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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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giovedì 22 novembre 2018

GIORGETTI-MALAGÒ, SEGNALI DI DISGELO


Dopo lo scontro feroce delle scorse settimane, ora, fra Coni e Governo, è un momento di tregua e messaggi se non distensivi, quanto meno diretti al dialogo. 
A Reggio Calabria si è tenuta ieri la Giunta del Coni che ha deciso l’ammontare degli stanziamenti per il 2019 alle Federazioni Sportive nazionali. Forse l’ultima volta se la riforma che il Governo ha in animo di portare avanti e che è inserita nella legge finanziaria in discussione in Parlamento dovesse passare così com’è. Per inciso, per il 2019 ogni Federazione riceverà, per la parte sportiva, lo stesso ammontare che aveva ricevuto nel 2018. 
Due le novità: la prima, Giovanni Malagò che si dice pronto ad incontrare il sottosegretario con delega allo Sport, il legista Giancarlo Giorgetti, che ha incontrato, seconda, il presidente della Federazione Scherma, Giorgio Scarso, il più “politico” forse fra i presidenti federali che guida, per giunta, la Federazione “cassaforte” delle medaglie olimpiche azzurre.
Una nota di Federscherma racconta l’incontro fra Scarso e Giorgetti: “è fondamentale passare a un processo di necessario confronto, anche ampio, che permetta al mondo dello sport di conoscere, comprendere ed essere co-protagonista di un progetto di riforma che coinvolgerà tutti”. 
Scarso ha rimarcato a Giorgetti “le preoccupazioni del mondo della scherma e dell’intero movimento sportivo italiano circa un intervento di riforma che lo sport azzurro, ad oggi, non conosce appieno e che, anche per questa ragione, viene visto come un provvedimento che arriva dall’alto e non figlio di una concertazione né col Coni e né con tutti i soggetti coinvolti”.
A latere della Giunta Coni - dove è intervenuto per relazionare sia sul tema della riforma Coni e dei rapporti col Governo sia per quanto riguarda la candidatura sempre più solida di Milano e Cortina a sede ospitante dei Giochi Olimpici invernali 2026 - Malagò, rispondendo ai giornalisti che gli domandavano di Giorgetti, ha risposto: “Se vedrò Giorgetti nei prossimi giorni? Penso proprio di sì. Mi sembra che negli ultimi giorni c’è stata la volontà delle parti di ascoltare e ovviamente di condividere un percorso ed anche una legge. E con la parola condividere dico tutto. Non si chiede niente di più e di diverso. Io non posso che espletare il mandato che mi è stato conferito dal consiglio nazionale”. 
E stempera i toni, Malagò, anche sulla frecciata che Giorgetti aveva lanciato sui vertici Coni (“se guardate le prime cariche del Coni, sono tutte persone che appartengono al Circolo Aniene (quello di Malagò, ndr). Sarà un caso, saranno bravi, ma magari c’è gente competente anche a Forlì…”): “Non voglio proprio fare polemiche, continuano a cercare disperatamente di provocarmi e di mettermi delle frasi e parole mai dette. Non c’è nulla da dire, nulla da commentare, salvo che gli organi del Coni sono elettivi, il Consiglio Nazionale è fatto da 76 persone, sono eletti da 12 milioni di italiani. Ci sono tre soci dell'Aniene, la Giunta è fatta da 22 persone ed è elettiva, in rappresentanza di questi 12 milioni di persone. Ce ne sono 2, non voglio assolutamente fare ulteriori considerazioni”. 
E sul rapporto con Giorgetti e il Governo: “Ci sono state indicazioni che ho avuto dal Sottosegretario a dimostrazione che c'è stata grande disponibilità a lavorare senza creare litigi o fratture - ha detto Malagò - c’è pieno rispetto della volontà di non essere minimamente in guerra con il Governo sulla base del fatto che nel prossimo bilancio i contributi 2019 rimarranno al Coni. Visto che nel 2019 c’è stata riconosciuta non solo la facoltà ma il diritto-dovere di essere noi gli assegnatari dei contributi, non abbiamo voluto dare interpretazioni che potessero essere considerate un'eccessiva forma di potere, nel rispetto pieno della collaborazione”. Insomma, caute e circospette manovre di avvicinamento. 


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