“Quando il Comune e il Municipio diventano tuoi nemici, la burocrazia si trasforma in un’arma di distruzione”: Massimo Censi è arrivato al limite della disperazione. Il Comune lo sta mettendo sul lastrico con un mix letale di tasse, adempimenti e il rifiuto totale di confronto: nessuna risposta alle istanze presentate, nessuna alle richieste di appuntamenti.
Massimo Censi vende generi alimentari. O, meglio, vendeva. Nel 1994, acquistò dall’Ente Comunale di Consumo un chiosco. “Era ridotto a poco più di un rudere. Lo pagai 24 milioni di vecchie lire e negli anni ho speso un sacco di soldi per trasformarlo”.
Siamo nel territorio dell’XI Municipio oggi commissariato dopo la caduta della Giunta 5Stelle per i soliti dissidi interni. Di fronte, quasi, all’Ospedale Spallanzani, su via Portunense. Lì, all’incrocio con largo Volontari del Sangue sorgono due chioschi, uno, tende gialle, di proprietà del signor Censi.
Intorno a questi due banchi perfettamente in regola con ogni possibile pratica urbanistica, negli anni, è nato una specie di mercatino quotidiano. Uno di quelli che vive nella zona grigia fra abusivismo e legalità.
Il Municipio decide di spostare questo mercato: si trasloca in via Vigna Pia, più o meno 500 metri di distanza verso piazzale della Radio.
Solo che al signor Censi il Municipio dice, in sostanza: se vuoi continuare a lavorare, devi andare lì, a Vigna Pia. Dove il banco sarà nostro e non di tua proprietà e, in più, dovrai pure finirlo. Già, perché ora a Vigna Pia i banchi sono semplicemente una scatola vuota di cemento e controsoffitti. Dentro c’è da fare tutto: pavimenti, sanitari, allestimento per la vendita. Una roba che a voler essere parchi, porta via almeno 30mila euro. E mezzo mercato è deserto.
Ovviamente, il signor Censi deve rinunciare alla sua proprietà per la quale, però, il Comune i soldi delle tasse li vuole. Anche ora, con il Covid: la domanda di sospendere il pagamento delle tasse comunali per il Coronavirus è stata respinta ignorando l’Ordinanza del sindaco Raggi.
“Io che potrei lavorare nel mio, senza chiedere nulla a nessuno, per un puntiglio politico sono costretto a stare chiuso e sotto ricatto”, dice il signor Censi.
Dagli Uffici tecnici del Municipio spiegano nel freddo burocratese: “Il mercato su via Portuense era illegittimo. Censi ha rifiutato di trasferirsi e non avendo esercitato l'attività per 4-5 mesi la licenza decade e gli è stata revocata. È vero che è proprietario del box originario - che va demolito, come hanno fatto tutti gli altri operatori - ma negli anni '90 le condizioni erano totalmente diverse da quelle attuali e la sua postazione non è più tollerabile. Che il Tar abbia respinto la sospensiva, attesta le ragioni dell’Amministrazione”.
“Mi hanno revocato la licenza, sfruttando una serie di cavilli e ignorando tutte le mie istanze e richieste di colloqui. Andandomene perdo 23 anni di attività e la proprietà del negozio per spostarmi, a spese mie, in un posto che non sarà mai il mio. Piuttosto, me lo espropriassero, se lo vogliono. O sperano che lo demolisca a spese mie?”.
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