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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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martedì 2 giugno 2020

ATAC, I CONTI NON TORNANO, RIVEDERE IL CONTRATTO DI SERVIZIO



Nonostante i proclami di propaganda, Atac e i suoi conti sono sempre più a rischio: non c’è solo il periodo della quarantena, il calo dei biglietti e i costi lievitati; c’è il concordato preventivo i cui obiettivi erano e restano sempre più difficili da soddisfare e rischiano di condannare l’Azienda al fallimento. Altro che “Atac rinasce”.
A certificarlo è Franco Middei, capo del settore legale. Middei, ascoltato in Commissione Mobilità, mette nero su bianco quanto la crisi economica aziendale sia seria: servono (almeno) 150 milioni per coprire il “buco” del Covid e solo una parte dei creditori saranno pagati a giugno. Un’altra parte deve slittare, forse dopo il 2022. Infine, serve pure di riscrivere da capo il contratto di servizio: quello in vigore, fatto dalla Raggi, non funziona e l’Azienda non lo rispetta.

CONTRATTO DISATTESO
Un dato, quest’ultimo, che Il Tempo aveva già evidenziato quando era emersa l’enorme divario fra i km previsti dal Contratto e quelli realmente percorsi. Per dare le cifre più significative: nel 2019 Atac avrebbe dovuto percorrere 101milioni e mezzo di km con il servizio di superficie (bus, tram e filobus). Ma si è fermata a poco più di 86milioni. Per metro e ferrovie concesse, obiettivi mancati ma con scarti decisamente inferiori.

LO SCONTO CON IL TRUCCO
Tanto che Comune e Atac avevano stabilito nuove cifre con il cosiddetto “budget aziendale”: una specie di sconto necessario a provare a rispettare i parametri del concordato preventivo. Praticamente, con questo “sconto”, il Comune accordava ad Atac di fare meno km (non più 101 milioni in superficie ma 93) per avere alla fine un conto meno disastrato sulla resa del servizio. 
Che non è solo un problema con i passeggeri ma anche un problema di conti: Atac prende soldi in base ai km che effettivamente percorre.  

SPARITI I RAPPORTI MENSILI
Non a caso, da dicembre 2019, Atac non pubblica più mensilmente i dati sui km percorsi limitandosi a celare i veri numeri dietro comunicati stampa di propaganda non verificabili. 

RIPENSARE I BIGLIETTI
Se ancora non siamo alla richiesta di aumentare il costo dei biglietti, Atac però vuole rivedere il sistema dei Bit, i biglietti giornalieri a tempo, i cui incassi vanno per l’86% a Atac e il resto a Cotral e Trenitalia: “si possono creare ‘titoli Roma’ in cui il 100% dei ricavi va lasciato ad Atac”.

“RIVEDERE IL CONTRATTO DI SERVIZIO”
Il governo - spiega Middei - nel Decreto Aprile ha previsto 500 milioni per coprire la mancanza di ricavi di tutte le aziende di trasporto pubblico italiane. Per noi sono risorse assolutamente insoddisfacenti. Abbiamo calcolato una perdita al mese, per tutte le aziende di tpl locali più il ramo regionale di Fs, di 200 milioni” di cui 150 solo per Atac. Di conseguenza: “Abbiamo, quindi, richiesto a Roma Capitale la revisione del contratto”.

PAGHIAMO I CREDITORI PRIVILEGIATI 
Poi il tema del pagamento dei creditori: “abbiamo pubblicato il piano di riparto” necessario per pagare la “quota dei creditori con privilegio” e “da questa settimana si potrà cominciare a pianificare i pagamenti per arrivare alla scadenza 25 giugno ad onorare questi creditori”.

GLI ALTRI CREDITORI ASPETTERANNO
Poi ci sono i creditori “chirografari” (quelli senza diritti privilegiati): “Per loro siamo orientati ad una ripianificazione, non del quanto, ma del quando”. “Il 1 aprile e il 1 ottobre di ogni anno Atac deve fotografare la cassa e dividere la quota da mettere a disposizione. Nel 2020 la quota di disponibilità è stata calcolata di circa 75 milioni, quindi circa 38 ogni semestre. Ma la congiuntura ha fatto venire meno notevoli risorse e quindi non abbiamo potuto pagare integralmente”. E il Covid non c’entra nulla: erano soldi da trovare sul 2019 quando il Covid non c’era. Per i “chirografari” se va bene se ne parla da 2023.

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