Lascia strascichi la sentenza del Tar che annulla per illegittimità la determina del Dipartimento Urbanistica sui prezzi delle case popolari costruite nei Piani di Zona.
Il Campidoglio e la Regione hanno firmato un protocollo d’intesa per avviare le attività finalizzate alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria - dalle fogne alle strade, dal verde agli asili - non attuate o non previste per il completamento dei Piani di Zona, con un impegno congiunto e di collaborazione tra Roma Capitale e Regione Lazio nell’individuare e finanziare secondo criteri e oneri in capo alle due Amministrazioni gli interventi prioritari.
Se per l’assessore capitolino all’Urbanistica, Luca Montuori, questo Protocollo “è un importante passo in avanti per restituire dignità al diritto fondamentale dell’abitare”, per il suo omologo in Regione, Massimiliano Valeriani, si tratta di “interventi attesi da tanti anni per migliorare la qualità della vita di migliaia di persone”.
Anche il presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) Roma, Nicolò Rebecchini, giudica positivamente il protocollo ma considera anche di grande rilievo la sentenza del Tar che ha “confermato la piena validità e legittimità degli atti amministrativi che hanno regolamentato la materia fin dal 1982”. Per Rebecchini: “La sentenza ha sottolineato il pieno fondamento di due principi inderogabili del nostro ordinamento giuridico, il primo, relativo al fatto che atti riservati dalla legge alla competenza del Consiglio Comunale, non possono essere modificati con provvedimenti dirigenziali, il secondo che eventuali modifiche agli schemi convenzionali possono operare solo per il futuro e non già retroattivamente ai contratti in essere. Ci auguriamo che l’amministrazione, fermo restando il suo potere di verifica e controllo sulla corretta applicazione di quanto stabilito negli atti convenzionali, possa fare tesoro di tale sentenza rimuovendo anche altri analoghi provvedimenti che, creando grande confusione ed incertezza, potrebbero subire le stesse censure da parte del Tribunale amministrativo, come nel caso della determinazione dirigenziale sui criteri per la definizione dei canoni di locazione”.
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