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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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giovedì 1 novembre 2018

PARKOUR, PRESI ATLETI CHE SALTARONO SU MACCHINE VIGILI URBANI


Su instagram lo si trova come “callumstorror”, nome e cognome Callum Powell, 138mila follower, 1064 post tutti di parkour, salti e giravolte dai palazzi ai muretti. Lui, fra i più famosi atleti di parkour,  e altri 4 ragazzi, stavolta salti e giravolte, invece di farli in palestra o sui muretti hanno deciso di fare un po’ di parkour sul tetto delle macchine della Polizia Municipale. E, immancabile, girare un video, regia e camera di Drew Storror, con la bravata per poi postarlo sui social network dove sfiora oramai le 25mila visualizzazioni. 
Youtube e Instagram costeranno loro molto cari, visto che i Vigili, presi per i fondelli con questi esercizi ginnici, dopo aver visionato i filmati, li hanno rintracciati, identificati e, giustamente, denunciati. 
I cinque, giovanissimi, avendo fra i 22 e i 26 anni, 4 ragazzi inglesi e una ragazza turca, sono stuntman e stavano lavorando, come controfigure, a un film di Netflix che è in corso di lavorazione a Tor Vergata.
Evidentemente non sufficientemente soddisfatti per la quotidiana attività professionale, i cinque, dentro la sede del VI Municipio a Tor Bella Monaca, hanno deciso di far vedere quanto sono bravi saltellando allegramente da un muretto sopra il tetto di una delle auto della Polizia locale di Roma Capitale, in servizio al Municipio e - da quanto si vede dal video - posteggiata nel cortile del parlamentino locale. 
Sempre gli stessi ragazzi, ritenendo di non essere identificabili e, quindi, di rimanere anonimi e impuniti hanno deciso di pubblicare il video di questa bravata su Instagram e Youtube. 
Gli uomini guidati da Antonio Di Maggio - che tra l’altro proprio a Tor Bella Monaca è stato a lungo comandante del locale Gruppo di agenti - invece li hanno individuati incrociando le presenze registrate in alberghi e bed&breakfast, e, dopo essere andati a prenderli in una struttura ricettiva in zona Colosseo, li hanno accompagnati prima a via della Consolazione, sede del Comando generale del Corpo, e poi al centro di foto segnalamento della Questura di Roma per procedere con l’identificazione formale. 
Nei confronti di tutti e cinque i ragazzi sono scattate le denunce per i reati di danneggiamento aggravato, invasione di aree pubbliche e deturpamento di immobili.



Sulla propria pagina Instagram, Callum Powell, il giovane atleta di parkour autore della bravata, immortalata dalle telecamere, di salti sul tetto delle macchine dei Vigili Urbani, si lamenta che il primo video pubblicato sia stato segnalato e cancellato: “Ieri - scrive sotto il video ri-postato - questa clip di me che salto su un veicolo di sicurezza in un parcheggio in disuso e fuori servizio, è stato segnalato a Instagram e cancellato”. Da lì, inizia un lungo scambio di messaggi con una serie di utenti - molti italiani - in cui il tema principale è la percezione, spesso sbagliata a loro giudizio, del mondo del parkour, visto generalmente come ribelle e non rispettoso della legge.
Non è così - spiega Marco Bisciaio, 51 anni, uno degli animatori del Parkour a Roma - anzi. La nostra è una disciplina sportiva che coniuga parzialmente le arti marziali con la ginnastica artistica. Siamo atleti e, come tali, siamo prima di tutto disciplinati. Noi insegniamo nei nostri corsi a seguire le regole”. 
Eppure, sono in molti a vedere nel parkour una forma di sberleffo, anche per la legge e, certo, bravate come quella di saltare sui tetti delle macchine dei vigili - e basta cercare sulle varie pagine social dei praticanti di questo sport, per capire come sia un’attività assai diffusa. 
In realtà - cerca di chiarire ancora Bisciaio - questo sport nasce come una cultura urbana ma da quella si è notevolmente evoluta. Basti pensare che ora è una disciplina sportiva riconosciuta dalla Federazione di ginnastica e dal Coni. Noi, come ParkouRoma, organizziamo corsi dal 2007 e da allora la crescita è stata esponenziale: non solo con i corsi e il numero degli allievi - oltre 250 distribuiti su diverse palestre - ma impegnata in moltissimi eventi e trasmissioni televisive o come stunt in film per la tv e il cinema”.
A Roma ci sono un certo numero di luoghi dove praticare il parkour all’aperto: Tor Bella Monaca, il centro commerciale Aura a Baldo degli Ubaldi, Labaro, Spinaceto, Colle Oppio di fronte il Colosseo. Tutti luoghi che hanno, in comune, la presenza di dislivelli e muretti: “Parkour deriva dalla parola francese “parcours”, percorso, che è stata inglesizzata sostituendo alla “c” la “k”. E coloro che la praticano sono chiamati “tracers” alla francese o “storror” all’inglese. Fondamentalmente - dice ancora Bisciaio - chi pratica parkour è un ginnasta che sfrutta ciò che per altri è un ostacolo, come un muro, un dislivello anche di una certa altezza, ringhiere, pali e via dicendo, come un elemento ginnico da utilizzare per fare evoluzioni”.
Come disciplina sportiva può essere spettacolare e non a caso, tutti quelli che la fanno, utilizzano o delle action cam montate magari su un casco oppure vengono video ripresi da altri atleti loro vicini. 
Anche nel caso dei cinque “stunt” fermati dalla Polizia municipale è stato così: due o tre camere per filmare le evoluzioni, i salti, le camminate sui cornicioni con il vuoto al di sotto. Tema che, anche sulla pagina Instagram di Powell finisce al centro del dibattito: “Ci sono molte persone che lavorano con il parkour, promuovendolo in molti modi, insegnandolo e creando un feeling con ragazzi e genitori, uomini e donne - scrive Andrea Cimini, fotografo - Il tuo parkour è diverso, ma sono due modi differenti di farlo ed entrambi sono validi. Questo episodio crea molto problemi non solo con la polizia o l’opinione pubblica ma anche con chi ci lavora”, una voce di buon senso cui Powell replica: “Spero che non accada nulla di tutto questo. quando siamo stati lì [a fare le acrobazie riprese nel video, ndr] la gente sembrava furiosa per le scritte sui muri”. 

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