L’attesa è finita: la stazione San Giovanni della Metro C aprirà il prossimo 12 maggio. L’annuncio lo dà direttamente il sindaco, Virginia Raggi, in conferenza stampa. E, seconda grande notizia, si arriverà a Farnesina. Niente più dubbi e tentennamenti: dopo Colosseo si prosegue. In realtà, al di là dell’annuncio della volontà di proseguire oltre Colosseo rimane aperta ancora la questione delle stazioni a seguire. Due le ipotesi progettuali predisposte da Roma Metropolitane: la prima prevede di realizzare 4 stazioni dopo Fori Imperiali (Piazza Venezia, Argentina, Chiesa Nuova e San Pietro). La seconda, invece, prevede tre: piazza Venezia, Navona e San Pietro. Tempi reali di costruzione del tutto, più o meno imprevedibili: dal momento dell'affidamento delle attività per l'elaborazione di un progetto di fattibilità, i tempi stimati per la stesura e approvazione sono di circa 24 mesi. Cui sommare poi i tempi per i lavori veri e propri. Costi preliminari di progettazione e indagine archeologica: circa 1,6 milioni.
Insomma, di concreto c’è l’apertura della stazione San Giovanni. Poi, va registrata la volontà politica di andare oltre Colosseo che è una gran novità, considerando le posizioni espresse in passato dalla Raggi (“Arriveremo con i lavori ai Fori, poi da lì ragioneremo…” 4 novembre 2016) e da altri esponenti della Giunta grillina (Paolo Berdini, all’epoca assessore all’Urbanistica: “Visto che andare verso Colosseo sarebbe una spesa enorme, la mia proposta è deviare la metro da San Giovanni, passando per Amba Aradam, verso la Piramide”, 8 novembre 2016; Linda Meleo, assessore ai Trasporti: “Stiamo cercando la soluzione migliore per la città; siamo intenzionati a valorizzare questa opera, bisogna vedere come”, 31 marzo 2017).
Poi, tante chiacchiere e poche certezze. Non si sa se sarà il Consorzio Metro C (attuale costruttore della linea) a realizzare la restante parte del tracciato, né i costi, né i tempi di realizzazione.
All’incontro con la stampa, oltre la Raggi, erano presenti l'assessore alla Mobilità, Linda Meleo, e i consiglieri M5S Pietro Calabrese e Enrico Stefàno.
Aperta San Giovanni, la frequenza dei treni sarà di 12 minuti con l’obiettivo di scendere a 9 entro alcuni mesi, fino ad arrivare (“tra circa 2 o 3 anni”, dice Stefàno) a 4 minuti una volta pronta la “croce di scambio a via Sannio”.
Anche la Regione Lazio fa sentire la sua voce con l’assessore ai Trasporti, Mauro Alessandri: “completato l'iter burocratico per l'autorizzazione all'apertura della stazione e al finanziamento di 256 milioni di euro, è stato dato il via libera” a San Giovanni.
Sette anni di ritardi - come il Codacons si è affrettato a ricordare - solo per la stazione San Giovanni. La linea C della Metropolitana di Roma - da progetto, 25 km di linea, 8 in superficie e 17 in sotterraneo, con 30 stazioni di cui 2 (Ottaviano e San Giovanni) di collegamento con la metro A, una (Colosseo) con la B e una (Pigneto) con la ferrovia regionale Orte-Fiumicino Aeroporto, in grado di trasportare 24mila passeggeri/ora per senso di marcia - nasce negli anni ’90 del secolo scorso.
Almeno per le fasi preliminari di studio, analisi e valutazione di impatto ambientale. Partenza da Monte Compatri, sulla Casilina, per arrivare a piazzale Clodio. Con un prolungamento già disegnato: proseguire oltre Clodio, per altri 9 km, fino a raggiungere l’ospedale Sant’Andrea a Grottarossa. Pagamento: 70% lo Stato, 18% il Campidoglio e il 12% della Regione Lazio. Spesa iniziale, 3 miliardi, salita a 3,7 miliardi nel nuovo prospetto economico. Con 600 milioni (almeno) di costi extra.
L’idea era di costruirla e aprirla per il Grande Giubileo dell’Anno 2000. Nel frattempo, un papa, Giovanni Paolo II, è deceduto, il successore, Benedetto XVI, si è dimesso e siamo al quinto anno di pontificato di papa Francesco. Di Sindaci di Roma, ne sono passati ben sette: un mandato e mezzo per Rutelli, lo stesso per Veltroni (che aveva previsto il viaggio inaugurale il 5 aprile 2011!), uno per Alemanno, mezzo per Marino e meno di mezzo per Virginia Raggi. E siamo solo a metà dell’opera.
Non a caso, su questa linea ci sono aperte inchieste della magistratura ordinaria e della Corte dei Conti.
Il nastro di partenza viene tagliato a febbraio 2005, sindaco Veltroni, che fa partire la gara d’appalto per costruire la linea. L’appalto (febbraio 2006) se lo aggiudica il Consorzio Metro C, composto da Astaldi, Vianini, Ansaldo, la cooperativa Muratori e Braccianti di Carpo e il Consorzio Cooperativo Costruzioni. Anno 2007, si comprano le talpe e ad aprile iniziano i cantieri.
Si inizia dalla parte più facile, quella che sfrutta l’esistente tracciato della ferrovia Roma-Giardinetti che, parzialmente, viene chiusa nell’estate 2008 (sindaco Alemanno appena insediato). E iniziano i ritrovamenti archeologici, i cambi di normativa in tema di sicurezza nelle stazioni, e le varianti al progetto. A piazza Venezia viene fuori un edificio di epoca imperiale, identificato come l’Ateneo di Adriano.
Il primo slittamento lo annuncia Alemanno: nell’aprile 2010 si registrano già due anni di ritardo per la tratta iniziale, Monte Compatri-Pantano-San Giovanni che, invece di aprire nel 2011, sfora i tempi al 2013. A cascata, poi, anche le altre: 2016 per San Giovanni-Fori Imperiali e 2018 per il resto della linea da Fori Imperiali a Clodio/Mazzini. Del prolungamento fino a Grottarossa, rimane traccia solo sul sito di Roma-Metropolitane.
E iniziano anche i problemi fra Roma Metropolitane - la società di proprietà del Comune che progetta la linea e che ha i rapporti (e i contenziosi) con il Consorzio Metro C - il Consorzio e il Campidoglio. In sostanza - e su questo indaga la magistratura - il Consorzio chiede più soldi per pagare le varianti ai progetti.
Braccio di ferro e prima Alemanno, poi Marino, poi Raggi, pagano. Meglio: il Campidoglio paga. E siamo, appunto, a un po’ più di 600 milioni di costi aggiuntivi.
Novembre 2014, sindaco Marino: apre una prima tratta della metro, con quasi 1 anno di ritardo sul ritardo previsto. Si parte a Monte Compatri e ci si ferma, nel nulla a Parco di Centocelle. E, infatti, i treni viaggiano praticamente vuoti.
Intanto si accumulano altri ritardi: nuovi, spettacolari rinvenimenti archeologici fanno purtroppo perdere molto tempo. A San Giovanni viene rinvenuto un grande invaso di epoca imperiale unico per dimensioni con la vasca, foderata di coccio pesto idraulico, in grado di conservare più di 4 milioni di litri d’acqua. Tanto che sarà necessario rifare da capo la progettazione della stazione San Giovanni, ridisegnata per accogliere i reperti archeologici rinvenuti e diventare una vera e propria archeostazione. Sotto Amba Aradam Ipponio invece vengono alla luce una intera caserma e la casa del comandante, roba da far invidia a tutti gli Indiana Jones del mondo. In realtà, sono solo 7 le aree dell’intero tracciato della linea C fin qui realizzato in cui non si è trovato nulla: in altri 21 casi, stazioni e pozzi hanno riservato reperti che vanno dall’epoca preistorica a quella medievale. E manca ancora tutto il centro di Roma!
Alla fine, quindi, per arrivare da Monte Compatri a Lodi (ancora oggi l’ultima fermata utile della linea C) è stato necessario attendere il giugno 2015, sindaco Marino. Sabato 12 sarà la Raggi a tagliare il nastro a San Giovanni.
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