roma o una qualsiasi altra società) dei terreni e del progetto e, chiaramente, a finire con la convenzione urbanistica (il contratto fra il Campidoglio e il soggetto privato proponente) che sarebbe stata alla base dei futuri lavori per l’impianto di Tor di Valle. 
Va detto con chiarezza: al di là degli auspici espressi dal presidente giallorosso, James Pallotta, ignaro delle norme italiane, e dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, meno ignara delle norme, circa la prosecuzione del progetto, questo di fatto entra in un cono d’ombra dal quale sarà improbabile che riesca ad uscire. 
Ad oggi, le possibilità sono remote e richiedono comunque un congruo periodo di tempo. La prima - e meno probabile - è che la Procura rimetta in libertà totale Parnasi e che questi, quindi, si affretti a cedere a terzi tutto il dossier. Più o meno altrettanto improbabile è il ricorso al Riesame da parte dei difensori che sconfessi totalmente l’operato della pubblica accusa. Nel campo, invece, delle ipotesi più percorribili c’è la nomina di un curatore da parte del Tribunale che possa, dopo un approfondito controllo sulla correttezza dell’iter, farlo ripartire, magari (ma dipende dal mandato ricevuto) con un altro proprietario. Tutte ipotesi, comunque, molto lontane nel tempo.

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