I secchioni strabordanti di immondizia, il fetore pestilenziale e animali di varia natura che si cibano di questi rifiuti sono solo la parte più appariscente del problema immondizia a Roma.
Ce n’è una meno evidente ma altrettanto importante: lo stato del bilancio Ama. Da due anni - siamo al terzo esercizio in corso - il “socio unico” di Ama, cioè il Campidoglio a trazione grillina, non approva i bilanci dell’azienda di via Calderon de la Barca.
Uno scontro feroce fra le fazioni interne al mondo a 5Stelle che ha lasciato sul terreno il cadavere politico dell’assessore ai Rifiuti, Pinuccia Montanari, e dell’ultimo CdA di Ama, quello di Lorenzo Bagnacani.

Di fatto, quasi il bollino di default.
Non a caso, uno dei passaggi cardine dell’Ordinanza Zingaretti sui rifiuti è stato centrato proprio sulla necessità che il Campidoglio smetta di cincischiare e approvi questi due bilanci. La cui mancata approvazione, al di là dei rilievi contabili, amministrativi e penali, ha un risvolto immediato: le ultime 41 gare d’appalto bandite da Ama rendono un quadro piuttosto desolante.
Sette sono andate deserte e fra queste alcune sono suggestive: niente gru, camion e gomme, niente rimozione dei rifiuti pericolosi né di quelli ordinari. Tre annullate, 8 aggiudicate e 21 in aggiudicazione, alcune di queste da mesi e mesi.

Non serve un genio matematico per capire che l’affidabilità di Ama è decisamente scarsa: vengono aggiudicate gare di poco valore, una da 58mila euro, e quasi tutte le altre sotto il milione di euro di valore. Le aziende, semplicemente, non si fidano: quando la posta è consistente, come i quasi 225 milioni a bando per “l'affidamento del servizio di caricamento, trasporto, scarico e trattamento, con recupero/smaltimento dei Rifiuti Urbani Residui prodotti dalla città di Roma Capitale - eccedenti le quantità trattate presso gli impianti di AMA S.p.A. - e dei rifiuti solidi prodotti dagli impianti di trattamento di AMA S.p.A., per un periodo di 24 (ventiquattro) mesi”, le aziende restano a casa.
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